Articoli del giornalino marzo/aprile 2017
La speranza di Pasqua Gesù è passato facendo del bene a tutti. Quel bene, che è ben-essere, ben-vivere, è la speranza di tutti noi. Tutti vorremmo la giustizia e la pace, un mondo in mano ai miti e ai buoni, in cui ad ognuno è dato di vivere in dignità, autonomia, libertà. A Gesù che per anni ha predicato e vissuto queste cose il mondo ha opposto una condanna, e con la resurrezione Dio ha sfidato questa condanna, facendo diventare Gesù il Signore del cielo e della terra. Dio ha capovolto la creazione, il mondo, lo ha fatto ricominciare daccapo, e davanti a questo fatto le attese che sono nascoste dentro di me, le speranze di una vita piena, di una giustizia vera, tutti quei germi di vita che mi porto dentro, vinceranno, ora lo posso dire.
Hanno un senso e un posto in questa nuova creazione e già ora, con la forza di Gesù Cristo, possono fiorire nei miei giorni, fino a quando dopo la mia morte, che è un evento provvisorio, si compiranno definitivamente. E’ resurrezione tutto ciò che va nella direzione dell’amore, della solidarietà, della giustizia, della fraternità fra tutti gli uomini, della libertà di tutte le coscienze. Certo, a Pasqua ognuno di noi è chiamato a ripensare al senso della propria esistenza individuale, alla propria corsa di donna o di uomo, alla propria morte che non è la parola definitiva. Ma con un preciso sguardo: la nostra vita è aperta a partecipare dello sguardo che Dio ha sul mondo, su quel mondo che ha fatto ricominciare e che invade di vita nuova a partire dalla resurrezione di Gesù. Dentro di me si aprono le speranze e il senso se passano attraverso la solidarietà con tutti, attraverso le vie di Gesù Cristo, che sono le vie dell’amore e della fraternità. Saremo liberati dalla morte, Dio ci donerà la stessa vita che ha donato a Gesù nel sepolcro in cui lo avevano messo; il creatore che ha fatto nascere dal nulla tutte le cose può far nascere da un mondo destinato alla corruzione un mondo incorruttibile. Ma sperare per se stessi senza spendere la propria vita per gli altri, senza spendere se stessi, è egoismo. Ha diritto di sperare solo chi per questa speranza è pronto a dare tutto se stesso. La speranza di Pasqua è speranza di amore, che si collega alle speranze di tutti gli uomini, di tutti i poveri e i miti della terra, perché sappiamo che quel segreto che Dio aveva nascosto nelle viscere della terra, si è manifestato in Gesù che ha dato tutto se stesso per benedire le speranze disprezzate dei poveri e degli ultimi, e che è passato facendo bene ogni cosa a tutti. Sperare è modificare questo mondo che conosciamo perché assomigli al mondo nuovo iniziato la notte di Pasqua, per fare dell’inaudito il possibile quotidiano. Pino |
Cardiosclerosi
A chiusura dell’Anno Santo della Misericordia il Sommo Pontefice ha rilasciato un’intervista a Tv 2000 che è andata in onda il 20 novembre 2016 sulla stessa rete televisiva. In tale circostanza papa Francesco, mutuandolo da un saggio sacerdote da lui conosciuto, ha utilizzato il nome di una malattia cardiaca, la “cardiosclerosi” per spiegare che l’indurimento di una parte del cuore non è solo una malattia del corpo, ma lo è anche dell’anima e della mente. Probabilmente papa Francesco non ha letto “Il mondo tardo borghese”, un libro scritto nel 1966 da Nadine Gordimer, poi premio Nobel per la letteratura nel 1991. La Gordimer, nata in Sudafrica da genitori di religione ebraica, è stata una grande sostenitrice dell’abolizione delle discriminazioni razziali. Il suo libro racconta infatti degli anni nei quali in Sudafrica la minoranza bianca teneva la maggioranza nera priva di diritti. In una facoltosa famiglia borghese, il figlio maggiore si ribella e si dedica alla liberazione dei neri. In occasione