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MACCHÈ ANZIANI D'EGITTO!!! CMTE SEGRATE

Articoli del giornalino marzo/aprile 2016

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SARA’ PASQUA !
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   Per iniziare questa piccolissima riflessione potremmo prendere suggerimento da un gesto “normale” che tutti noi faremo prossimamente: il gesto di spostare le lancette del nostro orologio un’ora avanti per strappare al buio, alle tenebre della notte, un’ora in più di luce. Il mistero della Pasqua che oggi celebriamo è racchiuso in questo gesto! La nostra fede ci invita a “spostare la nostra vita in avanti”, a strappare la nostra esistenza dalle tenebre per porla nella luce e nelle mani di Dio, così come ha fatto Cristo. La Pasqua che oggi celebriamo vuole farci toccare con mano questa verità: la certezza di quanto ognuno di noi sia prezioso agli occhi di Dio.
Ce lo ricordava l’evangelista Giovanni giovedì santo quando, per introdurci “dentro” nel racconto della lavanda dei piedi, ha proclamato che “Gesù sapendo che era giunta la sua ora… dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine!” (Gv  13,1).
Chiunque tu sia, in qualunque situazione ti trovi, ancora una volta la Pasqua di Cristo viene a dirti (viene a dirci) Dio ti ama e ti ama di un amore così concreto, così tangibile,che non ha esitato a mandare suo Figlio, il suo unico Figlio per amor tuo (cfr. parabola dei vignaioli omicidi – Mc 12, 1-12  e paralleli). Era l’esperienza di questo amore così “incontenibile” che spesso faceva piangere il poverello d’Assisi davanti al crocefisso: era lì – come diceva lui – che toccava la carità, l’amore di Dio e, con la tristezza nel cuore, si accorgeva che troppe volte questo amore non è riamato.
Ma quello che lo riconsegnava“forte” era la certezza che nonostante il fatto che l’amore non sia amato, non per questo smette di amare! Ecco allora che questa forza, la forza dell’amore, diventa fonte di vita nuova, fonte di Risurrezione, e l’annuncio che è stato proclamato nella Madre di tutte le veglie giunge anche a noi: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea…” (Luca 24,5-6).     
                                                                                                                                                  
Pino 

Una parabola

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Il pomeriggio di giovedì 29 ottobre, gli amici del coordinamento dei Movimenti Terza Età  di Segrate si sono trovati nell'oratorio di S.Stefano per la conferenza su: "IL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA", a cura di Don Stefano. Da una grande tela che riproduce il quadro  " Il Ritorno del figliol prodigo" di Rembrandt e che viene anche ricordata come "Parabola del Padre misericordioso" nonché  dalla lettura della parabola dell'Evangelista Luca,  Don Stefano ha preso spunto per parlarci della misericordia di Dio. Alla fine molti di noi hanno ricordato le sette opere di misericordia corporale: dar da mangiare agli affamati - dar da bere agli assetati - vestire gli ignudi - alloggiare i pellegrini - visitare gli infermi - visitare i carcerati - seppellire i morti,  sorprendendoci per la loro attualità. Dopo un piccolo rinfresco ci siamo recati in Chiesa per la S.Messa in ricordo dei nostri defunti e abbiamo ricordato:  Chiappa Silvano - Mezzadri Egidio - Corradini Maria - Pezzutto Giuseppina ved. Cucchi  - Mulazzani  Angela ved. Bonizzoni  - Cernigliaro Maria - Mirabelli Piera - Tiraboschi Iris.
​Paolo

​W LA GUERRA?

