Articoli del giornalino novembre/dicembre 2017
Il coraggio sconosciuto
Attorno a noi tanta apparente dolcezza, tanto facile sentimento, emozioni anche belle ma tanto pervasive quanto superficiali: in realtà la festa del Natale è cristianamente “dura” perché tocca, per così dire, la radice di Dio e la radice dell’uomo. Natale è il giorno del coraggio. Il coraggio di Dio, prima di tutto, la Sua volontà di calarsi in una storia che ha disperato bisogno di Lui, eppure gli resiste e si confina nello spazio del rifiuto.
Ecco il coraggio di Dio, la Sua capacità di rimanere fedele alle persone, di guardare con intensità di amore al nostro destino anche quando noi, con sufficienza, volgiamo altrove lo sguardo e ci riteniamo despoti solitari del nostro vivere. Il coraggio di Dio, che la festa del Natale custodisce e racconta, è in questo Suo “raggomitolarsi” per entrare nel seno di una creatura, Maria; è in questo Suo “raggomitolarsi” per abitare, come un piccolo, il cuore della storia e la radice della mia vita. Ma il Natale, al di là dei climi caramellosi o della melassa dei buoni sentimenti, è il giorno del coraggio anche per noi. Il Natale cristiano è anzitutto il tempo ed il luogo in cui siamo chiamati ad una fede radicale. In un giorno come questo noi diventiamo credenti. Non di una fede superficiale, epidermica, che sa di vecchio, ma di una fede tenace, aggrappata su Dio, appassionata di Lui. Una fede che diventa necessariamente e naturalmente preghiera: nell’ascolto della Sua Parola che è l’Evangelo, nello spezzare il Suo pane che è l’Eucarestia, nel volgere a Lui lo sguardo dal di dentro delle nostre giornate, spesso visitate dalla fatica, dalla delusione, dalla sofferenza. Ci vuole coraggio ad essere credenti, ad essere cristiani, sorelle e fratelli tra noi. Ci vuole coraggio non a compiere saltuariamente qualche vago gesto religioso od a provare qualche generico sentimento religioso, ma a credere fino a fidarsi di Dio più che di se stessi, a credere fino ad affidarsi a Lui più che alle nostre logiche di autonomia. Ci vuole coraggio a pronunciare il “sì” della fede e ad imboccare la strada lunga e ripida del Vangelo resistendo al canto delle sirene che sono le soluzioni facili, la legge del branco e la vita così come viene. Ci vuole coraggio a rimanere credenti, cioè a decifrare con l’alfabeto dell’amore anche la solitudine, l’amarezza ed il dolore. Ci vuole il coraggio di amare per essere cristiani oggi: il coraggio di amare questo tempo, la gente così com’è, il coraggio di amare la vita con le sue danze ed i suoi pianti; ci vuole soprattutto il coraggio di amare Gesù Cristo ed il Suo Vangelo più di tutto, più della nostra stessa pelle. |
Molto di più!
Ovvero: tra una chiacchera e l’altra, tra una pizza e l’altra, tra una lettura e l’altra, tra un viaggio e l’altro, tra una conferenza e l’altra. Ma anche tra una preghiera e l’altra. Tra un pellegrinaggio e l’altro. Tra un giornale e l’altro. Molto spesso ci troviamo, noi del Movimento Terza Età, a tutti i livelli, per parlare di molte cose, tra le quali (e ce lo diciamo francamente…) la nostra età, che noi giudichiamo i migliori anni della nostra vita. Sembra un gioco di parole, ma ci accorgiamo che non lo è: molte persone fanno parte di MTE fin dalla fondazione, hanno conosciuto i fondatori, nutrono per questa iniziativa un affetto “smisurato”. Ma si sono accorti di un fatto che è sotto gli occhi di tutti: si sta invecchiando, gli anni aumentano, la carta d’identità parla per noi, e non ci sono ricambi, le energie “stentano” a rinnovarsi. Ci teniamo ad affermare che non siamo un’agenzia di viaggi, non siamo un gruppo turistico, con tutto il bene possibile che vogliamo avere per queste persone. Siamo in effetti qualcosa di più, anche se ciò può esigere molto. I nostri impegni, le nostre iniziative, la nostra fraternità, le nostre proposte, realizzano la persona che ha deciso di donare il proprio tempo e le proprie forze per continuare qualcosa di bello, di unico, nato molti anni fa. Con queste poche righe, che nascono dal cuore di tutti, invitiamo tutti coloro che si sentissero disponibili in tempo, forze e cuore, a far parte del nostro Movimento, con lo spirito “delle origini” quando, in mezzo all’anonimato e all’apparente nullità, “qualcuno” ebbe l’occhio lungo, vide più in là del proprio naso e si impegnò, per molti anni, coinvolgendo un gran numero di persone. Il nostro traguardo è semplice, ma quanto mai utile. È adatto a tutti, specialmente per coloro a cui “importa” ciascuno dei fratelli e sorelle che ha accanto. In questo periodo che ci accompagna al Natale vogliamo “farci” un regalo insolito: promettiamoci non solo bontà, ma soprattutto quel particolare carico di disponibilità che MTE ci chiede, per continuare a essere originali e per rinnovare le nostre energie. Non importa se, a volte, ci tocca reggere l’incontro con la malattia o addirittura con sorella Morte; siamo preparati anche ad affrontare tutto ciò, che è la naturalità delle cose. Forza e coraggio dunque e, come recita una canzone di molti anni fa, diciamo tutti insieme: “Non farti cadere le braccia…!”. La Segreteria Indiscrezione Un tempo, in alcune regioni della Francia, quando in una famiglia veniva alla luce un bambino, in una stanza appartata della casa si apparecchiava una sontuosa tavola per le fate, affinché proteggessero il neonato da ogni pericolo e gli elargissero talenti, capacità, qualità e fortuna. |
LA BUCA DELLE LETTERE
Nei condomini e nelle case private c'è la casella della posta che una volta era chiamata buca delle lettere perchè era destinata esclusivamente a contenere lettere di provenienza privata. Parenti e amici si inviavano delle missive per comunicare notizie di natura familiare, per annunciare arrivi e novità, alcune volte piacevoli e altre dolorose. La mia nonna paterna, che durante la 1° guerra mondiale, aveva tre figli al fronte tra il Piave e l'Isonzo, si avvicinava alla buca delle lettere con ansia e batticuore e l' apriva come fosse un tabernacolo! Durante la mia giovinezza anch'io ho dato un occhio benevolo alla buca delle lettere, ma le missive erano di genere amoroso. Attendevo letterine piene di paroline e parolone da pseudo innamorati, poi ci furono le lettere del mio fidanzato ufficiale (diventato poi mio marito) dal quale mi separavano 100 km. di distanza. L'avvento del telefono, dei fax, dei cellulari ha sostituito in parte la corrispondenza e cambiato il contenuto della buca delle lettere. Cosa c'è dentro ora in queste moderne caselle della posta? Esse traboccano di pubblicità di offerte mirabolanti, di vendite di case, di mobili, di volantini di tutti i generi per sedurre eventuali compratori. Poi ci sono a iosa plichi per le opere caritative: S.Antonio, orfani, indigenti, ciechi. infanzia abbandonata ecc. In questi casi, ci troviamo tra le mani lettere che ci spiazzano e ci mettano davanti a casi di coscienza: cestinarle, tenerle, inviare offerte? Ogni tanto però nella casella della posta troviamo plichi che non sono per niente graditi: multe, atti giudiziari, avvisi dell'Agenzia delle Entrate e similari. Raramente troviamo qualche bigliettino di augurio, di ringraziamento per aver fatto qualche regalo o per aver partecipato a qualche cerimonia funebre. Il mondo è proprio cambiato: tutto corre velocemente. Carta e penna, francobolli, indirizzi sono lontani strumenti obsoleti. Siamo figli del nostro tempo e non possiamo perderlo in vane scritture. Forse è bene che sia così, ma io, inguaribile nostalgica, penso ancora a quella vecchia buca delle lettere che nella mia giovinezza mi ha fatto tanto sognare! Fernanda Tre lingue Nel Cantone dei Grigioni, il più grande ed il più orientale dei 26 cantoni della Svizzera, con capitale Coira, si parlano correntemente tre lingue: il tedesco, l’italiano e il romancio; quest’ultimo diffuso solamente in certi territori dei Grigioni. È un idioma neolatino imparentato con il ladino (che è parlato nel Trentino-Alto Adige e nel Veneto) e il friulano. |
Ping-pong
Molto tempo fa, mentre milioni di italiani guardavano il festival di Sanremo (e l’Italia si fermava, almeno per tre giorni), Rai Storia, in contemporanea, mandava in onda “Londra”. La trasmissione l’avranno seguita poche migliaia di telespettatori, chissà. Anch’io non l’ho seguita tutta, ma abbastanza per capire che si stava trattando della capitale finanziaria europea e del suo potere di condizionare la vita di una quantità smisurata di esseri umani che popolano la terra. Una strana partita di ping-pong. Con un clic si gioca con i miliardi, magari virtuali, ma che segnano il destino di imperi finanziari, di popoli, di nazioni. Si evadono tasse dovute, spostando soldi dove le tasse non si pagano, impoverendo nazioni che di quei soldi avrebbero grande bisogno, per migliori servizi, al passo con i tempi. Che cosa avrebbe potuto accadere se si fosse invertito il numero di telespettatori da Sanremo a rai Storia? E se in futuro (per assurdo…) ciò accadesse? E’ più importante sapere qual è la canzone più bella da ascoltare per qualche anno e il nome del o dei cantanti che la interpretano, oppure il nome di quelle persone che finanziano le guerre in atto e le fabbriche di armi, o altre porcherie di questo genere? Le canzoni suscitano emozioni; le losche operazioni finanziarie suscitano sdegno. Le prime vengono messe a disposizione di tutti, le seconde vengono tenute nascoste; salvo accorgersi quando non c’è più nulla da fare. E poi chi
rinuncerebbe l’ascolto di una bella canzone per dimostrare il proprio sdegno nei confronti di sconosciuti? Il comico di turno, il guitto abbonato a scempiaggini di questo genere, che aggiorna l’elenco dei vizi capitali e vi mette la corruzione, l’evasione e la speculazione, suscita la risata, seguita dall’applauso, ma poi tutto finisce lì.
Enrico Sciarini
MULTA!
Notizia curiosa apparsa sui giornali sportivi francesi circa un anno fa: "Multa di mille euro per ogni chilo preso a Natale”. L'allenatore del Montpellier Calcio non è intenzionato a fare sconti nessuno. Prima delle feste di Natale ha comunicato molto seriamente ai suoi giocatori che verseranno un euro per ogni grammo messo su durante le feste natalizie. La pena pecuniaria può apparire ridicola, ma non è così: la multa significa mille euro per ogni chilo preso a Natale e durante le feste. L'obiettivo è di avere la squadra al massimo della forma per proseguire il campionato.
Molto tempo fa, mentre milioni di italiani guardavano il festival di Sanremo (e l’Italia si fermava, almeno per tre giorni), Rai Storia, in contemporanea, mandava in onda “Londra”. La trasmissione l’avranno seguita poche migliaia di telespettatori, chissà. Anch’io non l’ho seguita tutta, ma abbastanza per capire che si stava trattando della capitale finanziaria europea e del suo potere di condizionare la vita di una quantità smisurata di esseri umani che popolano la terra. Una strana partita di ping-pong. Con un clic si gioca con i miliardi, magari virtuali, ma che segnano il destino di imperi finanziari, di popoli, di nazioni. Si evadono tasse dovute, spostando soldi dove le tasse non si pagano, impoverendo nazioni che di quei soldi avrebbero grande bisogno, per migliori servizi, al passo con i tempi. Che cosa avrebbe potuto accadere se si fosse invertito il numero di telespettatori da Sanremo a rai Storia? E se in futuro (per assurdo…) ciò accadesse? E’ più importante sapere qual è la canzone più bella da ascoltare per qualche anno e il nome del o dei cantanti che la interpretano, oppure il nome di quelle persone che finanziano le guerre in atto e le fabbriche di armi, o altre porcherie di questo genere? Le canzoni suscitano emozioni; le losche operazioni finanziarie suscitano sdegno. Le prime vengono messe a disposizione di tutti, le seconde vengono tenute nascoste; salvo accorgersi quando non c’è più nulla da fare. E poi chi
rinuncerebbe l’ascolto di una bella canzone per dimostrare il proprio sdegno nei confronti di sconosciuti? Il comico di turno, il guitto abbonato a scempiaggini di questo genere, che aggiorna l’elenco dei vizi capitali e vi mette la corruzione, l’evasione e la speculazione, suscita la risata, seguita dall’applauso, ma poi tutto finisce lì.