del matrimonio della sorella minore il giovane è invitato a proporre il brindisi in onore degli sposi. Davanti a centinaia di invitati altolocati dice agli sposi: “ C’è un mondo fuori da qui: tenuto fuori. Quello in cui siete dentro vi indurisce le arterie. … Ciò da cui vi chiedo di guardarvi è … è la sclerosi morale. L’indurimento del cuore, il restringersi della mente. … Non si è mai troppo giovani per contrarre la sclerosi morale. Prende il sopravvento rapidamente. E’ più diffusa della più antica e contagiosa infezione del sangue e maledettamente più difficile da curare.” Nella sua lunga vita la Gordimer, nel 1994 ha fatto in tempo a vedere la fine dell’apartheid, ma non quella del sclerosi morale. L’infezione, così come ha confermato papa Francesco, continua ad essere presente in tutto il mondo. Il contagio non colpisce solo singole persone; anche gruppi e comunità ne sono affette. Sono quelle comunità che, chiuse in sé stesse, ritengono che solo il loro mondo e la loro vita abbia valore. Per di più la sclerosi morale rende incapaci di distinguere il bene dal male e diventa così una patologia sociale con effetti devastanti per gran parte dell’umanità e della natura. Enrico |
Un cervello?
Ovvero: dalla Treccani al computer. Mi vedo spesso con la mia amica Liliana che abita vicino a me e le nostre conversazioni spaziano sempre su argomenti del passato e anche del presente. Ultimamente ci siamo trovate in difficoltà a capire bene un argomento che ci aveva interessato. Rapidamente, la mia amica ha preso in mano il suo tablet e in pochi minuti abbiamo chiarito i nostri dubbi. Ormai tablet, smartphone, computer, sono all’ordine del giorno: ce ne sono in terra, in cielo e in ogni luogo! Molti anziani però preferiscono cellulari semplici per fare e ricevere comunicazioni di stretta necessità. Dall’abaco, dal pallottoliere, dal calcolo automatico all’elaboratore elettronico, ai computer di ultima generazione, quanta strada è stata fatta! Nel 1948 nei laboratori Bell nacquero i transistor che furono sostituiti con i microprocessori che, a loro volta, permisero alla memoria del computer di immagazzinare in una piastra di silicio di un millimetro quadrato , un milione di bit (unità di informazione), corrispondenti circa alle quaranta pagine di un libro! La mia amica Liliana possiede la famosa Enciclopedia Treccani che fa bella mostra di sé nella sua biblioteca e che, a suo dire, rappresenta un investimento ormai obsoleto… Una considerazione un po’ amara per chi, molti anni fa, aveva un irrinunciabile bisogno di sapere e un entusiasmo per lo sviluppo della cultura. Il senatore Giovanni Treccani tra il 1912 e il 1920 aveva destinato tre milioni di lire (!) per concretizzare il suo progetto di cultura, Scomparve a Milano il 6 luglio 1961 quando ormai si affacciavano nel mondo i primi esemplari di questi prodotti elettronici che avrebbero cambiato il nostro futuro. Com’è strana la vita! Una mole di lavoro e di studio contro una piastrina di silicio, quasi microscopica! Mi consolo pensando che nessuno è ancora riuscito a scoprire cosa succede nel nostro cervello quando formuliamo un pensiero e lo rivestiamo di parole… Io non ho il tablet, non ho un smartphone di ultima generazione, non ho un computer, né la Treccani. Mi è rimasto il mio “personal “ computer/cervello con ancora, (fino a oggi) un po’ di neuroni funzionanti. Di questo ringrazio tanto il Buon Dio. Fernanda |
Parliamo di naso
L'acutissimo fiuto del cane è favorito anche dal fatto che le pareti interne del suo naso sono rivestite da un'enorme mucosa olfattiva, che forma numerosissime pieghe: la superficie di essa risulta in pratica pari a quella dell'intera pelle del suo corpo. Per questo il cane è molto usato anche come “strumento” di ricerca.
