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MACCHÈ ANZIANI D'EGITTO!!! CMTE SEGRATE

Articoli del giornalino gennaio/febbraio 2019

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IL MIO PROGRAMMA…
 E’ buona tradizione (o almeno così dovrebbe essere) che un Presidente venga scelto e, quindi, eletto in base al livello di gradimento e di condivisione che il suo programma riesce ad ottenere presso gli elettori.
Beh, per me non è stato così ed anzi io un programma neppure me lo ero fatto!
Mi pare quindi giusto, almeno ora a circa due mesi dalla mia nomina, esternarvi quelli che sarebbero i miei desiderata ed i miei obiettivi.
Bisogna però partire da una necessaria premessa: il mio beneamato predecessore si è sempre dedicato “corpo ed anima” (mai tale espressione credo sia stata più propriamente usata) alla nostra Associazione cui ha dedicato con continuità una disponibilità di tempo che io non ho perché, pur avendo di recente raggiunto l’età pensionistica, continuo a collaborare con una certa continuità con quella che per lunghi anni è stata la mia società.
Peraltro, anche se così non fosse stato, il “decentramento” sarebbe comunque risultato presente fra i punti cardini del mio mandato perché culturalmente credo che ogni raggruppamento di persone (per qualsiasi motivo chiamate a condividere un’esperienza) finiscano con il raccogliere maggiori frutti e a godere di più numerosi benefici quando sono chiamate a partecipare, direttamente e responsabilmente, alla vita del gruppo stesso.
Quest’obiettivo, nel nostro caso specifico, di fatto va solo affinato perché già ora, oltre ai referenti di ogni zona geografica (Villaggio, Segrate, Redecesio), la nostra Associazione gode di soggetti specificatamente responsabili di talune attività (viaggi, gruppo di lettura, giornalino, rassegna stampa, etc…).
Ciononostante, attualmente, questa distribuzione di responsabilità continua ad avvenire mostrando un ancora per me eccessivo accorpamento di cariche e di impegni che mi piacerebbe invece poter superare sia con un maggior coinvolgimento di persone nell’organizzazione e nella gestione delle varie attività e sia creando dei gruppi di lavoro ad hoc per risolvere le problematiche insorgenti (es.: privacy e terzo settore) o le necessità emergenti (es.: l’adeguamento del nostro statuto).
Certo l’avere la responsabilità di un settore delle attività dell’Associazione richiede, oltre alla disponibilità, anche e soprattutto tempo ed energie e ciò fa scattare quindi anche l’esigenza di perseguire un certo rinnovamento e ringiovanimento dei soggetti coinvolti.
Altro obiettivo che mi piacerebbe poter centrare è quello di avere maggiori rapporti ed interscambi (prima di tutto a livello di comunicazione) con altre delle locali Associazioni locali perché ciò potrà portare sia ad una maggiore presenza a talune manifestazioni e/o eventi programmati e sia ad evitare già riscontrati e dannosi “sdoppiamenti” di iniziative (viaggi, mostre, etc…).
Una maggior comunicazione è per me anche necessaria internamente alla nostra Associazione perché l’impressione è che molti dei nostri numerosissimi soci non conoscano la “vita” dell’Associazione ma si limitino a partecipare a questo o a quell’evento secondo i rispettivi interessi.
Nonostante quindi che giudichi ovvio che ciascun socio partecipi agli eventi che maggiormente lo attraggono ed interessano, a me sarebbe gradito poter riscontrare una partecipazione anche solo saltuariamente più “disomogenea” almeno fino a poter superare l’impressione che, nella maggioranza dei casi, ogni nostra attività potrebbe oggi costituire anche un gruppo a sé stante perché chi va alle gite difficilmente partecipata ai pranzi del mercoledì, chi va a sentire la rassegna stampa non partecipa al gruppo di lettura, etc…
Io credo invece che, nel rispetto dei tempi che ciascuno ha a disposizione nonché delle singole preferenze, dovremmo tentare di fare più gruppo, di essere più squadra anche se non sempre l’evento proposto incontra il nostro massimo livello d’interesse.
Badate bene che non sto chiedendo che ognuno partecipi sempre a tutte le iniziative proposte ma solo che, anche sporadicamente, provi ad allargare i suoi interessi e non necessariamente con la partecipazione diretta ma anche solo come disponibilità a collaborare, a pubblicizzare e a sostenere ogni nostro evento.  
Il superare i separatismi dovrà poi trovare applicazione anche per ciò che concerne l’articolazione geografica dei nostri soci: a me pare (ma non mi piace per nulla) che attualmente alle manifestazioni/iniziative segratesi la rappresentanza dei soci del Villaggio sia scarsissima e che lo stesso valga anche in senso opposto.
Insomma, oltre che un Presidente di tante persone simpatiche ed attive, mi piacerebbe riuscire a diventare il punto di riferimento di un “gruppo”.
Mi aiuterete?
 
