Visita a Sant'Ambrogio
1 dicembre 2016
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Resoconto
Il primo dicembre ha concluso in bellezza le nostre uscite culturali del 2016 con la visita alla stupenda basilica di Sant'Ambrogio, il santo Vescovo di Milano, chiamato anche il “martello degli eretici”, e che veniva raffigurato quasi sempre con un frustino in mano. Il primo regalo ricevuto è stata una giornata splendente; difficilmente Milano si concede un simile cielo in questa stagione. Il secondo è stato il colpo d'occhio che la basilica regala, appena entrati dalla cancellata.
L'armonia e la semplicità dell'architettura in cotto, tipica del romanico lombardo, sono presenti in ogni sua parte, perfettamente equilibrate ed amalgamate al tutto. L'avevo percorsa centinaia di volte, ma mai pienamente assaporata come questa, grazie alla competenza della nostra brava guida Isabella Bertario, che spiega con chiarezza, introducendo qua e là qualche aneddoto, suscitando la nostra curiosità. L' ingresso colpisce, con la facciata a capanna che vuole ricordare la nascita di Gesù.
All'interno, diviso in tre navate da colonne e pilastri, con spazi tripartiti, si eleva solenne il famoso sarcofago di Stilicone, di epoca e fattura romana. Una curiosità appunto è stata la scoperta, fra i suoi fregi, di un decoro a croci uncinate ( simbolo mandalico dell' armonia, pensate un pò!), un'antichissima raffigurazione di un Presepe e una sirena a due code (doppiezza e tentazione). Il gioiello che troneggia nel presbiterio è l'altare ricoperto di lamine d' oro e d' argento, finemente cesellato nel IX secolo ad opera dell’orafo tedesco Volvinio (IX sec.).
Ci siamo inoltrati anche nel sacello di S. Vittore in Cielo d' Oro, una cupola mosaicata a tessere dorate, che rappresenta il santo in gloria.
Siamo poi scesi nella cripta a cinque piccole navate, che custodisce i corpi dei martiri Protasio e Gervaso, affiancati a quello centrale del vescovo Ambrogio. Altra curiosità: nel "tesoro" si trova anche un Presepe che commemora l' orrore della prigionia nei lager nazisti. Uscendo dalla navata di sinistra abbiamo goduto della "leggerezza" del loggiato bramantesco, con colonne "arboree" e successivamente dell'architettura absidale esterna, confinante con l'Università Cattolica.
Tre urrà per i nostri organizzatori!
Elisa
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L'armonia e la semplicità dell'architettura in cotto, tipica del romanico lombardo, sono presenti in ogni sua parte, perfettamente equilibrate ed amalgamate al tutto. L'avevo percorsa centinaia di volte, ma mai pienamente assaporata come questa, grazie alla competenza della nostra brava guida Isabella Bertario, che spiega con chiarezza, introducendo qua e là qualche aneddoto, suscitando la nostra curiosità. L' ingresso colpisce, con la facciata a capanna che vuole ricordare la nascita di Gesù.
All'interno, diviso in tre navate da colonne e pilastri, con spazi tripartiti, si eleva solenne il famoso sarcofago di Stilicone, di epoca e fattura romana. Una curiosità appunto è stata la scoperta, fra i suoi fregi, di un decoro a croci uncinate ( simbolo mandalico dell' armonia, pensate un pò!), un'antichissima raffigurazione di un Presepe e una sirena a due code (doppiezza e tentazione). Il gioiello che troneggia nel presbiterio è l'altare ricoperto di lamine d' oro e d' argento, finemente cesellato nel IX secolo ad opera dell’orafo tedesco Volvinio (IX sec.).
Ci siamo inoltrati anche nel sacello di S. Vittore in Cielo d' Oro, una cupola mosaicata a tessere dorate, che rappresenta il santo in gloria.
Siamo poi scesi nella cripta a cinque piccole navate, che custodisce i corpi dei martiri Protasio e Gervaso, affiancati a quello centrale del vescovo Ambrogio. Altra curiosità: nel "tesoro" si trova anche un Presepe che commemora l' orrore della prigionia nei lager nazisti. Uscendo dalla navata di sinistra abbiamo goduto della "leggerezza" del loggiato bramantesco, con colonne "arboree" e successivamente dell'architettura absidale esterna, confinante con l'Università Cattolica.
Tre urrà per i nostri organizzatori!
Elisa
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