Enrico Sciarini
MULTA!
Notizia curiosa apparsa sui giornali sportivi francesi circa un anno fa: "Multa di mille euro per ogni chilo preso a Natale”. L'allenatore del Montpellier Calcio non è intenzionato a fare sconti nessuno. Prima delle feste di Natale ha comunicato molto seriamente ai suoi giocatori che verseranno un euro per ogni grammo messo su durante le feste natalizie. La pena pecuniaria può apparire ridicola, ma non è così: la multa significa mille euro per ogni chilo preso a Natale e durante le feste. L'obiettivo è di avere la squadra al massimo della forma per proseguire il campionato.
Circeo & Ponza/1
Qualche tempo fa, al tempo dell’ultima primavera che abbiamo potuto vedere, siamo scappati verso il mare, precisamente quello del Circeo e dell’isola di Ponza, ambedue in provincia di Latina, nel Lazio. Il tour del Circeo è iniziato con una passeggiata autostradale dalla quale abbiamo visto: campi di fieno già al primo taglio fatto e depositato nelle grosse ruote, frutteti in fiore, vigne allineate con le braccia aperte ,ed il traffico ordinato e scorrevole. Il Bosco del principe Orsini è stato la prima tappa e poi l'Hotel Oasi di Kufra ci ha accolti per sorprenderci con un'ospitalità curata e molto, molto buona. I tempi si dimostrarono precisi e pieni ma il gruppo ha trovato il tempo per immortalare con foto di paesaggi di sole e mare al tramonto. Il mare che pensavamo, forse abbastanza pulito, era limpido e l'isola di Ponza, che abbiamo circumnavigato con la barca a motore “Nettuno”, ci ha offerto al centro del giorno un piatto di saporiti maccheroni mentre, ancorati a distanza e dondolanti, potevamo far scattare i nostri obiettivi. Pareti composte da: roccia lavica, giallo zolfo, grigia pietra pomice, e…faraglioni, archi perfetti , calette, insenature. Le isole, utilizzate un tempo come penitenziari, oggi sembrano dei piccoli paradisi. La guida Riccardo, ora ricorrendo ai greci o all'impero romano, trovava sempre il modo di animare il paesaggio e la nostra fantasia. Attento, educato, Costanzo ci ha portati a rispettare i tempi ben calibrati. Dispiaciuti per il rientro
rapido ma a buon fine di mamma Patrizia e di Eleonora Travelland. Chicca finale del tour Villa di Ninfa: giardino all'inglese con antichità adornate e a volte attraversate da fiori, cespugli in fiore. Alberi colossali che hanno 96 anni e che sembrano millenari. Rivedo il ruscello con l'acqua a cristallo che s'infila sotto gli archi, formando pozze di fiori acquatici, passa vicino ad un blocco di aste di bamboo, quasi un bosco, e, girandomi, vedo la parete verticale di muro in pietra con le due bifore in marmo ed i rampicanti che, per buona parte lo coprono.
Anna & Armando
Qualche tempo fa, al tempo dell’ultima primavera che abbiamo potuto vedere, siamo scappati verso il mare, precisamente quello del Circeo e dell’isola di Ponza, ambedue in provincia di Latina, nel Lazio. Il tour del Circeo è iniziato con una passeggiata autostradale dalla quale abbiamo visto: campi di fieno già al primo taglio fatto e depositato nelle grosse ruote, frutteti in fiore, vigne allineate con le braccia aperte ,ed il traffico ordinato e scorrevole. Il Bosco del principe Orsini è stato la prima tappa e poi l'Hotel Oasi di Kufra ci ha accolti per sorprenderci con un'ospitalità curata e molto, molto buona. I tempi si dimostrarono precisi e pieni ma il gruppo ha trovato il tempo per immortalare con foto di paesaggi di sole e mare al tramonto. Il mare che pensavamo, forse abbastanza pulito, era limpido e l'isola di Ponza, che abbiamo circumnavigato con la barca a motore “Nettuno”, ci ha offerto al centro del giorno un piatto di saporiti maccheroni mentre, ancorati a distanza e dondolanti, potevamo far scattare i nostri obiettivi. Pareti composte da: roccia lavica, giallo zolfo, grigia pietra pomice, e…faraglioni, archi perfetti , calette, insenature. Le isole, utilizzate un tempo come penitenziari, oggi sembrano dei piccoli paradisi. La guida Riccardo, ora ricorrendo ai greci o all'impero romano, trovava sempre il modo di animare il paesaggio e la nostra fantasia. Attento, educato, Costanzo ci ha portati a rispettare i tempi ben calibrati. Dispiaciuti per il rientro
rapido ma a buon fine di mamma Patrizia e di Eleonora Travelland. Chicca finale del tour Villa di Ninfa: giardino all'inglese con antichità adornate e a volte attraversate da fiori, cespugli in fiore. Alberi colossali che hanno 96 anni e che sembrano millenari. Rivedo il ruscello con l'acqua a cristallo che s'infila sotto gli archi, formando pozze di fiori acquatici, passa vicino ad un blocco di aste di bamboo, quasi un bosco, e, girandomi, vedo la parete verticale di muro in pietra con le due bifore in marmo ed i rampicanti che, per buona parte lo coprono.
Anna & Armando
Pellirosse!
Le penne che i Pellirosse si mettevano in testa (segno distintivo del proprio grado, importanza, coraggio in guerra, appartenenza alla propria tribù, ecc.), erano di varie forme, colore e provenienza; erano trattenute da un laccio, ma anche fissate al cranio o ai capelli con un lattice gommoso (una specie di colla) che essi raccoglievano da varie piante.
Le penne che i Pellirosse si mettevano in testa (segno distintivo del proprio grado, importanza, coraggio in guerra, appartenenza alla propria tribù, ecc.), erano di varie forme, colore e provenienza; erano trattenute da un laccio, ma anche fissate al cranio o ai capelli con un lattice gommoso (una specie di colla) che essi raccoglievano da varie piante.
