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MACCHÈ ANZIANI D'EGITTO!!! CMTE SEGRATE

Giornalino di novembre 2015

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PERSONE, GRAZIE A UN BAMBINO
Quando la sera torniamo a casa stanchi e appesantiti dalle preoccupazioni della giornata, spesso ci corrono incontro a braccia aperte i nostri bimbi. Così fa Dio. Per rendersi familiare ad ogni uomo, è divenuto bambino. I Padri della Chiesa arrivavano a dire: "Dio si è abbreviato"; taluni usavano addirittura un verbo in cui I' "abbreviarsi" è legato alli "impoverirsi". Dio, l'Onnipotente, si è impoverito, si è abbassato, per imparare la nostra lingua di creature. E forse oggi, più che mai, il mondo awerte la pungente nostalgia di Dio. «Stanco e disfatto è il mondo - scrive Chesterton - ma del mondo il desiderio è questo». L'annuncio del Natale incontra il gemito di questo desiderio. Sempre nella storia dell'Occidente i momenti di passaggio, e quindi di maggior travaglio, hanno fatto emergere le questioni decisive. Il Bambino Gesù risveglia le nostre domande più vere, quelle che normalmente lasciamo seppellite sotto la distrazione, e accende in noi la speranza.
La sua umiltà ci conquista e diventa richiesta di semplicità. Chi di noi non sente, nella propria vita, il bisogno di una grande semplificazione? In tutti c'è l'urgenza di tornare all'essenziale, a ciò che conta dawero e ci fa respirare, liberandoci sia dall'affanno di un consumismo malaugurante (si dovrebbe usare la parola osceno, che ha proprio questo significato), sia da stili affettivi complicati, ambigui, spesso menzogneri, che fanno soffrire l'altro, non fanno vivere un amore che libera, ma spingono verso un amore che lega.Dio, in Gesù Bambino, non solo "si è abbreviato", fino a rendersi "visibile agli occhi, palpabile alle mani, portabile sulle spalle", ma ha dato la vita per noi per coinvolgerci nella dinamica della Sua donazione. È solo per la carità sconfinata di Dio nei nostri confronti che noi possiamo sperare di diventare capaci di «tessere reti di carità».
E la carità ha un orizzonte di 360 gradi. Si estende dalla doverosa condivisione con coloro che sono nell'indigenza e nella miseria (il cui numero, in questo tempo di crisi, è in continua, preoccupante crescita) alla difesa del primato irrinunciabile degli uomini del lavoro dignitosamente concepito, fino alla passione per l'edificazione del bene comune nell'impegno politico diretto. Instancabile nel far prevalere, sempre e comunque, le ragioni della phi/ia (amicizia civica) su quelle del conflitto. Natale è la festa dell'innocenza e perciò della pace.
Il Dio nato a Betlemme è la pace stessa. Ce lo insegnano i più piccoli (non solo di età), i malati, i sofferenti con il loro abbandono fiducioso che si aspetta tutto non da ciò che possiedono, ma da ciò che ricevono. La testimonianza di Gesù, l'Innocente per eccellenza, imitata dai martiri, è offerta totale di sé («svuotò se stesso», dice S.Paolo) a noi uomini affinché vivendo relazioni buone favoriamo in tutti la pratica del bene. L'Onnipotente che si è fatto Bambino ha la forza di dare pienezza all'umano: «La Sua natività purificò la nostra» - scrive San Bernardo - «la Sua vita ammaestrò la nostra, La Sua morte distrusse la mode nostra». Dalla traboccante gratitudine per questo dono sgorga l'audacia della nostra speranza. Da qui attingiamo l'energia per stare dentro ogni rapporto senza accettarne la scontatezza, senza rendere il pregiudizio cronico. Egli ci apre alla possibilità di pacificare anche i rapporti più conflittuali. Fa fiorire l'affezione verso noi stessi e verso tutte le creature. Nel Natale Gesù ci visita per donarci la vita di Dio!
+Angelo Scola
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 SAGGEZZA?
Che cos'è la saggezza? Termine piuttosto inflazionato in senso metaforico, ma in pratica la saggezza è diventata (soprattutto nella alte sfere del potere) una merce alquanto rara. La saggezza si può definire: una particolare connotazione o capacità individuale di chi e in grado di valutare in modo corretto, prudente ed equilibrato le varie opportunità, optando di volta in volta per quella più proficua, secondo la propria conoscenza, ragione e esperienza. La saggezza è spesso intesa come capacita di saper scegliere ciò che, con il passare del terni?o, possa ottenere l'approvazione di un buon numero di persone. In questo senso, una scelta saggia implica che l'azione sia giudicata strategica mente corretta e ampiamente condivisa. In nessun caso però la saggezza può esser e valutata in termini di consenso popolare. Un luogo comune stabilisce che la saggezza sia propria delle persone più anziane, in virtù della [oro prudenza, ma soprattutto dotate di maggiore esperienza di vita. Dal punto di vista etico, esse re saggi significa saper riconoscere la differenza tra ciò che è bene e ciò che è male. In questo senso tutto quello che accade è il risultato di immagini:positive' oppure "negative . Pertanto e saggio colui che sa adeguarsi di volta in volta allo stato dei fatti, modificando i propri valori secondo le concrete opportunità che gli si presentano.
Riconoscere ciò che è saggio vuol dire anche riconoscere e valutare le conseguenze dell'operato di chi
è stolto addirittura folle: poiché la follia è il termine filosofico opposto alla saggezza .La saggezza non è una questione di razza ma di buonsenso associato a sani principi. Da Internet ho tratto una storiella che
simboleggia, in modo semplice il concetto di saggezza. Una sera un vecchio e saggio capo Cherokee
raccontò al proprio nipotino la battaglia che avviene nella coscienza di ogni uomo. Gli disse: "Figlio mio, la battaglia è tra due lupi che vivono dentro di noi. Il primo è l'infelicità, la paura, la preoccupazione, la gelosia, il dispiacere, l'autocommiserazione, il rancore, l'avidità, e il senso di inferiorità. Il secondo lupo è la felicità, l'amore, la gentilezza, la generosità, la verità e la compassione." Il piccolo ci pensò un po' su e poi chiese al nonno: "E quale lupo vince?" L'anziano capo Cherokee rispose sorridendo: "Quello a cui dai da mangiare."
Piero
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Il gioco degli specchi