 Antonio  

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SE …, MA …, FORSE …
 
Certamente a tutti noi (e intendo proprio a tutti) è capitato di ripensare e di ripercorrere, magari con un po’ di nostalgia, ai lontani anni della gioventù quando il nostro futuro era solo un punto di domanda al quale ancora non sapevamo rispondere.
A me alle volte capita, come in un sogno mai vissuto, di immaginare come avrebbe potuto essere la mia vita se … (ecco il primo dei se), anziché essere nato in una famiglia di gente onesta ma povera, in un piccolo borgo disperso sulla riva sinistra del Po conosciuto ai pochi e sconosciuto ai tanti, fossi invece nato in una famiglia non dico ricca (per carità) ma, almeno, appena appena benestante: avrei potuto studiare in qualche vicina città, fare dello sport … e, chissà, avrei potuto diventare qualcuno!
Chi può dire di no?
Ma nel mio paesino l’unico sport per noi ragazzi era quello di correre a piedi scalzi lungo gli argini del fiume oppure quello di fare a sassaiole fra squadre delle diverse borgate.
E invece no; visti i miei natali, non certo berlusconiani, la mia vita non poteva essere altro che onesta ma povera, … soprattutto povera, porca miseria!
Senonché un bel giorno mia madre, che già lavorava a Milano perché a quei tempi le ragazze venete erano molto ricercate dalle famiglie bene della grande metropoli, decise di portarmi con sé nella grande città.
Ero alto sì e no una spanna e mezza ma per lei era già ora che cominciassi ad andare a scuola, a guardare e a capire quel mondo nuovo che avevo attorno e che non era più il piccolo borgo della Bassa Padana.
Ne sono passati tanti da allora di anni, di sogni, di illusioni e delusioni ma anche di cose belle.
E sì, ci sono state tante cose buone e, accidentaccio, è giusto ricordarsene perché, per fortuna, nella vita non ci sono solo lacrime.
E oggi, ormai anziano e fortunatamente pensionato (visti i tempi che corrono), quando dopo una passeggiata mi sento un po’ stanco e mi siedo su una panchina per riposarmi e riprendere fiato, mi capita di vedermi sfrecciare, quasi sui piedi, quei diavoletti con le loro biciclettine multicolori: li guardo e sorrido tra me e me e, dalla nebbia dei ricordi che la testa mi rimanda, mi par di rivedermi bambino, seduto per terra sulla riva a guardare scorrere verso il mare il grande fiume domandandomi “chissà com’è fatto il mare”.
Forse, mi dico oggi con la saggezza che mi ha regalato l’età, da quando anche io ho cominciato a vivere qui nella grande città, se avessi avuto più coraggio, forse avrei potuto anch’io tentare la sorte!
Non al gioco, beninteso, ma rischiare un po’ di più, magari correndo a piedi (allora ero bravino) o, magari, con la bicicletta (che però non avevo) … chissà!
Una sola cosa sono sicuro che di per certo mi mancava: i soldi!
Già, proprio così, benedetti o maledetti che fossero, l’avere i soldi non avete idea di quanto coraggio dia e di quanto, viceversa, sia scoraggiante essere a bolletta.
Ma nella grande Milano non si vive di sogni e di fantasie ma di una realtà quotidiana che si conquista tirandosi su le maniche per lavorare e se uno “el gà vòja de sbatess”, come si dice da queste parti, prima o poi la sua strada “a le tròva”, la trova, senza se…, ma … e forse. 
 
