Articoli del giornalino n.1/2025 - Gennaio/Febbraio
Per un bimbo che nasce e per sua madre
Sono Rut, salita fin quassù, in questa grotta. Non c’era posto per me, nella locanda. Per una donna sola, curva sotto un peso troppo grande. Così sei nato sulla terra nuda, piccolo fiore generato in un mattino di prima-vera. Bello e fragile, senza un nome, rivestito soltanto del mio amore. Un brivido di vento. Hai freddo, abbiamo freddo. Chiudo gli occhi. Ascolto questo silenzio, gravido di un’attesa. Filtra un debole chiarore, un sussurrare di cose antiche e nuove, di echi e parole smarrite. Lo scalpiccio di passi, il canto di uomini in cammino. Per chi è questo canto, pastore? Per un bimbo che nasce e per sua madre. Allora è anche per noi. Per chi è questa luce che dimora in cielo, pastore? Per un bimbo che nasce e per sua madre. Allora è anche per noi. Per chi è questo andare? Dove porta questo cammino? Un passo oltre, nella grotta accanto, dove c’è un’altra Madre e un altro Bambino. Un canto e una luce. Un passo oltre. Il cammino si compie in un attimo di dono. Grido che si inabissa, nel profondo del cuore e ritorna, eco di una gioia, frammento di speranza, flebile di un bene. Pensavo di essere sola e Qualcuno era accanto a me. Pensavo di essere abbandonata e Tu vegliavi il mio travaglio. Le mie mani toccano la terra, accolgono il germoglio di una vita, un fiore sbocciato accanto a un altro fiore. E’ benedetto il frutto del tuo grembo. E benedetto il frutto del mio grembo. E’ benedetto ogni anelito di vita, E benedetto il dono della Vita. Pietro Pinacci |
Una giornata nel Medioevo
Sabato 19 ottobre abbiamo visitato il bellissimo borgo di Castiglione Olona posto sulle colline del Varesotto e lambito dal fiume Olona. Questo paese vanta origini antichissime: dal “castrum roma-no”, insediatosi per arginare l’avanzata dei vandali dal nord, all’occupazione longobarda. Intorno all’anno 1000 divenne contea con il possesso dei territori da parte dei conti Castiglioni. Nel centro storico abbiamo visitato il Palazzo Castiglioni che divenne in seguito residenza del cardinale Branda Castiglioni, grande umanista del cristianesimo lom-bardo. Il Cardinale affido’ ai piu’ im-portanti maestri dell’epoca (i toscani Masolino da Panicale, il Vecchietta, Paolo Schiavo e il lombardo Solari) l’ampliamento e l’abbellimento del Palazzo. Abbiamo ammirato la loggetta affrescata dal Vecchietta e il grande salone dove troneggiava un imponente camino con due statue che rappresentavano i fauni che portavano due cornucopie; la camera del cardinale con un grande letto a baldacchino e lo studio con affresco da Masolino da Panicale. Nella mattinata ci siamo recati nel casino di caccia che ospita un museo di “arte polimera” voluta dall’ultimo discendente dell’i-llustre casato, il conte Lodovico. La mostra raduna alcuni manufatti dei piu’ importanti artisti degli anni settanta del novecento, i quali sperimentarono l’insolita lavo-razione della materia plastica. In seguito, dopo aver percorso una piccola salita di acciottolato lungo la riva destra dell’Olona, siamo arrivati alla porta d’ingresso (prima costituito da un ponte elevatoio). Si è presentata nella sua maestosità la Collegiata costruita sui resti dell’antico castello con due torri di avvistamento: una sostituita dal campanile della chiesa e l’altra dal Battistero. All’interno, dietro l’altare, abbiamo ammirato gli affreschi di Masolino da Panicale che rappresentano la vita della Vergine Maria dall’An-nunciazione alla sua Assunzione in cielo. Anche il Battistero è tutto affrescato dal pittore toscano Masolino da Panicale con raffigurazioni sulla vita di S. Giovanni Battista, con il battesimo di Gesu’ nel Giordano e la decapitazione dello stesso San Giovanni. A lato del Battistero un piccolo museo ospita oggetti sacri e dei bellissimi tomi miniati d’epoca quattrocentesca. Dopo un lauto pranzo nel ristorante