Circeo & Ponza/2
Per la prima volta con il gruppo degli “Anziani d'Egitto” ho partecipato a un viaggio. E' stato bellissimo: ci ha permesso di immergerci nella storia, visitando cittadine antiche, nella natura di tre parchi (Bomarzo, Circeo e Ninfa) e di un'isola incantevole: Ponza. A Bomarzo con la guida Loretta siamo scesi agli inferi per poi risalire verso il Paradiso, seguendo un itinerario immerso nel bosco. Enormi statue realizzate in pietra piperino sbucano all'improvviso fra gli arbusti sorprendendo il visitatore. E che dire della “casa storta” che al solo guardarla da fuori dà una strana sensazione. Impavidi siamo entrati, che sarà mai... E invece eccoci tutti attaccati alle pareti con forte sensazione di vertigini. Capiamo perché PierFrancesco Orsini, ideatore del parco nel 1552, facesse entrare gli ospiti indesiderati in questa casa e poi questi se ne andassero spaventati. A sera incontro con la guida turistica Riccardo che ci seguirà nei prossimi quattro giorni. Ho provato a prendere appunti, ma sono stata sopraffatta dagli stessi. Escursione a Gaeta, con le sue chiese antiche e la Cappella d'oro da dove Pio IX anticipò il dogma dell'Immacolata Concezione. Ma il luogo più suggestivo è “la montagna spaccata” con il suo percorso fra le rocce dove sono scolpite le stazioni della via crucis e dove ci sono impagabili scorci sul mare. Visita a Sperlonga, cittadina medioevale che fu borgo di pescatori pur essendo un po' in alto rispetto al mare. Ci sono angoli deliziosi, il bianco delle case e il rosa intenso delle bouganville fanno un incantevole contrasto. Isola di Ponza: a mezzaluna stretta ricca di baie, di faraglioni, di rocce che si immergono nel mare e cambiano colore da un metro all'altro. Ci arriviamo in traghetto da Terracina e visitiamo il suo centro storico al porto. Poi con una barca a noi dedicata facciamo quasi la circumnavigazione dell'isola osservando le “case grotta” che appena si intravedono in alto, le “formiche” (i massi affioranti) ed i faraglioni, ognuno con il suo nome e la sua leggenda. Visita al parco del Circeo ed ai resti della villa Domiziana con le terme e le cisterne. Qui abbiamo ricevuto lezioni dagli architetti romani sulle loro realizzazioni architettoniche ed ingegneristiche. Affascinante il parco popolato da uccelli, cinghiali ed altri animali dove c'è poco intervento dell'uomo. Se un albero cade, resta sul terreno! A Terracina visitiamo la masseria S.Andrea, moderna, organizzata, pulitissima. Visitiamo Terracina con la sua cattedrale ed il foro Aemiliano, ben conservato poiché dopo la guerra dei quattro imperatori venne ricoperto da metri di terra battuta. S.Felice Circeo: anche questa cittadina è in alto rispetto al mare ed anche qui ci sono degli angoli particolari. Riccardo si fa trovare a Latina scalo e ci accompagnata ai giardini di Ninfa raccontandoci della storia di Ninfa e di Norba (la città distrutta dai suoi abitanti). Questo luogo appartiene alla famiglia Caetani dal 1298 ma solo nel 1920 Gelasio Caetani decise di farne un giardino inserendo piante provenienti da tutto il mondo. Un grazie a tutti ed un arrivederci! Gemma Fiabane |
CIRCEO & PONZA/3
Un angolo d'Italia che non conoscevamo, di rara bellezza, dove l'uomo si è inserito nella natura per modificarla, ma dove la stessa natura ha partecipato e creato panorami meravigliosi. Zona vulcanica, rocce striate d'argento che formano paesaggi lunari, fazzoletti di terra rubata alle rocce per coltivare le vigne, piante spontanee e fichi d'India; terrazzi sul mare il cui profumo si confonde con il profumo delle arance, voli di gabbiani che sfiorano le onde: questa la nostra vacanza alla scoperta del Circeo e, dice bene Eleonora nella presentazione del viaggio , tra giardini incantati e antichi templi romani. Ci siamo fermati a Bomarzo, sacro Bosco tra mistero e incantesimo, voluto dal Principe Orsini nel 1552 dove si trovano enormi sculture di roccia fantastiche e grottesche distribuite in un parco incolto e selvaggio: definito Parco dei Mostri per la loro forma di grandi animali, di simboli sconosciuti, è famoso l'Orco gigante: una visita interessante e insolita. Abbiamo poi visitato la città di Gaeta con il suo grande golfo, Terracina, Sabaudia e Sperlonga: ricco patrimonio di cultura e arte con le loro Chiese, resti di Templi Romani e Fori Imperiali che formano il famoso Parco Nazionale del Circeo, area naturale protetta d'Italia. Spettacolare Villa Domiziano, rovine di una fastosa Villa Imperiale del I secolo d.c. con piscine termali tra grandi colonne e bellissima esedre. Il Parco è stupendo: ville tra dune di sabbia dorata, piante mediterranee, boungaville e gelsomini, profusione di colori e profumi. Gita in barca alla piccola Isola di Ponza, famosa per le sue coste frastagliate con piccole spiagge, i faraglioni di Lucia Rosa, e Chiara di Luna spettacolare insenatura con le rocce a picco sul mare. Rientravamo in Hotel la sera e il cielo era uno splendore di luce abbagliante: il sole tramontava sul mare e dipingeva il cielo di mille colori sfavillanti. Il giorno della partenza eravamo tutti malinconici, ma la sorpresa che ci aspettava era immaginabile: il Giardino di Ninfa nel Comune di Cisterna Latina è un splendido giardino all'inglese che sorge sui resti di un castello medioevale: piante di ogni genere tra cui spiccano alti cipressi dove si arrampicano le rose, aiuole fiorite di mille fiori, la rosa più grande del mondo e poi ancora rose vellutate e profumate: un delirio di colori e profumi dove è bello passeggiare in silenzio ascoltando il mormorio dei ruscelli che lo attraversano. In questo giardino romantico la pace regna sovrana e si cammina come in un sogno con il cuore palpitante di mille emozioni e gli occhi spalancati per non perdere neanche un fotogramma. Una preghiera affiora sulle nostre labbra : grazie, grazie Signore, per quello che ci hai donato e grazie per aver potuto godere tutto questo incanto! Lydia Federico Un grazie al gruppo unito e partecipante, un grazie a Eleonora con il rimpianto di non aver potuto godere della sua compagnia - un grazie caloroso a Costanzo per aver sempre seguito il gruppo con professionalità, pazienza, dedizione. |
Buon compleanno Lea !!!
