Articoli del giornalino maggio/giugno 2017
Un racconto (che fa pensare…)Un breve racconto, frutto di fantasia, che però fa pensare il lettore; non solo può farlo commuovere per la storiella raccontata, ma può introdurlo dentro quelle “porte” che non sono gabbie, ma la sostanza, l’anima, del comportamento umano. Sperare oltre l’impossibile è il “mandato” che ci siamo assunti come cristiani; dobbiamo vedere e amare “oltre”.
Un giovane era seduto da solo nell’autobus; teneva lo sguardo fisso fuori del finestrino. Aveva poco più di vent’anni ed era di bell’aspetto, con un viso dai lineamenti delicati. Una donna si sedette accanto a lui. Dopo avere scambiato qualche chiacchiera a proposito del tempo, caldo e primaverile, il giovane disse, inaspettatamente: Sono stato in prigione per due anni. Sono uscito questa mattina e sto tornando a casa mia. Le parole gli uscivano come un fiume in piena mentre le raccontava di come fosse cresciuto in una famiglia povera ma onesta e di come la sua attività criminale avesse procurato ai suoi cari vergogna e dolore. In quei due anni non aveva più avuto notizie di loro. Sapeva che i genitori erano troppo poveri per affrontare il viaggio fino al carcere dov’era detenuto e che si sentivano troppo ignoranti per scrivergli. Da parte sua, aveva smesso di spedire lettere perché non riceveva risposta. Tre settimane prima di essere rimesso in libertà, aveva fatto un ultimo, disperato tentativo di mettersi in contatto con il padre e la madre. Aveva chiesto scusa per averli molto delusi, implorandone il loro perdono. Dopo essere stato rilasciato, era salito su quell’autobus che lo avrebbe riportato nella sua città e che passava proprio davanti al giardino della casa dove era cresciuto e dove i suoi genitori continuavano ad abitare. Nella sua lettera aveva scritto che avrebbe compreso le loro ragioni. Per rendere le cose più semplici, aveva chiesto loro di dargli un segnale che potesse essere visto dall’autobus. Se lo avevano perdonato e lo volevano accogliere di nuovo in casa, avrebbero legato un nastro bianco al vecchio melo in giardino. Se il segnale non ci fosse stato, lui sarebbe rimasto sull’autobus e avrebbe lasciato la città, uscendo per sempre dalla loro vita. Mentre l’automezzo si avvicinava alla sua via, il giovane diventava sempre più nervoso, agitato: il perdono era lì ad un passo! Al punto di aver paura a guardare fuori del finestrino, perché era sicuro che non ci sarebbe stato nessun fiocco. Dopo aver ascoltato la sua storia, la donna si limitò a chiedergli: Cambia posto con me. Guarderò io fuori del finestrino. L’autobus procedette ancora per qualche isolato e a un certo punto la donna vide l’albero. Toccò con gentilezza la spalla del giovane e, trattenendo le lacrime, mormorò: Guarda! Guarda! Hanno coperto tutto l’albero di nastri bianchi! |
Religioni a confronto
Nell’ultimo Forum Economico di Davos (Svizzera) tenutosi dal 17 al 20 gennaio scorso, insieme a più di duemila partecipanti del mondo politico, economico e scientifico, erano presenti sedici rappresentanti di religioni diverse. Tra di loro c’era il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano e il pastore norvegese Olav Fykse Tveit, segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC). Il cardinal Parolin ha rilasciato al Forum una lunga intervista nel corso della quale ha ricordato che l’attività della diplomazia vaticana si propone la lotta alla povertà, il dialogo tra le nazioni e le religioni per il raggiungimento della pace mondiale. Nelle Nazioni dove il cattolicesimo è in minoranza la Santa Sede si propone la protezione per la libertà religiosa. La diplomazia vaticana vuole essere portavoce dei poveri in ogni parte del mondo. Diverso e molto articolato l’intervento del pastore Olav Fykse che ha trattato il tema della responsabilità dei “Leader”, siano essi a capo di una nazione, di un’azienda o di una religione. Ha detto che la “leadership” cioè la capacità di dirigere e governare, deve essere sensibile, responsabile e non può essere costruita sulle mezze verità. Ha aggiunto che un vero “leader” sa che abbiamo bisogno di dialogo al di là degli interessi e delle frontiere. Un vero “leader” deve far di tutto perché la disuguaglianza tra ricchi e poveri venga controllata e diminuita. Ma prima di recarsi a Davos Olav Fikse, in considerazione
che quest’anno le festività della Pasqua e della Pentecoste cadono per tutti i culti cristiani nello stesso giorno, ha proposto a tutte le confessioni cristiane di trovarsi insieme a Gerusalemme per le celebrazione della Pentecoste. E’ una bella proposta, ma bisognerà vedere da chi sarà accolta.