ubicato dietro la Collegiata, siamo partiti alla volta del monastero di Torba. Questo monastero, di epoca longobarda, ospitava monache benedettine ed è situato nel parco archeologico di Castelseprio dove si possono notare alcuni resti delle antiche mura. Questo manufatto è stato il primo ristrutturato e reso visitabile dall’architetto Cesare Bazzani del FAI, sepolto nella vicina chiesa di S. Maria Foris Portas (della stessa epoca del monastero). Una leggera pioggerellina ci ha sorpreso all’uscita dalla visita ma siamo tornati veramente soddisfatti dalla giornata trascorsa insieme. Grazia Maria Albertini |
Cosa succede nella terra dei cedri? Il Libano oggi tra guerra e pace
Conferenza di Padre Abdo Raad, 5 novembre 2024 La saletta al secondo piano dell’oratorio di santo Stefano era gremita per poter ascoltare Padre Abdo Raad, sacerdote della Chiesa Greco Melkita Cattolica. In questo momento storico in cui Medio Oriente e Libano sono travolti dalla guerra era comprensibile l’interesse per un relatore che portava la sua esperienza diretta su quanto sta accadendo. Padre Abdo ci ha innanzitutto fornito una breve panoramica della storia recente del Libano, a partire dal 1943, quando divenne indipendente dalla Francia. Fino al 1970 il Libano veniva considerato il giardino del Medio Oriente, un modello di convivenza tra le diverse fedi ed etnie, con una costituzione che prevedeva la distribuzione delle maggiori cariche istituzionali tra cristiani maroniti, musulmani sciiti e musulmani sunniti. Poi questo equilibrio si è spezzato anche per l’interferenza militare dei paesi confinanti e, in particolare, di Israele e Siria, fino a giungere alla rottura del patto tra le diverse etnie che ha condotto alla guerra civile e a uno stato di tensione permanente. Così Il Libano ha subito un progressivo impoverimento ed è diventata terra di rifugiati: prima quattrocentomila palestinesi, poi un milione e mezzo di siriani. L’impatto sulla struttura socio-economica del paese, che conta 5 milioni di abitanti, è stato, come si può ben immaginare, devastante. Si è giungi così fino alla guerra di questi giorni, dove i libanesi sono diventati essi stessi profughi. Padre Abdo ci ha mostrato due filmati che raccontano la vita nei campi profughi: le persone vivono in spazi ristretti nelle tende, mancano i servizi essenziali (elettricità, fognature, acqua corrente, istruzione per i minori, ecc…). Gli aiuti dell’ONU non sono sufficienti ad affrontare questa situazione e in questo contesto s’inserisce l’esperienza di Padre Abdo che ha fondato un’associazione che sviluppa progetti mirati all’educazione dei bambini e dei giovani, indipendentemente dal credo religioso. Nella seconda parte dell’incontro, caratterizzata dal dialogo con l’uditorio, si è passati a ragionare sulle cause delle guerre e, in particolare, sul ruolo delle religioni. Particolarmente significative sono risultate due riflessioni. La guerra produce odio, ha sottolineato padre Abdo. Se uno fa il male e l’altro risponde con il male, quando finiscono le guerre e il male? Mai! Bisogna spezzare la spirale dell’odio e della vendetta. Cristo non ha mai usato armi e anzi ha detto: amatevi gli uni gli altri. Anche noi cristiani, per primi, dobbiamo cambiare la nostra testa e convertirci alla pace. Mai più guerre in nome di Dio. La Chiesa Cattolica, ha proseguito Padre Abdo, ha intrapreso in modo deciso questo camino di conversione a partire dal concilio Vaticano II e, ora, può offrirlo alle altre religioni, aiutandole con il dialogo a superare nella Torah e nel Corano quelle parti che chiamano alla violenza e a valorizzare quanto c’è di buono e vero. Infine, ha concluso padre Abdo, Maria, come madre, potrebbe metter insieme persone di diverse religioni. Maria infatti è menzionata più di 50 volte nel Corano ed è considerata la donna più eccellente nel mondo. Il 25 marzo, in Libano, cristiani e