Tanti anni fa ci siamo trovati su una stessa strada. Ora il tempo è passato: un lungo spazio addolcito da un pizzico di stima e di affetto. Ho sempre apprezzato la tua cordialità, la tua conversazione di ampio respiro, il porgerti agli altri con squisita cortesia. Nel cuore hai conservato memorie, ricordi, affetti, una visione della vita serena e positiva. Ora ti festeggiamo perché fai parte del nostro mondo, un mondo pieno di tante cose buone e sincere.
Fernanda Calderini
Tanti anni fa ci siamo trovati su una stessa strada. Ora il tempo è passato: un lungo spazio addolcito da un pizzico di stima e di affetto. Ho sempre apprezzato la tua cordialità, la tua conversazione di ampio respiro, il porgerti agli altri con squisita cortesia. Nel cuore hai conservato memorie, ricordi, affetti, una visione della vita serena e positiva. Ora ti festeggiamo perché fai parte del nostro mondo, un mondo pieno di tante cose buone e sincere.
Fernanda Calderini
Montagnes/1
Chiunque ami la montagna, e abbia frequentato per le vacanze le valli trentine di Fiemme e di Fassa, certamente non può non averne sentito parlare, e magari è stato tentato di farlo (come noi). Il trekking è una passeggiata piuttosto lunga che si fa preferibilmente il montagna, percorrendo sentieri che attraversano ombrosi boschi e prati pieni di fiori, per giungere alla meta fissata. Nel nostro caso si trattava del monte Castellazzo (mt.2333), su cui campeggiano la statua del Cristo Pensante e la sua Croce. La camminata può partire dal Passo Rolle (mt.1980, per chi è più in gamba, oppure, raggiungendo la bellissima Baita Segantini, con le comode navette del passo); da qui si può proseguire per un comodo sentiero, senza difficoltà per un bel tratto. Ma è una rampa finale piuttosto dura, che scoraggia più d’uno a fermarsi lì o a rinviare al prossimo tentativo. Per quelli che, beati loro, sono in grado di proseguire, cosa troveranno sulla cima ad accoglierli? Innanzitutto la bella statua del Cristo in marmo bianco di Predazzo, e la croce di ferro, verso cui il Cristo è rivolto in atteggiamento pensoso; due opere davvero molto belle e arricchite ulteriormente da una targa bronzea alla base del monumento, con un pensiero di Madre Teresa di Calcutta. Quello che oggi più colpisce è il fatto che la suddetta salita non è più solo un trekking qualunque, ma è finito per diventare un pellegrinaggio laico ma anche spirituale e che, specialmente nella buona stagione, vede file di gente di tutte le età camminare in silenzio per arrivare lassù come se fosse l’assolvimento di un voto. Devo confessare di averci provato anch’io, anche se ho dovuto rimandare per guai fisici piuttosto recenti. Cosa che ho fatto, con un po’ di rimpianto, questo sì; ma la natura circostante ripagava della piccola delusione, con una spettacolare visione delle cime della Marmolada e, alle nostre spalle, il gruppo delle Pale incantevolmente illuminate dal solo che stava volgendo al tramonto. Arrivederci montagne meravigliose! Arrivederci alle Pale di S.Martino, arrivederci anche a te Marmolada e a tutte le montagne di queste valli; ma soprattutto arrivederci a te, montagna del Cristo Pensante, perché noi, anche se anzianotti, ci siamo ripromessi di arrivare lassù per portarti il nostro saluto e anche la nostra preghiera. Gianfranco Beltrame |
Montagnes/2
Montagnes mon amour! I dieci giorni sono volati, belli, intensi, mai stancanti: dobbiamo rispettare le nostre forze. La coppia, formata da: Costanzo dell'agenzia Travelland ed il nostro poliedrico Paolo, con le notizie meteo anticipate, modificavano il programma in modo che le mete fossero raggiunte. L'Hotel “Nele “, con la famiglia Zorzi tutta intera – ed intendo dire: i signori Diego ed Alessandra, signora Stefania, figli, nipoti e nonni – con tutto il personale, compresa la cucina, segnaliamo che, tra i loro piatti, i sei golosi del tavolo14 hanno eletto il riso al basilico come il migliore. Ah ! La grigliata fatta nella Baita al passo Cauriol a 1600 m, ed eccezionalmente originale la macchinetta con il tabacco e. . . ecc. Bocce , Scala Quaranta , Burraco , passeggiate, giri in bici e ... gioco d'azzardo. Chiariamo: venerdì nell'ampia taverna, saremo stati in 50, abbiamo giocato alla tombola organizzata dall'Hotel e gestita ,con stile e garbo dal sig. Diego. Cosa dire del gruppo di 23 amici che al mattino sono andati a 2200m (slm), ed al pomeriggio una seconda vetta a 2200 slm. Infine, la premiazione: sabato mattino per i vincitori delle varie contese; geniale è stato Costanzo nel generare il nuovo premio che Paolo da grande uomo com'è , ha gradito con allegria. Poi, percorrendo pochi passi, andammo nella chiesetta prossima all'Hotel per dire grazie Signore che ci ha concesso questa vacanza recitando una preghiera ed un canto. |
Palazzo Marino/1
Milano 1553. La città si trova da poco sotto la dominazione spagnola e all'ombra della Madonnina i banchieri fanno affari d'oro finanziando le imprese militari di papi e imperatori. Banchieri non solo meneghini: per prendersi una fetta dei denari ne arrivano da tutta Italia; e tra loro c'è anche il conte Tommaso Marino, ricco genovese che lavora al soldo degli spagnoli ed è noto per la sua arroganza. Un giorno vede la bellissima Ara, figlia di Sua Eccellenza Cornaro, patrizio veneziano, uscire dalla chiesa di San Fedele e se ne innamora al primo colpo. Poco dopo, sperando che il suo denaro sia sufficiente a convincerla al matrimonio, si reca dal padre per chiederne la mano. Ma il patrizio rifiuta: "Non le darò mia figlia in sposa se non avrà una casa degna dei palazzi veneziani". La richiesta non spaventa il ricco conte, che anzi commissiona un palazzo al più famoso architetto del tempo: Galeazzo Alessi. A cui chiede il "più