Articoli del giornalino gennaio/febbraio 2017
Amicizia Esiste l’amicizia vera? Quella che niente e nessuno può sgretolare?L´amicizia può essere definita in generale come un sentimento positivo e un legame con una certa persona. L´amicizia nasce da una simpatia per qualcuno e si basa sulla fiducia, sull´affetto e sulla stima reciproca. Dato che si è in presenza di un rapporto amichevole tra persone, si parla appunto di “amico” o “amica”. A seconda di quanto il legame è forte, si parla di semplice conoscenza se il legame è più debole, oppure di “migliori amici” se si prova un sentimento molto forte che resiste anche nei momenti più brutti.
L’amicizia è un sentimento affettuoso e dono “fraterno” che unisce le persone in una cosa sola e trasforma l’io in “noi”. Permette di partecipare e condividere tutto con le altre persone: che significa gioire insieme quando si è nella gioia e soffrire insieme quando si è nella sofferenza. Essa è l’espressione più bella e gratificante, ma nel contempo più impegnativa e più rara dell’amore verso il prossimo. Come ammonisce un vecchio proverbio: “Chi ha trovato un amico ha trovato un tesoro”. I tesori sono preziosi, perciò sono da custodire e da valorizzare. I tesori materiali sono statisticamente pochi, mentre le relazioni di amicizia si possono e si debbono moltiplicare, proprio seguendo la via tracciata dal nostro Papa: promuovere una cultura di dialogo, di rispetto, di amicizia. È tipica dell’amicizia la disponibilità al dono generoso, disinteressato, continuativo. Frequentemente l’amicizia è “asimmetrica”: chi dona è “superiore” in uno o più aspetti, mentre chi riceve è “inferiore”, da una o più angolature. Offrire amicizia è segno di generosità e di saggezza; viceversa, contraccambiarla è indice di saggezza e di generosità. Come si vede, si tratta di un circolo virtuoso di cui fare tesoro, anche per prevenire e combattere (fi dove si può) il dramma dell’isolamento e della solitudine. Lo sperimentiamo anche noi anziani, che vorremmo sinceramente dare tanta amicizia, mentre di fatto ne abbiamo sempre più bisogno. MTE è sorto e si è sviluppato anche per incrementare il dono dell’amicizia, in una fase della vita in cui la progressiva diminuzione delle forze induce a cercare il sostegno di quella mirabile risorsa che è l’amicizia, quella vera, autentica, fatta di sentimenti e proposte vere, che cambiano di fatto la nostra vita. Essa, per usare un’immagine poetica, è il fiore più bello nel giardino dell’amore del prossimo. Sergio |
W IL SONNO!
Qualche mese fa è circolata una notizia, diffusa dall'Associazione "Altrimondi", secondo cui nelle isole Hawaii sarebbero state emanate nuove regole per proteggere il riposo diurno dei delfini, disturbati, non poco, dalle attività turistiche. In sostanza, se i delfini non riescono a dormire, muoiono.Anche per gli esseri umani il sonno è importante perché, senza di esso, i ritmi della vita si alterano e i disturbi fisici si moltiplicano.Già ai suoi tempi, Aristotele sosteneva che "E' necessario che ogni essere che veglia, possa dormire, perché è impossibile stare sempre in attività". La scuola Salernitana affrontò il problema in termini quantitativi: "Sei ore di sonno bastano al giovane e al vecchio, a stento ne concediamo sette al pigro, ma otto a nessuno!" Non manca chi paragonava il sonno alla morte. Sulla lapide di Walter Chiari si legge questo epitaffio: "Amici non piangete, è soltanto sonno arretrato". Il filosofo Schopenhauer riteneva che la vita è tempo a noi prestato dalla morte e il dormire rappresenta gli interessi che dobbiamo pagare. Oggi si ritiene che il sonno abbia quattro fasi (necessarie per il corpo) e poi una quinta, (detta REM) per la mente. E' difficile sostenere che dormire sia inutile o una perdita di tempo. Dormire è necessario soprattutto prima di compiere scelte importanti. Pare che non sia importante quante ore si dorme, ma quel che conta è il benessere che si ricava dal riposo. La medicina greca considerava il sonno il cibo di tutte le viscere; oggi potremmo intenderlo come un aiuto per tutte le scelte che dobbiamo fare nel vivere quotidiano.Facciamo tesoro di una vecchia massima di Ippocrate che, come medico, se ne intendeva di questo problema: "Sia il sonno che l'insonnia, oltre la giusta misura, sono malattie".E per ultimo una curiosità: ogni anno, nel venerdì che precede l'equinozio di primavera si celebra la giornata del sonno (l'edizione 2016 si è svolta il 18 marzo) con l'obbiettivo di parlare del sonno e del suo impatto negativo sulla qualità della vita, se non ben gestito. E allora: Buon riposo! Fernanda Ringraziamento