musulmani hanno celebrato insieme la festa dell’Annunciazione, che è diventata festa nazionale. Piccoli gesti, granelli di speranza che, insieme a numerosi altri, vengono seminati e porteranno frutto. Icona della Gerusalemme celeste, la pace scenderà dal cielo come dono se troverà cuori d’uomini capaci di accoglierla. A ognuno di noi dare una risposta con la propria vita. Pietro Pinacci Informazioni sui progetti avviati dall’associazione di Padre Abdo Raad si possono trovare sul sito: http://annaslinnas.weebly.com Donazioni si possono fare sul seguente C/C: ANNAS LINNAS –ITALIA APS Iban: IT16N0306909606100000176559 |
Visita al campus della Bocconi
Cosa mai ci sarà di interessante in un campus universitario? Me lo chiedevo mentre mi iscrivevo alla gita… La prima risposta l’ho avuta quando ho visto sotto quale moderna e imponente struttura architettonica avevamo l’appuntamento: affascinante ma completamente diversa da quella del Politecnico (frequentato) o della Statale (visitata). La seconda quando la bravissima guida ha iniziato a raccontarci la storia dell’università partendo da una bancarella della prima fiera degli “oh bej, oh bej” (quasi 200 anni fa) dove i fratelli Bocconi vendevano i loro tessuti. Da lì in poi hanno fatto fortuna grazie a una serie di intuizioni e di iniziative (cercatele su internet, ne scoprirete delle belle, cito solo la Rinascente). Abbiamo girato tutto il quartiere universitario da viale Bligny alla vecchia Centrale del Latte dove adesso ha sede l’ultimo edificio costruito nel tempo, ma il pensiero che mi ha accompagnato lungo tutto il cammino è che tutti quei palazzi, edificati su progetti di vari architetti e con stili spesso diversi uno dall’altro, sono nati dalla generosità di due sole persone che non si sono limitate ad accumulare i loro soldi ma li hanno in parte destinati alla cultura e alle scienze economiche e manageriali. La cara, vecchia (e spesso generosa) imprenditorialità familiare lombarda… Dicevo delle varie strutture architettoniche che compongono il complesso universitario della Bocconi: sono palazzi diversi uno dall’altro, nati nel tempo per seguire le sempre maggiori esigenze degli studenti e dei docenti (aule, biblioteche, mense, alloggi). Non è stato facile integrare i singoli edifici tenendo conto anche del fatto che tutto si è dovuto inserire in un quartiere abitativo preesistente, ma ho l’impressione che gli attuali dirigenti, lasciando spazi aperti anche ai cittadini (ci sono giardini, palestre e piscine dove una volta c’era la Centrale del Latte), ce l’abbiano fatta e che i fratelli Luigi e Ferdinando Bocconi, ovunque siano, potrebbero essere proprio soddisfatti. Maurizio Bresciani |
UNA FABBRICA A MISURA D’UOMO
VISITA ALLA OLIVETTI E A IVREA In una giornata fredda ma soleggiata, siamo andati nel Canavese a visitare il complesso dove si trovava la storica fabbrica Olivetti. La Olivetti, famosa per le sue macchine da scrivere e calcolatrici, fu fondata da Camillo Olivetti nel 1908 e poi ampliata dal figlio Adriano con l'aiuto degli architetti Figini e Pollini. Nel 2018 è diventata Patrimonio dell'Umanità Unesco. Adriano Olivetti è stata una figura fondamentale per l’industria italiana del novecento, anticipando i tempi e progettando la fabbrica in modo che fosse "a misura d'uomo", con una grande attenzione anche agli aspetti sociali del lavoro. Questa visione era già nel dna del fondatore e Adriano ha continuato su questa strada, puntando non solo su innovazioni come la famosa "lettera 22", una macchina da scrivere leggera e portatile, ma anche costruendo case per i dipendenti, ambulatori, asili, biblioteche e spazi sportivi per creare una vera e propria comunità. Durante la visita, siamo rimasti particolarmente colpiti da un edificio a forma di semi-cerchio, scavato nella collina, che in passato era usato come foresteria e che ancora oggi viene utilizzato come