Articoli del giornalino n.3/2023 - maggio / giugno
La “CAA DI SASS” alias PALAZZO MARINO
“Caa di sass”: così, i milanesi del 1558, chiamarono Palazzo Marino, allora in costruzione, per l'enorme accumulo di pietra di Brembate che aveva invaso la zona dell'attuale piazza della Scala, in seguito agli espropri delle case a un piano costruite in tipici mattoni lombardi. Con sarcasmo quindi, giacché il palazzo sorse per volere di Tommaso Marino (genovese fuggito a Milano in seguito a una congiura contro il doge di Venezia) particolar-mente generoso nei confronti degli spagnoli ma a scapito dei milanesi che furono pesantemente tassati proprio per la costruzione della sua lussuosa dimora. Sapete perché si dice: “Piove. Governo ladro!”? Perché il popolo era costretto a portare a pesare il macinato per la conseguente tassazione e, ovviamente, i sacchi, che allora erano di canapa, inzuppandosi pesavano di più e quindi costavano di più! Del progetto dell’edificio, che doveva mostrare tutto lo sfarzo e il potere della famiglia, fu incaricato l'architetto Alessi a quel tempo assai famoso. Curiosità: esiste un Palazzo Marino anche nella provincia di Cosenza perché “il genovese” s'era comprato il titolo e il ducato di Taurianova. Esternamente appare come un castello-fortezza, cinto da possenti mura trape-zoidali, con torrette. Dopo il tracollo economico del Marino e la sua morte, venne confiscato dallo Stato e ultimato solo a fine ottocento dal Beltrami che rimase fedele al progetto originario. Dal 1861 è sede dell'Amministrazione Comunale. Si entra da un grande atrio, chiamato “sala delle tempere”, dove sono esposte quattro grandi tele seicentesche ma la chicca è un bassorilievo sul quale appare un piccolo cinghiale: è la famosa scrofa semilanuta, vero simbolo della città di Milano e vestigia della sua antichissima fondazione a opera dei celti, notoriamente cacciatori di tale bestiame. La sua effigie più antica la troviamo in piazza dei Mercanti. Si entra poi nella stupenda “sala degli arazzi fiamminghi” (‘500, ‘600) dedicati a Marco Aurelio fino a raggiungere la grande “sala d'onore Alessi” in un tripudio di statue, medaglioni, affreschi e bassorilievi di natura mitologica e dove fa bella mostra di sé anche una copia del gonfalone, tessuto in fili d' oro, rappresentante Sant’Ambrogio e, nella cornice, i simboli cerchiati delle antiche porte di Milano: bianco e blu per Porta Nuova, bianco e rosso per porta Vercellina, il leone rampante per Porta Venezia, lo sgabello da artigiano per Porta Ticinese, tutto rosso per Porta Romana e a scacchiera per Porta Comasina. Sei porte, perché sei erano gli antichi sestieri (noi oggi diremmo quartieri) della città. Di sala in sala si incontrano arredi preziosi, lampadari scintillanti, una specchiera originale del ‘700 e la “sala delle riunioni della Presidenza del Consiglio” che a me, da sempre manzoniana convinta, ha dato un particolare “brivido" d'emozione. In questa, che fu una camera da letto, nacque e crebbe la nipote di Marino, la sfortunata Marianna de Leyva, (da noi meglio conosciuta come la monaca di Monza) psicologicamente e meravigliosamente interpretata dalla penna del grande scrittore che ne fece un ritratto indimenticabile. Al piano superiore una grande sala di rappresentanza che prende il nome da un antico orologio dorato, grandi tele del Procaccini e due bandiere una delle quali è quella olimpica e l'altra delle paraolimpiadi: i tre colori delle virgole (blu, rosso e verde) sono stati scelti perché almeno uno di questi è presente in ogni bandiera del mondo. Nel loggiato sono esposti i busti dei sindaci milanesi e qui, altra emozione: ho omaggiato il mio primo sindaco Bucalossi che, a noi licenziandi di quinta elementare (allora si facevano gli esami!) trasmise il ricordo dell'antica Milano regalandoci copie delle carte topografiche dal medioevo fino al 1960, conservate religiosamente da me fino ad oggi. L'ultima sala visitata è stata l'attuale sala consiliare nella quale campeggiano frasi latine, dal “De Legibus" di Cicerone, esortanti il buon governo: volesse il cielo che qualcuno almeno le facesse proprie. Su una parete un olio su tela di Sant’Ambrogio a cavallo del Figino. Siamo scesi poi nel cortile, rimasto intatto dopo i bombardamenti dell'ultima guerra, che è espressione dello stile manieristico dell'epoca che voleva far confluire l'umano nel divino e il divino nell'umano e aveva un orror vacui. E’ perciò fitto di decorazioni quasi senza soluzione di continuità. Abbiamo avuto l'accompagnamento di una guida veramente preparata e io posso dire, grazie al CMTE, di aver realizzato un desiderio che mi accompagnava da tempo: quello di poter visitare questo sontuoso palazzo che, da milanese d.o.c.g., in tanti anni non avevo mai visto al suo interno! Ciò è oltretutto avvenuto in una giornata limpida che faceva già presagire qualche raggio di primavera. Elisa Vigevano |
Come si evolvono i rapporti interpersonali: delusioni e aspettative
Il 14 febbraio si è svolto l’incontro con la psicologa dottoressa Elide Rattellini con una buona partecipazione di persone, principalmente donne, interessate ad ascoltare la dottoressa. Le delusioni, nel corso della vita, sono così tante che ci si potrebbe fare una lunga collana a partire dai figli perché è difficile che riescano a comprendere i nostri stati d’animo dato che molti anni ci distanziano. Sarebbe comunque importante continuare ad avere sogni e speranze cioè due elementi che sembrano carenti nei giovani di oggi. Con i figli con cui si ha più confidenza si può toccare il tasto sbagliato. Le mamme non vanno mai bene: se sono in gamba, vengono considerate irraggiungibili e se fanno le donne di casa vengono svalutate. Un suggerimento è che tutti noi abbiamo delle cicatrici ed è bene tenerle e accarezzarle. L’uomo è un essere socievole e ha bisogno di relazioni e rapporti in cui il dialogo è molto importante per comprendersi e serve ad ascoltare il parere dell’altro e, magari, ad arrivare a cambiare idea. Ci sono state presenta tre slides. Nella prima due compagne d’infanzia, che si erano da tempo perse di vista, si ritrovano con grande gioia ricordando i tempi andati. Vediamo nell’altra noi stesse alla stessa età ma nel tempo qualcosa si incrina e si resta delusi quasi come se fossimo stati traditi perché non consideriamo che anche noi nel tempo siamo cambiati. Se si desidera mantenere il rapporto è necessario cercare i punti in comune. Nella seconda due vicine di casa hanno rapporti cordiali e si frequentano ma una delle due sembra approfittarsi un po’ troppo della gentilezza dell’altra: entra ed esce dalla casa dell’amica, decide gli orari e gli itinerari. Il rischio, per chi è sopraffatto, è che gli si instauri un senso di rancore ma, se comunque l’altra resta una valida amica, è meglio decidere di misurare il tempo con più attenzione. Nella terza slide due donne sposano due fratelli gemelli. E’ noto come nei gemelli ci sia un rapporto molto esclusivo che fa cominciare competizione e invidia. E’ quindi molto importante porsi qualche domanda: “perché mi dà fastidio? Perché mi sento così ferito? Che sentimento mi suscita? Occorre riflettere su noi stessi e altre domande interessanti potrebbero essere: “com’ero da ragazzo? Come ero a casa mia? Dove e quando provavo a esprimere il mio parere?” Gli uomini in genere sono più essenziali e arrivano a troncare le amicizie senza porsi troppe domande mentre le donne sono più capaci di mantenere rapporti civili e cordiali. Deve partire da noi una motivazione nobile. Certo le delusioni aumentano gli spazi vuoti e per questo non vi è niente di meglio dell’amicizia ma va notato come una sana amicizia fra adulti non può essere totalizzante. Non siamo obbligati a ricucire un rapporto; è meglio cercare di riflettere su noi stessi e incanalare il dispiacere. Si può pensare a un distacco cordiale senza sentirsi superiori; si può anche pensare di chiedere scusa dicendo: “non pensavo di arrivare a quel punto” e ripartire con un rapporto più minimalista. Altro e ultimo suggerimento: a tavola non è mai bene parlare di viaggi o esperienze fatte quando i figli erano ancora in famiglia: le nuore e/o i generi potrebbero sentirsi esclusi e, a proposito, con le nuore e generi sempre grande prudenza… Gemma Fabiane |
