Articoli del giornalino gennaio / febbraio 2021
Che dire ?
Sfido chiunque a scrivere qualche cosa alla fine di questo anno. Che anno! Nessuno avrebbe mai immaginato, neanche nelle più nere previsioni, un anno in ginocchio, un mondo in ginocchio, una sanità, una scuola e una Chiesa in ginocchio. Siamo stati messi a terra dal signor Covid di cui non conoscevamo neppure l'esistenza. Potevamo tenerci l'anno precedente, il 2019 che, con il senno di poi, è stato... un anno favolosamente bello! Che anno! Prima di farlo finire conviene rallentarne la chiusura non perchè si vuole stare ancora in regime di pandemia ma perché bisogna ricordare! Chi ha tanti anni di vita sa come sia stato vitale fare memoria della guerra passata o della povertà vissuta, della miseria o della fame provata. Ci vuole insomma un tempo per ricordare le nostre fragilità, per tenere a mente l'importanza delle azioni quotidiani quali fare due passi, fare con calma la spesa, fare un giro fuori casa o semplicemente accendere una candela. Dobbiamo rallentare la fine di questo anno per custodire i gesti buoni, di tenerezza, di aiuto al prossimo, di vicinanza. Come sempre (non siamo ingenui!) ricordiamo la furbizia di alcuni e la maldicenza di altri, l'egoismo di alcuni e la superficialità di altri, semplicemente la cattiveria che è circolata come un altro virus. A veri cenni di bontà ed eroismo fanno sempre riscontro gesti pusillanimi e gretti. Come non dimenticare l'abitudine di un pranzo fatto insieme nei normali mercoledì, di messe celebrate nella liturgia con gli altri? Come non dimenticare quel silenzio di una Pasqua vissuta in modo differente? Personalmente è stata una Pasqua intensa, quella del mio 40esimo di sacerdozio. C'era più Dio che le mie elucubrazioni, più Lui che le mie idee, più la Sua parola che non la mia predica anche perché... a chi avrei potuto predicare? E poi abbiamo provato ciò che vivono altri: i minuti che non passavano mai sono come quelli di un anziano in una casa di riposo; il dover dipendere dagli altri è come ciò che vive un uomo bloccato su una carrozzina; non poter abbracciare è sentire quello che avverte chi non ha più nessuno perchè tutti sono ormai in un cimitero; e tanto altro. Poi ci si butterà nel nuovo numero come un gioco d'azzardo o come quel pacco che si immagina pieno di soldi rispetto a quello che non ha dentro nulla. Si spera nel meglio, guai se non fosse così. Eppure dovremo imparare ad ascoltare quello che si ha: il respiro, un affetto, il proprio corpo anche debole, la propria mente, quello sguardo da credenti che sanno riconoscere una presenza divina anche in tutto questo. Una piccola scheggia di umanità ha sempre a che fare con il Dio cristiano, così come ogni sofferenza ha dentro una misteriosa luminosità, quella di un Dio che è venuto di qui, fino al suo punto massimo in quel famoso venerdì. Era il peggior giorno della vita dell'umanità, quello in cui il Figlio entra nella morte: da lì però è nata una misteriosa luminosità. Un piccolo cerino (tale era quel bambino di Betlemme) fu accesso nella notte (sempre nella notte!) di un Natale in cui nessuno era al corrente di ciò che stava accadendo. Saremo sempre "spiazzati" da un Dio così originale, in ogni tipo di anno che abbiamo da vivere! don Norberto |
ISCRIVERSI DOPO QUEST’ANNO ORRIBILE
Cari soci, abbiamo scelto di approfittare dell’uscita del nostro giornalino per annunciarvi le modalità di rinnovo delle iscrizioni alla nostra associazione per l’anno 2021 stante che le restrizioni in essere per la perdurante pandemia ci impediranno di iniziare l’anno nuovo con la tombola dell’Epifania tradizionalmente legata alla possibilità di rinnovare le tessere del CMTE. Nel chiedervi ugualmente fin da inizio anno il rinnovo, facciamo appello alla vostra comprensione e generosità perché, se da un lato perdura l’impossibilità di svolgere tutte le varie iniziative propostevi in passato, dall’altro la nostra Associazione lega in questo momento la sua possibilità di sopravvivenza al poter economicamente far fronte almeno alle spese di ordine generale (assicurazione, sito web, giornalino, etc…). Per superare le difficoltà di trovare un luogo in cui organizzare il tesseramento evitando assembramenti e lunghe attese (verosimilmente in luogo aperto), abbiamo pensato che ciascuno di voi potrà, dal 7 al 15 gennaio p.v., inserire la propria tessera nella cassetta della posta o di Ornella Meroni Telesi (via Salvador Allende, 1 a Segrate) o di Ivonne Marini (via della Campanula, 7 al Villaggio). Ricordandovi che la quota associativa è confermata di importo pari a 10 euro, vi segnaliamo che con un successivo comunicato sarà nostra premura indicarvi, anche alla luce di ciò che potrebbe derivare dall’abrogazione di alcune delle limitazioni e restrizioni ancora oggi in atto, le modalità per il ritiro delle tessere rinnovate e delle relative ricevute. Nella certezza di una vostra massiccia adesione, desideriamo ringraziarvi anticipatamente e parimenti vi siamo grati per l’entusiasmo con cui state aderendo all’iniziativa “Presepi, alberi e ricette natalizie”. Intanto noi, sempre pieni di speranza, continuiamo a lavorare per organizzare quanto prima sia iniziative giornaliere che più lunghi periodi di vacanza come già avvenuto quest'anno in primavera e in estate. Anche se quello ormai imminente sarà un Natale un po’ anomalo, vogliamo farvi i nostri auguri perché possiate passarlo in serenità e armonia e il nostro augurio si estende anche all’anno nuovo perché possa farci presto dimenticare quest’orribile 2020. Ci raccomandiamo ancora affinché siate tutti prudenti e in guardia ma anche fiduciosi ricordando che “Sul buio che incombe, Iddio ripeterà ancora il Suo fiat lux”: che questa luce ce la porti Gesù che anche quest’anno nascerà per noi e non solo a Betlemme! Antonio e il Consiglio Direttivo |
Al zanevar
In questo strano Natale 2020, senza Babbi Natale, senza solenni celebrazioni nè grandi tavolate per pranzi e cenoni, mi vien naturale riproporre vecchie tradizioni e dimenticate parole dialettali, tra le quali c’è “al zanevar”, ossia il ginepro: un arbusto più conosciuto in montagna che nella pianura padana. Eppure è ancora possibile vedere in qualche orto di campagna una pianticella di ginepro e non penso di sbagliare nello spiegare che essa fa parte delle piante cresciute vicino casa per tener viva una tradizione natalizia. Si narra, infatti, che del ginepro se ne sia servito san Giuseppe per riscaldare il suo Bambinello nella grotta di Betlemme. Per questa ragione, il giorno di Natale, il primo fuoco nei camini di campagna veniva acceso con un rametto di ginepro e, poiché bruciando scoppietta, i bambini della casa assistevano con gioia al piccolo festoso rito. Ma, insieme “al zanevar”, c’era pure qualcos’altro di particolare da bruciare nel camino: “al sciük da Natal” cioè il ceppo natalizio. Un grosso ceppo stagionato che, messo a bruciare al mattino, durava tutto il giorno e serviva “par faa un bel lèss” (per fare un bel lesso) e il brodo “par faa ’l risott da Natal” (per fare il risotto di Natale), oltre che col brodo anche “cul grass da rost” (con il grasso dell’arrosto), perché l’arrosto lo si faceva solo a Natale e in poche altre grandi ricorrenze. Alla fine dell’ottocento, mio nonno, che abitava in un paesino in provincia di Varese e che aveva la macelleria più vicina a cinque chilometri, ci andava a piedi e diceva al macellaio: “Mi tratti bene perché sono un buon cliente, ci vengo tre volte l’anno: Natale, Pasqua e per la festa patronale del paese!” Qualche cosa è però rimasto delle vecchie tradizioni: “la tumbula”, la vecchia e cara tombola che ancora unisce grandi e piccoli attorno a due cartelle e a una manciata di fagioli. Mi raccomando quest’anno giocate al massimo in sei perché anche nella tombola c’è il virus in agguato! Enrico Sciarini |
W IL NOSTRO GIORNALINO
Mi sono chiesta: “Vuoi vedere che a causa del covid 19 il giornalino non lo fanno più? Come farà la Marisa (e senz’altro anche qualcun altro) che rifiuta la tecnologia ad avere le notizie del nostro Movimento?” Per me, infatti, il giornalino è importante e mi fa compagnia da almeno trent’anni. Sfogliare le pagine anche dei numeri passati è per me come fare un salto indietro per provare qualche simpatica emozione, per rileggere le vecchie notizie e per sorriderci sopra perché quando si parla del passato tutto prende un fascino particolare. Purtroppo (anzi meno male perché altrimenti sarei già defunta) anche i miei anni sono passati ma, siccome io tendo a vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, mi sforzo di star bene anche con le restrizioni causate dalla pandemia ma non posso negare che mi manchino le uscite e tutte le altre attività che facevamo e che erano sempre ben elencate sul giornalino. Il covid 19 passerà, noi forse saremo più buoni e così il nostro giornalino continuerà ad aggiornarci e a prepararci a momenti di comunità che a me fanno tanto bene. Ciao “Macché Anziani d’Egitto”, ti aspetto! Marisa |
A proposito di giornali...
L'invenzione della stampa fu determinante per la diffusione della cultura e delle notizie. Inizialmente i giornali uscirono in formato libro; successivamente fu concepito un formato più adatto ai fogli di notizie, notevolmente più ampio. I fogli di notizie furono chiamati "gazzette", da un avviso pubblicato nella Repubblica di Venezia nel 1536 messo in vendita al prezzo di una moneta d'argento detta appunto gazeta. In Europa il primo giornale a stampa apparve all'inizio del XVII secolo. Intitolato Relation aller Fürnemmen und gedenckwürdigen Historien ("Resoconto di tutte le notizie importanti e memorabili"), uscì a Strasburgo (all'epoca città di lingua tedesca) nel 1609 per opera del libraio alsaziano Johann Carolus. Differiva dai coevi fogli d'informazione perché usciva ad intervalli regolari, di solito una o due volte alla settimana. Il primo periodico a riportare sul frontespizio la numerazione progressiva fu Alle de Nieuwe Tijdinghen ("Tutte le notizie recenti") di Abraham Verhoeven, uno stampatore di Anversa. Nel 1605 Verhoeven aveva ottenuto il privilegio di stampare e imprimere, su legno o metallo, tutte le future azioni di Alberto VII e della moglie Isabella. Il primo quotidiano fu la Einkommende Zeitungen, che aveva come sottotitolo: Resoconto degli affari di guerra e del mondo. Fondata nel 1650 a Lipsia dal libraio Timothäus Ritzsch come settimanale, passò alle uscite quotidiane nel 1660.Il primo giornale con un'impaginazione a colonne, come i giornali moderni, fu l'Oxford Gazette (poi London Gazette) nel 1665. Il primo giornale con avvisi pubblicitari fu La Gazette di Parigi (fondata nel 1631). Il giornale più antico tuttora esistente è la Gazzetta di Mantova, fondata nel 1664. |
Sentirsi milanese
Recita una canzone milanese in voga negli anni 60/70 e cantata dai Gufi “come è bello sentirsi milanese”: è quello che ho provato ieri sui navigli. Pur non essendo un abituè non era la prima volta che mi aggregavo al gruppo della terza età ma ieri il giro sui vecchi navigli mi ha riportato alla mia giovinezza quando, come i giovani di oggi, passavamo le serate nei locali della vecchia Milano. I navigli, via Magolfa, la piscina Argelati anche per noi ragazzi di periferia (io sono dell’Ortica) erano passaggi e percorsi naturali. Quante sere passate nelle vecchie osterie ascoltando i racconti della resistenza narrati dagli operai della Borletti, della Richard Ginori e delle altre fabbriche; quante canzoni dialettali cantate tra un bicchiere di vino e un piatto di salame! Questo preambolo vi può dare l’idea di come mi sono sentito ieri mentre percorrevo le vie di Porta Genova insieme al gruppo di segratesi in quella visita guidata sulle orme di quella grande poetessa e scrittrice che era Alda Merini. La presenza di una ottima guida come Chiara e le sue spiegazioni trasmesse via radiolina, mi hanno riportato alla memoria vecchi ricordi: la visita all’abitazione della Merini, la sua casa museo (con il muro delle bambole), il circolo culturale di via Magolfa, la chiesa di Santa Maria delle Grazie ai Navigli (con la sua mai terminata facciata), il cortile delle case di ringhiera di via Vigevano (oggi con l’esposizione degli artisti) e il vicolo dei Lavandai (con la sua drogheria attiva sino agli anni 60/70 dove si acquistavano i prodotti “el paltun” usati per il bucato. L’utilizzo di termini dialettali usati come “el Brellin” (sorta di inginocchiatoio usato dalle lavandaie per facilitare il loro lavoro) e “Sciostra” (letteralmente breccia) che, con una volta a semicerchio, era l’ingresso ai locali per i depositi delle merci da cui il termine “Sciustrè” con cui in dialetto venivano chiamati i venditori di carbone. E poi gli abitanti del quartiere e gli spazzacamini che, come tali, lavoravano dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno (con i camini spenti) mentre l’inverno si dedicavano alla riparazione di ombrelli o si trasformavano in arrotini: “el Moulita”. Molti di loro erano originali di Gurro piccolo paese della Val Cannobina, ora provincia di Verbania, in cui si parla uno stranissimo dialetto derivante dalle England Scozzesi. Alla fine qualche notizia sui navigli: la loro nascita ad opera di Galeazzo Visconti; il loro utilizzo per il trasporto delle merci lungo il Po e il Ticino come avvenne per i famosi i marmi di Candoglia usati per la costruzione del Duomo; il completamento della cerchia di navigazione verso l’Adda operata da Francesco Sforza; il naviglio Martesana e la loro copertura, a partire dalla fine degli anni 20, iniziata dalle vie Senato e Santa Sofia e terminata negli anni 60 con la copertura del tratto di via San Marco, quella della conca dell’Incoronata (“el Tumbun) e del naviglio Martesana da “Cassina di pomm” a via Melchiorre Gioia. Il rifacimento della nuova darsena, creata in occasione dell’Expo, rende più gradevole l’intero comparto tranne che per il vecchio mercato coperto. Il nostro giro è terminato in Piazza XXIV Maggio con la monumentale porta costruita dall’architetto Cagnola dal 1801 al 1814 per omaggiare l’entrata in Milano di Napoleone Buonaparte vittorioso a Marengo sull’esercito Austriaco. Al rientro in pullman, benché stanco per la scarpinata, ricordando il percorso, mi sono sentito veramente orgoglioso di appartenere a questa splendida e inimitabile città che è Milano. Mario Sormani |
LA GIORNATA DELLA SPIRITUALITA '
Seguendo la tradizione, nei giorni precedenti la programmata giornata della spiritualità, abbiamo domandato a Padre Angelo se durante il tragitto verso Lecco ritenesse utile che noi partecipanti ci preparassimo recitando qualche preghiera e la sua risposta “non mi interessa la quantità è la qualità alla quale io punto” ancora una volta ci ha sorpresi. Dopo un viaggio tranquillo, verso le 10,30 eravamo tutti seduti nella sala (la stessa in cui poi abbiamo pranzato) dove è iniziata una proiezione che, nella medesima sala dove ci trovavamo, erano presenti una trentina di adolescenti provenienti da tutto il mondo. La Casa del Pozzo era originariamente un fienile e venne modificata da due padri Clarettiani. Padre Angelo ci ha ricordato come il cardinal Martini dicesse che bisogna imparare a convivere con i diversi e citava ad esempio la città di Sarajevo dove cattolici e mussulmani si potevano incontrare grazie anche ad un ponte. In questa Casa del Pozzo gli adolescenti non sono considerati ospiti ma vivono nello scambio e sono educati alla reciprocità. La casa vuole avere la stessa funzione delle parabole. Che cosa sono le parabole? Sono un’insiemistica di racconto, di leggenda e di storia tendente a “spiegare”. Noi dobbiamo restare presenti e aprire il nostro spazio interiore senza sfuggire. Nel filmato abbiamo visto come sia vissuto lo “scambio dei vestiti” durante la festa detta “cambio dell’armadio”: la gente porta abbigliamenti e viene compensata con “ecomonete” con le quali può acquistare vestiti vissuti e rigenerati. Un altro spunto / suggerimento è stato quello di vivere la logica dei pozzi: li scaviamo, siamo proprietari dei pozzi ma non dell'acqua di cui siamo invece semplici distributori. Padre Angelo ha richiamato anche il cardinale Scola che suggeriva di porsi sovente la domanda personale: “perché faccio questa cosa?” Poi ha ripreso anche talune indicazioni che il nostro attuale arcivescovo Mario Delpini ha dato spiegando il significato delle sue lettere mandate a tutta la comunità durante le festività e che si concludono con queste domande: · Siamo feriti in che cosa? · Chi siamo diventati attraversando la pandemia? · Quali tratti della nostra personalità ci hanno fatto più paura o ci hanno aiutato a resistere? · Il rimanere chiusi in casa e il misurare le distanze dagli altri ci hanno messo “in difesa”? · Quali persone ci sono state più vicine? La giornata, dopo la consumazione del pranzo, è proseguita raggiungendo, non senza una qualche difficoltà, il santuario della Madonna di San Martino nel comune di Valmadrera. Vista la salita che si doveva affrontare, io e Anna ci siamo tenuti indietro per aiutare chi si fosse eventualmente trovato in difficoltà (l’età di tutti noi è di tutto rispetto) e siamo stati sentiti felici quando il custode del Santuario, con la sua macchina, è giunto per aiutare chi, nonostante i tentativi e la buona volontà, aveva pensato di rinunciare. Durante la santa Messa eravamo quindi tutti presenti e, sorridenti, siamo poi rientrati. A tutti un abbraccio Anna e Armando |
PRESEPI, ALBERI E RICETTE PER
IL NATALE 2020
Cari amici, come saprete a inizio dicembre 2020 abbiamo lanciato una bella iniziativa per il Natale consistente nello scambio delle fotografie dei vostri presepi o alberi di Natale cosi come delle ricette natalizie. E’ stato un bel successo! Tanto che – visto l’elevatissimo numero di messaggi pervenuti – non ci è possibile pubblicare sul giornalino tutte le foto o le ricette ! Lo abbiamo fatto sul nostro sito, dove sono tutte presenti. In questa pagina pubblichiamo comunque solo alcune foto, forse le più belle o forse le più estrose, e una ricetta, forse la più intrigante. Grazie a tutti !
Andate alla pagina Natale2020 per vedere tutte le foto a colori e le ricette!
IL NATALE 2020
Cari amici, come saprete a inizio dicembre 2020 abbiamo lanciato una bella iniziativa per il Natale consistente nello scambio delle fotografie dei vostri presepi o alberi di Natale cosi come delle ricette natalizie. E’ stato un bel successo! Tanto che – visto l’elevatissimo numero di messaggi pervenuti – non ci è possibile pubblicare sul giornalino tutte le foto o le ricette ! Lo abbiamo fatto sul nostro sito, dove sono tutte presenti. In questa pagina pubblichiamo comunque solo alcune foto, forse le più belle o forse le più estrose, e una ricetta, forse la più intrigante. Grazie a tutti !
Andate alla pagina Natale2020 per vedere tutte le foto a colori e le ricette!
Tilla Conti
TACCHINO RIPIENO DOLCE
Preparate il tacchino svuotato, passato alla fiamma lavato ed asciugato. Fate rosolare nel burro la salsiccia tagliata a pezzi, aggiungete le castagne e le mele sbucciate e tagliate a fette. Fate cuocere per circa 20 minuti, aggiungete le prugne ammollate nell'acqua calda per 5 o 6 ore, gli amaretti sbriciolati, il pane grattugiato. 1 pizzico di sale, un po' di cannella. Riempite con questo ripieno il tacchino dall'apertura naturale, salatelo e fatelo arrostire in forno caldo, per circa 2 ore. Servitelo ben dorato. Bianca Rovida
Preparate il tacchino svuotato, passato alla fiamma lavato ed asciugato. Fate rosolare nel burro la salsiccia tagliata a pezzi, aggiungete le castagne e le mele sbucciate e tagliate a fette. Fate cuocere per circa 20 minuti, aggiungete le prugne ammollate nell'acqua calda per 5 o 6 ore, gli amaretti sbriciolati, il pane grattugiato. 1 pizzico di sale, un po' di cannella. Riempite con questo ripieno il tacchino dall'apertura naturale, salatelo e fatelo arrostire in forno caldo, per circa 2 ore. Servitelo ben dorato. Bianca Rovida
Per la rubrica Te se ricordet i temp indre …
Gli sposi novelli Una sera d’inizio estate, l’Armando arrivò al bar con un’insalatiera piena di confetti annunciando le sue imminenti nozze. “Mi sposo. Alla soglia dei cinquant’anni è meglio avere qualcuno a casa che ti prepara un piatto caldo e che ti lava calze e mutande.” Nessuno aveva creduto che l’Armando parlasse seriamente anche perché da sempre era contrario al matrimonio. “Se ti sposi metti un’estranea in casa che si sente in diritto di romperti le scatole se bevi un bicchiere in più, se fai tardi o se non ti lavi i piedi prima di andare a letto” gli dicevamo noi. Un venerdì pomeriggio di fine luglio gli sposi tornarono dal viaggio di nozze e, mentre la signora vuotava le valigie prima di preparare la cena, l’Armando pensò bene di fare un salto al bar per salutare gli amici. “Vado e torno, prepara la cena che arrivo.” Le ultime parole famose. Al bar trovò l’Aristide e l’Ugo in partenza per un fine settimana sulla riviera romagnola. “Ma come, io arrivo e voi andate via, mi lasciate qui da solo?” “Chi ti dice di restare da solo? Vieni con noi!” “Come faccio? Sono uscito in pantaloncini e canottiera ed ho in tasca si e no mille lire.” “Offriamo noi e ti diamo anche i vestiti.” Come molte altre volte, i tre partirono per un week end di bagordi sulla riviera romagnola. La mogliettina, non vedendolo arrivare, telefonò al bar dove le risposero che suo marito se ne era andato in macchina con i suoi amici. La donna chiamò altri bar e osterie frequentati abitualmente dall’Armando ma quel giorno nessun altro lo avevano visto. Pensò allora che gli fosse successo qualcosa e chiamò i Carabinieri i quali le risposero che in zona non si erano segnalati incidenti. Forse un malore di Armando o di uno degli altri due pensò allora la sposina e chiamò gli ospedali della zona ma dei tre non ebbe nessuna notizia. La donna passò due notti e due giorni nella più totale disperazione ripetendo più volte il giro di telefonate a ospedali e stazione dei carabinieri nella speranza di avere notizie del marito. Per rivedere il suo Armando avrebbe pagato tutto l’oro del mondo ma il suo novello sposo era scomparso senza lasciare traccia. La domenica, all’ora di cena, la porta di casa si aprì e l’Armando, con canottiera, pantaloncini e zoccoli, come quando era uscito due giorni prima, apparve nella controluce del tramonto: “Ciao amore, è pronta la cena?” Nel vederlo sano, vivo e vegeto la donna rischiò di morire al primo istante come paventava la Cio Cio San con il suo Pinkerton, ma sopravvisse e, anzi, diventò una iena: “Delinquente, farabutto che non sei altro, (nel suo linguaggio di personcina per bene l’espressione equivaleva alle peggiori offese di uno scaricatore di porto) da tre giorni non ho tue notizie, ho pianto disperata pregando di rivederti e tu spunti dal nulla e come niente fosse mi chiedi se la cena è pronta?” E dato che anche i buoni quando gli girano le scatole s’incazzano di brutto, cominciò a lanciargli contro tutto quello che aveva a portata di mano: il servizio bello di cristallo, piatti, mestoli, soprammobili e oggetti vari. Anche senza autorizzazione della torre di controllo di Linate si vide volare di tutto. Aveva pregato per rivederlo e poi lo accoglieva in quel modo? Valle a capire ‘ste donne. Guarda che a volte sono proprio strane. Da quel brillante che era l’Armando si ritirò con classe: “Mi scusi signora, devo avere sbagliato porta.” Senza passare dal bar andò diretto a casa di Ugo, uno scapolone senza problemi famigliari, chiedendogli asilo politico. Qualche giorno dopo l’Armando riapparve al bar e ci ragguagliò. “Quando sono tornato a casa, avevo pronto l’elmetto per ripararmi dai bombardamenti e invece … come se fossi appena uscito nell’orto a raccogliere i rapanelli la padrona mi dice: “Tra cinque minuti è pronto. Ho preparato un po’ di pastina in brodo, ti va bene?” Paolo A. |
Per la rubrica L'angolo della poesia
riceviamo e pubblichiamo volentieri questa bella poesia di don Angelo Casati della Comunità del Pellegrino. Ora che i marciapiedi gridano accorati alla ristrettezza, sorte amara è andare uno in fila all' altro senza abbracciarsi, senza raccontarsi, quasi fosse divieto d' amore e d' amicizia. Inseguo da lontano la piazza, la panchina del raccontare. Angelo Casati |
LA COLTURA DEGLI ALBERI DI NATALE
Poesia di Thomas Stearns Eliot Vi sono molti atteggiamenti riguardo al Natale, e alcuni li possiamo trascurare: il torpido, il sociale, quello sfacciatamente commerciale, il rumoroso (essendo i bar aperti fino a mezzanotte), e l'infantile - che non è quello del bimbo che crede ogni candela una stella e l'angelo dorato spiegante le ali alla cima dell'albero non solo una decorazione, ma anche un angelo. Il fanciullo di fronte all'albero di Natale: lasciatelo dunque in spirito di meraviglia di fronte alla Festa, a un evento accettato non come pretesto; così che il rapimento splendido e lo stupore del primo albero di Natale ricordato e le sorprese, l'incanto dei primi doni ricevuti (ognuno con un profumo inconfondibile ed eccitante) e l'attesa dell'oca o del tacchino, l'evento atteso e che stupisce al suo apparire e reverenza e gioia non debbano essere mai dimenticate nella più tarda esperienza, nella stanca abitudine, nella fatica, nel tedio, nella consapevolezza della morte, nella coscienza del fallimento. |
Ho pensato che forse ci sarà utile in questo momento rileggere il brano di Eliot presentato in uno dei nostri pomeriggi di lettura di poesie di qualche anno fa.
In questo brano c’è la contrapposizione tra certi atteggiamenti verso il Natale da parte degli adulti (che il poeta considera sbagliati) e quelli dei fanciulli.
“Coltivare gli alberi di Natale” vuol dire non far spegnere nei fanciulli che crescono e diventeranno adulti queste capacità di avvicinarsi e di comprendere il senso del sacro.
Anche noi, ormai adulti e anziani, dovremmo ricordarcene e ritrovare la purezza e la capacità di credere che sono proprie dei fanciulli.
I tempi difficili che stiamo vivendo forse ci renderanno più attenti a capire ciò che suggerisce lo spirito intensamente religioso del poeta.
Laura
In questo brano c’è la contrapposizione tra certi atteggiamenti verso il Natale da parte degli adulti (che il poeta considera sbagliati) e quelli dei fanciulli.
“Coltivare gli alberi di Natale” vuol dire non far spegnere nei fanciulli che crescono e diventeranno adulti queste capacità di avvicinarsi e di comprendere il senso del sacro.
Anche noi, ormai adulti e anziani, dovremmo ricordarcene e ritrovare la purezza e la capacità di credere che sono proprie dei fanciulli.
I tempi difficili che stiamo vivendo forse ci renderanno più attenti a capire ciò che suggerisce lo spirito intensamente religioso del poeta.
Laura
RICORDIAMO LEA
Il 29 settembre 2020, pochi giorni dopo aver compiuto 103 anni, è mancata la nostra amica Lea Rea, da tutti conosciuta e stimata come la migliore maestra di Segrate. Era arrivata dalla natia Mantova nel 1958 , già vedova e con due figli piccoli. Nelle stesse aule dove al mattino insegnava ai bambini tornava alla sera per insegnare l'italiano agli adulti analfabeti ed agli immigrati. Quando ancora non si parlava dei maestri di sostegno si impegnò per sviluppare le potenzialità di tutti i suoi scolari, compresi i meno fortunati. Con Vincenzo Naldi, creatore del movimento “ Terza ETA’ “, contribuì alla nascita ed alla crescita di questo movimento che ancora oggi ci riempe il tempo libero con incontri ed iniziative varie. Per questo suo impegno civile il comune di Segrate le conferì, nel 2001, l' “APE D’ORO” . Essendo per natura molto socievole, Lea spesso invitava gli amici a casa sua ed offriva il gustoso “Gnocco fritto “, sua specialità culinaria. “Il tuo sorriso ed il tuo esempio ci accompagneranno sempre” come hanno scritto i suoi familiari sulla foto ricordo. Matilde Mazzoni |
Roma tra antiche bellezze, castelli e ville
Sono le 5,15 del 30 settembre e fra 45 minuti si parte. Appena alzato ho dato un’occhiata al tempo: si vedeva poco ma prometteva bene e così, poco dopo, le nostre valigette carrellate si sono messe a rullare per le stradine del villaggio. Il viaggio in pullman è terminato a metà pomeriggio a Ostia Antica dove eravamo attesi dal Dott. Silverio che, energico, ha iniziato il suo racconto pieno di date e dettagli. Osservo Anna e sottovoce le ho domandato: “non ti pare di essere a Olimpia?” “Sì, sì, è vero” mi ha risposto. Leggi tutto... |
Cognomi e nomi italiani incredibili...
Ecco l'elenco di alcuni nomi e cognomi che in una ricerco effettuato in tutta Italia ha creato non poca ilarità. Questi cognome e nome sono stati trovati nei normali elenchi telefonici di un tempo. Sono evidenziati in corsivo i cognomi.
Ecco l'elenco di alcuni nomi e cognomi che in una ricerco effettuato in tutta Italia ha creato non poca ilarità. Questi cognome e nome sono stati trovati nei normali elenchi telefonici di un tempo. Sono evidenziati in corsivo i cognomi.
- Guido Di Rado
- Schiaccia Tina
- Guido Collauto
- Campo Santo
- Farina Bianca
- Scheda Bianca
- Pizza Margherita
- Vera Sciagura
- Bigo Dino
- Primavera Malinverni
- Felice Mastronzo
- Russo Felice
- Santa Pazienza
- Malinconico Addolorata
- Marà Nello
- Vacca Cado
- Cocco Lino
- Vasco Regiando
- Rita Pesce in Aprile
- Luca Cava
- Massimo Ingegno
- Franco Forte
- Diamante Serio
- Franco Bollo
- Como Dino
- Aspettapesce Assunta
- Lampa Dina
- Seccia Tina
- Lampa Dario
- Licenziata Assunta
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