bel palazzo che si trovi in cristianità. E lo voglio dove ho incontrato Ara la prima volta". Cioè, in piazza San Fedele, dove sorge l'omonima chiesa. Galeazzo Alessi in quel periodo era alle prese con la facciata di Santa Maria dei Miracoli e non aveva tempo per altri progetti, così presentò al Marino un lavoro tanto grandioso da sembrare irrealizzabile. Ma Marino accettò comunque. Dopo aver fatto abbattere le case che sorgevano attorno alla chiesa, nel 1558 la prima pietra di quello che diventerà Palazzo Marino viene posata e poco dopo l'edificio è completato: Tommaso Marino riesce a coronare il suo sogno di sposare Ara. Ma nel frattempo il conte è sempre più odiato dalla popolazione: arrogante, avaro, prepotente; ma soprattutto i milanesi vedono in lui il simbolo dei soprusi sul popolo, visto che si è arricchito anche grazie all'odiatissima tassa sul sale. E così sul suo palazzo arriva una maledizione: "Questo complesso di pietre, innalzato con il frutto di tante ruberie, o brucerà, o cadrà in rovina, o se lo porterà via un altro ladrone". Una maledizione da non prendere sotto gamba, visto che due delle tre profezie si sono già avverate. La terza non molto tempo dopo: Marino dilapidò il suo patrimonio e il palazzo gli fu confiscato dagli spagnoli (poi passò agli austriaci e dopo l'Unità d'Italia al Comune). Per quanto riguarda la caduta in rovina, ci ha pensato la Seconda Guerra Mondiale, visto che Palazzo Marino ha rischiato di crollare del tutto sotto i bombardamenti del 1943. Manca solo la terza profezia, "brucerà", e poi la maledizione sarà compiuta. (da una ricerca di) Daniele Ciacci |
FANTASMI
Fantasmi, che paura…! Si narra che anche il Duomo di Milano abbia il suo fantasma che vaga sconsolato. E' capitato a diversi fotografi di scattare una foto a una coppia di sposi dopo la cerimonia nuziale sulla porta del Duomo di Milano e successivamente scorgere dietro di loro una donna sconosciuta vestita di nero. Questa misteriosa figura sembra essere il fantasma di una certa Carlina, vissuta a Schignano, vicino a Como, dove era in voga l'antica usanza di far vestire le spose a lutto, completamente avvolte nella seta nera, per ingannare gli uomini del feudatario del luogo che si arrogava il famigerato jus primae noctis (il diritto di consumare la prima notte di nozze con le giovani appena sposate). In una fredda e nebbiosa giornata di ottobre Carlina si sposò con il suo Renzino avvolta nel suo abito nero e partirono per Milano per il viaggio di nozze. Decisero di salire sul Duomo di Milano dove tra le guglie ammantate dalla nebbia spuntavano via via le statue di drago che cominciarono ad inquietare la povera Carlina che portava nel cuore la colpa di essersi concessa ad un giovane straniero biondo poco tempo prima delle nozze, rimanendo incinta. Carlina decise di non dire nulla al futuro sposo e di fargli credere che quel figlio fosse suo, ma quel luogo suggestivo e silenzioso vicino al cielo dove nella foschia comparivano sagome inquietanti intimorirono a tal punto la novella sposa che lasciò la mano del giovane sposo e cominciò a correre tra le statue, come fosse impazzita, molto spaventata, come se scappasse, urlando a squarciagola e piana di angoscia del peso che portava in grembo. Ad un tratto il marito la vide cadere nel vuoto e poi sparire inghiottita dalle guglie del Duomo. La leggenda racconta che il suo corpo fu cercato in lungo e in largo ma non venne mai trovato. Ad oggi sono molte le testimonianze che raccontano di un’inquietante figura vestita di nero con gli occhi bianchi che appare nelle foto alle spalle dei giovani sposi che escono dal Duomo di Milano, quasi ad augurare loro un matrimonio felice e sereno, come lei non ha mai potuto avere. |
Lettera……di un anziano padre al figlio.
Se un giorno mi vedrai vecchio, se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi, abbi pazienza: ricorda il tempo che ho trascorso a insegnartelo. Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose, non mi interrompere, ascoltami: quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi. Quando non voglio lavarmi, non biasimarmi e non farmi vergognare; ricordo quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi farti il bagno. Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico: ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l’ABC. Le parole che un padre dice ai suoi figli tra le mura di una casa non sono ascoltate dal mondo ma, come bisbiglii soffusi nel buoi, alla fine, arrivano ai posteri. Quando a un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso, dammi il tempo necessario per ricordare e, se non ci riesco, non ti innervosire: la cosa importante non è quello che dico, ma il mio bisogno di essere con te e averti lì che mi ascolti. Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo, non trattarmi come fossi un peso, vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi. Quando dico che vorrei essere morto, non arrabbiarti, un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive. Un giorno scoprirai che, nonostante i miei errori, ho sempre voluto il meglio per te, che ho tentato di spianarti la strada. Dammi un po’ del tuo tempo, dammi un po’ della tua pazienza, dammi una spalla su cui appoggiare la testa allo stesso modo in cui io l’ho fatto per te. Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza; stammi vicino, non voglio rimanere solo. Sono sicuro che non mi ammalerò di solitudine, perché tu sei vicino a me. Trova il tempo per un sorriso: io mi accontento di poco, mi basta la tua sincerità. In cambio io ti darò un sorriso e l’immenso amore che ho sempre avuto per te. Quando avrai finito di leggere queste poche parole, ti abbraccerò con tutta la forza del mio amore.
Ti amo, figlio mio.