residence. Abbiamo anche visto l’imponente scala d’ingresso degli uffici amministrativi, davvero mozzafiato. Dopo aver pranzato in un ristorante tipico con prodotti locali, siamo saliti sulla collina per visitare il centro storico di Ivrea che è circondato da mura medievali costruite sopra quelle romane. Arrivati al piazzale principale, siamo rimasti sorpresi dalla bellissima cattedrale di S. Maria Assunta con la sua facciata neoclassica. L’interno, in stile barocco, è decorato con colonne di marmo e affreschi che raffigurano San Besso, patrono della città. La chiesa è stata costruita sopra un antico altare romano e sotto la cripta abbiamo visto un sarcofago dell'epoca. Nei dintorni, abbiamo scoperto un enorme castello del 1358, con tre torri merlate, costruito da Amedeo VI di Savoia. Successivamente siamo andati al Municipio, dove abbiamo visto il carro, utilizzato durante il famoso Carnevale delle Arance, che rievoca una rivolta dei cittadini contro il Conte locale per le tasse sul macinato del grano. Infine siamo scesi lungo il fiume Dora Baltea, con un panorama spettacolare. Siamo tornati a casa davvero soddisfatti, anche grazie alle ottime spiegazioni della nostra guida, Barbara. Grazia Maria Albertini |
Dalla Castiglia ai Paesi Baschi
15-22 Settembre 2024 Parte I Finalmente è arrivato il giorno della partenza! Emozionati come bimbi arriviamo puntualissimi in aeroporto e in un batter d’occhio raggiungiamo Madrid che ci accoglie con un tiepido sole. Ad aspettarci c’è Juan, la nostra guida, che ci accompagnerà durante il nostro tour, raccontandoci di storia, tradizioni, usanze e anche divertenti gossip sui reali spagnoli presenti e passati. La nostra prima tappa è Covarrubias, comune spagnolo di meno di 600 abitanti, situato nella comunità autonoma di Castiglia e León e caratterizzato da un’architettura tipica castigliana con strade porticate e case con intelaiatura in legno. Dopo esserci rifocillati con una buona minestra di lenticchie, chorizo, morcilla e un buon bicchiere di vino rosso locale, andiamo a visitare il Monastero di Santo Domingo de Silos, abbazia benedettina nella quale si trova un chiostro, in stile romanico e a pianta quadrata, con due ordini di archi. I capitelli del chiostro basso sono abbelliti da una ricca decorazione simbolica con draghi, centauri, motivi geometrici e sirene. Gli angoli del chiostro sono invece arricchiti da bassorilievi che raffigurano scene della vita di Gesù e da un bellissimo soffitto a cassettoni mudéjar del XIV secolo con raffigurazioni della vita nel Medioevo. Il monastero, gestito da monaci benedettini che celebrano messe gregoriane, possiede anche una ricca biblioteca e una farmacia del XVIII secolo che contiene una collezione di barattoli di Talavera e un laboratorio con strumenti antichi. In serata arriviamo a Burgos, dove riusciamo a farci una passeggiata dopo cena ma è il giorno seguente che iniziamo a visitarla e ad apprezzarla. Capitale provinciale della comunità autonoma di Castiglia e León, la città è caratterizzata da un'architettura medievale perfettamente conservata. Il monumento più celebre è la cattedrale gotica francese di Santa Maria le cui tre porte sono fiancheggiate da campanili decorati. Al suo interno si trovano la Cappella del Contestabile (decorata con figure di santi) e la tomba del Cid (Rodrigo Díaz de Vivar), comandante militare dell'XI secolo. Ma anche l’adiacente Basilica di San Nicola di Bari merita una visita, soprattutto per la pala dell’altare maggiore in pietra. La città è davvero graziosa e, nonostante la tiepida giornata, ci consente di visitarla in lungo e in largo. Ci raccontano che il clima non è sempre piacevole, tanto è vero che dicono: “9 mesi d’inverno e 3 d’inferno”… i riscaldamenti sono presenti addirittura nelle chiese! Il terzo giorno, prima di raggiungere Bilbao, visitiamo l'Abbazia di Las Huelgas, magnifico capolavoro in stile gotico. Il maggiore dei due chiostri, detto di San Fernando, è del XIII secolo come la magnifica sala capitolare mentre quello minore, il Claustillas, è del XII secolo. La chiesa del monastero ospita le tombe di Alfonso VIII e di sua moglie Eleonora e di numerosi membri della famiglia reale. L'abbazia conserva anche la croce innalzata nel 1212 durante la battaglia di Las Navas de Tolosa e lo stendardo moresco preso alle schiere nemiche. Nel pomeriggio arriviamo a Bilbao, la città più grande dei Paesi Baschi e capoluogo della provincia di Biscaglia, che ci colpisce subito per il suo stile moderno. A darci il benvenuto è il Puppy, una scultura posta davanti al museo Guggenheim, realizzata dall'artista americano Jeff Koons nel 1992. Rappresenta un cucciolo canino della razza West Highland White Terrier ed è costituito da una struttura in acciaio inossidabile ricoperta di piante e fiori. Dalla costruzione del Guggenheim, avvenuta nel 1997, Bilbao si è trasformata per sempre. Tuttavia colpisce la combinazione dell'avanguardia con il sapore tradizionale del suo centro storico caratterizzato da vie incantevoli e da bar con banconi pieni di pintxos, la versione basca delle tapas spagnole, che ovviamente assaggiamo, accompagnate dal fresco vino bianco locale, il tzakoli. Il quarto giorno lo trascorriamo a San Sebastian, incantevole località sulla costa che rappresentava la dimora estiva dei reali spagnoli, di cui conserva l'eleganza. È una città unica, che vanta un’invidiabile posizione su una baia affacciata sul mar Cantabrico, circondata da verdi montagne e che combina in maniera originalissima zone dalla distinta personalità e dalle atmosfere diversissime. Ci divertiamo a esplorare la città e ad andare nuovamente nei bar tradizionali alla ricerca dei pintxos più appetitosi, annaffiati da un bicchiere di sidro o di vino Tzakoli. Davvero incantevole! Un gioiello impreziosito dalla bellissima spiaggia "la Concha", così chiamata proprio perché ricorda la forma di una conchiglia. Patrizia Vantaggiato (continua…) |
Una storia del cactus
Camminando qua e là senza una meta, forse in cerca d’ispirazione come spesso mi ritrovo a fare, senza una direzione, lasciandosi attrarre dal mondo intorno. Nel caso specifico fu un cactus o fico d'India che dir si voglia ad attrarre la mia attenzione o meglio una delle sue foglie che poi si chiamano cladodi o più comunemente pale. In effetti quelle del fico d’India non sono foglie ma proprio parte della struttura portante della pianta. Insomma c'era una foglia staccata a terra e io l’ho raccolta con le dovute attenzioni visto che toccare una pala è un affare … spinoso. Arrivato a casa l’ho piantata in un vaso dove per lungo tempo, forse un anno, è rimasta sempre uguale a sé stessa senza nessun segno di cedimento o progresso. Poi un giorno ho notato sulla pala una protuberanza che crescendo si è rivelata essere una nuova pala e da lì in poi le pale si sono moltiplicate nel corso degli anni diventando una pianta di fico d’India o cactus che dir si voglia di tutto rispetto. Gli anni sono passati, i fichi d’India sono cresciuti e questa primavera ho notato nuove protuberanze sulle pale pensando ad altre pale in arrivo. Ma queste nuove presunte pale erano anomale, rotondeggianti… e una mattina ho trovo la prima sorpresa: un bellissimo fiore giallo e poi ogni giorno uno o due fiori nuovi. Fiori che sono durati poco più di un giorno ma con una fioritura durata a lungo. Insomma una foglia-pala caduta non so perché e’ stata da me raccolta e piantata e così, senza sapere cosa le sarebbe successo, le ho dato comunque una possibilità per diventare quello che oggi è. Questa è la mia filosofia di vita, dare una possibilità a chi incontro sul mio cammino, senza chiedermi il perché e il per come: se sarà destino la cosa fiorirà! Bruno Russo |
Ecco le (im)probabili risposte di celebri personaggi alla domanda: “Come va?”