Padova e Ville Venete
10-12 maggio 2019
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Resoconto
PADOVA E VILLE VENETE - I parte
La tre giorni di maggio 2019 è stata un’interessante e gradevolissima carrellata sul ‘600 – ‘700 veneto di artisti eccelsi quali il Palladio, Canova, Tiepolo e altri.
L' esordio è stato la visita alla Gypsoteca di Possagno, paese natale del Canova.
In una grande struttura, voluta dal fratellastro vescovo Sartori, sono esposte moltissime opere in gesso che costituiscono i “bozzetti" per le realizzazioni marmoree neoclassiche che tutti ben conosciamo.
La curiosità che molti non sapevano erano i vari passaggi compiuti per ottenere l'opera definitiva: prima il modellino in terracotta e poi quello, a grandezza naturale e vuoto, in cui veniva colato il gesso e che, aperto a metà, schiudeva alla vista l'opera in cui venivano infilati innumerevoli chiodini che servivano come punti di riferimento per utilizzare il pantografo e riprodurne le proporzioni (perché col marmo non si può sbagliare!).
Ogni statua poteva richiedere fino a 6-7 anni di lavoro.
Famosissima quella delle Tre Grazie, diventata monumento funebre di Giuseppina Beauharnais, prima moglie di Napoleone, che rappresentavano bellezza, intelligenza e maternità.
Arrivati a Padova, abbiamo visitato l'orto botanico che, fondato nel 1545 (il più antico al mondo), copre due ettari di terreno coltivato nei modi più svariati: interessanti le piante medicinali (di cui alcune velenosissime) e l' introduzione, per la prima volta in Europa, della patata importata dalle Americhe.
Altro gioiello rinascimentale è l'Università del Bò ( che in dialetto significa bue ) e che deriva dal latino “hospicium bovis": stalle, praticamente.
In quella sede “impropria" prese forma, nel 1222, la seconda università al mondo, dopo quella di Bologna.
In un clima di “autogestione" studentesca non erano necessarie le credenziali cattoliche che la Chiesa solitamente richiedeva.
Libero pensiero era la parola d' ordine di quell' ateneo.
Ogni studente poteva aspirare a diventare rettore e in seguito esporvi il proprio stemma.
Le cattedre di giurisprudenza e medicina ebbero docenti fra i più illustri di quei tempi: uno su tutti Galileo Galilei che, pur essendo un fisico e astronomo, vi insegnò ed ebbe una personale cattedra, tuttora visibile, dando lustro all' Università stessa.
Nella sala di medicina, suddivisa in cucina e teatro anatomici, sin dagli inizi del ‘ 300 Pietro Abano vi effettuava le prime autopsie.
A volte nella cucina venivano bolliti i cadaveri, per recuperarne lo scheletro e i crani di precedenti colleghi venivano riesumati, repertati e studiati.
Un'orchestra di violini “allietava” le disgustose operazioni.
Nel teatro, gli studenti del primo corso, erano riparati da più alte balaustre, per impedirne la caduta a seguito di ovvii svenimenti.
In questa sede, nel 1678, si laureò in filosofia (perché non le fu concesso in Teologia ) la prima donna al mondo: una nobile veneziana che conosceva perfettamente sei lingue, fra le quali
l' ebraico. CONTINUA NEL PROSSIMO NUMERO…
Elisa
La tre giorni di maggio 2019 è stata un’interessante e gradevolissima carrellata sul ‘600 – ‘700 veneto di artisti eccelsi quali il Palladio, Canova, Tiepolo e altri.
L' esordio è stato la visita alla Gypsoteca di Possagno, paese natale del Canova.
In una grande struttura, voluta dal fratellastro vescovo Sartori, sono esposte moltissime opere in gesso che costituiscono i “bozzetti" per le realizzazioni marmoree neoclassiche che tutti ben conosciamo.
La curiosità che molti non sapevano erano i vari passaggi compiuti per ottenere l'opera definitiva: prima il modellino in terracotta e poi quello, a grandezza naturale e vuoto, in cui veniva colato il gesso e che, aperto a metà, schiudeva alla vista l'opera in cui venivano infilati innumerevoli chiodini che servivano come punti di riferimento per utilizzare il pantografo e riprodurne le proporzioni (perché col marmo non si può sbagliare!).
Ogni statua poteva richiedere fino a 6-7 anni di lavoro.
Famosissima quella delle Tre Grazie, diventata monumento funebre di Giuseppina Beauharnais, prima moglie di Napoleone, che rappresentavano bellezza, intelligenza e maternità.
Arrivati a Padova, abbiamo visitato l'orto botanico che, fondato nel 1545 (il più antico al mondo), copre due ettari di terreno coltivato nei modi più svariati: interessanti le piante medicinali (di cui alcune velenosissime) e l' introduzione, per la prima volta in Europa, della patata importata dalle Americhe.
Altro gioiello rinascimentale è l'Università del Bò ( che in dialetto significa bue ) e che deriva dal latino “hospicium bovis": stalle, praticamente.
In quella sede “impropria" prese forma, nel 1222, la seconda università al mondo, dopo quella di Bologna.
In un clima di “autogestione" studentesca non erano necessarie le credenziali cattoliche che la Chiesa solitamente richiedeva.
Libero pensiero era la parola d' ordine di quell' ateneo.
Ogni studente poteva aspirare a diventare rettore e in seguito esporvi il proprio stemma.
Le cattedre di giurisprudenza e medicina ebbero docenti fra i più illustri di quei tempi: uno su tutti Galileo Galilei che, pur essendo un fisico e astronomo, vi insegnò ed ebbe una personale cattedra, tuttora visibile, dando lustro all' Università stessa.
Nella sala di medicina, suddivisa in cucina e teatro anatomici, sin dagli inizi del ‘ 300 Pietro Abano vi effettuava le prime autopsie.
A volte nella cucina venivano bolliti i cadaveri, per recuperarne lo scheletro e i crani di precedenti colleghi venivano riesumati, repertati e studiati.
Un'orchestra di violini “allietava” le disgustose operazioni.
Nel teatro, gli studenti del primo corso, erano riparati da più alte balaustre, per impedirne la caduta a seguito di ovvii svenimenti.
In questa sede, nel 1678, si laureò in filosofia (perché non le fu concesso in Teologia ) la prima donna al mondo: una nobile veneziana che conosceva perfettamente sei lingue, fra le quali
l' ebraico. CONTINUA NEL PROSSIMO NUMERO…
Elisa
PADOVA E VILLE VENETE – II parte
Il secondo giorno è stato interamente dedicato alla navigazione col Burchiello, alla scoperta delle antiche e lussuose Ville Venete, dimore per lo più nate come agricole, con annesse “barchesse” per l'approdo e il ricovero delle barche ma trasformate, soprattutto nel ‘700, in dimore di villeggiatura estremamente lussuose. Esse dovevano servire da “biglietto da visita" del padrone di casa verso i suoi illustri ospiti che, in genere, comprendevano: politici, diplomatici, alti funzionari, nobili e clericali.
La prima visitata, di Nicolò e Alvise Foscari, è la cosiddetta Malcontenta (il nomignolo viene in realtà da acque mal contenute) del 1554, stupendamente progettata da Andrea di Pietro della Gondola detto Palladio (colui che è protetto dagli dei).
Dopo una serie di espropri e momenti di decadenza nel 1972, torna nelle mani di un discendente dei Foscari e riacquista pian piano la sua bellezza.
Al piano nobile ci sono stupendi affreschi di Zelotti, di scuola veneziana.
In seguito una breve puntata alla barocca Villa Wildmann ci ha potuto far apprezzare i magnifici affreschi mitologici e l'esuberante lampadario di vetro colorato di Murano.
Durante il rilassante e piacevole viaggio in battello abbiamo superato anche due chiuse.
Esperienza divertente: si percepisce il rialzarsi del battello e si assiste al chiudersi delle paratie posteriori per poi passare attraverso quelle anteriori ad una nuova veduta del canale.
Dopo una serie di bellissime ville che intercettavamo man mano sulle due rive, abbiamo pranzato a Dolo, a fianco di un antico mulino, per arrivare nel pomeriggio a Villa Pisani, in località Stra’.Alvise Domenico, che diventerà Doge, se la fa costruire tra il 1720 e il 1740 da Gianmaria Preti.In origine possedeva 114 stanze, ora ne ha 168, a seguito dell'eliminazione della Cappella.
Ha visto passare personaggi storici fra i più illustri degli ultimi secoli: Napoleone, gli imperatori d' Austria, Vittorio Emanuele II e la moglie Rosina (di cui è esposto un abito da cerimonia) e infine un incontro, nella sala napoleonica, fra Hitler e Mussolini.
In una sala vi sono i ritratti di tutti i dogi veneziani. Interessante anche il salottino coi mobili in stile Maggiolino, notissimo ebanista. Il salone di rappresentanza mostra un soffitto stupendamente affrescato dal Tiepolo.Ma il fiore all'occhiello di questa Villa è la sua struttura esterna classicheggiante e grandiosa, degna di una reggia.
Cortili, affreschi, statue e sul retro un'enorme vasca centrale che porta a un “Carosello" altrettanto grandioso.
Ho provato a socchiudere gli occhi e mi pareva di sentire il fruscio delle sete e il cicaleccio fra dame e nobiluomini sfaccendati.
Peccato che, l'ultimo erede dei Pisani morì di stenti e senza eredi.
Domenica mattina, svegliandoci sotto un cielo plumbeo, abbiamo immediatamente intuito che ci saremmo bagnati per tutto il giorno.
Ciò però non ci ha impedito di visitare la magnifica Villa Contarini, vicinissima al Brenta e iniziata nel ‘500, per terminare nel ‘600 con il colonnato esterno.
I più coraggiosi ne hanno visitato anche il parco-giardino.I Contarini furono rappresentati in Venezia da ben otto Dogi, ovvio quindi che lo sfarzo fosse analogo al potere esercitato.
Le stanze in Villa fungevano spesso da esposizione di novità, alcune anche provenienti dal Nuovo Mondo, che venivano vendute.
Affreschi classici a tema mitologico (non sempre di valore) decorano le pareti e un effetto speciale, nel salotto “buono" di stile veneziano, è dato dalle finte cortine in vetro smerigliato.
Nel salone del ‘600, un buco nel soffitto, con piccola balaustra, ospitava, durante le feste, fino a 40 orfanelle che, senza essere viste, si esibivano in canti e produzioni musicali allietando in modo mirabile, grazie anche ad un'acustica perfetta, gli illustri ospiti.
Altra curiosità: la galleria sottostante è interamente tappezzata e pavimentata con conchiglie e ciottoli di fiume, praticamente a costo zero.
Erano mercanti anche nell'anima!
Infine visita guidata alla Padova medievale-rinascimentale e, capolavoro fra i capolavori, 15’ a disposizione per ammirare (e commuoversi perfino) la Cappella degli Scrovegni, interamente affrescata da Giotto.
Con un movimento a spirale, egli descrive in modo umanissimo e con tentativo anche prospettico, gli episodi salienti della vita di Maria e di Gesù, per concludere con un grandioso Giudizio Universale, che occupa tutta la parete della controfacciata.I ricchissimi colori usati (es. il blu di lapislazzuli, grazie alla generosa parcella del committente usuraio che molto voleva farsi perdonare) e le espressioni dei volti che comunicano le intense emozioni dei personaggi, ne fanno un esempio unico della pittura italiana del ‘300.
A seguire abbiamo brevemente visitato la grande Basilica dedicata a S. Antonio: sorta nel ‘300 ha subito ampliamenti nel corso dei secoli successivi.
Di particolare rilievo è l'Arca che contiene le spoglie del Santo e tutta la Cappella che la ospita, con opere marmoree di cui in particolare è eccellente “la resurrezione della fanciulla” del Sansovino.
In pulmann, al rientro, ciascuno di noi ripensava alla fortuna d' aver ammirato tanta grande bellezza.
Elisa
Il secondo giorno è stato interamente dedicato alla navigazione col Burchiello, alla scoperta delle antiche e lussuose Ville Venete, dimore per lo più nate come agricole, con annesse “barchesse” per l'approdo e il ricovero delle barche ma trasformate, soprattutto nel ‘700, in dimore di villeggiatura estremamente lussuose. Esse dovevano servire da “biglietto da visita" del padrone di casa verso i suoi illustri ospiti che, in genere, comprendevano: politici, diplomatici, alti funzionari, nobili e clericali.
La prima visitata, di Nicolò e Alvise Foscari, è la cosiddetta Malcontenta (il nomignolo viene in realtà da acque mal contenute) del 1554, stupendamente progettata da Andrea di Pietro della Gondola detto Palladio (colui che è protetto dagli dei).
Dopo una serie di espropri e momenti di decadenza nel 1972, torna nelle mani di un discendente dei Foscari e riacquista pian piano la sua bellezza.
Al piano nobile ci sono stupendi affreschi di Zelotti, di scuola veneziana.
In seguito una breve puntata alla barocca Villa Wildmann ci ha potuto far apprezzare i magnifici affreschi mitologici e l'esuberante lampadario di vetro colorato di Murano.
