Visita a Ferrara e Comacchio 31 marzo - 1 aprile 2016
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Resoconto
Ferrara, una delle tante perle che punteggiano l’Italia, testimoni di un passato che forse nessuno Europa può vantare, cittadina rimasta intatta, perché un po’ distante dai percorsi più battuti.
Sveglia prima dell’alba per partire alle 6! Ferrara è apparsa alle 10 ancora avvolta nella nebbia (il clima non deve essere un granché), nebbia che però si è dissolta presto e ha rivelato una città color cotto. Il mattone a vista, prodotto con materiali locali, caratterizza tutti gli edifici maggiori, il Castello Estense, il Palazzo Ducale, Palazzo Schifanoia, chiese e palazzotti minori, le mura stesse, e serve da elemento unificatore dei diversi stili. L’impressione, difatti, che si ha girando per la città è di armonia. Si differenziano e risaltano particolarmente, invece, la facciata del Duomo e Palazzo dei Diamanti, in marmo bianco.
La città è divisa in due da Corso Giovecca, che separa la parte medievale da quella rinascimentale, detta Addizione Erculea, quartiere voluto da Ercole I d’Este alla fine del 1400, primo esempio di progetto urbanistico moderno, portato a compimento attraverso i secoli.
La città medievale, caratterizzata da viuzze strette, ospita, tra l’altro, l’ex ghetto e la sinagoga. Lì ci siamo soffermati a leggere una grossa lapide che ricorda gli ebrei deportati nei campi di concentramento tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale: purtroppo una lunghissima serie di nomi. Non lontano da qui i fondaci, che un tempo erano facilmente
raggiungibili dalle imbarcazioni con il loro carico perché davano direttamente sul Po, prima che il fiume cambiasse spontaneamente il suo corso e virasse a nord.
Prima della visita a Palazzo Ducale, la pausa pranzo alla compagnia ci ha introdotto alla gustosa cucina tipica del luogo e al famoso pane ferrarese, “la coppia”. In serata siamo arrivati in albergo, a Taglio di Po, molto stanchi a causa della levataccia mattutina. Il primo aprile siamo partiti per il Parco del Delta del Po e passati dall’Emilia al Veneto, incontrando alcune pompe idrauliche che hanno permesso la bonifica stabile di queste terre. Da Porto Tolle, siamo scesi lungo il Po di Venezia, il Po di Pila e la Busa Dritta, lasciando dietro di noi sulla sinistra il faro, che nel 1948 era stato costruito al limite della terra. Difatti il fiume col suo scorrere continua a depositare scorie e quindi ad aumentare la quantità di terreno. Sulla barca siamo rimasti incantati dalle spiegazioni del nostro cicerone, il documentatissimo signor Marino, sulla flora e la fauna del luogo, sulla vita dei pesci nelle acque salmastre. Il paesaggio che ci circondava era una distesa di acqua salmastra, interrotta da canneti e vegetazione allo stato naturale, dimora incontaminata di uccelli migratori.Poi a Comacchio, cittadina che un tempo sorgeva su isolette collegate tra loro da piccoli ponti in mattoni, famosa per vivere della pesca e della lavorazione delle anguille. Siamo arrivati in serata, ricchi di informazioni e contenti dopo due giornate non stop di cose nuove e di piacevole compagnia.
Alba
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Sveglia prima dell’alba per partire alle 6! Ferrara è apparsa alle 10 ancora avvolta nella nebbia (il clima non deve essere un granché), nebbia che però si è dissolta presto e ha rivelato una città color cotto. Il mattone a vista, prodotto con materiali locali, caratterizza tutti gli edifici maggiori, il Castello Estense, il Palazzo Ducale, Palazzo Schifanoia, chiese e palazzotti minori, le mura stesse, e serve da elemento unificatore dei diversi stili. L’impressione, difatti, che si ha girando per la città è di armonia. Si differenziano e risaltano particolarmente, invece, la facciata del Duomo e Palazzo dei Diamanti, in marmo bianco.
La città è divisa in due da Corso Giovecca, che separa la parte medievale da quella rinascimentale, detta Addizione Erculea, quartiere voluto da Ercole I d’Este alla fine del 1400, primo esempio di progetto urbanistico moderno, portato a compimento attraverso i secoli.
La città medievale, caratterizzata da viuzze strette, ospita, tra l’altro, l’ex ghetto e la sinagoga. Lì ci siamo soffermati a leggere una grossa lapide che ricorda gli ebrei deportati nei campi di concentramento tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale: purtroppo una lunghissima serie di nomi. Non lontano da qui i fondaci, che un tempo erano facilmente
raggiungibili dalle imbarcazioni con il loro carico perché davano direttamente sul Po, prima che il fiume cambiasse spontaneamente il suo corso e virasse a nord.
Prima della visita a Palazzo Ducale, la pausa pranzo alla compagnia ci ha introdotto alla gustosa cucina tipica del luogo e al famoso pane ferrarese, “la coppia”. In serata siamo arrivati in albergo, a Taglio di Po, molto stanchi a causa della levataccia mattutina. Il primo aprile siamo partiti per il Parco del Delta del Po e passati dall’Emilia al Veneto, incontrando alcune pompe idrauliche che hanno permesso la bonifica stabile di queste terre. Da Porto Tolle, siamo scesi lungo il Po di Venezia, il Po di Pila e la Busa Dritta, lasciando dietro di noi sulla sinistra il faro, che nel 1948 era stato costruito al limite della terra. Difatti il fiume col suo scorrere continua a depositare scorie e quindi ad aumentare la quantità di terreno. Sulla barca siamo rimasti incantati dalle spiegazioni del nostro cicerone, il documentatissimo signor Marino, sulla flora e la fauna del luogo, sulla vita dei pesci nelle acque salmastre. Il paesaggio che ci circondava era una distesa di acqua salmastra, interrotta da canneti e vegetazione allo stato naturale, dimora incontaminata di uccelli migratori.Poi a Comacchio, cittadina che un tempo sorgeva su isolette collegate tra loro da piccoli ponti in mattoni, famosa per vivere della pesca e della lavorazione delle anguille. Siamo arrivati in serata, ricchi di informazioni e contenti dopo due giornate non stop di cose nuove e di piacevole compagnia.
Alba
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