Fornace Curti
9 febbraio 2020
Resoconto
LA FORNACE CURTI
In una limpida giornata d’inizio febbraio, abbiamo visitato la fornace Curti in zona Milano Barona.
Sembra incredibile pensare che questo sito, tuttora attivo e funzionante, sia stato voluto dai duchi di Milano Francesco Sforza e Bianca di Savoia per fornire come materiale costruttivo i mattoni, ad uso del nascente Ospedale Ca' Granda, uno dei progetti più lungimiranti ed efficaci del loro dominio.
Fu del duca Francesco lo studio e la conseguente scoperta che si poteva utilizzare la terracotta, anziché il solo marmo, per opere degne di essere tramandate ai posteri in secoli di storia.
La fornace nasce infatti nel 1428 e a tutt' oggi è in possesso della famiglia Curti, rappresentata allora da un nobile di palazzo e ora dagli ultimi suoi due discendenti: fratello e sorella che, per evitarne la chiusura, hanno adibito la parte superiore degli edifici a studio di artisti, scultori e non solo.
Entrando in questo “mondo", guidati appunto dalla signora Curti in persona, pare di percorrere una strada di un borgo composto di botteghe medievali e di una piccola cappella, sovrastata da un S. Cristoforo che dava il nome alla fornace.
Terracottai è la definizione che i Curti si attribuiscono perché, come dice una scritta: “qui tutto è terracotta, tranne il tempo che è d' oro".
La filiera è completa: dal sassolino d'argilla alla cottura finale dell'opera e a giudicare dalla festa per gli occhi che si ha modo di godere, direi che sono bravi sia gli artisti nelle loro creazioni che i terracottai appunto nell'esecuzione del lavoro a regola d'arte!
Un tempo tutto avveniva con l’abilità delle sole mani e l'aiuto di un tornio e di un forno alimentato con tonnellate di legna proveniente dalla Valganna.
Ora ci sono due macchinari efficaci, un'impastatrice del 1919 e una trafilatrice del 1948, perfettamente funzionanti.
Abbiamo seguito tutto il processo di lavorazione fino all'inserimento dell'enorme carrello, su cui vengono appoggiate e ben distribuite le opere in argilla, nel grande forno che le sottopone ad una temperatura di mille e più gradi centigradi.
La sede attuale è in attività dal 1890 ma, ai tempi dello Sforza, si trovava in zona Ticinese prima e poi alla Conchetta da cui fu trasferita a seguito di un incendio.
All'interno di un cortile si può ammirare un mezzo busto di donna, dalle proporzioni gigantesche, che ha richiesto un arduo e difficilissimo compito portato a termine con successo.
Lasciatemelo dire: la bellezza e il calore del rosso mattone delle costruzioni tipicamente lombarde, pur essendo più “povera", non ha nulla da invidiare rispetto alla bellezza di edifici più prestigiosi.
Visitate questo luogo nel fine settimana della terza settimana di maggio e mi darete ragione.
Elisa Vigevano
In una limpida giornata d’inizio febbraio, abbiamo visitato la fornace Curti in zona Milano Barona.
Sembra incredibile pensare che questo sito, tuttora attivo e funzionante, sia stato voluto dai duchi di Milano Francesco Sforza e Bianca di Savoia per fornire come materiale costruttivo i mattoni, ad uso del nascente Ospedale Ca' Granda, uno dei progetti più lungimiranti ed efficaci del loro dominio.
Fu del duca Francesco lo studio e la conseguente scoperta che si poteva utilizzare la terracotta, anziché il solo marmo, per opere degne di essere tramandate ai posteri in secoli di storia.
La fornace nasce infatti nel 1428 e a tutt' oggi è in possesso della famiglia Curti, rappresentata allora da un nobile di palazzo e ora dagli ultimi suoi due discendenti: fratello e sorella che, per evitarne la chiusura, hanno adibito la parte superiore degli edifici a studio di artisti, scultori e non solo.
Entrando in questo “mondo", guidati appunto dalla signora Curti in persona, pare di percorrere una strada di un borgo composto di botteghe medievali e di una piccola cappella, sovrastata da un S. Cristoforo che dava il nome alla fornace.
Terracottai è la definizione che i Curti si attribuiscono perché, come dice una scritta: “qui tutto è terracotta, tranne il tempo che è d' oro".
La filiera è completa: dal sassolino d'argilla alla cottura finale dell'opera e a giudicare dalla festa per gli occhi che si ha modo di godere, direi che sono bravi sia gli artisti nelle loro creazioni che i terracottai appunto nell'esecuzione del lavoro a regola d'arte!
Un tempo tutto avveniva con l’abilità delle sole mani e l'aiuto di un tornio e di un forno alimentato con tonnellate di legna proveniente dalla Valganna.
Ora ci sono due macchinari efficaci, un'impastatrice del 1919 e una trafilatrice del 1948, perfettamente funzionanti.
Abbiamo seguito tutto il processo di lavorazione fino all'inserimento dell'enorme carrello, su cui vengono appoggiate e ben distribuite le opere in argilla, nel grande forno che le sottopone ad una temperatura di mille e più gradi centigradi.
La sede attuale è in attività dal 1890 ma, ai tempi dello Sforza, si trovava in zona Ticinese prima e poi alla Conchetta da cui fu trasferita a seguito di un incendio.
All'interno di un cortile si può ammirare un mezzo busto di donna, dalle proporzioni gigantesche, che ha richiesto un arduo e difficilissimo compito portato a termine con successo.
Lasciatemelo dire: la bellezza e il calore del rosso mattone delle costruzioni tipicamente lombarde, pur essendo più “povera", non ha nulla da invidiare rispetto alla bellezza di edifici più prestigiosi.
Visitate questo luogo nel fine settimana della terza settimana di maggio e mi darete ragione.
Elisa Vigevano