Enrico
Nell’ultimo Forum Economico di Davos (Svizzera) tenutosi dal 17 al 20 gennaio scorso, insieme a più di duemila partecipanti del mondo politico, economico e scientifico, erano presenti sedici rappresentanti di religioni diverse. Tra di loro c’era il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano e il pastore norvegese Olav Fykse Tveit, segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC). Il cardinal Parolin ha rilasciato al Forum una lunga intervista nel corso della quale ha ricordato che l’attività della diplomazia vaticana si propone la lotta alla povertà, il dialogo tra le nazioni e le religioni per il raggiungimento della pace mondiale. Nelle Nazioni dove il cattolicesimo è in minoranza la Santa Sede si propone la protezione per la libertà religiosa. La diplomazia vaticana vuole essere portavoce dei poveri in ogni parte del mondo. Diverso e molto articolato l’intervento del pastore Olav Fykse che ha trattato il tema della responsabilità dei “Leader”, siano essi a capo di una nazione, di un’azienda o di una religione. Ha detto che la “leadership” cioè la capacità di dirigere e governare, deve essere sensibile, responsabile e non può essere costruita sulle mezze verità. Ha aggiunto che un vero “leader” sa che abbiamo bisogno di dialogo al di là degli interessi e delle frontiere. Un vero “leader” deve far di tutto perché la disuguaglianza tra ricchi e poveri venga controllata e diminuita. Ma prima di recarsi a Davos Olav Fikse, in considerazione
che quest’anno le festività della Pasqua e della Pentecoste cadono per tutti i culti cristiani nello stesso giorno, ha proposto a tutte le confessioni cristiane di trovarsi insieme a Gerusalemme per le celebrazione della Pentecoste. E’ una bella proposta, ma bisognerà vedere da chi sarà accolta.
Enrico
Al mare!!!
Viaggio primaverile tra giardini incantati e antichi templi romani, alla scoperta del parco nazionale del Circeo e dell’isola di Ponza. Lunedi 22/5/2017: Partenza di buon mattino, arrivo nel pomeriggio al Bosco di Bomarzo (XVI secolo). Martedi 23/5/2017: Escursione alle isole Pontine e visita all’isola di Ponza, la spiaggia di Chiaia di Luna e i Faraglioni. Mercoledi 24/5/2017: Visita al Parco Nazionale del Circeo, una delle più antiche aree protette d’Italia, oasi naturalistica, clima eccezionale. Visita alla villa di Domiziano e sosta ad una Cantina Sociale per la degustazione dei vini del Circeo. Visita a Terracina con il famoso Tempio di Giove. Giovedi 25/5/2017: Visita a Gaeta (la montagna spaccata, la chiesa nella roccia, il Duomo); proseguimento per Sperlonga e visita al suo pittoresco centro storico. Venerdi 27/5/2017: Visita al Giardino di Ninfa, nel comune di Cisterna Latina. Rientro a Segrate. ATTENZIONE Per tutte le notizie “tecniche” (orari, quote, partenze) raccomandiamo di consultare il calendario del nostro giornalino, oppure rivolgersi a: Paolo Bontempi 3382368085 Lydia Federico 3287164732 Ornella Meroni 02 2133778 |
i MONTI!!!
