Articoli del giornalino novembre / dicembre 2020
LA SPERANZA
La speranza è una delle tre virtù teologali (fede, speranza e carità). Non a caso la dottrina cristiana mette nell’ordine suddetto le citate virtù conferendo alla speranza il ruolo di “trade union” con i valori delle altre due virtù. Nella lingua greca la parola speranza deriva dalla radice “sancrita spa” che significa tendere verso una meta cioè protendere la volontà verso qualcosa che non possiamo vedere ma che ci permette di andare avanti. Per i Latini la speranza era invece la “spes ultima dea” che non ci deve mai mancare per poter sperare fino all’ultimo. Il riferimento è al mito greco della Dea Speranza che restò tra gli uomini anche quando tutti gli altri dei abbandonarono la terra per insediarsi sull’Olimpo. Il poeta cileno Pablo Neruda dice che la speranza ha due bellissime figlie: lo sdegno e il coraggio: lo sdegno per la realtà di come sono le cose e il coraggio per cambiarle. La scrittrice franco/rumena Jaquelin Miu ci dà una versione poetica della speranza: “Questa virtù è una meravigliosa realtà che ci deve difendere contro ogni avversità e che bisogna riempire di passione per evitare che la lama d’acciaio dell’indifferenza e della malvagità ci portino alla disperazione”. Il concetto è evidente e spiega come la speranza diventi un’azione propulsiva ma anche una consolazione a difesa di tutti i mali che colmano di dolori e preoccupazioni questa nostra umanità molto fragile e insicura. L’importante è imparare a sperare. “Speremus igitur semper!” (Speriamo quindi sempre!) Fernanda |
CAMBIO DELLA GUARDIA
Come certo già saprete, domenica 27/9 u.s. al Villaggio Ambrosiano l’eucarestia delle ore 11 è stata improntata a dare il benvenuto al nuovo parroco Padre Giuseppe ma anche a salutare Padre Massimo e Padre Sebastiano che lasciano la parrocchia Sant’Ambrogio ad Fontes; il primo per andare a condurre la chiesa madre dei Padri Clarettiani a Roma e il secondo per far ritorno in Brasile. Nel dare quindi il benvenuto a Padre Giuseppe, è doveroso ringraziare soprattutto Padre Massimo che è stato fra noi per sette intensi anni in cui ha portato a termine il mandato ricevuto di risistemare l’oratorio oltre a essere stato il nostro Pastore nel significato più religioso del termine. A lui dobbiamo i rifacimenti del parco giochi e dei nostri campi sportivi culminati con la creazione del nuovo multifunzionale ambito di tensostruttura coperta ma anche la ristrutturazione del vecchio bar e il rifacimento della cucina che, ante covid, ci ha permesso di riprendere i pranzi parrocchiali del mercoledì. Di Padre Massimo dobbiamo anche riconoscere l’impegno profuso per la cura spirituale del suo gregge cui ha ridonato la tradizionale benedizione natalizia, la recita del rosario nei vari quartieri, le processioni, i pellegrinaggi e i momenti di riflessione, di meditazione e di preghiera. Attentissimo al rispetto delle misure di sicurezza imposte dalla nota perdurante pandemia, ci ha permesso, con trasmissioni televisive in streaming, di assistere alla S. Messa domenicale senza uscire di casa durante il lockdown e con video conferenze ha continuato a proporci anche incontri di riflessione e di preghiera. Umanamente ho sperimentato di persona la sua vicinanza e il suo aiuto in momenti difficili e/o comunque per me importanti e voglio anche ricordarne le difficoltà incontrate e superate nella gestione degli ultimi periodi di permanenza fra noi sia di Padre Dario che di Padre Cesare. Dirgli grazie è quindi forse riduttivo: meglio promettergli di accogliere l’eredità che ci lascia con l’impegno non solo di ricordarlo e di pregare per lui ma anche di continuare a considerarlo uno di noi! Al “nostro fratello” (come lui stesso si è definito presentandosi) Padre Giuseppe e a Padre Britto che presto tornerà fra noi, un caldo benvenuto con l’impegno di offrir loro la nostra piena disponibilità e collaborazione. Auguri sinceri anche a Padre Sebastiano che certo abbiamo potuto conoscere meno di Padre Massimo sia per le almeno iniziali difficoltà con la lingua che, soprattutto, per il minor tempo trascorso insieme, ma che si è fatto apprezzare per la sua semplicità, simpatia nonché per la sua, a volte anche inopportuna, sincerità. Buon futuro a tutti! Antonio |
LE ELEZIONI A SEGRATE
Devo, innanzi tutto, fare le congratulazioni e gli auguri a Paolo Micheli, confermato fin dal primo turno Sindaco per il secondo mandato con una quota di gradimento di circa il 52%. Micheli è stato un bravo politico: ottima la sua scelta di avere quattro liste che lo appoggiassero come Sindaco. Per di più ha saputo gestire con equilibrio e impegno personale le fasi più delicate dell’epidemia del Covid 19 evitando alla città eccessi di rigore e consentendone una transizione ordinaria fuori dal “lock down”. Sono certo che alcune lacune a lui ascritte da taluni sarà in grado di colmarle nel secondo mandato che, tradizionalmente, risulta più fruttuoso soprattutto in termini di opere pubbliche e di interventi sociali. Le liste che si sono presentate alle elezioni per il Consiglio Comunale sono state caratterizzate da una maggior presenza di giovani, di donne e, più in generale, di neofiti della politica locale. Molti di questi sono stati anche eletti così che il nuovo Consiglio Comunale appare più giovane e sessualmente più equilibrato del precedente. I risultati elettorali hanno evidenziato una minor consistenza delle liste civiche autonome rispetto a quelle più dichiaratamente politicamente targate ivi comprese le quattro che hanno sostenuto la candidatura di Micheli. Le tre liste “civiche” vere e proprie più significative (Segrate Sì, Lega Federalisti e Partecipazione) non avranno alcun esponente nel nuovo Consiglio Comunale. In particolare la lista dei federalisti europei (che proponeva Claudio Viganò come possibile Sindaco), raggiungendo solo il 3,4%, ha perso la rappresentanza in Consiglio e io credo che la conseguente esclusione di Viganò risulterà dannosa per l’amministrazione della città perché verrà a mancare in Consiglio una persona che, come ha riconosciuto lo stesso Sindaco, vanta un’esperienza amministrativa consolidata e che ha ben gestito il Consiglio Comunale nella precedente legislatura e sarebbe stato utile ad un’assemblea consiliare ampiamente rinnovata e ringiovanita. Presentandosi divisi, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno mancato l’obiettivo di potersi confrontare con Micheli nel secondo turno e, tuttavia, hanno presentato candidati che hanno consentito ad entrambe le formazioni di ottenere un buon risultato: 21,30% per Luca Sirtori e 17,1% per Laura Aldini. Molto più sbiaditi sono stati invece i risultati conseguiti dalla Lega di Salvini (8,7% dei voti validi) e da altre liste collegate al centro/destra quali Partecipazione (3,5%) e Cambiamo con Alessandrini 3,8%). Discreto, invece, il risultato di Segrate Sì (4,1%) che presentava una candidatura d’origine siriana (Dena Arabsolgar) già nota sul nostro territorio. Bruno Colle |
MONTAGNES MON AMOUR
SAPPADA 2 0 2 0 Grazie al programma di vacanze “Montagnes Mon Amour C. M. T. E. & Travelland” ci siamo recati nelle dolomiti di Sappada: un paese distribuito su ben 5 km e disteso tra cime, valli e boschi. Ad accoglierci vi erano Giorgio e Ornella che già si trovavano lì in vacanza e che con Eleonora hanno deciso di affidarci a un personaggio locale, tale Charlie Tessari, per farci da guida. Charlie è un naturalista e maestro di sci che, essendo stato operato alle anche, portava le stampelle per riattivare le articolazioni senza doverle caricarle troppo. Le dolomiti le abbiamo vissute e godute minuto per minuto ovunque siamo stati e Charlie è stato un narratore che, ad ogni tappa, paese o lago, ci ha raccontato sia la storia che le caratteristiche e le leggende locali. Sappada ha in ogni sua parte, dalle finestre delle case, sulle piazze e nei cortili, fiori e giochi di legnaie che conservano, entro vani e finestre, attrezzi antichi messi in bella mostra che dicono tutto della vita di montagna e, soprattutto, di quella antica. Anche quadri fatti con l'arte del ricamo o del punto croce riportano le fantasie e le leggende. Nella parte della Sappada antica, è ancora ben conservata la casa a consorzio dove, già alcuni secoli fa, con sistemi collettivi si procedeva sia al deposito del latte che alla sua conservazione e trasformazione in burro e formaggio. I prodotti finiti venivano infine distribuiti in dipendenza dalla quantità di latte consegnato dai vari proprietari. Passeggiando . . . l'occhio attento di Charlie ha seguito il nostro sorprenderci nel vedere ancora larghe tracce di boschi abbattuti e, prima che ponessimo le domande, ci ha spiegato come, nel 2018, fosse giunta la tempesta “VAIA” caratterizzata da una velocità del vento che ha raggiunto oltre i 250 km/h. Questo tipo di calamità ha abbattuto le piante prive di un profondo impianto radicale. Gli abeti che arricchiscono le nostre montagne, sono piante che ben si adattano alle situazioni naturali del suolo ma che non hanno un adeguato impianto radicale e così si sono avuti grandi aree naturalmente disboscate in particolare un po’ ovunque e, soprattutto, nella zona del lago di Misurina. Ci è stato spiegato, a proposito di tale località, come Misurina fosse l'unica figlia del re Sorapiss che governava le terre comprese tra le TOFANE, l'ANTELAO, le MARMAROLE e le TRE CIME di LAVAREDO. La bambina era molto capricciosa, dispettosa e viziatissima ma anche molto, molto graziosa e, per il re Sorapiss che era rimasto vedovo, costituiva l'unica ragione di vita. Così il padre, per giustificare il comportamento della bambina, dava la colpa di tutto alla sofferenza che la piccola doveva provava per la mancanza della mamma . . . Tutto è stato molto bello: cime, valli, boschi, laghi, colori, artigianato, sculture e storia. Sono tutte particolarità che, se descritte, hanno bisogno di spazio e non si prestano ad essere riassunte o riepilogate in un breve articolo. Se vi fa piacere, quindi, potete leggerle trovandole descritte sul nostro sito alla pagina dedicata. Annarmando |
C'ERA UNA VOLTA IL PRESEPIO!
Mio Dio, un altro anno è trascorso ed è già Natale un'altra volta! La più grande festa cristiana, la più amata dai bimbi, dai nonni e dai commercianti di tutto il mondo e anche dai non cristiani. Sono queste le occasioni in cui chi, come il sottoscritto, ha alle spalle una lunga vita vissuta, pensando al Natale oramai prossimo, sente il cuore battere sempre un po’ più forte nel ricordare quei giorni, oramai così lontani, della giovinezza e delle speranze. Di molti dei Natali di quegli anni, come penso tutti voi, serbo ancora nel cuore sempre più vecchio ma ancora ben funzionante qualche ricordo: ero bimbo, era Natale e c'era il presepe da preparare! Il compito di noi ragazzi era quello di procurare il muschio per fare il prato su cui si mettevano i pastori e le pecorelle, un po' di rametti secchi e qualche pezzetto di corteccia d'albero servivano per fare la capanna, qualche sassolino per tracciare i sentieri e un pezzetto di vetro che doveva sembrare un laghetto. L'impianto di riscaldamento della capanna era fornito dal bue e dall'asinello che, in quella notte santa, avrebbe accolto la nascita di Gesù. Quanta nostalgia di quel nostro piccolo mondo! Piccolo, sì ma tanto pieno di amore, di sogni e di speranze: in primis che finisse presto la guerra e che potessero ritornare i nostri cari! Ma molto spesso le speranze finivano all'arrivo di una lettera azzurra dal Ministero che comunicava alla famiglia che il loro caro era "eroicamente caduto combattendo per la patria" in qualche parte del mondo che nessuno conosceva. Non vi sembri strano se per molte famiglie, ancora oggi, il Natale non possa essere sempre un giorno di gioia e di luce pensando a quando anche le speranze finivano. Ma la vita impietosamente continua sempre e, nel suo eterno girotondo, ci porta anche il ricordo di cose belle: guai se così non fosse! Il Tempo poi è il miglior medico che vi sia: i ricordi più dolorosi della guerra si allontanano ma non si cancellano e si può ricominciare a sorridere, sia pure con magone in gola e qualche lacrima negli occhi e a guardare avanti, veder crescere i figli e poi i nipotini e a preparare, per il Natale ormai più laico che religioso che sta arrivando, forse meno presepi ma più alberi di un natale da addobbare. Che peccato: è proprio triste per noi "diversamente giovani" (non voglio dire vecchi) veder abbandonare così nei bidoni delle immondizie, quasi come scarti del consumismo, i ricordi, la poesia e la sacralità che in altri tempi, lontani ma non poi così tanto, precedevano il Santo Natale. Beltrame G.F. |
Per la rubrica...
Te se ricordet i temp indre … La Dama bianca Da qualche anno, con il ritorno della bella stagione, quando l’aria della sera diventava più tiepida, puntuale ritornava anche lei: la Dama Bianca. La chiamavamo così perché era quasi sempre vestita di bianco o, comunque, sempre con colori molto chiari. Pochi minuti dopo la mezzanotte, in fondo al lungo viale alberato dove il fogliame nascondeva a tratti la luce dei lampioni, si vedeva spuntare una macchia bianca che man mano diventava sempre più grande fino a quando, avvicinandosi ancor più, prendeva i contorni di una donna con lunghi capelli biondissimi e un ampio abito chiaro (una specie di camicione) che, per effetto della sua camminata leggera, come se scivolasse sull’asfalto, sembrava fluttuare nell’aria. Con il suo passo leggiadro passava tra i tavolini lasciando una lieve scia del suo profumo, entrava nel bar e si avvicinava al banco. “Per favore, le mie sigarette e una coppa di champagne.” Il barista prima le passava il pacchetto di Turmac che conservava per lei e dal quale la signora, dopo aver guardato le sigarette, con la mano a mezz’aria come per sceglierne la migliore ne prendeva una, poi le versava poco più di un dito di Piper. A volte, per il piacere di sentire la sua voce, fingeva di distrarsi versandone un po’ più. “La prego, non esageri, sono una signora, non uno scaricatore di porto.” Con un gesto elegante portava alla bocca la sigaretta e lui gliela accendeva. Alternando lievi boccate a piccolissimi sorsi del prezioso nettare, la fumava fino a metà spegnendola poi nel posacenere che il barista le porgeva e infine, con grande classe, avanzava un poco di champagne nella coppa. Solo gli scaricatori se lo tracannano tutto, una signora non la vedrete mai rovesciare la testa all’indietro per bere fino all’ultima goccia. Dopo aver pagato, usciva lasciandoci ancora una leggera scia del suo profumo e si avviava, sempre con il suo passo leggero, lungo il viale dal quale era arrivata allontanandosi fino a diventare una macchia chiara fluttuante prima di scomparire. Qualcuno aveva anche pensato di seguirla per vedere chi fosse e dove abitasse ma, forse per il timore riverenziale che incuteva la sua figura così eterea, nessuno lo aveva mai fatto. Ritornò ancora la bella stagione ma la Dama Bianca non tornò e noi ogni sera, per molte sere e fino intorno alla mezzanotte (la sua ora) guardavamo in fondo al viale aspettando di vederla arrivare. Poi, una sera, quasi leggendo nei nostri pensieri, il barista ci spiegò: “Da giovane era stata una prima ballerina della Scala e aveva danzato nei migliori teatri raccogliendo successi in tutto il mondo. L’Operà di Parigi, il Bolscioi di Mosca, il Metropolitan di New York e il Covent Garden di Londra erano la sua casa e quando, per raggiunti limiti di età si ritirò dalle scene, nel giro di poche settimane, forse per lo stress derivante dalla consapevolezza di non essere più una star al centro delle cronache e di essere oramai solo una “vecchia gloria”, aveva perso tutti i suoi capelli e si era isolata dal mondo. Una cameriera le faceva anche da segretaria e si occupava di tutte le sue incombenze e solo a tarda sera, quando non faceva freddo, indossava una parrucca uguale ai capelli che aveva perso e usciva per fumare una delle sue sigarette e per una coppa del suo champagne preferito.” Poi, con la voce incrinata dalla commozione, aggiungeva: “Chissà se dov’è ora troverà ancora le sue Turmac e la sua coppa di Piper.” Paolo A. |
AUGURI, MARIA!
Cara Maria, oggi 29 settembre 2020, compi 100 anni e, mentre mentalmente ti faccio gli auguri, mi viene in mente il periodo della vita in cui il Signore ci ha dato l'occasione, grazie al M.T.E., di conoscerci.
Io facevo parte della parrocchia del Villaggio e tu di Segrate Centro e allora era presente anche il fondatore del nostro Movimento, il nostro patriarca Vincenzo Naldi.
La tua personalità è sempre stata illuminata da una grande cultura, da umanità cristiana (la stessa che oggi esprime così bene il nostro Papa Francesco), dalla sincerità e dalla schiettezza che già allora mi avevano profondamente colpito.
Ricordo che un giorno ti dissi: ti stimo così profondamente che ripongo in te la massima fiducia.
Poi sei diventata la Presidente del nostro amato Movimento.
Le nostre riunioni, in particolare quelle relative alla stesura del programma bimestrale dove dovevamo fissare i pranzi sociali del mercoledì, le conferenze di carattere religioso culturale e sociale, le gite, i pellegrinaggi, i musei da visitare, ecc ..., recavano l’impronta del tuo entusiasmo e della tua competenza.
Sono stati anni indimenticabili per tutti noi.
Questo piccolo rendiconto è per farti capire quanto affetto nutro per te che è pari a quello di tutti coloro che ti conoscono.
Con questo spirito ti faccio (e ti facciamo tutti) gli auguri più cari per il tuo compleanno.
Paolo
N.B. Qui sotto una riflessione di Maria sul nostro giornalino n.5/1993 "Ciao, bella vecchiona!”
A quelli di Paolo, a titolo personale ma anche a nome di tutto il Consiglio Direttivo e di tutti i Soci del C.M.T.E. di Segrate, porgo alla cara signora Maria i migliori auguri per l’importante traguardo raggiunto e, prima ancora, per il modo in cui è giunta fin qui. Nel ringraziarla per tutto quanto da Lei fatto per il nostro Movimento, sono certo che potrà continuare ancora a lungo a costituire per tutti noi un esempio non solo di longevità, ma soprattutto di vita e di nobiltà d’animo.
Antonio
Cara Maria, oggi 29 settembre 2020, compi 100 anni e, mentre mentalmente ti faccio gli auguri, mi viene in mente il periodo della vita in cui il Signore ci ha dato l'occasione, grazie al M.T.E., di conoscerci.
Io facevo parte della parrocchia del Villaggio e tu di Segrate Centro e allora era presente anche il fondatore del nostro Movimento, il nostro patriarca Vincenzo Naldi.
La tua personalità è sempre stata illuminata da una grande cultura, da umanità cristiana (la stessa che oggi esprime così bene il nostro Papa Francesco), dalla sincerità e dalla schiettezza che già allora mi avevano profondamente colpito.
Ricordo che un giorno ti dissi: ti stimo così profondamente che ripongo in te la massima fiducia.
Poi sei diventata la Presidente del nostro amato Movimento.
Le nostre riunioni, in particolare quelle relative alla stesura del programma bimestrale dove dovevamo fissare i pranzi sociali del mercoledì, le conferenze di carattere religioso culturale e sociale, le gite, i pellegrinaggi, i musei da visitare, ecc ..., recavano l’impronta del tuo entusiasmo e della tua competenza.
Sono stati anni indimenticabili per tutti noi.
Questo piccolo rendiconto è per farti capire quanto affetto nutro per te che è pari a quello di tutti coloro che ti conoscono.
Con questo spirito ti faccio (e ti facciamo tutti) gli auguri più cari per il tuo compleanno.
Paolo
N.B. Qui sotto una riflessione di Maria sul nostro giornalino n.5/1993 "Ciao, bella vecchiona!”
A quelli di Paolo, a titolo personale ma anche a nome di tutto il Consiglio Direttivo e di tutti i Soci del C.M.T.E. di Segrate, porgo alla cara signora Maria i migliori auguri per l’importante traguardo raggiunto e, prima ancora, per il modo in cui è giunta fin qui. Nel ringraziarla per tutto quanto da Lei fatto per il nostro Movimento, sono certo che potrà continuare ancora a lungo a costituire per tutti noi un esempio non solo di longevità, ma soprattutto di vita e di nobiltà d’animo.
Antonio
EOLIE 2020
In una splendida cornice naturalistica, il tour delle isole Eolie è statoa un'esperienza coinvolgente ed avvincente, iniziata con la visita alle spettacolari cascate delle Marmore. Arrivati a Lipari, mare cristallino, sole splendente e panorami mozzafiato hanno accompagnato i nove giorni di vacanza. Ottima la location alberghiera che consentiva uno sguardo d'insieme sul porticciolo di Lipari e ottima anche la struttura dotata di tutti i comfort e soprattutto di una grande piscina d’acqua di mare. L'escursione al cratere dell'isola di Vulcano, per il gruppetto dei più avventurosi, è stata un'esperienza insolita anche per chi, come me, ha dimestichezza con la montagna. Per la maggior parte brullo è il sentiero d’ascesa che porta proprio al bordo del cratere e alle piccole fuoriuscite di vapori sulfurei che denotano l'attività continua del vulcano dalla cui sommità si gode una vista panoramica stupenda su tutto l'arcipelago. Che dire poi dell'elegante Panarea e dell'escursione in barca a Stromboli che definirei la perla di questa vacanza? Il suo “saluto" scoppiettante per ben tre volte al tramonto ha commosso e affascinato gli sguardi di molti di noi. Rientrando in aliscafo, abbiamo potuto ammirare, sia pur da lontano, anche Capri e il porto di Napoli dal mare. L'ultimo giorno a Montefiascone, con visita a Civita di Bagnoregio, ha riservato anch' esso una piacevole sorpresa: il borgo è antico e ben curato, un vero gioiellino. L'albergo era una dimora storica in cui avevano alloggiato ben due Papi. Belli i luoghi e bella la compagnia: nel complesso una stupenda e indimenticabile vacanza! Elisa |
Clicca qui sotto per leggere i numeri precedenti: