Visita all'Università Bocconi
6 ottobre 2024
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Resoconto
Visita al campus della Bocconi
Cosa mai ci sarà di interessante in un campus universitario?
Me lo chiedevo mentre mi iscrivevo alla gita…
La prima risposta l’ho avuta quando ho visto sotto quale moderna e imponente struttura architettonica avevamo l’appuntamento: affascinante ma completamente diversa da quella del Politecnico (frequentato) o della Statale (visitata).
La seconda quando la bravissima guida ha iniziato a raccontarci la storia dell’università partendo da una bancarella della prima fiera degli “oh bej, oh bej” (quasi 200 anni fa) dove i fratelli Bocconi vendevano i loro tessuti.
Da lì in poi hanno fatto fortuna grazie a una serie di intuizioni e di iniziative (cercatele su internet, ne scoprirete delle belle, cito solo la Rinascente).
Abbiamo girato tutto il quartiere universitario da viale Bligny alla vecchia Centrale del Latte dove adesso ha sede l’ultimo edificio costruito nel tempo, ma il pensiero che mi ha accompagnato lungo tutto il cammino è che tutti quei palazzi, edificati su progetti di vari architetti e con stili spesso diversi uno dall’altro, sono nati dalla generosità di due sole persone che non si sono limitate ad accumulare i loro soldi ma li hanno in parte destinati alla cultura e alle scienze economiche e manageriali.
La cara, vecchia (e spesso generosa) imprenditorialità familiare lombarda…
Dicevo delle varie strutture architettoniche che compongono il complesso universitario della Bocconi: sono palazzi diversi uno dall’altro, nati nel tempo per seguire le sempre maggiori esigenze degli studenti e dei docenti (aule, biblioteche, mense, alloggi).
Non è stato facile integrare i singoli edifici tenendo conto anche del fatto che tutto si è dovuto inserire in un quartiere abitativo preesistente, ma ho l’impressione che gli attuali dirigenti, lasciando spazi aperti anche ai cittadini (ci sono giardini, palestre e piscine dove una volta c’era la Centrale del Latte), ce l’abbiano fatta e che i fratelli Luigi e Ferdinando Bocconi, ovunque siano, potrebbero essere proprio soddisfatti.
Maurizio Bresciani
Cosa mai ci sarà di interessante in un campus universitario?
Me lo chiedevo mentre mi iscrivevo alla gita…
La prima risposta l’ho avuta quando ho visto sotto quale moderna e imponente struttura architettonica avevamo l’appuntamento: affascinante ma completamente diversa da quella del Politecnico (frequentato) o della Statale (visitata).
La seconda quando la bravissima guida ha iniziato a raccontarci la storia dell’università partendo da una bancarella della prima fiera degli “oh bej, oh bej” (quasi 200 anni fa) dove i fratelli Bocconi vendevano i loro tessuti.
Da lì in poi hanno fatto fortuna grazie a una serie di intuizioni e di iniziative (cercatele su internet, ne scoprirete delle belle, cito solo la Rinascente).
Abbiamo girato tutto il quartiere universitario da viale Bligny alla vecchia Centrale del Latte dove adesso ha sede l’ultimo edificio costruito nel tempo, ma il pensiero che mi ha accompagnato lungo tutto il cammino è che tutti quei palazzi, edificati su progetti di vari architetti e con stili spesso diversi uno dall’altro, sono nati dalla generosità di due sole persone che non si sono limitate ad accumulare i loro soldi ma li hanno in parte destinati alla cultura e alle scienze economiche e manageriali.
La cara, vecchia (e spesso generosa) imprenditorialità familiare lombarda…
Dicevo delle varie strutture architettoniche che compongono il complesso universitario della Bocconi: sono palazzi diversi uno dall’altro, nati nel tempo per seguire le sempre maggiori esigenze degli studenti e dei docenti (aule, biblioteche, mense, alloggi).
Non è stato facile integrare i singoli edifici tenendo conto anche del fatto che tutto si è dovuto inserire in un quartiere abitativo preesistente, ma ho l’impressione che gli attuali dirigenti, lasciando spazi aperti anche ai cittadini (ci sono giardini, palestre e piscine dove una volta c’era la Centrale del Latte), ce l’abbiano fatta e che i fratelli Luigi e Ferdinando Bocconi, ovunque siano, potrebbero essere proprio soddisfatti.
Maurizio Bresciani