Montagnes mon amour! Vacanze estive nel cuore della Val di Fiemme, a Ziano di Fiemme, avvolta dal fascino di una natura esclusiva: cioè l’Hotel Nele. Meraviglioso, accattivante il paesaggio, estivo ed invernale, impregnato di colori delicati, accompagnato da panorami incantevoli, ai piedi delle Dolomiti, le montagne più belle del mondo. Giovedi 22/6/2017: Arrivo a Ziano di Fiemme e sistemazione in hotel. Venerdi 23/6/2017: Giornata libera. Sabato 24/6/2017: Passeggiata fino a Predazzo. Serata con musica. Domenica 25/6/2017: Tempo a disposizione per la S.Messa; giochi di carte, burraco e bocce. Lunedi 26/6/2017: Mattinata libera. Gita a Cavalese (mezzi pubblici),visita al Palazzo della Magnifica Comunità. Martedi 27/6/2017: Gita a Tesero (mezzi pubblici); in serata allenamento Burraco e Scala 40. Mercoledi 28/6/2017: Mattinata libera; nel pomeriggio gita al Passo Rolle e al Parco di Paneveggio. Giovedi 29/6/2017: Gita al Rifugio del Monte Curiol con tipica polentata. Venerdi 30/6/2017: Mattinata libera; gita alla Malga Ora, via Passo di Lavazè. Sabato 1/7/2017: Premiazione torneo di Bocce, Burraco e Scala 40. Pranzo e rientro a Segrate. Per Informazioni Per tutte le notizie “tecniche” (orari, quote, partenze) raccomandiamo di consultare il calendario del nostro giornalino, oppure rivolgersi a: Irma Colombo 02 2133778 Paolo Bontempi 3382368085 |
TORRECHIARA
Una cronaca gustosa, per schemi. Già dal pullman ecco la visione del Castello. Giovanni, la nostra guida solerte, arriva con il furgone per ridurre il disagio della salita, per chi ha difficoltà. Il suo aspetto è biblico, barba folta e bianca, ben pettinata e nonostante l'aria frizzante ha le maniche corte. E spiega: le notizie che vi darò si dividono in due grossi temi; il primo, comprende dati storici con date e nomi, il secondo è composto dai pettegolezzi e dalle dicerie popolari. Pare che il nome derivi dal corrispettivo nel dialetto parmense del verbo torchiare, ovvero pestare e spremere qualcosa in un torchio; infatti la zona è ricca di vigneti e la rocca era il luogo dove si produceva e si immagazzinava il vino e non come vuole una errata convinzione da una nobildonna di nome Chiara. Leggi tutto... |
RUBENS
Ovvero: piccola cronaca di un grande uomo e di una grande mostra. Pieter Paul Rubens è stato uno dei più grandi pittori fiamminghi e precursore del Barocco ed anche un uomo molto colto. Di origine belga ma nato in Germania (Siegen-Vestfalia); andò a bottega da grandi maestri come Adam von Noort nel 1593, poi, nel 1598, in quella di Otto van Veen. divenendo in quell'anno "libero maestro", potendo così iniziare a lavorare in proprio. Si trasferì in Italia, dove visse per otto anni, conoscendo i più grandi pittori dell’epoca, Michelangelo e Caracci; lavorò per le più grandi famiglie del periodo come i Gonzaga, Maria De Medici, Filippo IV di Spagna ecc. fu autore apprezzatissimo di una moltitudine sterminata di dipinti. Leggi tutto... |
Fiamminghi
I fiamminghi (in olandese Vlamingen), sono un gruppo etnico storicamente legato alla regione delle Fiandre, nell'attuale Belgio settentrionale. Si tratta del gruppo etnico numericamente prevalente nel paese. Discendenti delle antiche tribù germaniche, soprattutto Franchi, in seguito mescolatesi alle tribù gallo-celtiche di lingua gallica, i fiamminghi parlano la lingua omonima (fiammingo), sebbene sia conosciuta anche la lingua francese e in misura minore la variante del vallone. Buona parte dei fiamminghi professano la religione cattolica, sebbene siano diffusi anche protestanti ma in minoranza. Ohibò Presso gli indigeni dell'isola Adam, nel gruppo delle Marchesi (in Polinesia/Oceania), le spose che restavano vedove portavano appeso al collo per tutto il resto della loro vita il cranio del marito defunto. |
I VISCONTI
La famiglia dei Visconti ha origine dai signori di Massino, piccolo villaggio sul Lago Maggiore. L'ascesa politica della famiglia ha inizio nel 1262, con la nomina di Ottone, cappellano del cardinale Ottaviano degli Ubaldini, ad arcivescovo di Milano. Il prelato divenne subito il leader dagli aristocratici milanesi, impegnati a strappare il Comune ai populares guidati dai Della Torre: dopo la sconfitta di questi ultimi a Desio (1277), Ottone assunse il direttamente il potere, sancendo la fine del Comune e l'inizio di un regime signorile. Col tempo, tuttavia, egli persegui apertamente un disegno volto a consolidare e tramandare il potere all'interno del proprio gruppo parentale, allontanandosi dagli interessi degli aristocratici e ottenendo l'appoggio delle forze produttive che in quegli anni stavano conducendo Milano all'egemonia economica tra le città della Lombardia. I suoi immediati successori si dedicarono principalmente a concretizzare tale egemonia in conquiste territoriali, disegno condotto a compimento da Azzone Visconti, negli anni Trenta del XIV secolo, con l'annessione dell'intero territorio lombardo. Nei decenni successivi i Visconti operarono per consolidare ed organizzare dal punto di vista militare ed amministrativo la neoformazione statale e per aumentare il proprio prestigio in Europa, stringendo rapporti di parentela con tutte le principali case regnanti e dando lustro alla casata attraverso l'opera di importanti |
Locomotive ?
L'abile autista Peppino permette al gruppo di presentarsi puntuale alle 14h nella ex acciaieria Ansaldo, dove “si costruivano le locomotive”. Veniamo scomposti in due gruppi da 25 persone circa. Saliamo le scale, e ci troviamo all'interno della acciaieria già ad una certa altezza; sotto di noi vi è il laboratorio dei fondali. Sul pavimento si trova un grande rettangolo dove, disegnato, si vede un muro di mattoni a vista. Leggi tutto... |
TORINO !
Cioè prima capitale italiana. L’occasione per questa piacevole giornata è stata la visita alla Villa della Regina, dimora del Seicento, rinnovata in epoche successive. Ma di che regina si parla? La prima regina di Casa Savoia, Anna d’Orleans. E’ un raro esempio di villa con vigna, tuttora produttiva, in città. Affreschi rococò, pavimenti originali in legno, tavoli intarsiati, cineserie e molto altro arricchiscono la dimora che dal 1868 al 1975 è stata adibita a Collegio per le Orfane dei Militari. Vanta anche un bel giardino all’italiana su tre livelli con fontane, grotte, statue e giochi d’acqua. Leggi tutto... |
Crescenza
Simile allo stracchino ma diversa per tecnica di produzione, la crescenza è un formaggio vaccino a pasta molle di origini lodigiane molto conosciuto e fra i più richiesti fra i formaggi lodigiani. Lo si può trovare fresco o di breve stagionatura e viene prodotto durante tutto il corso dell’anno, con qualche variazione di consistenza a seconda della zona di produzione e del periodo. Più morbido e cremoso in inverno e meno acquoso e più compatto nel periodo estivo, la sua forma è simile ad un parallelepipedo ed è a forma quadrata con il lato di 20 cm con un peso che varia da 0,2-1 kg. È una storia lunga quella della crescenza lombarda. Si pensa che le sue origini risalgano al XIII secolo e che il suo nome derivi dal lodigiano “carsenza”, tradotto “focaccia”, perché per questo formaggio veniva utilizzato lo stesso stampo con cui veniva fatto il pane. Altri sostengono che la sua etimologia derivi piuttosto dall’aspetto che questo formaggio assume in alcune condizioni: se conservato in un ambiente caldo, infatti, fermenta e si gonfia e cresce come il pane. La crescenza è considerato un pilastro del settore caseario lombardo ma anche italiano ed è una PAT lombarda. Questo ne certifica non solo la sua lunga storia ma anche un suo radicamento della tradizione, nel territorio e nelle tecniche di produzione. Nel panorama caseario italiano la crescenza viene premiata per la sua semplicità e facilità di assaggio. Inoltre può essere usata in tantissime ricette o anche semplicemente spalmata sul pane. Il processo di produzione della crescenza lombarda non è molto complicato ma deve seguire necessariamente alcuni passaggi precisi. Prima di tutto il latte pastorizzato viene inoculato con lattoinnesto e, alla temperatura di circa 36°, addizionato con caglio di vitello liquido. La cagliata viene poi rotta in due fasi, con un intervallo di 30 minuti, e poi estratta e inserita in stampi, dove subisce una stufatura. La salatura è in salamoia. Successivamente sosterà per 5-6 giorni in celle frigorifere in una sorta di brevissima “stagionatura”. A questo punto il formaggio si presenta fresco, bianco candido, senza crosta e la superficie umida ma non bagnata. Il prodotto finale si presenterà a pasta molle, umida e untuosa di colore bianco, pronto per essere servito agli estimatori. |
Nivola!