Germana Soncini
Se un giorno mi vedrai vecchio, se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi, abbi pazienza: ricorda il tempo che ho trascorso a insegnartelo. Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose, non mi interrompere, ascoltami: quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi. Quando non voglio lavarmi, non biasimarmi e non farmi vergognare; ricordo quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi farti il bagno. Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico: ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l’ABC. Le parole che un padre dice ai suoi figli tra le mura di una casa non sono ascoltate dal mondo ma, come bisbiglii soffusi nel buoi, alla fine, arrivano ai posteri. Quando a un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso, dammi il tempo necessario per ricordare e, se non ci riesco, non ti innervosire: la cosa importante non è quello che dico, ma il mio bisogno di essere con te e averti lì che mi ascolti. Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo, non trattarmi come fossi un peso, vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi. Quando dico che vorrei essere morto, non arrabbiarti, un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive. Un giorno scoprirai che, nonostante i miei errori, ho sempre voluto il meglio per te, che ho tentato di spianarti la strada. Dammi un po’ del tuo tempo, dammi un po’ della tua pazienza, dammi una spalla su cui appoggiare la testa allo stesso modo in cui io l’ho fatto per te. Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza; stammi vicino, non voglio rimanere solo. Sono sicuro che non mi ammalerò di solitudine, perché tu sei vicino a me. Trova il tempo per un sorriso: io mi accontento di poco, mi basta la tua sincerità. In cambio io ti darò un sorriso e l’immenso amore che ho sempre avuto per te. Quando avrai finito di leggere queste poche parole, ti abbraccerò con tutta la forza del mio amore.
Ti amo, figlio mio.
Germana Soncini
Cara Mirta
Mi è caro salutare qui, nella nostra chiesa, nella casa del Signore, la nostra cara Mirta. Sono tanti i pensieri che affollano la nostra mente e soprattutto il nostro cuore in questo momento. Innanzitutto un abbraccio pieno di affetto ai tuoi cari, in particolare ai figli Mirko e Giovanna. Provo a pensare a Mirta. Eccola lì, nel banco in quarta fila a sinistra, con gli amici dell’MTE alla S.Messa domenicale delle ore dieci. Eccola, la vedo cucinare nel salone della comunità, a preparare la pizza del mezzodì, mentre brontola con le sue amiche del cuore perché parlano e non eseguono alla perfezione i suoi ordini. L’ultima parola era sempre la sua, ma nell stesso tempo benedicevano il Signore per averti messo in mezzo a noi perché eri una grande cuoca, sempre disponibile. Mirta era anche un pilastro dell’MTE. Faceva parte del Consiglio direttivo a pieno titolo e il Movimento era la sua seconda casa; lo viveva e lo sentiva come un patrimonio di tutti noi, ma in particolare suo. Ci si trovava bene! La perdita di Mirta è come perdere un tesoro, è una ricchezza che ora ci viene meno. Cara Mirta, il destino ha fatto sì che tu potessi godere a lungo quella località di mare che amavi tanto, fino all’ultimo momento della tua vita. Mirta era, per noi del Movimento, un mito, buona e generosa e insieme brontolona. Ma era comunque un dono del Signore per tutti noi. Il tuo ricordo abiterà sempre nei nostri cuori. Ciao Mirta! Tutti noi dell’MTE. |
…e dal Brasile…
ci scrivono velocemente: Cara Mirta, ci hai preso in contro piede. Siamo rimasti scioccati dalla tua prematura scomparsa. Quando ti ho conosciuta 4 anni fa, sono rimasto colpito dalla tua generosità, disponibilità verso tutti in particolare verso gli amici del MTE del villaggio nel preparare i pranzi con amore e dedizione. Le volte che ti ho chiesto di preparare dei pranzi per gli eventi della comunità non ti sei mai tirata indietro anzi ci hai messo tutta la tua passione e ci hai deliziato con i tuoi piatti, ma soprattutto con la tua persona e la tua compagnia. Ora ci resta solo di pregare per te affinché il padre misericordioso ti accolga fra gli eletti in paradiso. Prega per tutti noi che restiamo qua giù. Ciao Mirta. P. Massimo Proscia |
AGOPUNTURA
Pratica terapeutica di antichissima origine, già in uso nella medicina cinese nel 2700 a. C., che consiste nell'introduzione di aghi, di lunghezza, diametro, forma della punta e materiali diversi, in punti specifici del corpo, chiamati appunto punti di agopuntura, da dove viene percepita una sensazione di calore, intorpidimento o formicolio. Il pensiero orientale riconosce all’interno dell’uomo la presenza di un’essenza vitale all’origine di tutte le cose della vita stessa, il Qi. Quando la circolazione di questa energia vitale viene ostacolata, si manifestano le malattie. I canali energetici lungo i quali scorre il Qi, che alimenta i vari organi, sono detti meridiani. Lungo i meridiani sono situati i punti di agopuntura: quelli a cui si ricorre con più frequenza sono più di cinquecento. L’inserimento di un ago in uno di questi punti stimola l’assorbimento o il rilascio di energia dell’organo a cui si riferisce, ristabilendo quell’equilibrio energetico che per la medicina orientale è il presupposto indispensabile per godere di buona salute. La malattia è intesa come sconvolgimento di tale equilibrio, consistente in un’alterazione dei rapporti fra i due aspetti fondamentali nei quali si esprime l'energia e che costituiscono anche tutta la realtà in cui l'uomo vive. I Cinesi li chiamano Yin e Yang: sono due forze di segno opposto dalla cui interazione scaturiscono tutti gli aspetti della vita. L’agopuntura si è ormai largamente diffusa nel mondo occidentale e questo ha comportato in molti casi la modificazione sia della tecnica che dell’impostazione teorica rispetto all’agopuntura classica praticata in Cina. In Occidente, l'indicazione principale dell’agopuntura è la cura del dolore e di alcune malattie psicosomatiche, dell'ansia, di alcune nevrosi e dell'insonnia. Un notevole impiego dell’agopuntura riguarda le tecniche di anestesia e analgesia per l’esecuzione di interventi chirurgici senza addormentare il paziente. Inoltre la ricerca ne sta anche osservando l’efficacia per alleviare il dolore per il miglioramento della mobilità in pazienti che soffrono di artrite reumatoide e osteoartrite. Altri possibili utilizzi sono la cura di allergie, emicrania, problemi di circolazione e della dipendenza da nicotina e da altre sostanze. Inoltre, sembra che l’agopuntura agisca stimolando la secrezione, nel cervello, di mediatori chimici che, a loro volta, attivano o inibiscono determinati sistemi neuronali. Tra le tecniche più recenti dell’agopuntura si colloca l’elettroagopuntura, che si avvale dell'applicazione di una corrente elettrica a bassa tensione negli aghi, particolarmente vantaggiosa in interventi delicati e di lunga durata e importanza.
(da una ricerca di)
Lucia Zecchinello
Pratica terapeutica di antichissima origine, già in uso nella medicina cinese nel 2700 a. C., che consiste nell'introduzione di aghi, di lunghezza, diametro, forma della punta e materiali diversi, in punti specifici del corpo, chiamati appunto punti di agopuntura, da dove viene percepita una sensazione di calore, intorpidimento o formicolio. Il pensiero orientale riconosce all’interno dell’uomo la presenza di un’essenza vitale all’origine di tutte le cose della vita stessa, il Qi. Quando la circolazione di questa energia vitale viene ostacolata, si manifestano le malattie. I canali energetici lungo i quali scorre il Qi, che alimenta i vari organi, sono detti meridiani. Lungo i meridiani sono situati i punti di agopuntura: quelli a cui si ricorre con più frequenza sono più di cinquecento. L’inserimento di un ago in uno di questi punti stimola l’assorbimento o il rilascio di energia dell’organo a cui si riferisce, ristabilendo quell’equilibrio energetico che per la medicina orientale è il presupposto indispensabile per godere di buona salute. La malattia è intesa come sconvolgimento di tale equilibrio, consistente in un’alterazione dei rapporti fra i due aspetti fondamentali nei quali si esprime l'energia e che costituiscono anche tutta la realtà in cui l'uomo vive. I Cinesi li chiamano Yin e Yang: sono due forze di segno opposto dalla cui interazione scaturiscono tutti gli aspetti della vita. L’agopuntura si è ormai largamente diffusa nel mondo occidentale e questo ha comportato in molti casi la modificazione sia della tecnica che dell’impostazione teorica rispetto all’agopuntura classica praticata in Cina. In Occidente, l'indicazione principale dell’agopuntura è la cura del dolore e di alcune malattie psicosomatiche, dell'ansia, di alcune nevrosi e dell'insonnia. Un notevole impiego dell’agopuntura riguarda le tecniche di anestesia e analgesia per l’esecuzione di interventi chirurgici senza addormentare il paziente. Inoltre la ricerca ne sta anche osservando l’efficacia per alleviare il dolore per il miglioramento della mobilità in pazienti che soffrono di artrite reumatoide e osteoartrite. Altri possibili utilizzi sono la cura di allergie, emicrania, problemi di circolazione e della dipendenza da nicotina e da altre sostanze. Inoltre, sembra che l’agopuntura agisca stimolando la secrezione, nel cervello, di mediatori chimici che, a loro volta, attivano o inibiscono determinati sistemi neuronali. Tra le tecniche più recenti dell’agopuntura si colloca l’elettroagopuntura, che si avvale dell'applicazione di una corrente elettrica a bassa tensione negli aghi, particolarmente vantaggiosa in interventi delicati e di lunga durata e importanza.
(da una ricerca di)
Lucia Zecchinello
Ah, i ricordi…
Spesso e volentieri ci vengono in mente brani o spezzoni di poesie o filastrocche che usavamo da piccole, quando si trattava di giocare insieme, e non pensavamo troppo al significato delle parole che stavamo dicendo. Ci stavamo divertendo, seppur solo con delle semplici parole. Ciapa’l tram balurda ciappel ti che mi sun surda tric e trac lasel andà, tric e trac lasel andà… La filastrocca scandiva i movimenti di un gioco infantile che si eseguiva seduti in cerchio, tenendo in mano un oggetto per ciascuno (quasi sempre una piccola pietra o una scarpa). Tutti recitavano la filastrocca con lo stesso ritmo passando la propria pietra al compagno vicino, e prendendo poi, alla battuta successiva, quella ricevuta. Si procedeva per eliminazione (e nessuno voleva uscire dal gioco): chi sbagliava e non stava a tempo con i movimenti o chi lasciava sfuggire la pietra di mano usciva dalla competizione. L’ultimo rimasto era il vincitore. E naturalmente capitava che sorgessero battibecchi (molto brevi in verità) su chi si meritava di vincere la competizione. Era un gioco, ormai scomparso, che si faceva in piccole squadre, molto affiatate, specialmente nei periodi piovosi, in qualche cortile che avesse un riparo. Ci si conosceva tutti: ma quando si trattava di vincere non guardava in faccia a nessuno…! La filastrocca rappresenta un diverbio molto acceso tra due comari che, rinfacciandosi di non essere capaci di prendere il tram (allora era una novità nei mezzi di trasporto), lo prendono ambedue! In questa breve storia è raffigurato il senso di diffidenza di fronte alla novità (qualsiasi novità), che inibisce il paesano, desideroso, d’altra parte, di sperimentarla, costi quel che costi. (da una ricerca di) Chiara Piva Mah…! Nell’800, la convinzione che su Marte ci fossero esseri viventi era così diffusa che alcuni studiosi arrivarono a ideare un grandioso progetto di un sistema di specchi per comunicare con gli extraterrestri: tali specchi, orientati in modo opportuno, riflettendo la luce del Sole, avrebbero lanciato dei segnali luminosi verso i Marziani, i quali avrebbero potuto rispondere con lo stesso sistema. |
Fà el gir……di sètt ges..
Anticamente quando "il Giorno dei Sepolcri" cadeva di giovedì (oggi quel rito si celebra il venerdì santo), per chiedere perdono dei peccati e fare penitenza era in uso la preghiera recitata davanti al sepolcro ( "scuroeu " scurolo) di sette diverse chiese. Nei paesi dove esisteva una sola chiesa si pregava girando sette volte attorno ad essa. Questa antica tradizione religiosa ha dato poi luogo al detto : "Fà el gir di sètt ges “ riferito scherzosamente agli ubriaconi che per motivi meno spirituali, usavano visitare, in una specie di processione, osterie e taverne che incontravano sul loro percorso. Da qui l'irriverente espressione, tutta milanese, che paragona il sacro al profano. Mangiass el fên…
Le campagne della bassa milanese sono famose per la produzione di fieno, dovuta alla fertilità del terreno e agli impianti di irrigazione, sfruttando le acque dei fiumi e dei canali. Il fieno necessario per il bestiame, è un prodotto importante nell'agricoltura lombarda e ciò giustifica la popolarità del detto "mangiass el fên in erba", che si usa a proposito di chi impegna i propri guadagni prima di conseguirli. Per avere il fieno, bisogna rispettare l'erba, lasciarla crescere, poi tagliarla e farla essiccare. Chi non ha la pazienza e la tenacia di aspettare il fieno e consuma frettolosamente l'erba, resterà povero, come chi impegna i guadagni prima di averli in tasca. |
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