Gita Lago Maggiore e Val Vigezzo 5 maggio 2016
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Resoconto
Lo scorso Aprile noi dell’CMTE, come da programma, abbiamo avuto una escursione giornaliera tra Italia e Svizzera, con navigazione sul Lago Maggiore – una delle più belle e interessanti organizzate dal nostro gruppo – e che nelle aspettative ha promesso molto e anche di più. Le prospettive non sono un gran che: il cielo è carico di nuvolacce grigie e basse che, puntuali come il mal di pancia dopo un’indigestione, lasciano cadere le prime gocce mentre ancora stiamo aspettando l’arrivo del pullman che ci condurrà ad Arona per l’imbarco. Facciamo a tempo a prendere posto che le gocce si trasformano in pioggia, che ci accompagnerà per un buon tratto. Dai finestrini appannati sbirciamo speranzosi, naso all’aria, di intravedere tra le nuvole qualche sfriccico di sereno e, finalmente, dopo circa un’oretta, pare che le nostre speranze abbiano fatto il prurito, lassù in alto, all’orecchio di qualcuno. Smette di piovere e le nuvole scompaiono oltre l’orizzonte: esce il sole! La lunga navigazione (4 ore) che da Arona ci ha condotto a Locarno, ci ha regalato la visione di tutte le più belle località lacustri, proseguendo tranquilla. L’aria frizzante e anche un po’ freddina del mattino ci ha fornito un ottimo appetito. A questo punto devo ammettere che le mie conoscenze della pur vicina Svizzera sono limitate, e forse per questo che Locarno mi è apparsa come tante altre piccole città della nostra Lombardia; trattandosi del Canton Ticino, regione svizzera sì, ma tanto appiccicata all’Italia da far parte –ma in altri tempi – della Diocesi di Milano. Chissà, io penso che forse un po’ della fantasia e dello spirito un po’ “casinistico” dei vicini italiani si è appiccicato anche da qui. Il tempo di una breve visita alla città, un caffè veloce e anche piuttosto caro, ed è ora di andare a prendere il treno che ci porterà a Domodossola per l’ultimo tratto, dove ci attendeva il pullman per riportarci a casa. Puntuale come un orologio svizzero, il treno si lascia alle spalle Locarno e comincia a inerpicarsi lungo il percorso – molto turistico – delle cento valli “Vigezzine”. Io non so se fossero proprio cento quelle valli, però posso assicurare che quelle attraversate dal nostro “trenino senza premura”, per consentirci di gustare i panorami che si succedevano uno più bello dell’altro, e con degli sguardi sul Monte Rosa, lasciavano veramente senza fiato. Per chi, come me, ama la montagna, sembra di vedere le porte del paradiso. Per l’ultimo tratto della giornata, Domodossola-Segrate, il nostro pullman ha fatto un “volatone” tra gente sonnacchiosa e pettegolezzi di paese di persone che, beati loro, avevano ancora fiato da spendere. Sessanta euro? È vero, ma questa gita li ha meritati tutti, ma proprio tutti, fino all’ultimo centesimo.
Gianfranco
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