L'acutissimo fiuto del cane è favorito anche dal fatto che le pareti interne del suo naso sono rivestite da un'enorme mucosa olfattiva, che forma numerosissime pieghe: la superficie di essa risulta in pratica pari a quella dell'intera pelle del suo corpo. Per questo il cane è molto usato anche come “strumento” di ricerca.
S.Ambrogio!
Il primo dicembre ha concluso in bellezza le nostre uscite culturali del 2016 con la visita alla stupenda basilica di Sant'Ambrogio, il santo Vescovo di Milano, chiamato anche il “martello degli eretici”, e che veniva raffigurato quasi sempre con un frustino in mano. Il primo regalo ricevuto è stata una giornata splendente; difficilmente Milano si concede un simile cielo in questa stagione. Il secondo è stato il colpo d'occhio che la basilica regala, appena entrati dalla cancellata. Leggi tutto... |
Forse non tutti…
…sanno che Sant’Ambrogio era tedesco! Nato a Treviri (Germania) nel 339, Aurelio Ambrogio era figlio del Prefetto del pretorio delle Gallie, una specie di carica amministrativa dell’impero romano, apparteneva ad una famiglia profondamente cristiana, era terzogenito dopo due fratelli, Marcellina e Satiro, ambedue santi. Destinato alla carriera amministrativa sulle orme del padre, dopo la sua morte prematura frequentò le migliori scuole di Roma, partecipando poi alla vita pubblica della capitale. Trasferito a Milano, dopo aver dato prova delle sue incredibili capacità, fu eletto Vescovo della città “per acclamazione”: e non era nemmeno battezzato! |
Ljubljana
Già, Ljubljana: perché così si scrive esattamente il nome della capitale della Slovenia: ma noi continueremo a chiamarla Lubiana, perché ci riesce più comodo! È una piccola città, capitale fin dall’indipendenza nel 1991 (chi di noi non si ricorda la terribile guerra nella ex-Iugoslavia?), di quasi trecentomila abitanti, che si popola di studenti per alcuni mesi all’anno grazie anche al fatto che l’Università è gratuita. Leggi tutto... |
Zagreb
Cioè: diario di viaggio! Dopo aver lasciato la bella città di Lubiana, arriviamo verso sera a Zagabria capitale della Croazia. La periferia ci mostra bellissimi palazzi barocchi ormai molto danneggiati (ricordiamoci che qui c’è stata una guerra sanguinosa) ma, come ci spiega la guida, in attesa di restauro. Leggi tutto... |
Storia o leggenda?
Secondo il famoso eroe greco Giasone ed i suoi Argonauti, che avevano trovato il famoso Vello d'oro, si sarebbero poi diretti a nord lungo il fiume Danubio, invece che verso il Mar Egeo. Dal Danubio si sarebbero diretti verso il suo affluente Sava, fino poi alla sorgente del fiume Ljubljanica. Essi demolirono la loro barca per poterla trasportare fino al mar Adriatico, che si trova più a ovest, al fine di ritornare a casa. Entro i comuni dell'attuale Nauporto e Lubiana, gli Argonauti trovarono un grande lago circondato da una palude. Qui Giasone trovò un mostro. Questo mostro è il drago di Lubiana, che è ora presente sullo stemma e sulla bandiera della città. Diversi draghi alati decorano ad esempio il Ponte dei Draghi (Zmajski Most).
Secondo il famoso eroe greco Giasone ed i suoi Argonauti, che avevano trovato il famoso Vello d'oro, si sarebbero poi diretti a nord lungo il fiume Danubio, invece che verso il Mar Egeo. Dal Danubio si sarebbero diretti verso il suo affluente Sava, fino poi alla sorgente del fiume Ljubljanica. Essi demolirono la loro barca per poterla trasportare fino al mar Adriatico, che si trova più a ovest, al fine di ritornare a casa. Entro i comuni dell'attuale Nauporto e Lubiana, gli Argonauti trovarono un grande lago circondato da una palude. Qui Giasone trovò un mostro. Questo mostro è il drago di Lubiana, che è ora presente sullo stemma e sulla bandiera della città. Diversi draghi alati decorano ad esempio il Ponte dei Draghi (Zmajski Most).
Dopo Natale
Me ne stavo tornando passo passo verso casa una di queste sere dicembrine che ci stanno avvicinando al Natale, ammirando le finestre, i balconi, gli alberi e le siepi che la gente ornava con quelle file di piccole lucine coloratissime che si accendono e si spengono creando così un effetto fantasmagorico molto piacevole a vedersi e veramente significativo dell'attesa del Natale: La festa della Luce. Camminavo e sentivo dentro di me un qualcosa che mi faceva sorridere e godere di quella gioia quasi infantile che provavo quando ancora bambino, tanti e tanti anni fa, andavo con qualche amico nelle serate estive, andavamo lungo i fossi a cercare e a prendere le lucciole, facilmente visibili per quel loro ritmico lampeggiare, e che poi mettevamo in un vasetto di vetro ai quali avevamo prima fatto qualche forellino sul coperchio per evitare che morissero; ma a quei tempi ce ne erano molte, e a noi ragazzi poco importava se morivano ,(l'ambientalismo era ancora di là da venire) la sera dopo ne avremmo prese delle altre e, quando finiva la stagione delle lucciole, il vasetto lo riciclavamo per mettervi le lucertoline oppure i grilli o le cavallette. Tutti animaletti che laggiù, nelle terre della bassa ce n'era in abbondanza e che, nei nostri giochi, servivano a fa spaventare le bambine. Crescendo lo abbiamo capito anche noi ma vi debbo anche dire, cari amici, che laggiù, nelle terre della Bassa, per i ragazzi - a quei tempi - non è che ci fosse una grande scelta sui giochi da fare; dovevamo inventarceli noi con quel che c'era, A volte, magari, quando il nonno (caro vecchio nonno) mi regalava qualche dieci centesimi, correvo a comperarmi qualche amo per pescare. L'esca non era un problema, la terra era così grassa... e nei corsi d'acqua il pesce abbondava. Poi una volta cresciuti, anche noi, ignoranti ma non troppo, abbiamo scoperto un altro genere di lucciole e quando le incontravamo...non le mettevamo nei vasetti....! Ora, quieti tempi sono oramai tanto lontani, siamo invecchiati e non ci interessano più nessun tipo di lucciole. Ci restano solo tanti ricordi che però riescono ancora a regalarci un battito al cuore e un sorriso nel vedere come tutte queste illuminazioni natalizie ritornino dopo, gli anni dei BOOM e degli SBOOM economici in cui tutto pareva cadere nei bidoni della immondizia del più sfrenato consumismo, a far risentire a tanta gente il bisogno di ritrovarsi, di un sorriso e anche di un po' di luce e di speranza che ci faccia tendere la mano al nostro vicino dicendogli: Ehi amico, se hai bisogno di me ...io ci sono! Gianfranco |
Acqua Marcia
Milano e l’acqua: un rapporto che dura secoli, quando era ancora una delle più importanti città mercantili del Nord Italia e le sue vie erano costeggiate da canali, chiuse e navigli per il trasporto di merci e di prodotti. Un’opera idraulica avveniristica Milano, un serbatoio sotterraneo capace di portare l’oro blu nelle case e nei lavatoi, dove le fontane non erano solo un ornamento, ma un punto vitale per i cittadini. Se qualche nostalgico ha avanzato progetti un po’ fantasiosi per riportare in città i canali navigabili, è nelle fontane, le fonti e nei famosi draghi verdi che si devono ritrovare le testimonianze di questi antichi splendori che a volte si intrecciano a storie curiose e misteri, miracoli e credenze popolari. Le acque termali non sono una novità per Milano, città che è sempre stata ricca di acqua nel sottosuolo. Sono infatti tre le falde che, a diversa profondità, si trovano nel terreno: in ordine, sono la falda di acqua piovana, la falda dell’acqua potabile e la falda (verso i 400 metri di profondità) di acqua termale. In Via Elvezia, nel Parco Sempione proprio accanto all’Arena (i milanesi la conoscono bene), “sopravvive” ancora oggi la caratteristica fontana che in dialetto milanese prende il nome de l’Acqua Marscia. Costruita tra il 1925 ed il 1928 dall’Arch. Ing. Amorosi, questa fontana godeva, in passato, del titolo di “toccasana per la salute”, grazie alle proprietà delle sue acque solforose che, nonostante l’acre odore, sembravano avere effetti benefici sulla salute. Era ritenuta miracolosa per le vie urinarie e per le vie biliari, ideale per la digestione, la respirazione, la circolazione. Insomma una vera fonte di eterna giovinezza. Effettivamente documenti scientifici degli archivi del Comune dimostrano che l’acqua era ricca di minerali tra cui manganese e zolfo, ma dal 2000, con i nuovi standard sanitari, l’acqua è stata dichiarata “non potabile”. Eppure un tempo era normale vedere processioni di milanesi andare alla fontana a riempire bottiglie e fiaschi. Di forma ottagonale, la fontana è decorata sui fianchi da mascheroni, ovvero grandi maschere dai tratti grotteschi molto simili ad un viso umano deformato. Essa è sempre stata nel corso dei tempi un punto di ritrovo, dove i milanesi improvvisavano comizi e discussioni sulla politica e sull’amministrazione della città. Per questa ragione, e forse per la sua forma a montagnetta coperta di erba, era soprannominata “Montecitorio”. Le cosiddette fontane dell’acqua marcia a Milano sono tre, tutte accomunate dalle medesime caratteristiche strutturali (forma ottagonale a tumulo con bocche laterali) ma l’unica ancora attiva è quella del Parco Sempione. Le altre due fontane gemelle si trovano in Piazza Sant’Angelo, sul sagrato della chiesa omonima, e nello spartitraffico di Viale Piceno. (da una ricerca di) Chiara |
TALASSOTERAPIA
La talassoterapia è basata sull’azione benefica del clima marino e dei bagni di mare, e può essere utilizzata per risolvere diversi tipi di malattie. La talassoterapia si pratica in strutture poste ai bordi del mare, e si avvale di diversi componenti dell'ambiente marino: l'acqua di mare, la sabbia, le alghe e il fango. La terapia può includere applicazioni esterne e bagni di fango o di alghe, bagni d'acqua marina in apposite piscine, docce, pediluvi e passeggiate in vasche, esercizi stando immersi in acqua e massaggi. L’acqua di mare si rivela, dunque, un prezioso alleato per la nostra salute. I bagni al mare rinvigoriscono l’organismo e questa azione benefica giungerebbe dalle sostanze chimiche presenti nell’acqua di mare (gli oligoelementi), che sembrerebbero in grado di attraversare la cute e di penetrare nei tessuti superficiali dell'organismo. Il bagno di mare deve essere considerato un bagno freddo, visto che anche nei mesi estivi la temperatura dell’acqua marina non supera i 25-27 °C. Se l’acqua è molto fredda, il bagno non è consigliabile, specie per chi soffre di disturbi di cuore o ipertensione. È inoltre da evitare per gli anziani, specie se arteriosclerotici, per gli affetti da malattie nervose e mentali come isterismo, epilessia, nevrastenia a tipo eccitativo, manie a tipo furioso, ecc., per i tubercolotici polmonari, per le donne in età di ciclo, incinte o che abbiano da poco partorito. La talassoterapia è particolarmente indicata, invece, per bambini linfatici, per gli anemici, per gli affetti da tubercolosi ghiandolare ed ossea ed è di notevole giovamento per persone sottoposte ad affaticamento e stress, soprattutto se hanno abitudini sedentarie e vivono in città. In particolare, essa può essere prescritta dal medico per il trattamento di disturbi come reumatismi, postumi di traumi e varie forme di dermatite, ed inoltre si è dimostrata efficace nelle malattie infantili, nei disturbi digestivi, nelle insonnie, nelle nevrosi e nelle astenie. (da una ricerca di) Lucia |
Il castagnaccio
Il castagnaccio (localmente conosciuto anche come baldino o ghirighio o patona) è una torta di farina di castagne tipica delle zone appenniniche di Toscana, Lombardia, Liguria, Emilia e Piemonte. Si tratta di un piatto tipicamente autunnale che si ottiene facendo cuocere nel forno un impasto di farina di castagne, acqua, pinoli e uvetta. Varianti locali prevedono l'aggiunta di altri ingredienti, come rosmarino, scorze d'arancia, semi di finocchio o frutta secca. Accompagnamento ideale del castagnaccio sono la ricotta o il miele di castagno, il vino novello, o i vini dolci come il vin santo. Vi sono più nomi e ricette per i dolci fatti con farina di castagne. Ne esistono infatti almeno tre diverse tipologie: una torta molto sottile (diffusa soprattutto in Lombardia, dove viene chiamata patona), una torta più spessa (diffusa in Toscana e in particolare a Lucca, dove viene chiamata torta di neccio - ma non troppo spessa: a Livorno il castagnaccio, se fatto alto tre centimetri e denso, è chiamato toppone ed è considerato di qualità inferiore) e una sorta di polenta dolce (diffusa anch'essa in Toscana e chiamata pattona). Il castagnaccio più noto popolarmente, una torta sottile, viene chiamato a Firenze "migliaccio". Il castagnaccio è un piatto "povero" nel vero senso della parola, diffusissimo un tempo nelle zone montane dove le castagne erano alla base dell'alimentazione delle popolazioni contadine. Dopo un periodo di oblio, iniziato nel secondo dopoguerra e dovuto al crescente benessere, è stato riscoperto e oggi è protagonista, nel periodo autunnale, di numerose sagre e feste. Secondo quanto si legge nel "Commentario delle più notabili et mostruose cose d'Italia e di altri luoghi", di Ortensio Landi (Venetia, 1553), l'inventore del castagnaccio pare sia stato un lucchese, monaco agostiniano, tale "Pilade da Lucca", che fu "il primo che facesse castagnazzi e di questo ne riportò loda". Una variante del castagnaccio è costituita dai cosiddetti necci, piccole frittelle sottili di acqua e farina di castagne cotte sulla brace negli appositi testi di ferro, e gustate da sole o riempite di ricotta fresca. Silvana |
Rossetto!
Incredibile ma vero! Chi usa questo prodotto per la bellezza femminile sappia che la maggior parte dei tipi di rossetto contiene percentuali, più o meno variabili, di scaglie di pesce! Per la maggior parte sono le scaglie delle aringhe, di diversa provenienza, e servono per dare quella luminosità che tutti ammiriamo nel rossetto.
Incredibile ma vero! Chi usa questo prodotto per la bellezza femminile sappia che la maggior parte dei tipi di rossetto contiene percentuali, più o meno variabili, di scaglie di pesce! Per la maggior parte sono le scaglie delle aringhe, di diversa provenienza, e servono per dare quella luminosità che tutti ammiriamo nel rossetto.
BBBRRRANCA!
Oh, le Distillerie Branca, un’impresa milanese! Un percorso tra storia, tradizione e innovazione.
Il museo Collezione Branca, inaugurato nel 2009, è ospitato nel complesso industriale della Fratelli Branca Distillerie di Milano, in Via Resegone, 2. E’ un museo di impresa ma anche testimonianza della storia di una comunicazione innovativa, nella forma e nelle tecniche utilizzate, espressione di un’epoca, da metà dell’Ottocento alla fine del Novecento. Leggi tutto...
Oh, le Distillerie Branca, un’impresa milanese! Un percorso tra storia, tradizione e innovazione.
Il museo Collezione Branca, inaugurato nel 2009, è ospitato nel complesso industriale della Fratelli Branca Distillerie di Milano, in Via Resegone, 2. E’ un museo di impresa ma anche testimonianza della storia di una comunicazione innovativa, nella forma e nelle tecniche utilizzate, espressione di un’epoca, da metà dell’Ottocento alla fine del Novecento. Leggi tutto...
Macchè anziani…
…d'Egitt, di Egitto: non è un gioco di parole. Il detto “l'è roba d'Egitt” ha il senso di cosa strampalata, di nessun conto. In realtà qui l'Egitto non ha niente a che fare. La frase infatti, è la storpiatura grafica dell'originale "roba de gitt", roba da gettare via, inutile. “Gitt” in dialetto milanese significa getto, e l’uso popolare di questo detto ha fatto il resto.
Parla ‘me te manget
Letteralmente significa: parla come mangi; ma ha anche un significato sociale. Nella sua più comune accezione si suol dire "parla ‘me te manget!" a persona semplice, che improvvisamente assume atteggiamenti dottorali che contrastano con la sua preparazione e le sue abitudini modeste. Ma vi è anche un significato sociale di questo detto, secondo il quale si dovrebbe intendere: sei povero, mangi male, perché sostieni le ragioni di chi è ricco e mangia bene? Questa interpretazione, che forse risale all'epoca in cui a Milano vi erano dominazioni straniere, i cui esponenti parlavano e mangiavano in modo diverso dalla comune popolazione, è forse la più antica, e perciò la più autentica. Oggi tuttavia è la meno corrente perché, mutate le circostanze, e il detto ha cambiato un poco il suo significato.
Scarliga merluss
…che l'è minga el to uss; che chi ch'inscì ghè nient de fà.
Il popolino milanese, che è un fine umorista e spiritoso, è anche aperto, bonario, tenero, mai grossolano; ma se qualcuno gli calpesta i piedi, è capace di reagire in modo duro. Di fronte ad un auto-invito. Alla mossa di intrufolarsi magari in attività oscure, “private”, senza alcuna richiesta né collaborazione o complicità, questo è il suo modo di ribellarsi. È dunque un invito/obbligo ad allontanarsi il prima possibile.
…d'Egitt, di Egitto: non è un gioco di parole. Il detto “l'è roba d'Egitt” ha il senso di cosa strampalata, di nessun conto. In realtà qui l'Egitto non ha niente a che fare. La frase infatti, è la storpiatura grafica dell'originale "roba de gitt", roba da gettare via, inutile. “Gitt” in dialetto milanese significa getto, e l’uso popolare di questo detto ha fatto il resto.
Parla ‘me te manget
Letteralmente significa: parla come mangi; ma ha anche un significato sociale. Nella sua più comune accezione si suol dire "parla ‘me te manget!" a persona semplice, che improvvisamente assume atteggiamenti dottorali che contrastano con la sua preparazione e le sue abitudini modeste. Ma vi è anche un significato sociale di questo detto, secondo il quale si dovrebbe intendere: sei povero, mangi male, perché sostieni le ragioni di chi è ricco e mangia bene? Questa interpretazione, che forse risale all'epoca in cui a Milano vi erano dominazioni straniere, i cui esponenti parlavano e mangiavano in modo diverso dalla comune popolazione, è forse la più antica, e perciò la più autentica. Oggi tuttavia è la meno corrente perché, mutate le circostanze, e il detto ha cambiato un poco il suo significato.
Scarliga merluss
…che l'è minga el to uss; che chi ch'inscì ghè nient de fà.
Il popolino milanese, che è un fine umorista e spiritoso, è anche aperto, bonario, tenero, mai grossolano; ma se qualcuno gli calpesta i piedi, è capace di reagire in modo duro. Di fronte ad un auto-invito. Alla mossa di intrufolarsi magari in attività oscure, “private”, senza alcuna richiesta né collaborazione o complicità, questo è il suo modo di ribellarsi. È dunque un invito/obbligo ad allontanarsi il prima possibile.
ANTICIPAZIONI
dal 22 al 26 maggio
Viaggio nella terra di Ulisse nel parco del Circeo e all’isola di Ponza. Novità prossimamente....
Per informazioni contattare:
Paolo 3382368085
Lydia 0284941289
Ornella 02 2133778
dal 22 al 26 maggio
Viaggio nella terra di Ulisse nel parco del Circeo e all’isola di Ponza. Novità prossimamente....
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