Durante il rilassante e piacevole viaggio in battello abbiamo superato anche due chiuse.
Esperienza divertente: si percepisce il rialzarsi del battello e si assiste al chiudersi delle paratie posteriori per poi passare attraverso quelle anteriori ad una nuova veduta del canale.
Dopo una serie di bellissime ville che intercettavamo man mano sulle due rive, abbiamo pranzato a Dolo, a fianco di un antico mulino, per arrivare nel pomeriggio a Villa Pisani, in località Stra’.Alvise Domenico, che diventerà Doge, se la fa costruire tra il 1720 e il 1740 da Gianmaria Preti.In origine possedeva 114 stanze, ora ne ha 168, a seguito dell'eliminazione della Cappella.
Ha visto passare personaggi storici fra i più illustri degli ultimi secoli: Napoleone, gli imperatori d' Austria, Vittorio Emanuele II e la moglie Rosina (di cui è esposto un abito da cerimonia) e infine un incontro, nella sala napoleonica, fra Hitler e Mussolini.
In una sala vi sono i ritratti di tutti i dogi veneziani. Interessante anche il salottino coi mobili in stile Maggiolino, notissimo ebanista. Il salone di rappresentanza mostra un soffitto stupendamente affrescato dal Tiepolo.Ma il fiore all'occhiello di questa Villa è la sua struttura esterna classicheggiante e grandiosa, degna di una reggia.
Cortili, affreschi, statue e sul retro un'enorme vasca centrale che porta a un “Carosello" altrettanto grandioso.
Ho provato a socchiudere gli occhi e mi pareva di sentire il fruscio delle sete e il cicaleccio fra dame e nobiluomini sfaccendati.
Peccato che, l'ultimo erede dei Pisani morì di stenti e senza eredi.
Domenica mattina, svegliandoci sotto un cielo plumbeo, abbiamo immediatamente intuito che ci saremmo bagnati per tutto il giorno.
Ciò però non ci ha impedito di visitare la magnifica Villa Contarini, vicinissima al Brenta e iniziata nel ‘500, per terminare nel ‘600 con il colonnato esterno.
I più coraggiosi ne hanno visitato anche il parco-giardino.I Contarini furono rappresentati in Venezia da ben otto Dogi, ovvio quindi che lo sfarzo fosse analogo al potere esercitato.
Le stanze in Villa fungevano spesso da esposizione di novità, alcune anche provenienti dal Nuovo Mondo, che venivano vendute.
Affreschi classici a tema mitologico (non sempre di valore) decorano le pareti e un effetto speciale, nel salotto “buono" di stile veneziano, è dato dalle finte cortine in vetro smerigliato.
Nel salone del ‘600, un buco nel soffitto, con piccola balaustra, ospitava, durante le feste, fino a 40 orfanelle che, senza essere viste, si esibivano in canti e produzioni musicali allietando in modo mirabile, grazie anche ad un'acustica perfetta, gli illustri ospiti.
Altra curiosità: la galleria sottostante è interamente tappezzata e pavimentata con conchiglie e ciottoli di fiume, praticamente a costo zero.
Erano mercanti anche nell'anima!
Infine visita guidata alla Padova medievale-rinascimentale e, capolavoro fra i capolavori, 15’ a disposizione per ammirare (e commuoversi perfino) la Cappella degli Scrovegni, interamente affrescata da Giotto.
Con un movimento a spirale, egli descrive in modo umanissimo e con tentativo anche prospettico, gli episodi salienti della vita di Maria e di Gesù, per concludere con un grandioso Giudizio Universale, che occupa tutta la parete della controfacciata.I ricchissimi colori usati (es. il blu di lapislazzuli, grazie alla generosa parcella del committente usuraio che molto voleva farsi perdonare) e le espressioni dei volti che comunicano le intense emozioni dei personaggi, ne fanno un esempio unico della pittura italiana del ‘300.
A seguire abbiamo brevemente visitato la grande Basilica dedicata a S. Antonio: sorta nel ‘300 ha subito ampliamenti nel corso dei secoli successivi.
Di particolare rilievo è l'Arca che contiene le spoglie del Santo e tutta la Cappella che la ospita, con opere marmoree di cui in particolare è eccellente “la resurrezione della fanciulla” del Sansovino.
In pulmann, al rientro, ciascuno di noi ripensava alla fortuna d' aver ammirato tanta grande bellezza.
Elisa