Un particolare ringraziamento da tutto il nostro MTE va alla giornalista Cristiana Pisani che, sul numero del 23/11/2016 di “Segrate Oggi”,, ha pubblicato un articolo molto interessante e competente, cogliendo perfettamente lo spirito e le finalità che muovono e tengono insieme il nostro Movimento. Grazie Cristiana! |
L’orto di Ernesto
Se dovessi rinascere, cercherei di capire di più gli animali , gli alberi , le stagioni , i colori , il giorno , la notte, l'ora che fugge. Gli uomini rimarranno sempre un enigma. Il podere di Ernesto ci fa scoprire la Natura come doveva essere alle origini. Ho potuto conoscere Ernesto attraverso un libro struggente e intenso realizzato dai fratelli Roiter , Fulvio per le immagini fotografiche e Ignazio per il testo. Riporto qui la descrizione con cui ci viene presentato Ernesto. “Da oltre quarant'anni un uomo vive da solo, ha circoscritto la sua umanità in un ettaro di terra . Ha resistito a tutto nel suo involucro di solitudine . Non usa denaro, non scambia commerci, non baratta , gestisce una rigorosa autarchia. Il suo rapporto è diventato col passare degli anni un colloquio , una forma di spiritualità. Un uomo povero, eppure ricco, perché ha saputo trarre dal poco il molto, per vivere in salute e dignità. Non esagero nel dichiarare che questo incontro con Ernesto e il suo orto è la cosa più straordinaria che mi sia capitata in questi ultimi anni : mi ha cambiato la vita. Ernesto coltivava, ma in realtà non “faceva” l'orto come intendiamo noi , coi filari e le pianticelle ben allineate . Lui dava un colpo di zappa sul prato spontaneo per scorticare un pugno d'erba : quanto bastava per farci cadere dentro il seme . Quindi avanzava di una buona metrata , un altro colpo di zappa , un altro buco e un altro seme. Coltivava poche qualità di verdure, ma non mancavano mai verze e fagioli e un piccolo campo di granoturco. Per il resto, confidava tutto nelle piante spontanee : un possente noce, due alberi di pere, qualche melo, prugne, ciliege, e un susino selvatico che ha frutti non più grandi di un mandarino. Il suo nome botanico èPrunus domestica. Ne ho assaggiati alcuni squisiti. Le teorie agricole più avanzate affermano che fare l'orto scorticando completamente il suolo è sbagliato. Per avere frutti buoni e sani si deve mantenere il terreno con la sua “cotica” e seminare largo , come faceva Ernesto secondo i saperi assimilati nel lungo rapporto fra lui e la terra. Coltivare un cavolfiore o una verza vuol dire farli convivere con le altre erbe del campo, sorelle selvatiche che difendono dagli insetti infestanti , ma per questo è necessario uno spazio di terra più ampio rispetto a quello che normalmente si destina ad un orto. Così coltivato l'orto sarebbe quanto di più vicino a quello che doveva essere il giardino di Eden. E' ben evidente la differenza dalle coltivazioni estensive e intensive delle moderne industrie agroalimentari! Ernesto viveva in solitudine: una scelta conscia, determinata. Scelse di seguire fino alla fine dei suoi giorni l'insegnamento della Natura, che sempre si rivela e parla a chi ne ha cura. Il 2002 fu l'anno della grande siccità. Per cento giorni non cadde dal cielo una goccia d'acqua. Il pozzo si prosciugò, Ernesto si sottomise alla sorte avversa e rifiutò qualsiasi aiuto dall'esterno. Moriva la terra, morivano le colture, morì il suo piccolo campo di granoturco. Accettò la medesima sventura e si abbandonò alla sorte insieme ai suoi alberi e al suo orto, il giardino di Eden. Alcune piante sopravvissero: lui no. (da uno scritto di Ermanno Olmi) Armando |