Nel Duomo di Milano l’ascensore della “nivola” è stato costruito nel 1600: è costituito di legno e vimini e fu decorato per assomigliare a una vera nuvola. Due volte all’anno viene ancora utilizzato: la prima è il 3 maggio, quando il vescovo vi sale e viene fatto alzare a 40 metri sopra l’altare, dove è possibile recuperare uno dei beni più preziosi della cattedrale, un Chiodo della Crocifissione di Cristo. Tre giorni dopo, si sale di nuovo per riposizionare la reliquia al proprio posto. La tradizione è iniziata perché la devozione dei pellegrini per il Santo Chiodo sembrava diminuire; quindi, nel 1576, l’Arcivescovo di Milano lo ha portato giù per la prima volta. Strano, ma vero! Con questo caldo non si resiste! D'estate, quando il sole “picchia” su tutto e su tutti, per effetto dell’intenso calore, che fa dilatare anche il ferro, la Torre Eiffel di Parigi si allarga di ben 20 centimetri. Ma non vi preoccupate: è tutto calcolato! Forse…..
Forse non tutti sanno che, quando a Torino si parla di “bicerin”, a Milano e dintorni si parla di “barbajada”, un bevanda uguale a quella torinese; cambia solo il nome ma non il gusto e il modo di servirla. Era la bevanda dei signori, di quelli che amavano farsi guardare, che sbandieravano le loro ricchezze, che andavano in pasticcerie e locali ben precisi che riconoscevano il loro “status” sociale. Denaro Nelle società primitive i primi scambi avvenivano col baratto: io ti do una gallina, tu mi dai una pecora, senza dover attribuire un valore esatto agli oggetti. Ma dall’epoca degli antichi Imperi orientali, con il progressivo specializzarsi dell’economia (chi fa i tessuti, chi alleva il bestiame, chi coltiva), si sentì il bisogno di creare unità di scambio uguali per tutti. Le più usate, in Occidente, furono il tè, il bestiame (da pecus, pecora, deriva il termine “pecunia”) e il sale, col quale secoli dopo sarebbero stati pagati i soldati romani (di qui la parola “salario”). Via via, però, si impose l’esigenza di trovare beni durevoli, non deteriorabili, facilmente divisibili e trasportabili. Dopo le conchiglie la scelta si orientò sui metalli più preziosi, oro e argento, con cui furono coniate le prime monete. |
Acqua di Colonia
L'anno scorso, al ritorno del pellegrinaggio a Re, abbiamo fatto una breve sosta a Santa Maria Maggiore, grazioso paesino di montagna in Val Vigezzo ad una trentina di chilometri da Domodossola ai confini con la Svizzera. Non abbiamo potuto visitare l museo dello spazzacamino, attività molto nota nei secoli scorsi quando gli uomini e i bambini, in inverno, scendevano a valle per pulire i camini che erano i mezzi più usati per scaldare le case e cucinare. Ma la Val Vigezzo è nota anche per un' invenzione che non tutti conoscono. Infatti un certo Giovanni Maria Farina, nativo di Santa Maria Maggiore (1675) raggiunse il fratello che aveva dato avvio a Colonia a un' attività commerciale. A Colonia cera pure un loro zio, Giovanni Paolo Feminis che si era dedicato al commercio di acque odorose. Poiché il Feminis vide morire prematuramente il suoi sette figli e non avendo quindi eredi, cedette al Farina la fabbricazione dell'Acqua di Colonia. Il Farina si associò al fratello fondando una casa che rimane la più antica produttrice di Acqua di Colonia. In Francia la chiamarono "Eau de Jean Marie Farina” e divennero riconosciute anche qualità insolitamente "terapeutiche". Giovanni Farina morto a Colonia nel 1766, commerciò la miscela che conteneva l'Acqua di Colonia (limone, fragola, rosmarino, garofano, timo, menta e lavanda) e i suoi discendenti monopolizzarono la scoperta creando una multinazionale dell'Eau du Colonia. Esistono ancora esemplari – rarissimi – di qualche involucro che avvolgeva i primi flaconi dell'Acqua di Colonia, che venne conosciuta in tutto il mondo. Santa Maria Maggiore, il paese nativo degli inventori, non sfruttò la loro fama, ma sia Farina che Feminis fecero conoscere all'Europa e al Mondo un particolare tipo di italiani intraprendenti e ricchi di fantasia, virtù poi apprezzate all'industria moderna. L'alta montagna della Val Vigezzo quella volta non aveva certo partorito un "topolino"! Spazzacamini e Acqua di Colonia, che sembrano due elementi in antitesi fra loro, fecero lavorare tate brava gente della Valle. Onore al merito! Fernanda |