Appunti di visita: Casale Monferrato
Con un pullman pieno siamo partiti alla volta di Casale Monferrato avendo come prima tappa la sua sinagoga e la sua storia. Attualmente sono rimaste solo due famiglie: quella della signora che ci accoglierà nella sinagoga e il cui marito è molto avanti negli anni e quella del loro figlio. In totale sette persone. Il ghetto risale agli anni 1710 – 1720. La sinagoga non poteva avere accesso dalla via principale. Con l’avvento delle leggi razziali del 1938 ci fu l’espulsione degli ebrei da tutte le scuole del regno e, nel 1943, la deportazione con milioni di persone spostate per chilometri su carri bestiame. La famiglia della signora che ci accoglie fu salvata da abitanti di Casale che, pur non conoscendoli, misero a repentaglio anche le loro vite. Entrando colpisce una tenda, realizzata da Emanuele Luzzati (pittore e scenografo); la tenda accompagnava l’arca. Se c’è la luce accesa entro l’armadio significa che i rotoli della legge sono presenti. E’ un ambiente ricco di lampadari e di un grande pulpito bianco che, in realtà è una cantoria. I casalesi erano bravi artigiani famosi per lavorare il ferro battuto e il cancello che limita la zona sacra ne è testimonianza. Nel 1943 la sinagoga fu spogliata di ogni oggetto fra i 400 e gli 800 kg di bronzo e tutto fu fuso. Cambiamo guida (un’insegnante innamorata della storia ebraica) e saliamo a vedere il matroneo dove potevano stare le donne poiché considerate impure a causa del ciclo mestruale. Abbiamo potuto ammirare il punto “raso” ottenuto lasciando in sospeso i fili dei vari colori: un lavoro davvero certosino. Durante la seconda guerra mondiale, nella piccola stanza in cui ci troviamo, la guida del museo ci informa che una maestra era riuscita a salvare due classi di bambini delle elementari tenendoli in silenzio e con i nazisti che erano in piazza. Più tardi riuscirà a spostare i bambini in un casale abbandonato e a salvarli tutti. Da notare che una suora dell’ospedale aveva denunciato il medico perché ebreo. Gli ebrei osservanti pongono sullo stipite destro delle loro case (e a volte anche negli alberghi) una scatoletta leggermente inclinata alla stessa altezza dal pavimento e dal soffitto. Nel 1492, sotto Isabella d’Aragona, sono arrivati a Casale ebrei Askenaziti provenienti dal Sud Italia (dal regno Borbonico). La Toràh, il testo sacro, non si può toccare con le mani e viene arrotolata usando dei puntali (rimmon) e ricoperta con cotonina prima che le venga posta una corona. La corona non viene mai usata né posata sul capo di alcuno. Sui puntali ci sono i frutti del melograno. I semi contenuti nel frutto sono 613.365 pari ai precetti che devi seguire, 248 (le ossa del corpo umano) ma ancora precetti da seguire. La Torah non si può buttare, si deve regalare a un museo o seppellirla in un cimitero. La Torah è scritta su pelle di animali, con penna d’oca da amanuensi e non sono ammesse cancellazioni. La “Festa delle capanne” richiama i 40 anni trascorsi nel deserto. In prossimità di una capanna, fatta di canne di bambù, compare una poltroncina. E’ riservata al profeta Elia ma veniva anche impiegata per la circoncisione dei neonati che dovrebbe avvenire entro 8 giorni dalla nascita. Il pane azzimo serve a ricordare che era stato dimenticato il lievito durante la fuga dall’Egitto. Con lo statuto Albertino del 1848 venne data la possibilità di frequentare la sinagoga ed erigere templi di altre religioni. La stessa mole Antoneliana, simbolo di Torino, era stata pensata all’origine come sinagoga. I Casalesi vollero omaggiare il re, essendo Casale la seconda città dopo Torino, facendo erigere una statua a cavallo che da nome alla piazza. Famosa la battuta di Vittorio Emanuele II che, guardando il personaggio a cavallo, ebbe a dire “accipicchia, non ho mai visto mio padre con la tunica”. Magnifica la chiesa di Santa Maria di Piazza, modello decorativo del medioevo, luogo di accoglienza, con un piatto verde incastonato nella facciata. In passato ci fu tensione fra Casale e Alessandria poiché nel 1015 furono rubate le spoglie di Sant’Eusebio e un galletto segnavento. Oggi si fanno biscotti a forma di galletto oltre che i famosi Krumiri Rossi. Casale appartiene alla diocesi di Vercelli. Il santo protettore del Piemonte è Sant’Eusebio. All’interno della chiesa si nota un atrio molto alto con uno spazio che richiama l’agorà e lo stile armeno. C’è un fonte battesimale molto particolare dove domina l’azzurro. In una nicchia anche una scultura che rappresenta il diavolo. In piazza Castello si trova il convento degli agostiniani ora museo civico e gipsoteca. Il Castello è considerata una struttura militare molto interessante e fu caserma fino al 1999 quando il comune l’acquistò e ora viene usata per mostre e biblioteca per bambini. Presenta due chiostri di cui uno è detto dei morti. Ora è un complesso museale dopo la soppressione degli ordini religiosi sotto Napoleone. Il Castello ha un fossato senza acqua: è stato costruito con aperture per le bombarde a sei diversi livelli d’altezza. Un camino disperdeva velocemente i fumi delle bombarde. E’ rimasta una fortezza inviolata. Una pecularietà del luogo è la presenza di “marna” da cui si ricava calce da cemento e per questo era chiamata la città bianca. Nel periodo Napoleonico in Italia c’erano circa 25.000 ebrei che tra il venerdì Santo e la Pasqua potevano essere malmenati. Nel “Museo dei Lumi”, nella parte più bassa della sinagoga, si possono vedere molte Menorah di forme diverse realizzate da vari artisti (Luzzati, Pomodoro, ecc.) Quello che hanno in comune sono le sette braccia a simboleggiare la creazione con sei giorni di lavoro e uno di riposo. Uno stoppino centrale detto “servitore” permette di accendere le tre + tre candele laterali. Dopo la sinagoga e prima della visita a Casale, un ricco gustoso pranzo molto apprezzato. Gemma Casanova |
MARZO 2023
"Marzo è pazzerello" dicevano le nostre mamme e in effetti il mese appena trascorso è stato ricco di eventi traumatici non sempre positivi. "Il mondo è sempre più caotico” ha scritto Matteo Renzi in un recente post su facebook e inoltre proteste nei paesi democratici, guerre disastrose sempre più difficili da fermare, alleanze geopolitiche in bilico e istituzioni finanziarie in crisi. Così è stato il mese di marzo, con poche speranze di pace per l'Ucraina, con le proteste di piazza a Parigi e in Israele, con gli sbarchi moltiplicatisi di profughi nei porti di Sicilia e Calabria, con la crisi economica in Tunisia, con le difficoltà create dalle crisi di banche prestigiose in Svizzera e Germania, con il processo a Tramp in Usa e con la crescente invadenza cinese in molte parti del mondo. Qualche nota positiva invece per l'Italia grazie all'aumento della produzione industriale e alle prospettive d’accordo fra Roma e Bruxelles sui fondi del PNRR (auspice il Commissario Gentiloni) su iniziative che potranno portare al nostro Paese prestiti e bonus che, se ben spesi, costituiranno un importante stimolo allo sviluppo della nostra economia. Bruno Colle |
L’IGNORANZA
Platone, filosofo greco (427 – 347 a.C.), nell’Apologo di Socrate, dice: “Certo sono più sapiente io di quest’uomo anche se poi, probabilmente, tutti e due non sappiamo proprio un bel niente; soltanto che lui crede di sapere e non sa nulla mentre io, se non so niente, ne sono perlomeno convinto”. Oggi dire a qualcuno “sei ignorante” può essere presa per un’offesa e può generare irritazione fino a far nascere conflitti e liti. Ma se approfondiamo l’etimologia della parola ignoranza e del verbo ignorare, in ultima analisi, si scopre che ignorare vuol dire semplicemente “non sapere”. Socrate, filosofo greco (469 – 399 a.C.) che era dotato di onestà intellettuale, si esprimeva con il celebre detto. “So di non sapere”. Infatti l’ignorante è semplicemente colui che non sa perché manca di certe conoscenze oppure perché le ha solo a livello superficiale. Quindi l’ignoranza non è una colpa né un difetto e l’uomo, dichiarando di non sapere, si affida agli esperti che ne sanno più di lui. In questi nostri tempi, purtroppo, si fa fatica a riconoscere i limiti delle proprie conoscenze. L’informazione attraverso i social network ha generato un pluralismo di vedute che spesso sono disgiunte da competenze oggettive. I mesi del Covid 19 ci spiegano bene come certe teorie costruite da ideologie inesatte siano presentate come verità rispetto ai risultati dimostrati dalla scienza. La libertà di pensiero e di espressione è una conquista ma deve essere filtrata da criteri di qualità perché altrimenti genera caos e scetticismo. Parliamo e discutiamo pure: è importante il proprio punto di vista ma facciamolo con un po’ d’ironia ricordandoci che siamo tutti un po’ ignoranti! Fernanda |
GLI HAIKU
Sfogliando una monografia pubblicata periodicamente da un quotidiano locale molto diffuso, mi ha colpita un articolo che si esprimeva così: “Dio sta comodo dentro tre versi”. Questo titolo ha esaltato la mia curiosità e ho approfondito la lettura per cercare di capire di cosa si trattasse. L’autore del testo parlava del portoghese Josè Tolentino Mendonca, teologo, vescovo, successivamente divenuto cardinale e, infine, nominato da Papa Francesco Prefetto del Dicastero del Vaticano per la Cultura e per l’Educazione il 26 settembre 2022. Ma questo prelato, nato a Madeira (Portogallo) nel 1965, è anche un poeta e ha pubblicato raccolte di poesie di Haiku, un tipo poetico di origine orientale. L’Haiku è un componimento nato in Giappone nel secolo XVII ed è composto da tre versi rispettivamente di cinque, sette e cinque sillabe. L’inventore di questo genere poetico fu Matsuo Bashò e originariamente l’Haiku doveva avere come argomento la natura nelle sue diverse sfaccettature ma Mendonca ha apportato una variante all’Haiku svincolandosi dall’ortodossia più rigida e dal rispetto formale delle regole perché l’Haiku “occidentale” deve proporsi semplicemente di dire molto in tre versi in qualsiasi lingua sia scritto. Insomma l’Haiku deve essere estremamente facile e libero dagli artifici propri della poesia. Ecco alcuni Haiku del prelato Mendonca: “Le nubi di tanto in tanto ci danno riposo mentre guardiamo la luna”. “Languore d’inverno: nel mondo di un solo colore il suono del vento”. “Molte volte Dio preferisce entrare in casa nostra quando non ci siamo”. Non è stato un argomento per me sconosciuto l’Haiku. Infatti, anni fa, avevo partecipato a diversi premi letterari in cui vi era anche la sezione degli Haiku ma avevo cercato di attenermi fedelmente alle regole dell’Haiku giapponese rispettando il numero delle sillabe nei tre versi (5, 7, 5) e usando la natura come elemento base. I miei Haiku. “Ombra di falce nel solstizio d’estate, per spighe gialle”. “Una foglia gialla nell’amplesso del vento, dondola piano”. “Sotto la neve cerco briciole acerbe di primavera”. In questi tempi, in cui gli argomenti dominanti sono i virus del Covid, le catastrofi naturali, le guerre e altre problematiche varie, soffermarci un momento su di un argomento culturale (e sereno) ci può stare? Fernanda |
GITA A STUPINIGI
Il primo aprile abbiamo visitato la reggia Sabaudia di Stupinigi, residenza progettata dall'architetto Filippo Juvarra nel 1729 per volere di Vittorio Emanuele di Savoia. Questo palazzo in stile barocco è stato ideato per la pratica dell'attività venatoria e, in particolare, per la caccia del cervo. Infatti abbiamo trovato, non appena varcato l’ingresso del palazzo e al centro del primo salone, un’enorme statua bronzea di tale animale. I saloni sono riccamente arredati con boiserie, laccati e raffinati mobili intarsiati in avorio, ebano e vari legni mentre le camere sono arredate con letti a baldacchino e inginocchiatoi per la preghiera decorati con raffinati intarsi in madreperla e osso di tartaruga. I soffitti dei saloni sono affrescati dalla migliore scuola del '700 e le pareti sono tutte rivestite con tappezzerie delle migliori stoffe e una, in particolare, è tappezzata con carta di riso raffigurante scene e personaggi orientali com’era in uso nella nobiltà del '700. In una nicchia di una camera da letto ci ha sorpreso trovare una vasca da bagno in bassorilievo costituita da un pezzo unico di marmo bianco, appartenuta (pare) a Paolina Borghese nel periodo dell'occupazione napoleonica della fine del '700. Tutta la reggia ruota intorno a un grande salone centrale dalla forma ellittica coperto da una cupola su cui una volta era stata collocata la statua bronzea del cervo. Questo imponente salone è corredato da otto camini e al centro troneggia un enorme lampadario di cristallo di Boemia del peso di circa 150 kg. Le pareti sono affrescate con l'effetto “trompe l'oil”. Al termine della visita abbiamo ammirato la cappella privata della famiglia Sabaudia dedicata a Sant’Uberto protettore dei cacciatori. Nel pomeriggio, dopo un lauto pranzo presso un agriturismo della zona, ci siamo recati a Torino per una visita della città e così, con l'aiuto di due bravissime guide, abbiamo ammirato il Palazzo Reale all'interno del quale abbiamo gustato, in un bar storico, il famoso "bicerin " (bevanda tipica a base di cioccolata, caffè e crema di latte). Abbiamo visto il Castello con il Palazzo Madama, i molti uffici storici di piazza San Carlo e, infine, abbiamo ammirato, nell'omonima piazza, Palazzo Garignano che, in mattoni rossi e su progetto dell'architetto Guarino Guarini, fu sede dell'allora parlamento. Per ultimo abbiamo attraversato la Galleria Subalpina nella quale si trovano i più prestigiosi e raffinati negozi della città. Concluderei dicendo che è stata veramente una visita ricca e inaspettatamente interessante dal punto di vista storico e artistico. Un grazie particolare a Ornella e Giorgio che hanno proposto e programmato questo itinerario. Grazia Maria Albertini |
Un ‘neofita’ a Sabbioneta e Brescello
Sono neofita del gruppo "MACCHE' ANZIANI D'EGITTO", abito a Lainate, lontano da Segrate ma il piacere della compagnia e l'interesse dei luoghi da visitare hanno fatto di me un "curioso culturale".
La scelta delle località di Brescello e Sabbioneta è stata "unica" perché ha unito l’interesse culturale dei luoghi all'ausilio di guide esperte che hanno fornito "dettagli e aneddoti" altrimenti difficile da reperire. Non ultima va citata la possibilità di gustare la tradizione culinaria locale, di per sé patrimonio di cui l'Italia può andare fiera. Brescello mi era già nota ma ho potuto approfondire aspetti di vita rupestre, momenti storici e i contrasti tra i personaggi don Camillo e Peppone che, al tempo, hanno contribuito a rendere unico il luogo.
Sabbioneta era nel mirino come prossima escursione: la singolarità del borgo fortificato, i personaggi che lo hanno abitato, il Palazzo Ducale, il Teatro Olimpico e la Galleria degli Antichi ne fanno un luogo unico, già classificato "Patrimonio dell'Unesco”.
Grazie a chi ha organizzato e reso possibile trascorrere una serena giornata fonte di utili notizie.
Vito Culcasi
Sono neofita del gruppo "MACCHE' ANZIANI D'EGITTO", abito a Lainate, lontano da Segrate ma il piacere della compagnia e l'interesse dei luoghi da visitare hanno fatto di me un "curioso culturale".
La scelta delle località di Brescello e Sabbioneta è stata "unica" perché ha unito l’interesse culturale dei luoghi all'ausilio di guide esperte che hanno fornito "dettagli e aneddoti" altrimenti difficile da reperire. Non ultima va citata la possibilità di gustare la tradizione culinaria locale, di per sé patrimonio di cui l'Italia può andare fiera. Brescello mi era già nota ma ho potuto approfondire aspetti di vita rupestre, momenti storici e i contrasti tra i personaggi don Camillo e Peppone che, al tempo, hanno contribuito a rendere unico il luogo.
Sabbioneta era nel mirino come prossima escursione: la singolarità del borgo fortificato, i personaggi che lo hanno abitato, il Palazzo Ducale, il Teatro Olimpico e la Galleria degli Antichi ne fanno un luogo unico, già classificato "Patrimonio dell'Unesco”.
Grazie a chi ha organizzato e reso possibile trascorrere una serena giornata fonte di utili notizie.
Vito Culcasi
IL SOLE FREDDO
Oggi è una bellissima giornata di sole, pare quasi estiva ma, perbacco, il calendario appeso alla parete della cucina mi dice invece che è il 20 gennaio!
Lancio un’occhiata incredula (ma non troppo) al calendario e, sì ha proprio ragione lui!
Avrei potuto fare a meno di disturbare il datario, mi sarebbe bastato toccare i caloriferi per capire che la mia era solo l’illusione di un vecchio infreddolito dal gelo dei giorni scorsi e dall’età incombente sulle mie spalle che non mi fanno più sopportare con spavalderia le temperature calde e fredde con uguale giovanile baldanza.
Certo è che i brividi odierni stanno facendo la perfetta contrapposizione alle brucianti calure dell’estate scorsa.
Evidentemente la natura sta, a dirla con parole semplici, cambiando il suo modus vivendi o le sue rotazioni si stanno facendo più lunghe da una parte e più corte dall’altra con la conseguenza che aumenta il freddo da una parte e di incrementa il caldo dall’altra.
Nel mezzo ci siamo noi che ci lamentiamo dell’uno e dell’altro.
Le lamentele, com’è facile immaginare, sono d’obbligo ma, essendo in Italia dove nessuno ha mai colpa di niente, un responsabile bisogna pur trovarlo!
Vediamo un po’: in primis Lui, il Padreterno e poi i fumatori ma … un momento, lassù è proibito fumare (lo so da fonti sicure) e allora adesso la faccenda si complica; a chi la diamo la colpa di tutte le nostre disgrazie?
Perché a qualcuno bisogna pur dar la colpa dal momento che la banda dei malcontenti s’ingrossa e s’ingrassa!
E se provassimo a far ragionare i così detti ambientalisti che provano tanto piacere a rompere le scatole al mondo?
Oddio, lo vediamo anche noi comuni mortali che non va tutto bene, no?
Però se provassero ad andare a predicare al resto del mondo le sciocchezze con cui continuano a rompere le scatole a noi, io oso (dico oso) pensare che se, ad esempio, venisse loro la tentazione di andare a predicare nell’immenso continente asiatico, sarebbe prima necessario che vedano di fare un bel corso di nuoto perché di certo li butterebbero a mare e, se non avranno imparato più che bene a muovere le braccia, arrivare fino all’adorata Europa sarà avvero molto difficile!
Gianfranco
Oggi è una bellissima giornata di sole, pare quasi estiva ma, perbacco, il calendario appeso alla parete della cucina mi dice invece che è il 20 gennaio!
Lancio un’occhiata incredula (ma non troppo) al calendario e, sì ha proprio ragione lui!
Avrei potuto fare a meno di disturbare il datario, mi sarebbe bastato toccare i caloriferi per capire che la mia era solo l’illusione di un vecchio infreddolito dal gelo dei giorni scorsi e dall’età incombente sulle mie spalle che non mi fanno più sopportare con spavalderia le temperature calde e fredde con uguale giovanile baldanza.
Certo è che i brividi odierni stanno facendo la perfetta contrapposizione alle brucianti calure dell’estate scorsa.
Evidentemente la natura sta, a dirla con parole semplici, cambiando il suo modus vivendi o le sue rotazioni si stanno facendo più lunghe da una parte e più corte dall’altra con la conseguenza che aumenta il freddo da una parte e di incrementa il caldo dall’altra.
Nel mezzo ci siamo noi che ci lamentiamo dell’uno e dell’altro.
Le lamentele, com’è facile immaginare, sono d’obbligo ma, essendo in Italia dove nessuno ha mai colpa di niente, un responsabile bisogna pur trovarlo!
Vediamo un po’: in primis Lui, il Padreterno e poi i fumatori ma … un momento, lassù è proibito fumare (lo so da fonti sicure) e allora adesso la faccenda si complica; a chi la diamo la colpa di tutte le nostre disgrazie?
Perché a qualcuno bisogna pur dar la colpa dal momento che la banda dei malcontenti s’ingrossa e s’ingrassa!
E se provassimo a far ragionare i così detti ambientalisti che provano tanto piacere a rompere le scatole al mondo?
Oddio, lo vediamo anche noi comuni mortali che non va tutto bene, no?
Però se provassero ad andare a predicare al resto del mondo le sciocchezze con cui continuano a rompere le scatole a noi, io oso (dico oso) pensare che se, ad esempio, venisse loro la tentazione di andare a predicare nell’immenso continente asiatico, sarebbe prima necessario che vedano di fare un bel corso di nuoto perché di certo li butterebbero a mare e, se non avranno imparato più che bene a muovere le braccia, arrivare fino all’adorata Europa sarà avvero molto difficile!
Gianfranco
Con qualche freddura scovata in rete…
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