Gianfranco

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LA DONNA   DELL'ANTICO  EGITTO
 
Osservando la sala, abbiamo stimato in una quarantina gli amici presenti ed io ho commentato: “però, anche se nonni …., tutti piuttosto curiosi!”
Nel presentarsi la dottoressa Maria Pia Cesaretti, precisato che non avrebbe utilizzo il microfono, pacatamente ha iniziato l'esposizione che abbiamo ascoltato come fosse un racconto.
Nessun colpo di tosse, silenzio, solo una nonna ha reclinato il capo per un istante di torpore ma riprendendosi subitissimo e ricomponendosi.
Le immagini rappresentavano la cultura egiziana partendo dal 400 avanti Cristo anche se, nello scorrere della conferenza, è stato precisato come questa cultura fosse già presente nel 3.200 avanti Cristo.
Parrucche, fiori di loto, profumi, tessuti di lino, di cotone ed anche di lana che però erano importati dai paesi vicini (loro non curavano la pastorizia) ma anche cartigli e geroglifici (scrittura figurativa) che, tradotti, hanno dato molte indicazioni anche a noi 5.218 anni dopo.
Avevano la cultura dei morti e pensavano che la vita, in qualche modo, proseguisse nell' aldilà.
Nelle loro tombe ponevano: cibo e suppellettili come se vivessero e questa testimonianza divenne per noi una preziosa documentazione.
Curavano molto l'aspetto estetico della persona: taglio dei capelli per poter indossare per entrambi i sessi le parrucche, monili, pietre preziose, orecchini, collane d'oro (quindi conoscevano le fusioni), eccetera …
In quella antica civiltà anche le donne divennero faraoni anche se non partecipavano alle guerre.
Alla fine siamo riusciti a porre delle domande ma la saggia Paola, riferendosi alla relatrice, ha puntualizzato: “per favore, ragazzi, lasciamola rifocillarsi!”
Che conferenza interessante ..., il tempo è volato!  
Anna e Armando
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TI CHE TE TACHET I TAC
 
Forse le cose non accadono a caso.
Io non credo a un destino preconfezionato perché, se così fosse, basterebbe sedersi ed attendere l’accadere dei fatti: credo, invece, che la vita ci sottoponga delle scelte davanti alle quali dobbiamo essere noi a decidere la strada da seguire.
Nel mio caso, per vicende varie, nel marzo del 2006 sono approdato a Sangako che è un villaggio del Senegal di circa 450 anime e che è posto su un’insenatura dell’Oceano Atlantico.
Da allora molte volte si è alzata ed abbassata la marea così come il sole e la luna.
 
Io a Sangako ho trovato il mio vero fratello: lui è nero e io toubab (bianco in wolof, la lingua ufficiale del Senegal); io sono cristiano non praticante e lui musulmano praticante e rispettoso delle credenze altrui; lui è alto e bello, io di media altezza (almeno per un italiano) e neanche troppo bello; … potrei continuare così per molte altre diversità ma quel che mi preme comunicare in sostanza è come Babacar ed io, pur in tutte le nostre diversità, siamo diventati fratelli e come proprio le nostre diversità siano diventate il nostro punto di forza perché ci hanno obbligato a metterci continuamente  in discussione, a vedere il punto di vista dell’altro e a trovare un modus operandi rispettoso per tutti (anche se e comunque il più simpatico dei due sono io e su ciò non si discute).
 
Mio fratello Babacar ed io insieme, dal 2006 ad oggi abbiamo realizzato dei progetti per il villaggio di Sangako ma non solo per Sangako: non si tratta di grandi opere ma, comunque, di cose che migliorano la vita delle donne, dei bambini e, per conseguenza, anche degli uomini.
Scrivo le cose che al volo mi vengono alla mente: abbiamo realizzato sei pozzi d’acqua di cui due a Sangako e quattro in villaggi che non avevano acqua ed i cui abitanti dovevano percorrere dai due ai quattro km per procurarsela; abbiamo costruito una casa dove le donne possono riunirsi e svolgere le loro attività; da otto anni garantiamo alla scuola locale la fornitura della cancelleria e di tutto ciò che occorre per tutto l’anno per tutti i bambini e per i loro maestri.
Queste sono le cose che non si possono scordare perché sono sotto i nostri occhi tutti i giorni ma poi ce ne sono altre non meno importanti ma meno visibili e, quindi, anche più facili da dimenticare da parte nostra.
 
Forse (e qui prendo in prestito una frase che non so da dove arrivi ma che mi sembra calzante) “se fai del male non dimenticartelo ma, se fai del bene, scordatelo!”
 
Birino e Babacar
PS: Birino è come mi chiamano i bambini di Sangako
UN VIAGGIO A SANGAKO
 
L’Africa è un continente immenso, con vari stati molto diversi tra loro.
Il pomeriggio trascorso con Bruno Russo ci ha permesso di conoscere una piccolissima realtà africana ma, soprattutto, ci ha consentito di capire come la passione, lo sforzo, la fatica e l’amore di una sola persona possono cambiare molte cose.
Sono anni che Bruno trascorre parecchio tempo in un piccolo villaggio del Senegal chiamato Sangako.
Quando vi arrivò la prima volta era abitato da bambini, donne e vecchi perché gli uomini erano andati in cerca di lavoro nelle vicine città.
In questi ultimi anni la crisi economica ha colpito anche questo piccolo stato dell’Africa occidentale e gli uomini stanno ritornando ai loro villaggi riprendendo a lavorare la terra per sfamare le loro famiglie.
Il Senegal è un grande produttore di arachidi e tutta la comunità è coinvolta nella semina e nel raccolto di questi tuberi con l’utilizzo di mezzi rudimentali usati da noi un secolo fa.
Quante bellissime foto ci sono state mostrate!
Tanta povertà, ma anche tanta dignità e tantissimi sorrisi!
Bambini che giocano all’ombra di un grande baobab o che ripetono con Bruno una filastrocca in dialetto milanese.
Donne che si trovano al pozzo, che parlano e discutono tra loro e che chiedono un luogo in muratura dove trovarsi e anche riporre le scorte di sale che serviranno a tutto il villaggio.
Così è iniziato il lavoro di Bruno: su richiesta degli abitanti del villaggio lui si attiva, trova i fondi, i contatti e le cose pian pianino si muovono.
Vengono costruiti pozzi per avere acqua vicino ai villaggi senza costringere le donne a coprire chilometri per raggiungere un pozzo; nasce una biblioteca per gli studenti che altrimenti dovevano leggere e scrivere all’aperto; ogni anno i bambini ed i loro insegnanti ricevono il materiale scolastico da usare in classe stante che le famiglie non sono in grado di pagarlo … e molto altro ancora.
Un amico senegalese di Bruno, che vive in Italia ed era presente alla conferenza, lo ha pubblicamente ringraziato per la sua disponibilità, la sua tenacia e l’aiuto concreto che ha portato e continua a portare a Sangako e ai villaggi vicini.
Grazie Bruno!
Dopo la chiacchierata con te, non abbiamo più alibi: tutti nel nostro piccolo possiamo e dobbiamo fare qualcosa per migliorare la realtà intorno a noi!
Piccoli passi verso un mondo senza muri, dove si costruisce insieme!
Paola​
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LE MIE FOTO DI MADRID
 
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Ho tra le mani le foto del nostro viaggio a Madrid: le allineo sul tavolo e le guardo bene.
Sono belle, luminose e mi riportano a quei giorni di vacanza tanto attesi.
Madrid è bella, solare, viva ed anche se non ha il fascino delle grandi Capitali Europee come Vienna, Praga o Parigi, ha grandi vie dove troviamo bei palazzi, curati giardini e bellissime piazze.
Leggi tutto nella pagina dei resoconti su Madrid.


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MADRID CITTA’ DALLE MILLE PIAZZE

Arrivati in perfetto orario all’aeroporto Suaréz Madrid-Barajas, incontriamo la nostra simpatica guida in Plaza  de Toros per un primo giro panoramico della città.           
Inevitabile fermata allo storico stadio Barnabeu, sede del Real Madrid, per proseguire poi verso il centro, nell’inevitabile traffico caotico del venerdì pomeriggio, fotografando dai finestrini piazze, fontane, monumenti e palazzi storici fino ad arrivare al nuovo quartiere finanziario. 
​Leggi tutto nella pagina dei resoconti su Madrid.

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Il calendario
Quando comincia un nuovo anno, ogni famiglia cerca di procurarsi un calendario.
Anni addietro non era difficile entrarne in possesso perché banche e venditori vari ne facevano omaggio ai clienti per farsi pubblicità mentre ora tutti vogliono fare economia e la ricerca è diventata più difficile.
Per fortuna nella nostra zona c’è un grande supermercato che ne fa omaggio ai clienti. 
In genere il calendario ha uno spazio bianco per gli appunti e quella colonna, durante l'anno, viene ampiamente usata per scrivere appuntamenti, annotare visite, ricette, ricordare pagamenti, ecc…
Calendario: la parola deriva dal latino “calendarium”  che era in origine un libro contabile impiegato dai banchieri dell'antica Roma per registrare le entrate e le uscite ma, soprattutto, gli interessi che maturavano il primo del mese: calende (da cui il nome).
Il calendario introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.C. era riuscito,
attraverso le ricerche dell'alessandrino Sosigene a precisare la durata del giro apparente del sole tra le costellazioni dello zodiaco stimandolo circa in 365 giorni e 6 ore.
Sotto Cesare Augusto cominciò effettivamente il calendario giuliano nella sua forma corretta che prevedeva quattro anni consecutivi di 365 giorni, seguiti da un annuale di 366 giorni (l'anno bisestile).
L'idea di mettere assieme un calendario ecclesiastico con i nomi dei santi in corrispondenza dei giorni come si usa adesso, fu di certo Bernardo Vitali di Venezia che la ebbe nel 1507.
Nell’800 e, soprattutto, nel ‘900 si scoprì nel calendario un forte veicolo pubblicitario e se ne moltiplicò la diffusione in molti formati: a blocco, a cartoncino tascabile, ai fogli mobili, etc… fino alle sofisticate invenzioni dei "designers", ai datari negli orologi ecc...
Resistono ancora alcune forme popolari di almanacchi come "Il Pescatore di Chiaravalle”, “il Barbanera” e “il Frate Indovino”.
Si continua a confezionare calendari sempre più originali e costosi usando come materia il tempo: un elemento che in sé non ha un costo vero e proprio ma che pure è il bagaglio di questa storia umana che continua a stupirci e a lasciarci sempre più meravigliati.
 Fernanda

RINGRAZIAMENTI A IDA DONARINI CHE SI E’ DIMESSA DAL DIRETTIVO
Grazie Ida per l'impegno che hai profuso per l'aiuto nell'organizzazione di tutte le attività e le manifestazioni che ci hanno coinvolto in tutti questi anni.
Sei stata  disponibile, collaborativa e paziente e non hai mai risparmiato tempo ed energia per accontentarci nelle nostre esigenze.
Grazie ancora di cuore a nome mio e sicuramente anche a nome di tutte le persone che si sono rivolte a te.
Ciao  Marisa

Al pensiero di Marisa mi permetto di aggiungere anche il mio sentito grazie, pieno anche di affetto.

"Chi trova un amico trova un tesoro"... lo dice la Bibbia.
L'amicizia è indispensabile alla vita e tu fai parte per tanti di noi di questo sentimento.
Paolo
RICORDANDO ALDO VILLA
 
Lunedi 22 ottobre a Santo Stefano si è svolto il funerale di Aldo Villa con una grande partecipazione.
La funzione è stata particolarmente commovente grazie anche all'organista e al coro.
Don Stefano, per l'omelia, ha scelto e letto il passo del Vangelo di Matteo "Le beatitudini" ... beati i puri di cuore perché vedranno Dio... in ricordo e a testimonianza della vita del nostro caro Aldo.
Noi,  amici del Movimento, ricordiamo in particolare Aldo per "Montagnes Mon Amour" e perché, in collaborazione con Vincenzo Naldi (il fondatore del nostro movimento) e con Irma Meroni, sin dal 1992 è stato il promotore delle nostre vacanze estive.
Mi sembra di vederti, sul sedile  del pullman, vicino alla tua amata Rachele,  mentre ci deliziavi con le tue spiegazioni: conoscevi tutte le cime delle montagne e a volte interrompevi per raccontarci una barzelletta (come quella del barbiere o del leun) o per intonare un canto.
Quanti  posti ci hai fatto visitare e amare!
Vado a memoria: Moena, Canazei, Ortisei, Ziano di Fiemme, Cavalese, Corvara, Cortina d'Ampezzo, Madonna di Campiglio, San Cassaiano, San Martino di Castrozza, San Candido, Selva di Cadore, Santa Fosca, Dobbiaco, Salisburgo, Bressanone,  Bormio, Livigno, Bardonecchia, Andalo, Roccaraso, Sulmona, L’Aquila,  Ponte di Legno, Saint Moritz, Challand Saint’Anselm, Brusson;  i laghi di Carezza, di Braies, di Dobbiaco, di Misurina, di Weissen, di Anterselvai; i passi del Lavazé, Rolle, San Pellegrino, Pordoi, Tonale, Sella, Fedaia, Gardena, Stelvio, Campolongo, Giau, Falzarego, Valparola, Campo Imperatore sul Gran Sasso;  i Santuari di Pietralba, San Romedio; le tre cime di Lavaredo, la Marmolada, l’Ortles, il Grossglockner; il trenino Rosso del Bernina, i  castelli della Val d'Aosta, Malga Ciapela,  Sottpoguda, la baita Segantini e tante altre amene località.

Memorabile era la tua conoscenza della natura: di tutte le cime che incontravamo, dei fiori, delle piante e dei funghi conoscevi i nomi con la competenza di un' autentica enciclopedia.
Aldo sei stato anche il nostro animatore del gruppo di lettura insegnandoci a leggere a voce alta, fra dizione, espressività, toni e ritmica.
Siamo stati molto bene insieme e solo ora ci  rendiamo  conto di che bel gruppo di amici eravamo.

Ora che sei nella casa del Signore, mi è caro ricordarti  con  il canto degli alpini " Signore delle cime":


Dio del cielo, signore delle cime,
un nostro amico hai chiesto alla montagna. 
Ma ti preghiamo: su nel Paradiso 
lascialo andare per le tue montagne.
Santa Maria, Signora della neve,
copri col bianco, soffice mantello,
il nostro amico, il nostro fratello.
Su nel Paradiso, lascialo andare
per le tue montagne.
 
Ciao Aldo!

Paolo​

LA CONFERENZA DEL DOTTOR BOZZETTI

Il 22 Novembre, su invito da parte dell’Arch. Antonio Dallera Presidente del CMTE, si è tenuta presso la Parrocchia di Santo Stefano una conferenza dal titolo “La lotta contro il tumore: tra prevenzione, stile di vita e diagnosi precoce”.
L’invito era stato formulato all’Associazione Segratese per la Lotta contro il Cancro nella persona del dottor Federico Bozzetti, responsabile medico di questa onlus.
La presentazione (disponibile sul sito dell’Associazione) si è concentrata sui concetti generali di prevenzione primaria e secondaria.
La prevenzione primaria mira a ridurre l’incidenza di tumori mediante l’eliminazione delle cause ed è possibile solo per quei tumori di cui si conoscono abbastanza bene le “cause” e, in senso lato, per quelli dei quali sono noti alcuni  “fattori di rischio” quali fumo, obesità, errata alimentazione e sedentarietà: condizioni  tutte eliminabili con una corretta educazione sanitaria.
Un’eliminazione delle cause è fattibile perciò solo per quei pochi tumori dei quali è stata evidenziata la causa; per esempio: con la vaccinazione per l’HPV che è responsabile del tumore del collo dell’utero, con quella per l’HBV che previene l’epatite ed il possibile successivo sviluppo di un carcinoma epatico e  per pochi altri.
La prevenzione secondaria mira invece a ridurre l’incidenza o la mortalità dei tumori mediante una diagnosi in fase molto precoce quando non vi sono sintomi e la malattia è ancora verosimilmente molto circoscritta.
Questa prevenzione è possibile quando siano disponibili esami clinici o strumentali semplici che consentono una diagnosi precoce (preclinica) e quando studi clinici controllati abbiano dimostrato che i tumori diagnosticati in questa fase iniziale guariscono meglio di quelli diagnosticati per la presenza di sintomi.
Seguendo questa impostazione le neoplasie posso rientrare in quattro diverse categorie: nella prima è possibile sia la prevenzione primaria che quella secondaria (es.: il tumore del collo dell’utero, rispettivamente con la vaccinazione anti HPV e col PAP Test); nella seconda la possibilità si limita solo alla prevenzione primaria (es.: tumore epatico con la vaccinazione anti HBV)); nella terza è possibile solo la prevenzione secondaria (es.: tumore della mammella, con la mammografia) ed infine nella quarta non è possibile nessu n tipo di prevenzione  (es.: linfomi che, comunque, sono ben curabili o carcinoma del pancreas che è poco curabile).
Si possono tuttavia in parte prevenire, in modo aspecifico, molti tumori nei quali si sono identificate non le cause esatte ma dei fattori di rischio.
Tralasciando il fumo, che è il maggior fattore di rischio noto, gli altri sono:
- l’obesità che aumenta il rischio di 2/4 volte per i tumori del corpo dell’utero, esofago, stomaco prossimale, fegato rene ed altri ancora;
- il consumo eccessivo di alcuni cibi (troppo zuccherati, sottoposti a salatura, carni rosse o lavorate) che aumentano il rischio per lo più di tumori dell’apparato digerente;
- la sedentarietà che aumenta globalmente il rischio di tutti i tumori del 7% ma che, in un quarto di essi,  lo aumenta di oltre il 20%.
Queste situazioni si contrastano con una sana alimentazione (vedi piramide degli alimenti della OMS) ed incentivando l’attività fisica. 
La OMS raccomanda di eseguire almeno 150 minuti alla settimana di attività fisica moderata (quella che comporta un aumento della frequenza cardiaca ed un certo senso di riscaldamento con lieve mancanza di fiato) o 70 minuti di attività fisica intensa (quella che si accompagna a sudorazione e fiato corto).
Nell’anziano queste problematiche sono amplificate perché vi una progressiva riduzione della massa muscolare (così detta sarcopenia) che può esser presente anche nei soggetti sovrappeso obesi (così detta obesità sarcopenica).
La sarcopenia rende l’anziano molto fragile, a rischio di cadute e poco reattivo di fronte a malattie o traumi.
Anche nella terza età l’esercizio fisico è quindi importante e si deve sempre associare ad adeguate assunzioni di proteine di buona qualità con la dieta, con dosi 1,2 g per chilo di peso corporeo.
Nella sede della ASLC (via Manzoni 4, telefono: 02 21871332) una serie di specialisti si occupa di:
  • Mammella: visita clinica, insegnamento della tecnica della autopalpazione, stima del rischio personalizzato di sviluppare un tumore della mammella;
 
  • Apparato digerente, apparato urinario e cute: visita clinica;
 
  • Utero: visita clinica,  PAP Test, (HPV e DNA test);
 
  • Ecografia delle varie regioni corporee (incluse la transvaginale e la endorettale) ed elastografia;
 
  • Attivita’ di  consulenza (così detta counseling) sulla prevenzione in linea generale, sul deperimento legato a malattie varie e su dove rivolgersi per problemi specifici.
In via di organizzazione sono la consulenza dietologica e quella con fisioterapista o laureato in Scienze Motorie.
 
Giuseppe De Grada

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Visita al Teatro e Museo alla "Scala"
 
Arrivati a destinazione abbiamo trovato ad aspettarci Chiara, la nostra guida, con cui ci siamo soffermati in un grande salone per ricevere le prime informazioni attraverso cenni storici.
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VISITA ALLA PINACOTECA AMBROSIANA
 

Un po’ defilata e lontana dai percorsi turistici più noti, la Pinacoteca Ambrosiana è uno scrigno ricco di bellissimi tesori.
Federico Borromeo, arcivescovo di Milano dal 1595, donava alla già esistente Biblioteca ambrosiana la sua collezione di quadri, disegni, opere e sculture.
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