Articoli del giornalino settembre/ottobre 2016
Colui che ci sorride
È difficile vivere nel presente. Il passato e il futuro continuano a tormentarci. Il passato con la colpa, il futuro con le ansie. Tante cose sono accadute nella nostra vita per le quali ci sentiamo a disagio, pieni di rimpianti, di rabbia, di confusione o, per lo meno, ambivalenti. E tutti questi sentimenti sono spesso colorati di colpa. La colpa che dice: "Dovevi fare qualcosa di diverso da quello che hai fatto; dovevi dire qualcosa di diverso da quello che hai detto". Questi "dovevi" continuano a farci sentire in colpa rispetto al passato e ci impediscono di essere pienamente presenti nel momento attuale.
Peggiori della colpa sono però le nostre ansie. Le nostre ansie riempiono la nostra vita di "se": "se perdo il lavoro, se mio padre muore, se non ci sarà abbastanza denaro, se l'economia va male, se scoppia una guerra?". Tutti questi "se" possono talmente riempire la nostra mente che diventiamo ciechi ai fiori nel giardino e ai bambini nelle strade, o sordi alla voce grata di un amico.
I veri nemici della nostra vita sono questi "dovevi" e questi "se". Ci spingono indietro nell'inalterabile passato e in avanti verso un imprevedibile futuro. Ma la vera vita ha luogo qui ed ora. Dio è un Dio del presente. Dio è sempre nel momento presente, che quel momento sia facile o difficile, gioioso o doloroso. Quando Gesù parlava di Dio ne parlava sempre come di un Dio che è quando e dove noi siamo. "Chi ha visto me ha visto il Padre. Chi ascolta me ascolta il Padre."
Dio non è qualcuno che era o che sarà, ma Colui che è, e che è per me in questo momento. Perciò Gesù è venuto a spazzar via il peso del passato e le ansie del futuro. Egli vuole che noi scopriamo Dio proprio là dove siamo, qui e ora.
Mentre l'ottimismo ci fa vivere come se presto un giorno le cose dovessero andare meglio per noi, la speranza ci libera dalla necessità di prevedere il futuro e ci consente di vivere nel presente, con la profonda fiducia che Dio non ci lascerà mai soli, ma adempirà i desideri più profondi del nostro cuore.In questa prospettiva, la gioia è il frutto della speranza. Quando ho la profonda fiducia che Dio è veramente con me e mi tiene al sicuro in un abbraccio divino, guidando ognuno dei miei passi, posso liberarmi dall'ansioso bisogno di sapere come sarà domani, o quel che accadrà il prossimo mese, o l'anno prossimo.
Posso essere pienamente dove sono e prestare attenzione ai tanti segni dell'amore di Dio in me e intorno a me.Quando confidiamo profondamente che l'oggi è il giorno del Signore e che il domani è saldamente nascosto nell'amore di Dio, i nostri volti possono distendersi e possiamo sorridere a Colui che ci sorride.
Henri J. M. Nouwen
È difficile vivere nel presente. Il passato e il futuro continuano a tormentarci. Il passato con la colpa, il futuro con le ansie. Tante cose sono accadute nella nostra vita per le quali ci sentiamo a disagio, pieni di rimpianti, di rabbia, di confusione o, per lo meno, ambivalenti. E tutti questi sentimenti sono spesso colorati di colpa. La colpa che dice: "Dovevi fare qualcosa di diverso da quello che hai fatto; dovevi dire qualcosa di diverso da quello che hai detto". Questi "dovevi" continuano a farci sentire in colpa rispetto al passato e ci impediscono di essere pienamente presenti nel momento attuale.
Peggiori della colpa sono però le nostre ansie. Le nostre ansie riempiono la nostra vita di "se": "se perdo il lavoro, se mio padre muore, se non ci sarà abbastanza denaro, se l'economia va male, se scoppia una guerra?". Tutti questi "se" possono talmente riempire la nostra mente che diventiamo ciechi ai fiori nel giardino e ai bambini nelle strade, o sordi alla voce grata di un amico.