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Diventando vecchi, - quando ci si riesce - e non si hanno più tanti grilli per la testa, ma si ha tempo in abbondanza per pensare, provate a fermarvi un po' a osservare gli adolescenti, e non per fare i guardoni, e vi accorgerete subito di come la vita stia approntando anche per loro, le sue stagioni: la passioni, l'amore e' affetto. Con questo mi guarderò bene dal farvi predicozzi moralistici ne di propinarvi le solite ricerche della non meno solita università americana da cui risulta che il tema._ecc.ecc.. no assolutamente, ma solo invitarvi a constatare, dall'alto delle nostre - purtroppo - non più giovani età, come ogni periodo della vita corrisponda al naturale richiamo dei sensi. Bella scoperta direte voi, e che è una novità? E' vero non è una novità però è sempre una cosa meravigliosa da osservare e da invidiare ripensando a un passato per noi, ormai così lontano e forse ci sembrerà di vederci in uno specchio. Quanta è bella giovinezza ...diceva il poeta....Ecco, quando i giovani cominciano a superare l'infanzia e si affacciano alla adolescenza, si accorgono subito che qualcosa in loro sta' cambiando - più le femmine che i maschi - e nascono così le prime simpatie e le prime passioncelle e, a quell'età, ogni lucciola sembra un lampione e non mancano le capocciate_..Ecco questo è uno dei motivi del perchè il primo amore non si scorda maL.E' la vita, si miei cari, è la vita che sta' dettando alle nuove generazioni, i suoi tempi e le sue regole. E, più avanti si arriverà alle grandi passioni e in linea di massima, quasi sempre all'amore; quello con la A maiuscola, e a segnare l'inizio di quella che, io ritengo sia la fase più importante e difficile. li richiamo della vita per la vita e la conseguente
costruzione della famiglia, con le sue gioie i dolori e tutte le responsabilità che da essa ne derivano. E a cui solo un amore vero, sincero e leale può dare la forza di andare avanti superando i tanti momenti di difficoltà. Ma il tempo - ahimè - non si ferma e la giostra continua a girare ad aspettare nessuno: i figli crescono e cominciano a lasciare il nido e i genitori si ritrovano li soli a
guard-arsi in faccia e a chiedersi: e adesso che si fa? Certo, il passare degli anni , le preoccupazioni familiari, i figli ecc. hanno un poco spento la passione della gioventù e forse anche l'amore si
è un po' raffreddato, che si fa? Ecco ora comincia il terzo tempo; ovvero l'età dell'affetto e delle pillole (pressione, stomaco e doloretti vari, ne abbiamo una vastissima scelta), di quel legame
che non è più fatto di grandi passioni ne di grandi amori ma - in linea di massima - di tutta quella comprensione che aiuta entrambi a vivere più serenamente , dandosi la mano, e sperando che Dio ce la mandi buona, per il tempo che verrà. Non vorrei cadere ora nel patetico o nelle romanticherie da romanzetto rosa stile anni '40, perché anche se lo specchio
dei nostri giorni si è un poco appannato, e se riusciamo a schivare un pochino le richieste di aiuto dei figli (i tempi son quelli che sono) e in attesa di diventare nonni, con quel che seguirà, avremo finalmente un tempo finalmente solo nostro, e dobbiamo ritrovare la voglia di guardarci attorno
e e di pensare anche a noi stessi e tornare a guardare il cielo. Perché la vita è ancora bella e dobbiamo viverla in fretta, prima che tramonti.
Gianfranco

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