Dal conflitto alla comunione
La data del 31 ottobre 2016 potrebbe diventare storica, almeno per la religione cristiana. Dopo 500 anni dallo scisma luterano, due parti di un’unica religione si sono parzialmente ricongiunte. Papa Francesco è andato in Svezia per incontrare i massimi esponenti della religione luterana, non solo per celebrare il 500esimo anniversario dello scisma che ricorrerà il prossimo anno, ma per riprendere con loro rapporti che vadano oltre gli antichi dissapori. L’avvenimento è stato ritenuto positivo dalla maggioranza dei credenti, non sono però mancate voci fuori dal coro tra le quali quella di un cardinale tedesco (G. L. Müller) e quella di un noto opinionista italiano, (Antonio Socci). Il primo ritiene che il 31 ottobre 2016 non potrà essere una ricorrenza da festeggiare perché troppo triste fu quello del 1517 quando il monaco agostiniano Martin Lutero espose le sue 95 tesi molto critiche nei confronti delle vigenti disposizioni papali. Il secondo si rifà a san Benedetto per riconoscergli il merito di aver operato per unire l’Europa e per attribuire a Lutero la colpa di averla divisa. Se è difficile trovare chi possa negare i meriti di san Benedetto, è però vero che se li è guadagnati un millennio prima che il monaco agostiniano Martin Lutero si mettesse in contrasto con il papato romano. Sono due periodi storici troppo diversi uno dall’altro e tali da rendere difficile il giudizio e il confronto tra chi li ha vissuti. Ma poi, il motivo del viaggio di papaFrancesco non è certamente stato quello di rivangare eventi storici; il Suo esplicito, urgente e necessario scopo è quello di riunificare la religione cristiana. Chi vuole negare tale impellente necessità ha gli occhi chiusi e si rifiuta di ammettere che la religione cattolica, e non solo quella, va perdendo credibilità. E chi pensa che la credibilità la si può riavere rifacendosi alle antiche tradizioni dimentica che ogni tradizione, prima di essere tale, è stata una innovazione. La credibilità è quindi ottenibile con quelle riforme che rendono la religione adeguata al tempo nel quale i credenti sono chiamati a vivere. A che scopo fomentare rivalità con cavilli teologici o rifacendosi ad eventi del passato che non hanno più motivo d’essere nel mondo presente? Meglio, molto meglio dedicarsi alla pace tra le religioni che è premessa di pace tra le nazioni. Enrico |
Religione inconsueta
Sapete che stanno verificandosi i segni che annunciano la venuta del Messia ebraico? Se non lo sapete è perché vi siete persi il secondo incontro di Religione Inconsueta! Dopo la serata con p. Shenuda che ci ha introdotti al cristianesimo Copto, ancora molto vitale dopo 13 secoli di esistenza in un paese islamico, Martedì 8/11 abbiamo avuto l’opportunità di incontrare Rav David Sciunnach che ci ha spiegato in modo avvincente alcuni aspetti della religione ebraica e della Torah, che i cristiani chiamano Antico Testamento. Abbiamo così scoperto che i segni che il Messia sta arrivando sono che gli Ebrei sono tornati in Israele e che sono già stati trovati il filo azzurro e la mucca rossa. Purtroppo ci dovrà ancora essere una grande guerra e poi verrà il Messia, che ricostruirà il Tempio di Gerusalemme e porterà la pace. Ma state tranquilli, non è necessario essere ebrei per essere “salvati”, basta vivere da persone giuste. Abbiamo anche scoperto che:
Marco Questi incontri si svolgono presso l’Auditorium Centro Culturale “G.Verdi”viaXXV Aprile a Segrate. Ingresso libero ore 21 ►martedì 29 novembre 2016 Cristianesimo e omosessualità . L’approccio della Chiesa Episcopale ►martedì 24 gennaio 2017 la Chiesa Protestante nata in Italia prima di Lutero. Incontro con i Valdesi ►martedì 7 febbraio 2017 Preti sposati per volere di Dio la tradizione del sacerdozio uxorato nella Chiesa Cattolica orientale ►martedì 21 febbraio 2017 L’immigrazione in Italia vista da una Chiesa Ortodossa di Milano |
Vicino a noi
Ovvero: piccola storia dell’Aeroporto di Linate.
Nei primi anni trenta si sentì il bisogno di dotare la città di uno scalo aereo più attrezzato dell'ormai inadeguato campo di aviazione di Taliedo (costruito nel 1910 e situato in un'area delimitata dalle attuali via Mecenate, viale Ungheria e via Salomone).
Nel 1932 il podestà Marcello Visconti di Modrone propose al ministro dell'aviazione Italo Balbo di costruire un nuovo aeroporto e chiudere lo scalo di Taliedo, tra le diverse proposte prevalse quella di realizzare l'aeroporto a ovest dell'idroscalo in modo da creare un polo integrato fra velivoli di tipo diverso.
Su una superficie di circa 3 000 000 di metri quadrati, la gran parte dei quali appartenenti al comune di Linate al Lambro (che in seguito alla perdita di così tanto territorio venne annesso al comune di Peschiera Borromeo) e occupati da sette cascine che furono demolite, si progettò quindi di costruire uno degli aeroporti più grandi d'Europa. I lavori di realizzazione iniziarono nel giugno del 1933 e comportarono il drenaggio del terreno che pur essendo pianeggiante era ricco di canali. Milano era ed è una terra d’acqua!
I lavori di sistemazione del terreno e di costruzione dell'hangar furono a carico dell'Aeronautica Militare mentre l'amministrazione comunale si incaricò della costruzione dell'aerostazione.
Il concorso per la progettazione dell'aerostazione fu vinto da un architetto bolognese, Gianluigi Giordani. Progettò un moderno edificioa due piani concepito per servire sia l'idroscalo sia l'aeroporto e in grado difare fronte all'aumento di traffico previsto negli anni a venire. Nel 1936 iniziarono i lavori per la costruzione dell'imponente hangar principale, una costruzione a campata unica larga 235 metri e profonda 64. Fu inaugurato il 21 ottobre 1937, e fu completato con destinazione esclusivamente civile nel 1938.
Nel 1960 l'aeroporto venne notevolmente rinnovato e la pista venne prolungata fino al limite del fiume Lambro, causando l'interruzione della strada Paullese e l'isolamento della frazione di Linate da Peschiera Borromeo.Nel 1962 precipita, nel territorio del Comune di Bascapè, in seguito a un attentato, un piccolo aereo con a bordo, oltre al pilota e a un giornalista inglese, il fondatore e presidente dell'Eni Enrico Mattei. L'esito dell'attentato è fatale per tutti e tre i passeggeri.Lo scalo milanese è stato il luogo del più grave disastro aereo mai avvenuto in Italia.
L'8 ottobre 2001 un volo della Scandinavian Airlines si scontrò con un piccolo aereo d'affari che, a causa della fitta nebbia, invase improvvisamente la pista durante il suo decollo. La tragedia fu immane, nel disastro morirono 118 persone tra passeggeri dei due aerei e lavoratori aeroportuali. I responsabili dell’aeroporto, accusati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo, furono “naturalmente” assolti. Ma non c’era bisogno di dirlo…
(da una ricerca di) Lucia
Ovvero: piccola storia dell’Aeroporto di Linate.
Nei primi anni trenta si sentì il bisogno di dotare la città di uno scalo aereo più attrezzato dell'ormai inadeguato campo di aviazione di Taliedo (costruito nel 1910 e situato in un'area delimitata dalle attuali via Mecenate, viale Ungheria e via Salomone).
Nel 1932 il podestà Marcello Visconti di Modrone propose al ministro dell'aviazione Italo Balbo di costruire un nuovo aeroporto e chiudere lo scalo di Taliedo, tra le diverse proposte prevalse quella di realizzare l'aeroporto a ovest dell'idroscalo in modo da creare un polo integrato fra velivoli di tipo diverso.
Su una superficie di circa 3 000 000 di metri quadrati, la gran parte dei quali appartenenti al comune di Linate al Lambro (che in seguito alla perdita di così tanto territorio venne annesso al comune di Peschiera Borromeo) e occupati da sette cascine che furono demolite, si progettò quindi di costruire uno degli aeroporti più grandi d'Europa. I lavori di realizzazione iniziarono nel giugno del 1933 e comportarono il drenaggio del terreno che pur essendo pianeggiante era ricco di canali. Milano era ed è una terra d’acqua!
I lavori di sistemazione del terreno e di costruzione dell'hangar furono a carico dell'Aeronautica Militare mentre l'amministrazione comunale si incaricò della costruzione dell'aerostazione.
Il concorso per la progettazione dell'aerostazione fu vinto da un architetto bolognese, Gianluigi Giordani. Progettò un moderno edificioa due piani concepito per servire sia l'idroscalo sia l'aeroporto e in grado difare fronte all'aumento di traffico previsto negli anni a venire. Nel 1936 iniziarono i lavori per la costruzione dell'imponente hangar principale, una costruzione a campata unica larga 235 metri e profonda 64. Fu inaugurato il 21 ottobre 1937, e fu completato con destinazione esclusivamente civile nel 1938.
Nel 1960 l'aeroporto venne notevolmente rinnovato e la pista venne prolungata fino al limite del fiume Lambro, causando l'interruzione della strada Paullese e l'isolamento della frazione di Linate da Peschiera Borromeo.Nel 1962 precipita, nel territorio del Comune di Bascapè, in seguito a un attentato, un piccolo aereo con a bordo, oltre al pilota e a un giornalista inglese, il fondatore e presidente dell'Eni Enrico Mattei. L'esito dell'attentato è fatale per tutti e tre i passeggeri.Lo scalo milanese è stato il luogo del più grave disastro aereo mai avvenuto in Italia.
L'8 ottobre 2001 un volo della Scandinavian Airlines si scontrò con un piccolo aereo d'affari che, a causa della fitta nebbia, invase improvvisamente la pista durante il suo decollo. La tragedia fu immane, nel disastro morirono 118 persone tra passeggeri dei due aerei e lavoratori aeroportuali. I responsabili dell’aeroporto, accusati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo, furono “naturalmente” assolti. Ma non c’era bisogno di dirlo…
(da una ricerca di) Lucia
Al camp di centpertigh
"Sem ammò al camp di cèntpertigh" (letteralmente "Siamo ancora al campo delle cento pertiche") è un modo di dire milanese per intendere che ci si trova in una situazione difficile, irrisolvibile, ad un punto morto, senza via d'uscita.La pertica era in antichità una misura romana di lunghezza (ma, per estensione, lo diventò anche di superficie) pari a circa 3 metri (equivalente a 10 piedi romani di 29,65 cm l'uno). Poichè aveva le caratteristiche di "misura ufficiale", ne veniva collocata una "campione" negli spigoli delle chiese romaniche. La misura di superficie romana che portava lo stesso nome, era costituita da un rettangolo con il lato minore lungo una pertica e il maggiore lungo 24 pertiche (ovvero circa 3 x 70 metri). A seguito delle invasioni barbariche e del contatto con altri popoli, le usanze di questi si mescolarono con quelle locali. Nelle regioni a dominazione Longobarda, il piede romano venne sostituito con quello detto di "Liutprando" il cui valore si modificò nel corso dei secoli, passando da 32 a quasi 51 cm. Oggi, la pertica così come in uso nel milanese, ha ancora una validità giuridica e una dimensione ufficiale di 654,52 mq. L'origine del modo di dire è incerta. Secondo alcuni, in epoca loongobarda vigeva l'usanza di assegnare, in modo molto preciso, là dove fossepossibile, la sepoltura di un principe o di chifosse caduto valorosamente inguerra (la pertica era sormontata da un figura d'uccello in legno, rivolto verso il luogo della morte del sepolto). Le sepolture di altri grandi personaggi dovevano distare non meno di una distanza tripla dell'altezza della pertica precedente. E' facile intuire come, quando il numero delle pertiche giungesse a cento, il campo fosse dunque sterminato. Da qui, potrebbe dunque derivare l'idea del detto, di uno spazio enorme dal quale è difficile uscirne (o che sia difficile da mantenere coltivato data la sua estensione). Una seconda versione racconta di un campo, di cento pertiche appunto, donato da un signorotto alla Chiesa perché fosse realizzato un orfanotrofio o un altro ente assistenziale. Per timore di dover investire troppi soldi nella realizzazione dell'opera, la Chiesa prese tempo giocando sul fatto che il testamento non indicava chiaramente dove questo campo fosse, continuando a rimandare ogni tipo di costruzione e scelta, finché la cosa cadde nel dimenticatoio. E da qui, deriva probabilmente il senso del detto milanese nell'accezione di punto morto, senza via d'uscita. (da una ricerca di) Chiara |
Facia de pelabrocch
Ovvero colui che libera gli alberi dalle fronde. Brocch in milanese è frasca, ramaglia, fronda d’albero, e il pelabrocch era, in passato, l’operaio giornaliero che in campagna veniva chiamato per sfrondare i gelsi nell’epoca in cui se ne usavano le foglie come alimento per i bachi da seta (i famosi bigatt). Era un mestiere umilissimo e occasionale, un mestiere da povero bracciante di podere. Perciò i cittadini di Milano, i milanesbaüscia, per sentirsi comunque superiori, quando volevano indicare, con un filo di ironia, un campagnolo sempliciotto, lo chiamavanofacia depelabrocch, quasi per indicare che le sue modeste condizioni e capacità non gli avrebbero consentito altro mestiere. On lader de pan de mèj Ovvero...Un ladro di pane di miglio. Il pane di miglio, in milanese pan de mèj, era in passato il più economico degli alimenti. Era un pane giallo, a grande taglio, che si confezionava in forme speciali, a tronco di cilindro, denominate ruote (una roeuda de pan de mèj). Dal fornaio lo acquistavano i poveri, perché costava meno del pane di farina di frumento. Per l'originale umiltà di questo alimento vien detto a Milano "lader de pan de mèj", ossia ladro di pane di miglio, il poveraccio, il diseredato al quale non si può quasi far colpa di un peccato, perché lo commette per disperazione. MORIMONDO
Cioè: un tuffo nel Medioevo. Al centro della pianura Padana, lontano dai richiami della vita mondana, nella solitudine della pianura e della brughiera nebbiosa, nel 1134 i monaci fondatori provenienti dalla Casa madre di Morimond in Francia, scelsero questo luogo per la costruzione del loro Monastero. Leggi tutto nei resoconti... LA GRANDE BELLEZZA
Grazie autunno, ci hai regalato una giornata stupenda, sole caldo, cielo azzurro, buona compagnia e allegria: l’Abbazia di Morimondo e la città di Vigevano ci hanno accolto come meglio non potevano dopo le vacanze estive, quasi a due passi da casa verso Pavia.Quanta ricchezza d’arte “nascosta” nei dintorni di Milano! Leggi tutto nei resoconti... |
IN MONTEFELTRO
L’Associazione MTE mostra particolare attenzione nel proporre, tra le sue mete, la visita ad alcuni di quei gioielli architettonici, di cui l’Italia abbonda. Così questa è stata la volta del Montefeltro, terra tra Romagna e Marche, dal dolce paesaggio collinare che a tratti si inerpica in montuosità improvvise. Leggi tutto nei resoconti... Una gita bizzarra
"Bisogna essere pazzi per visitare il Parco Sempione sotto la pioggia!". Non è affatto vero. E' stata una visita particolare anzi molto suggestiva). Leggi tutto nei resoconti... |
CIMITERO MONUMENTALE/1
L'ingresso è veramente maestoso, merito dell'architetto Carlo Maciachini che lo progettò, a partire dalla seconda metà dell’800. Suoi sono anche l'Ossario ed il Forno Crematorio (uno dei primi al mondo e primo in Italia ). Leggi tutto nei resoconti... CIMITERO MONUMENTALE/2
Nel gruppo del M.T.E che è partito da Segrate per visitare il Cimitero Monumentale di Milano, c’era chi voleva rivedere tombe famose, conosciute perché da piccolo le aveva viste con i genitori , chi, milanese e non, c’era solo passato davanti . Leggi tutto nei resoconti... |
EVITA!
Martedì 15 novembre uscita serale per assistere al Musical EVITA, liberamente ispirato alla vita di EvitaPeron, moglie del presidente argentino Juan Domingo Peron con protagonista MalikaAyane, spettacolo firmato da Massimo Romeo Piparo. Leggi tutto nei resoconti... |
G.A.M. ?
Cosa mai vorrà dire questa sigla? Ma naturalmente Galleria d’Arte Moderna!La nostra visita è iniziata con un bozzetto in gesso del Canova nella dimensione nella quale realizzò poi l'opera. Leggi tutto nei resoconti... |
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