Con una felice espressione sintetica, Papa Francesco ha ammonito i credenti circa i pericoli di una “terza guerra mondiale a pezzettini”.
Ed in effetti, se ci guardiamo attorno con un minimo di memoria storica, ricordiamo attentati e stragi di innocenti, bombardamenti e conflitti armati di varia intensità un po’ dovunque: dall’ Ucraina alla Siria, dalla Libia alla Palestina.
L’origine di questa disastrosa instabilità è duplice: da un lato i conflitti interni al mondo musulmano  con l’espansione dell’ISIS e gli eccessi dell’estremismo islamico; dall’altro gli ambigui rapporti fra Stati Uniti e Russia che si confrontano senza combattersi, ma senza offrire soluzioni comuni alle situazioni di crisi e di conflitto.
Il cuore di questa “ guerra a pezzettini” è la martoriata terra di Siria, distrutta nelle sue risorse civili e culturali, origine di una formidabile ondata di profughi che premono alle frontiere della Turchia e dell’Europa meridionale.Sui  cieli della Siria si confrontano le incursioni di guerra di due coalizioni: l’una comprende la Russia, l’Iran e il regime di Assad; l’altra affianca, con scarso coordinamento, gli Stati Uniti d’America, l’Egitto, l’Iraq e alcune Paesi europei. Le due coalizioni si incrociano senza combattersifrontalmente, ma senza offrire unfronte comune
al nemico di entrambi: l’ISIS del Califfo al-Bagdadi.A questa guerra di incursioni sanguinose e devastanti che coinvolgono anche Paesi limitrofi alla Siria, quali l’Iraq e la Turchia, dobbiamo aggiungere altri “ pezzettini”; tali: le incerte situazioni della Libia e dell’Ucraina; il persistente e drammatico conflitto in Terra Santa; i contrasti latenti ma laceranti fra Paesi arabi di fede sunnita ( Paesi del Golfo e Arabia Saudita ) e popoli di osservanza sciita ( Iran, Egitto e Siria).
Nel quadro che abbiamo descritto, sia pur sommariamente, c’è un grande assente: l’Europa dei popoli. Incerti e frastornati fra le titubanze di Obama e l’arroganza di Putin, i governi europei si affidano alle deboli mediazioni della Commissione di Bruxelles, ricca di esperti ben pagati e sovente anche preparati. Ma non è sugli esperti e sui burocrati che può reggersi la “ polis” dei cittadini europei. Anche a Bruxelles, come nel nostro Paese, serve la politica e servono i partiti europei che i cittadini hanno delegato a prendere le decisioni opportune per affrontare uno o  più “pezzettini” di questa crisi ed evitare una guerra globale.
Bruno


​SEMPRE ATTUALE!

​Caos perenne

Il servizio Facebook è già entrato nella nostra vita; è gioia e dolore di tutti noi che abbiamo “qualche anno” sulle spalle. A volte brilla per la propria validità: anche noi possiamo e vogliamo attualizzare le notizie immediate che continuamente colpiscono le nostre orecchie. Viene perciò indicato alla conoscenza dei nostri lettori un piccolo articolo, a cura di Massimo Gramellini, che riporta la dichiarazione pubblica di un marito che ha perso la giovane moglie negli attentati di Parigi di qualche mese addietro:
«Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. Voi siete anime morte. Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza. Ma la vostra è una battaglia persa.  L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni d’attesa. Era bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai perdutamente di lei più di 12 anni fa. Ovviamente sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria,
ma sarà di corta durata. So che lei accompagnerà i nostri giorni e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere nel quale voi non entrerete mai. Siamo rimasti in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha appena 17 mesi e farà merenda come ogni giorno e poi giocheremo insieme, come ogni giorno, e per tutta la sua vita questo petit garçon vi farà l’affronto di essere libero e felice. Perché no, voi non avrete mai nemmeno il suo odio».
Non si può e non si devono commentare questi fatti, di una violenza inaudita, di cui tutti siamo a conoscenza. Il furto è la vita normale, l’assassinio è cosa di tutti i giorni. Però il cuore e la mente fanno “un altro” lavoro, hanno un impegno diverso: amano e vorrebbero perdonare.Ma contemplare il dolore con gli occhi dell’amore, per un gestro cosi folle, lo potremo continuamente fare anche noi, in tutta libertà. Parole ed esperienze terribili, che cambiano da un momento all’altro la vita, che lasciano un segno indelebile, e che per il nostro futurovorranno farci riflettere.
Paolo

Ovvero “parole forti”. Ogni anno, durante la commemorazione del 25 Aprile al Parlamento, vari
oratori onorano i partigiani che hanno combattuto perché credevano nella democrazia. Grazie al loro sacrificio il nostro può definirsi un Paese libero. Nessuno deve conte stare il fatto che l’Italia repubblicana sia nata dalla rivoluzione civile di un a nazione percorsa da fremiti di libertà contro il fascismo che l’aveva portato
alla rovina. Tuttavia è innegabile che buona parte della resistenza
combatteva s otto l’ideologia del Partito Comunista Italiano, di
stretta osservanza marxista, leninista, il cui era leader Palmiro Togliatti altri non era che “longa manus” di Stalin. Il suo disegno politico non prevedeva di portare la democrazia in Italia, ma sostituire il regime fascista di Mussolini con una dittatura del proletariato di stampo staliniano. Nel febbraio del 1945 dopo il congresso di Yalta il PCI scoprì che Stalin, Churchill e Roosvelt si erano spartiti il mondo e che l’Italia cadeva sotto la giurisdizione americana e, per dirla in parole povere, i comunisti italiani erano stati “fregati” da Stalin. Non ricordo che nessun oratore abbia mai ricordato il genocidio che la Resistenza pose in essere dopo il 25 Aprile massacrando i fascisti, i loro fiancheggiatori, i loro simpatizzanti e anche i presunti tali, i  quali in una repubblica democratica a regime parlamentare sarebbero stati oppositori politici. Il massacro durò sino alla fine del 1946, come testimoniano molte Procure della Repubblica, nonché alcuni scrittori e storici contemporanei. A settant’anni di distanza dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, una immane tragedia che ha portato tanti lutti e rovine, assistiamo al girotondo politico un paese perennemente diviso in fazioni (partiti e correnti). E’ penoso assistere ogni anno alla solita fiaba agiografica auto referenziale che non aiuta certo a rappacificare gli animi ma continua dividere gli italiani … praticamente su tutto.
Piero

 


Misericordia e integrazione

Desideriamo costruire una società di uguaglianza di diritti e doveri dei cittadini. Nella formazione dei cittadini occorre ribadire che la violenza a nome della religione è intollerabile, far comprendere a tutti di essere uguali. E bene ricordare che La Dichiarazione universale dei diritti umani del 10 dicembre 1948 pubblicati dall’ONU non è stata riconosciuta dagli stati islamici che applicano invece la sharia, legge che trae la sua fonte dal Corano e applica i suoi principi. Ne consegue che una convivenza pacifica richiede l’adesione ai valori comuni e universali, e il rispetto dei principi adottati dalle Nazioni Unite nei programmi scolastici.
L’integrazione culturale non può essere considerata un problema secondario rispetto a quello dell’assistenza materiale. I due aspetti devono essere compresenti, altrimenti il rischio è che i rifugiati interpretino falsamente i centri di accoglienza come luoghi che, in cambio dell’assistenza fornita, mirano in realtà al proselitismo. La questione del dialogo fra civiltà e mentalità differenti non può comunque essere demandata esclusivamente ai volontari. Di fronte a questa urgenza anche le istituzioni debbono fare la loro parte. A livello politico l’attenzione è rivolta ai problemi originati dall’incremento del flusso migratorio, mentre poco o niente si fa per l’integrazione culturale non soltanto dell’immigrato rifugiato nella nostra società ma soprattutto ai musulmani residenti da una o più generazioni. Un’errata concezione della laicità dello stato e del “politicamente corretto” induce a non
sfiorare in ambito pubblico argomenti che abbiano a che fare con la religione. Al contrario l’aspetto religioso rappresenta per ogni arabo una dimensione naturale della vita, è parte integrante della propria identità, sia che egli professi la fede cristiana sia che appartenga alla comunità musulmana. Negare a chi giunge nel nostro paese da contesti culturali così lontani notizie minime su ciò riguarda la cultura occidentale equivale a promuovere un inserimento monco nella nostra società. Il giubileo sulla Misericordia di Dio è una condivisa venerazione, un passaggio prioritario per un mutua conoscenza e rispetto, l’occasione di un reciproco arricchimento
L’importanza di un’azione che faccia conoscere ai musulmani le basi, sulle quali sono fondate le società europee, sarebbe poi accentuata dalla possibilità di divenire essa stessa la scintilla capace di innescare quel processo di apertura dei compartimenti stagni che oggi esistono tra Europa e mondo arabo, tra cristiani e musulmani. E nostra priorità promuovere nelle società: • insegnamenti dei valori di libertà civile e religiosa senza discriminazione tra le persone e i popoli;• i versetti coranici che inneggiano alla convivenza ed escludono l’odio verso l’altro, alla pace fra i popoli. • l’eliminazione di tutti i testi d’odio dagli insegnamenti ma specialmente dai testi scolastici.
Queste azioni rappresentano una forte spinta perché vengano prese misure concrete capaci di smussare il fenomeno del fanatismo religioso che è alimentato oggi da alcune sedi istituzionali. Una maggiore vigilanza in questo senso appare più che mai opportuna.
Giuseppe

Un po’ troppo in ritardo…

​Sono un po’ “troppo” in ritardo nel raccontarvi la nostra festa di Natale 2015, ma voglio farlo perché è stata proprio una bella festa: eravamo in tanti quel pomeriggio nel salone della Comunità al Villaggio e avevamo invitato "le ragazze del cerchio in danza"; è una consuetudine da parecchi anni ma sono talmente brave che le aspettiamo sempre con tanta simpatia e affetto.Il gruppo storico è bravissimo: Gloria e tutte le altre danzano con una grazia e una passione che coinvolge chi le guarda: il movimento delle loro mani, delle loro braccia e di tutto il loro corpo esprime un sentimento di amore e di gioia profonda."L'Angelo della danza" le accompagna in un giro virtuale intorno al mondo con le musiche popolari di ogni paese. Le musiche poi sono brillanti,effervescenti, dolci o malinconiche e sono immagine delle loro origine. Io appartengo al gruppo Aurora, balliamo da cinque anni e cerchiamo di imitarle un po', ci mettiamo tanto impegno e dando loro le mani per il ballo in cerchio sentiamo un'energia e una gioia di vivere che ci fa felici.Il pomeriggio allegro e spensierato è passato veloce e con una chiacchiera e un brindisi con il favoloso vinbrulè della Mirta ha chiuso la prima parte dell'anno del nostro movimento.
Aspettiamo il Natale 2016 con la sua luce e la promessa d'amore, emozioniamoci per la nascita del Santo Bambino, aspettando il domani con fiducia e serenità.Auguri!
Lydia

Farmaci si o no?

Chiarimento

Non c'è rivista (e anche qualche quotidiano) che non abbia spazi per trattare problemi di salute o di studi inerenti a malattie o a farmaci.
L'argomento è sempre di grande attualità perché interessa tutti, poiché con il passare degli anni tutti i nostri organi si usurano ed anche il cervello non fa eccezione. L'invecchiamento cerebrale ci preoccupa molto . Non bisogna però confondere l'invecchiamento cognitivo che è fisiologico perché determinato dall'età, con l'invecchiamento che può essere accelerato  rispetto all'età anagrafica. A Verbania, sulla sponda piemontese del lago Maggiore vive la donna più vecchia d'Italia e d'Europa: si chiama Emma Morano e ha 115 anni. Le sue sorelle sono morte a 100 e 102 anni. C'è poi tutta una serie di consigli per invecchiare bene, tra i quali, mantenere il cervello sempre attivo e fare esercizio fisico. Quest'ultimo è molto importante perché aiuta a irrorare il cervello e si oppone a micro occlusioni che causano la mancanza di ossigeno ai neuroni.Però dobbiamo fare attenzione che si sta sviluppando un mercato di farmaci e di supplementi nutrizionali che non hanno alcuna base scientifica e che illudono gli anziani. Semplicemente: cerchiamo di fare attività fisica, impegnandoci in attività manuali che ci sono congeniali e aggiungiamo un po' di fede. La religione aiuta a dare un senso a tutto ciò che accade ed è utile per fronteggiare eventi traumatici e stressanti, sia che si viva da soli o in famiglia e che Dio ce la mandi buona!
Fernanda
Mi spiace di avere urtato tempo fa la suscettibilità di alcune amiche per aver “pubblicato” il mio elogio alla polvere. Nella vita bisogna anche saper ridere, e se non si è capaci di questo, bisogna almeno sorridere. Comunque è un loro problema. Non si sono accorte che quelle poche righe sono “umoristiche, e chi le ha scritte non aveva nessun intento di offendere. Comunque si riferivano solo a coloro che  sono veramente maniache e, come è noto, le manie ossessive, di qualunque genere siano, non sono mai state considerate in nessun tempo, in nessun luogo e da nessuno, virtù particolarmente apprezzabili. Però c’è un antico detto che dice che è meglio avere la polvere sui mobili che nel cervello. Adesso, care amiche, spero che qualche sorriso in più lo facciate!
Marisa




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