I veri nemici della nostra vita sono questi "dovevi" e questi "se". Ci spingono indietro nell'inalterabile passato e in avanti verso un imprevedibile futuro. Ma la vera vita ha luogo qui ed ora. Dio è un Dio del presente. Dio è sempre nel momento presente, che quel momento sia facile o difficile, gioioso o doloroso. Quando Gesù parlava di Dio ne parlava sempre come di un Dio che è quando e dove noi siamo. "Chi ha visto me ha visto il Padre. Chi ascolta me ascolta il Padre."
Dio non è qualcuno che era o che sarà, ma Colui che è, e che è per me in questo momento. Perciò Gesù è venuto a spazzar via il peso del passato e le ansie del futuro. Egli vuole che noi scopriamo Dio proprio là dove siamo, qui e ora.
Mentre l'ottimismo ci fa vivere come se presto un giorno le cose dovessero andare meglio per noi, la speranza ci libera dalla necessità di prevedere il futuro e ci consente di vivere nel presente, con la profonda fiducia che Dio non ci lascerà mai soli, ma adempirà i desideri più profondi del nostro cuore.In questa prospettiva, la gioia è il frutto della speranza. Quando ho la profonda fiducia che Dio è veramente con me e mi tiene al sicuro in un abbraccio divino, guidando ognuno dei miei passi, posso liberarmi dall'ansioso bisogno di sapere come sarà domani, o quel che accadrà il prossimo mese, o l'anno prossimo.
Posso essere pienamente dove sono e prestare attenzione ai tanti segni dell'amore di Dio in me e intorno a me.Quando confidiamo profondamente che l'oggi è il giorno del Signore e che il domani è saldamente nascosto nell'amore di Dio, i nostri volti possono distendersi e possiamo sorridere a Colui che ci sorride.
Henri J. M. Nouwen
Il codice di Hammurabi
Nel mese di ottobre ci sarà il referendum per abolire il bicameralismo. I giornali, i dibattiti televisivi, economisti e politici ci hanno spiegato i motivi per votare sì o no. Questo riordino legislativo mi ha risvegliato ricordi scolastici ed in particolare mi ha sollecitato, per associazione di idee, a vedere cosa diceva il codice di Hammurabi , re di Babilonia per 43 anni dal 1728 al 1686 a.C. Quando pose mano alla realizzazione del nuovo ordinamento giuridico del suo Stato, si avvalse anche di una commissione di giureconsulti e per la programmazione del Codice impiegò molti anni per poter analizzare a fondo la realtà umana, sociale e economica del suo Paese. Il codice prevedeva una netta separazione fra il diritto religioso e il diritto civile. I sudditi venivano ripartiti in tre gruppi: cittadini, semi liberi e schiavi, ma difronte alla legge, essi avevano tutti gli stesi diritti e gli stessi doveri e pure nei confronti della razza. Hammurabi voleva far trionfare la giustizia . Molte le disposizioni a carattere sociale: alcune provvedevano alle necessità delle vedove e degli orfani, i debiti in denaro potevano essere pagati in natura. Altre disposizioni erano volte a combattere la corruzione, la calunnia e l'usura che erano punite. Un accenno particolare era posto nel codice alla protezione della donna, sostenendola se era maltrattata. Cosa si può dire di fronte a un codiceche ha più di 4.000 anni!? Penso ogni bene. Hammurabi serve da esempio a tutti i governanti attuali perché il buonsenso, l'umanità, diritti e doveri sono gli autentici valori del vivere sociale validi in ogni tempo e sotto ogni latitudine. Fernanda |
Un classico
«Un Sorcio ricco de la capitale invitò a pranzo un Sorcio de campagna.- Vedrai che bel locale, vedrai come se magna... - je disse er Sorcio ricco - Sentirai! Antro che le caciotte de montagna! Pasticci dorci, gnocchi,timballi fatti apposta, un pranzo co' li fiocchi! Una cuccagna! - L'istessa sera, er Sorcio de campagna, nertraversà le sale intravidde 'na trappola seminascosta; - Collega, - disse - cominciamo male:nun ce sarà pericolo che poi...?- Macché, nun c'è paura: - j'arispose l'amico - qui da noi ce l'hanno messe pe' cojonatura. In campagna, capisco, nun se scappa,ché se piji un pochetto de farinaciai la tajola pronta che t'acchiappa;ma qui, se rubbi, nun avrai rimproveri. Le trappole so' fatte pe' li sciocchi:ce vanno drento li sorcetti poveri,mica ce vanno li sorcetti ricchi!» Trilussa |
ESSERE NONNIA volte i nonni si comportano come genitori. Lo sappiamo tutti. Questo e altri sono errori comuni da evitare. C'è chi dice che la vita inizi a 60 anni. Di certo al giorno d'oggi invecchiare non significa procedere inesorabilmente verso il declino fisico e psicologico, anzi, durante la terza età è possibile vivere ancora nuove esperienze, primo fra tutte il nuovo ruolo di nonni. Purtroppo, però, si può cadere in un banale errore: comportarsi con i propri nipoti come se fossero i propri figli e, di conseguenza, creare tensioni con i figli che finiscono per vedersi esautorati nel loro ruolo di genitori o, viceversa, per approfittarsi della disponibilità dei nonni per scaricare un po' del peso delle responsabilità che derivano dall'essere genitore.Per questo è importante stabilire sin dall'arrivo del primo nipote delle regole precise. Da un lato i genitori dei bambini non devono fare totale affidamento sui nonni, che dovrebbero mettere in chiaro quanto tempo sono disposti a dedicare ai nipoti senza rinunciare alla propria autonomia e ai propri impegni. Dall'altro i nonni non devono essere troppo invadenti: sono i genitori dei bambini a stabilire le regole della loro educazione e l'esperienza non deve far credere di aver automaticamente diritto di
stabilire cosa è giusto o cosa è sbagliato nelle scelte educative dei figli. Per lo stesso motivo non bisogna cadere nel frequente errore di cedere a qualsiasi capriccio dei nipoti, di inondarli di regali e di esaudire ogni loro richiesta. Non è infatti in questo modo che si costruisce un bel rapporto, ma condividendo momenti che diventeranno ricordi indelebili. A trarre vantaggi da scelte di questo tipo saranno anche i nonni, che potranno godersi i nipoti in serenità senza sentire il peso delle responsabilità che invece competono ai genitori. (Da alcune considerazioni di Lucia) |
Non giudichiamo
Un uomo stava passando dei fiori sulla tomba della moglie, quando vide un uomo cinese mettere un piatto di riso sulla tomba accanto. L'uomo si rivolse al cinese e con sarcasmo gli chiese: "Mi scusi, lei pensa davvero che il defunto venga a mangiare il riso?” "Si” – rispose il cinese – quando il suo verrà ad odorare i fiori"... Morale, rispettate le opinioni altrui è una delle grandi virtù che un essere umano possa possedere. Le persone sono diverse e, pertanto, agiscono e pensano in modo diverso. Non giudichiamo: semplicemente comprendiamo. Volevamo ringraziare Ciao Paolo, Io e mamma volevamo ringraziare te e tutto il MTE per aver partecipato ai funerali del mio amatissimo papà Giorgio e per le bellissime parole dette in chiesa. La vostra presenza così numerosa e affettuosa ha reso il funerale ancor più splendido e mi ha dimostrato ancora una volta, come ho detto in chiesa, di quanto papà fosse amato per la sua ordinaria straordinarietà. Una chiesa così piena mi ha reso molto felice. Ha reso meno difficile salutare papà. Ha reso, un momento triste, un po' meno triste. Nel ringraziarvi ancora, vi chiedo di pregare per papà e di ricordare anche me e mamma Floricanelle vostre preghiere. Per entrambe questo è un momento difficile. Rimanete vicino a lei (e un poco anche a me!). Un abbraccio Loredana |
Ma quanto chiaccherano!
Un gruppo di “zie”, fortemente attaccate alle loro abitudini: non se la sentirebbero mai di cambiare il loro modo di vivere. specialmente se sono in là con gli …anta. Si trovano insieme e chiacchierano, di ogni argomento, fino allo sfinimento personale (e comunitario…!). ma l’uso della parola, in un contesto del genere, riesce anche a portare buoni frutti (qualche volta). Nelle pieghe dei lunghissimi discorsi si riesce a trovare qualcosa di utile: una notizia che si cercava da tempo, un pettegolezzo “costruttivo”, informazioni utili, e via dicendo. Spesso però questi raduni di “zie” non inseguono gli obiettivi prefissati, anche inconsciamente: ecco che allora ci si trova per parlare male di questo e di quello, si “tagliano i panni” addosso alla gente, senza naturalmente farglielo sapere; si costruiscono ad arte comunicati e novità che hanno poco di vero. A volte però ci si raduna per trovare persone che non si vedono da tempo, ci si trova perché non sia ha nulla da fare, si vedono gli amici e le amiche una volta ogni tanto, ci si raduna per bere il thè insieme o giocare a carte, quando è possibile o quando è necessario. Dopo questi incontri si torna a casa più leggeri, perché si ha la sensazione di un rapporto più vero di amicizia e fraternità, latente o manifesta. E sembra di essersi visti o sentiti il giorno prima, anche se magari sono passati molti anni dall’ultimo incontro, dall’ultima chiacchera. La comunicazione “verbale” di questi momenti è sempre utile, specialmente se costruisce le persone e le accompagna a fare delle esperienze sempre nuove; a volte è necessaria, perché rende possibile ancora un rapporto che sembra non esserci più. Usiamo nei dovuti modi questa possibilità, questa ricchezza che abbiamo, maschi e femmine perché, se usata bene, renderà possibile incontri e rapporti che si credevano perduti. Chissà che fine ha fatto? Chissà dove è andata a finire? Sono domande “inutili”, perche sappiamo sempre cosa fanno e dove sono le altre (e gli altri, mi raccomando!). Silvana Curiosità La famosa 7° Sinfonia di Beethoven ebbe subito un entusiastico successo di pubblico, tanto che per molti decenni l’ultimo tempo venne regolarmente “bissato”. Ciò nonostante, certi critici la stroncarono metodicamente e uno di essi scrisse addirittura con acredine: «Beethoven l’ha forse composta in preda ai fumi dell’alcool». |
PICCOLO GIARDINO
Chi possiede un piccolo giardino padronale (nel Villaggio ce ne sono molti), scopre un meraviglioso microcosmo faunistico, guardando dalle finestre di casa. La colonia più numerosa è quella degli uccelli che, soprattutto d’inverno, per scarsità di cibo, diventato molto domestici.Mi fanno molta tenerezza, e poiché mi sono impegnata a sopperire a questa loro necessità nutrizionale, ho potuto osservarli da vicino e ho scoperto i loro caratteri e le loro attitudini, mentre accedono alla mia “mensa”. Tortore e piccioni, che sono i più mattinieri, , si annunciano con voli vicino alle finestre, arrivano sempre in coppia, sono rispettosi fra di loro e non sono competitivi. I passeri, i merli e i tordi sono guardinghi, ma dignitosamente pacifici e accettano altri commensali tra di loro. I pettirossi sono soli e non desiderano la presenza di estranei, arrivano dopo gli altri e si accontentano di ciò che è rimasto; evidentemente amano il poco in pace al molto in battaglie pericolose. Quando arrivano le cornacchie, precedute dal loro petulante gracchiare, consapevoli per la loro stazza corporea di essere più forti dei loro consimili, fanno terra bruciata intorno a loro e minacciano a beccate qualche impunito che osa avvicinarsi. Il mondo degli uccelli ha molte analogie con il mondo degli uomini; ci sono i combattivi e i reazionari che non ammettono intrusioni e sopraffazioni; ci sono i benevoli e i pacifici che accettano di vivere in serenità con il prossimo, pronti a condividere il proprio e il tanto .Per non parlare dei prepotenti ai quali tutto si deve e pronti a ingaggiare lotte spietate per il loro predominio. Da qualche anno c’è anche una piccola colonia di parrocchetti che ha trovato qui da noi un habitat ideale, adatto alla loro sopravvivenza,. Piuttosto c’è da preoccuparsi che questi graziosi pappagallini non vadano incontro e insidie o gabbie dorate.Questo piccolo mondo fa parte della creazione divina! Fernanda Ricomincia sempre! Ricomincia sempre, non ti arrendere mai, neanche quando gli anni sembrano un peso, neanche quando la fatica si fa sentire, neanche quando il tuo piede inciampa, neanche quando i tuoi occhi bruciano, neanche quando i tuoi sforzi sono ignorati, neanche quando la delusione ti avvilisce, neanche quando l’errore ti scoraggia, neanche quando il tradimento ti ferisce, neanche quando il successo ti abbandona, neanche quando l’ingratitudine ti sgomenta, neanche quando l’incomprensione ti circonda, neanche quando la noia ti atterra, neanche quando tutto ha l’aria del niente, neanche quando il peso del peccato ti schiaccia. Stringi i pugni, sorridi e ricomincia. |
Sogno e realtà
l Coord. M.T.E. apre le porte alla nuova stagione 2016-2017: ci stiamo tutti preparando all’organizzazione dei nuovi programmi, alla scoperta di luoghi particolari che possono interessare i nostri soci che, con il passare degli anni, diventano sempre più esigenti e interessati. Certo che se andiamo a curiosare nei giornalini dell’ultimo anno, ci accorgiamo che tra gite, musei, mostre, teatro, eventi colturali e…pranzi e merende non ci è mancato proprio nulla! Abbiamo potuto partecipare, tra l’altro, a conferenze di grande interesse: religioso, tenute da Don Stefano sull’anno della Misericordia, di attualità sull’origine e sull’esplosione storica dell’islam, tenuta dal dott. Colle. Sempre grande è stata la partecipazione e il coinvolgimento. Non possiamo dimenticare lo spettacolo teatrale “Notre Dame de Paris”, le gite sui laghi di Como, di Lugano e di Locarno, la Val Vigezzo, la villa Fogazzaro-Roi. La dolcezza dei laghi, la natura, la profusione di fiori con lo sfondo dei monti innevati sono stati una delizia. In particolare voglio ricordare la straordinaria pittura di Giotto in mostra a Palazzo Reale, la conferenza di Isabella sulla Cappella degli Scrovegni di Padova, la visita a Monza della Cappella di Teodolinda, vero gioiello,appena restaurata: l’arte allo stato puro. L’ultimo evento, in occasione del Giubileo della Misericordia, ci siamo recati nel nostro amato Duomo per eseguire il percorso del passaggio della Porta Santa e poi la s.Messa. ci haaccompagnato e guidato Mons.RenzoMarzorati, che ci ha preso per mano come un vero padre spirituale: lo ringraziamo di cuore. Non dimenticheremo mai l’emozione di questa giornata: eravamo in tanti, tutti partecipi, tutti commossi; una preghiera recitata con il cuore fa bene all’anima e allo spirito…e si è pure vista qualche lacrima! Ed ora siamo pronti a ricominciare, sempre con entusiasmo, voglia di vivere e partecipazione. A Dio piacendo.
Lydia
Ringraziamento
Rev.mo Mons. Enzo Marzorati,
a nome di tutto il gruppo e in particolare mio personale, la ringraziamo per l'accoglienza e per il percorso da Lei guidato in DUOMO in occasione del passaggio della PORTA SANTA della MISERICORDIA.
Non le nascondo l'emozione e la gioia nell'ascolto delle sue parole e a Dio piacendo promettiamoci altri incontri di così intenso valore spirituale.
Riceva dal Movimento Terza Età di Segrate i più affettuosi saluti.
Paolo
Lydia
Ringraziamento
Rev.mo Mons. Enzo Marzorati,
a nome di tutto il gruppo e in particolare mio personale, la ringraziamo per l'accoglienza e per il percorso da Lei guidato in DUOMO in occasione del passaggio della PORTA SANTA della MISERICORDIA.
Non le nascondo l'emozione e la gioia nell'ascolto delle sue parole e a Dio piacendo promettiamoci altri incontri di così intenso valore spirituale.
Riceva dal Movimento Terza Età di Segrate i più affettuosi saluti.
Paolo
PAROLE SAGGE!Parlando con un mio vecchio amico, di quelli che ci hanno incontrato …anta anni fa, senza lasciarci mai più, ci siamo trovati a “filosofeggiare” sulla vita di noi “umani”, sulle considerazioni che facciamo, sulle pretese che abbiamo, sulle decisioni che prendiamo, ecc. Mi ha meravigliato che conoscesse la vita, le opere e il pensiero del Dalai Lama, somma guida spirituale buddista. E citava, a briglia sciolta, pensieri e frasi estrapolate dai suoi discorsi. Resta comunque un buon amico, umile e mite circa il suo sapere. Mi resta però impressa una costatazione, un dato di fatto “pescato” nelle parole del saggio Dalai Lama: “Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'occidente è che perdono la salute per fare soldi...... e poi perdono i soldi per recuperare la salute.Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente, in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro.Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto”. Sono parole che noi dovremmo rispettare e meditare molto, specialmente quando le scelte che facciano sono manifestamente sbagliate. Fare danno a se stessi, pensando di fare la cosa giusta: ecco il nostro fondamentale errore, ecco l’impostazione errata delle nostra vita!
Paolo |
Ona ciocca de latt
La ciocca è quella che nel gergo si chiama la sbronza, ossia una ubriacatura di una certa consistenza, che supera l’euforia nella quale si cade magari alla fine di un pranzo generosamente innaffiato, e riduce il bevitore a mal partito. Ma per prendere una ciocca ci vuole il vino, non la si prende col latte che non dà ebbrezza. Una ciocca de latt è dunque impossibile, è una cosa irrealizzabile, inconsistente. Perciò, i milanesi quando devono indicare una cosa di poco valore, ricorrono a questa pittoresca immagine. Vantes cavagna……ch’elmanegh l’è rott. Accade sovente a tanti di noi di vantare un nostro merito, magari un successo (ad es. pescatori dilettanti che dichiarano “per eccesso” le misure delle loro prede), senza avvederci di un grave difetto che affianca quel merito o di uno svantaggio che annulla il successo. L’arguzia milanese ha sintetizzato con un detto colorito questa situazione immaginando un cesto (cavagna) che si vanta per la propria capienza o comunque per i propri requisiti, senza badare al manico, ch’è rotto e rende il cesto inservibile. Così, se un ambrosiano sente una vanterìa che giudica stonata o ingiustificata, dirà sorridendo: Vantes cavagna, ch’elmanegh l’è rott. |
MTE IN RUSSIA: LA VODKA
La vodka è tra le bevande alcoliche più antiche e più bevute del mondo. Trae le sue origini nell'Est Europa, dove si contendono la paternità del nome la Polonia e la Russia. La parola vodka è, in varie lingue slave, diminutivo dei termini corrispondenti all'italiano acqua, ad esempio in russo вода [voda], o in polacco woda, in analogia con l'italiano acquavite che, similmente, designa una bevanda che ha l'aspetto limpido e trasparente dell'acqua (nelle lingue slave l'aggiunta di ka alla fine di una parola o al posto dell'ultima lettera dà un significato vezzeggiativo/diminutivo a quella parola, come l'italiano -ina/-etta). Essa è apparsa scritta, per la prima volta, in Polonia nel 1405 in un registro di Sandomierz Court.. Probabilmente si è voluto indicare con il nome di acquetta (con ironico eufemismo) un distillato leggero e pulito nel gusto, ma non certo nel grado alcolico, perché, come già accennato, alcune qualità di Vodka superano agevolmente anche il 50% di alcol. È poi interessante sapere che la vodka viene chiamata, nelle località dove si presume sia nata, con parole la cui radice significa "bruciare", per esempio in polacco: gorzałka. Nel 1520, nella sola Danzica in Polonia operavano già una sessantina di distillerie ufficiali, senza contare quelle clandestine. In Russia, nel 1649, lo Zar Alessio promulgò un codice imperiale per la produzione della
vodka; e all'inizio del XVIII secolo i nobili proprietari terrieri avevano l'autorizzazione per detenere un alambicco per piccole produzioni di consumo privato. Qui il termine vodka (con significato moderno) venne scritto in un documento ufficiale risalente al regno dell'imperatrice Caterina II; il decreto, datato 8 giugno 1751, regolava la proprietà di alcune distillerie di vodka. Un'altra possibile origine del termine può essere trovata nelle cronache di Novgorod, dell'anno 1533, dove il termine "vodka" è stato utilizzato nel contesto di tinture alcoliche.La vodka fu diffusa in Europa da Napoleone. Egli ebbe modo di conoscere il distillato durante la campagna di Russia nel 1812, cui fece seguito la disastrosa ritirata. Per scaldare le sue truppe, rimaste senza alcolici e cibo a causa dell'eccessivo allungamento della catena degli approvvigionamenti, razziò ingenti quantità di vodka quale rimedio all'attacco del nemico più temibile: il freddo del Generale Inverno.La vera diffusione della vodka in Europa arrivò dopo la Rivoluzione Russa nel 1917, con la presa del potere da parte dei bolscevichi guidati da Lenin. Parecchi esuli russi, appartenenti alla nobiltà proprietaria dei segreti della distillazione, emigrarono all’estero per salvarsi dalle epurazioni di massa volute dal regime comunista. Oggi in Polonia e Russia sono migliaia le distillerie che producono questa bevanda.
(Da una ricerca di p.Franco)
La vodka è tra le bevande alcoliche più antiche e più bevute del mondo. Trae le sue origini nell'Est Europa, dove si contendono la paternità del nome la Polonia e la Russia. La parola vodka è, in varie lingue slave, diminutivo dei termini corrispondenti all'italiano acqua, ad esempio in russo вода [voda], o in polacco woda, in analogia con l'italiano acquavite che, similmente, designa una bevanda che ha l'aspetto limpido e trasparente dell'acqua (nelle lingue slave l'aggiunta di ka alla fine di una parola o al posto dell'ultima lettera dà un significato vezzeggiativo/diminutivo a quella parola, come l'italiano -ina/-etta). Essa è apparsa scritta, per la prima volta, in Polonia nel 1405 in un registro di Sandomierz Court.. Probabilmente si è voluto indicare con il nome di acquetta (con ironico eufemismo) un distillato leggero e pulito nel gusto, ma non certo nel grado alcolico, perché, come già accennato, alcune qualità di Vodka superano agevolmente anche il 50% di alcol. È poi interessante sapere che la vodka viene chiamata, nelle località dove si presume sia nata, con parole la cui radice significa "bruciare", per esempio in polacco: gorzałka. Nel 1520, nella sola Danzica in Polonia operavano già una sessantina di distillerie ufficiali, senza contare quelle clandestine. In Russia, nel 1649, lo Zar Alessio promulgò un codice imperiale per la produzione della
vodka; e all'inizio del XVIII secolo i nobili proprietari terrieri avevano l'autorizzazione per detenere un alambicco per piccole produzioni di consumo privato. Qui il termine vodka (con significato moderno) venne scritto in un documento ufficiale risalente al regno dell'imperatrice Caterina II; il decreto, datato 8 giugno 1751, regolava la proprietà di alcune distillerie di vodka. Un'altra possibile origine del termine può essere trovata nelle cronache di Novgorod, dell'anno 1533, dove il termine "vodka" è stato utilizzato nel contesto di tinture alcoliche.La vodka fu diffusa in Europa da Napoleone. Egli ebbe modo di conoscere il distillato durante la campagna di Russia nel 1812, cui fece seguito la disastrosa ritirata. Per scaldare le sue truppe, rimaste senza alcolici e cibo a causa dell'eccessivo allungamento della catena degli approvvigionamenti, razziò ingenti quantità di vodka quale rimedio all'attacco del nemico più temibile: il freddo del Generale Inverno.La vera diffusione della vodka in Europa arrivò dopo la Rivoluzione Russa nel 1917, con la presa del potere da parte dei bolscevichi guidati da Lenin. Parecchi esuli russi, appartenenti alla nobiltà proprietaria dei segreti della distillazione, emigrarono all’estero per salvarsi dalle epurazioni di massa volute dal regime comunista. Oggi in Polonia e Russia sono migliaia le distillerie che producono questa bevanda.
(Da una ricerca di p.Franco)
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