Specchi
Alice nel paese delle meraviglie! Quante volte ci ha fatto sognare questa fiaba, fin da piccoli! La sua storia (del romanziere Lewis Carrol) comincia in un modo che non ci aspettiamo. Alice entra nel suo mondo fantastico attraversando uno specchio. Da sempre questi oggetti sembrano magici: ma come è fatto uno specchio, veramente? E chi l'ha inventato? Fin dall'antichità gli specchi hanno esercitato sugli uomini un grande fascino . Non solo sugli uomini, in verità: anche alle scimmie piace da matti guardarsi allo specchio ! Nell'antichità per specchiarsi era necessaria una pozza d'acqua calma o, nel Medio evo, una superficie d'argento o di altro metallo lucidati. Oggi, invece, per realizzare gli specchi si usa la tecnica messa a punto nel 1835 da Justus von Liebig . Si parte dalle lastre di vetro, vale a dire una miscela di calce e silice tritata finemente. La miscela viene riscaldata fino a quasi 1500°C , per fonderla, poi viene stesa su un piano e fatta raffreddare lentamente. Su una delle superfici della lastra viene poi steso uno strato d'argento o di alluminio con un procedimento particolare: il metallo viene spruzzato sotto vuoto , così aderisce perfettamente al vetro senza alcuna imperfezione dovuta all'aria. L’argento utilizzato è davvero poco: per uno specchio di un metro quadrato bastano 1,20 grammi del prezioso metallo. Nel ‘500 gli specchi erano così rari e preziosi che i veneziani, abili maestri vetrai, tenevano segreti i loro metodi per produrli. (da una ricerca di) Lucia |
L'è vegnuu giò con la pièna…
…Ovvero: E' sceso con la piena. È un detto che ci riporta alla vecchia Milano che conosceva le frequenti inondazioni — non sempre moderate — dell'Olona, del Seveso, del Nirone, della Vettabbia e di altri fiumi e canali che dalle Prealpi scendono verso la pianura milanese. Di quei fiumi sono rimasti i nomi nelle vie, mentre le loro acque, ormai incanalate, scorrono sotto la città, con provvide funzioni igieniche (voglio dire che servono per le fogne e per altri numerosi scarichi, più o meno puliti). Anche se al giorno d’oggi i fiumi non si vedono più, il detto è rimasto ed il suo significato è trasparente. La piena dei fiumi trascina vorticosamente con sé ogni cosa: tronchi, sassi, macerie, ingombri di tutti i generi buttati nell’acqua, di nascosto e senza alcun riguardo. Perciò i vecchi milanesi (ma ormai non ce ne sono più così tanti…), quando si trovano di fronte un tipo un po' tonto, che sembra arrivato a Milano per sbaglio e che non si sapeva come collocarlo, escono ancora oggi con l’esclamazione: "Quel lì, l'è vegnuu giò con la pièna", per dire che è un sempliciotto che, capitato a Milano per caso, non si rende conto degli usi e dei costumi della città. |
BALOSS…
…è riferito ad una persona intelligente, che usa il cervello con finezza, anche per ingannare, ma più in modo giocoso che con la menzogna. Uno che le spara grosse, con una certa facilità, apparendo più simpatico che da odiare. Una persona che tira acqua al suo mulino, come si usa dire in gergo, secondo la propria convenienza, che sa approfittarne in ogni situazione. Forse il nostro balòss è più aderente al significato del vocabolo francese, rusé, astuto e scaltro. Il furbo in questione può essere anche uno sprovveduto, un incauto, ma l'astuto dev'essere per forza sveglio e ingegnoso, che sa cavarsela, capace di risolvere all’improvviso ogni situazione problematica che gli si presenta. Insomma, un vero grass de rost, grasso di arrosto. In altre versioni, sempre con lo stesso significato, è usata l’espressione te se de catà!, sei da cogliere, subito, malnatt, ragazzaccio, discolaccio, monello che, comunque, sa farsi voler bene. Balòss potrebbe derivare dal celtico Balòr, una divinità non molto raccomandabile perché ingannatrice. La parola è mutata soltanto nel tempo, con la erre divenuta una sibilante esse. Del resto il furbo, l'astuto, non cerca forse di ingannare gli altri e di approfittare della loro dabbenaggine? E’ un termine che non ha la punta avvelenata: scuote più ilarità che offesa. (Da una ricerca di) Chiara |
Clicca qui sotto per leggere i giornalini dei numeri precedenti: