Università Statale - Milano
12 ottobre 2019
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Recensione
LA CA' GRANDA DEI MILANESI
Un altro luogo così ampio, arieggiato e spazioso come questo non credo esista nel cuore di Milano.
L'Università Statale, ex Ospedale Ca' Granda di via Festa del Perdono, è veramente un luogo unico, immerso in un verde giardino e con meravigliosi cortili, che ci è stato fatto apprezzare fino in fondo dall’espertissima guida che ci ha condotti, in una soleggiata giornata d'ottobre, alla sua scoperta.
Fortemente voluto dal duca Francesco Sforza e sorto nel lontano A.D. 1456, il primo ospedale di Milano aperto a tutti è stato progettato dal Filarete per ospitare fino a 4.800 malati in numero uguale fra uomini e donne.
Se si pensa che la popolazione cittadina d’allora contava solo circa 100.000 abitanti, salta subito all'occhio la lungimiranza di Francesco nelle vicende politico/sociali della città.
La costruzione fu poi portata a termine, mantenendo il progetto, dal Solari.
Abbiamo subito visitato la Crociera, che ne è la parte più antica, dove si notano ancora gli incassi di due immensi camini; l'altezza quasi vertiginosa del soffitto; la bellezza, nella sua semplicità, dell'architettura a croce; i mattoni a vista e le quattro belle statue di angeli reggiceri, poste su pilastri, a ornare il quadrilatero centrale.
Poteva contenere 60 letti per braccio e alcune porticine immettevano nei “destri”, cioè nei gabinetti.
L'igiene vi era mantenuta con una scrupolosità encomiabile per l'epoca: pulizie approfondite, anche sotto i letti, due volte al giorno.
Ogni malato che vi entrava veniva spogliato, gli veniva fatto un bagno, era pettinato con pettini a denti fitti per eliminare gli eventuali pidocchi e gli venivano fatti indossare un lungo camicione e una cuffia per la testa.
I suoi vestiti venivano mandati in lavanderia e li poteva ritirare all'uscita.
Il figlio di Francesco, Giangaleazzo Sforza, fece introdurre addirittura i cuscini di piuma!
Naturalmente i nobili risiedevano in un cortile a parte perché non potevano certo, secondo le consuetudini del tempo, mischiarsi con la plebe.
Il cortile centrale è costituito da sottoportici a colonnato dove, all'incrocio degli archi a tutto sesto, si notano stupendi medaglioni bianchi e rosati raffiguranti santi, benefattori, ecc…
Vi sono poi altri quattro cortili laterali di cui i più antichi sono quello adibito a farmacia e quello riservato alla ghiacciaia o nevera, dove si stipavano enormi masse di neve ghiacciata da utilizzare durante l'anno per la conservazione degli alimenti, per il trattamento delle contusioni e per altro ancora.
C'era poi il cortile della legnaia per l'ovvio utilizzo nei camini e, infine, il cortile più recente, di fine ‘700/inizi ‘800, donato dall’ing. Macchi, grande benefattore, dedicato ai nobili e alle balie che vi potevano allattare in tranquillità.
Nell'ospedale operavano i migliori medici che provenivano dalle più accreditate università dell'epoca: oggi si direbbe che vi si faceva quindi anche sperimentazione.
Purtroppo, a causa di malattie allora difficilmente debellabili, i decessi erano numerosi per cui, nel tardo ‘500, si pensò di fare un ponte che portasse direttamente dall'ospedale ad un altro luogo, periferico a quel tempo, che potesse servire da cimitero: la Rotonda della Besana.
Tutto all'avanguardia per quei tempi!
Abbiamo concluso il nostro giro in via Laghetto fotografando uno dei più antichi affreschi della Madonna esistenti in Milano; abbiamo visitato la piazza e la Chiesa di S. Stefano e ricordato, con un po' di nostalgia e qualche battuta in dialetto, una Milano scomparsa che ha lasciato posto alla metropoli dei nostri giorni.
Elisa
Un altro luogo così ampio, arieggiato e spazioso come questo non credo esista nel cuore di Milano.
L'Università Statale, ex Ospedale Ca' Granda di via Festa del Perdono, è veramente un luogo unico, immerso in un verde giardino e con meravigliosi cortili, che ci è stato fatto apprezzare fino in fondo dall’espertissima guida che ci ha condotti, in una soleggiata giornata d'ottobre, alla sua scoperta.
Fortemente voluto dal duca Francesco Sforza e sorto nel lontano A.D. 1456, il primo ospedale di Milano aperto a tutti è stato progettato dal Filarete per ospitare fino a 4.800 malati in numero uguale fra uomini e donne.
Se si pensa che la popolazione cittadina d’allora contava solo circa 100.000 abitanti, salta subito all'occhio la lungimiranza di Francesco nelle vicende politico/sociali della città.
La costruzione fu poi portata a termine, mantenendo il progetto, dal Solari.
Abbiamo subito visitato la Crociera, che ne è la parte più antica, dove si notano ancora gli incassi di due immensi camini; l'altezza quasi vertiginosa del soffitto; la bellezza, nella sua semplicità, dell'architettura a croce; i mattoni a vista e le quattro belle statue di angeli reggiceri, poste su pilastri, a ornare il quadrilatero centrale.
Poteva contenere 60 letti per braccio e alcune porticine immettevano nei “destri”, cioè nei gabinetti.
L'igiene vi era mantenuta con una scrupolosità encomiabile per l'epoca: pulizie approfondite, anche sotto i letti, due volte al giorno.
Ogni malato che vi entrava veniva spogliato, gli veniva fatto un bagno, era pettinato con pettini a denti fitti per eliminare gli eventuali pidocchi e gli venivano fatti indossare un lungo camicione e una cuffia per la testa.
I suoi vestiti venivano mandati in lavanderia e li poteva ritirare all'uscita.
Il figlio di Francesco, Giangaleazzo Sforza, fece introdurre addirittura i cuscini di piuma!
Naturalmente i nobili risiedevano in un cortile a parte perché non potevano certo, secondo le consuetudini del tempo, mischiarsi con la plebe.
Il cortile centrale è costituito da sottoportici a colonnato dove, all'incrocio degli archi a tutto sesto, si notano stupendi medaglioni bianchi e rosati raffiguranti santi, benefattori, ecc…
Vi sono poi altri quattro cortili laterali di cui i più antichi sono quello adibito a farmacia e quello riservato alla ghiacciaia o nevera, dove si stipavano enormi masse di neve ghiacciata da utilizzare durante l'anno per la conservazione degli alimenti, per il trattamento delle contusioni e per altro ancora.
C'era poi il cortile della legnaia per l'ovvio utilizzo nei camini e, infine, il cortile più recente, di fine ‘700/inizi ‘800, donato dall’ing. Macchi, grande benefattore, dedicato ai nobili e alle balie che vi potevano allattare in tranquillità.
Nell'ospedale operavano i migliori medici che provenivano dalle più accreditate università dell'epoca: oggi si direbbe che vi si faceva quindi anche sperimentazione.
Purtroppo, a causa di malattie allora difficilmente debellabili, i decessi erano numerosi per cui, nel tardo ‘500, si pensò di fare un ponte che portasse direttamente dall'ospedale ad un altro luogo, periferico a quel tempo, che potesse servire da cimitero: la Rotonda della Besana.
Tutto all'avanguardia per quei tempi!
Abbiamo concluso il nostro giro in via Laghetto fotografando uno dei più antichi affreschi della Madonna esistenti in Milano; abbiamo visitato la piazza e la Chiesa di S. Stefano e ricordato, con un po' di nostalgia e qualche battuta in dialetto, una Milano scomparsa che ha lasciato posto alla metropoli dei nostri giorni.
Elisa