Articoli del giornalino marzo / aprile 2021
Felici come una Pasqua
Dopo aver saltato una Pasqua, con la festa degli ulivi, la passione del venerdì, il silenzio del sabato e il "nuovo" della domenica ci stiamo muovendo verso il 4 aprile. Sono amante del trekking, nel senso che mi piace "andare per sentieri" (così dice il termine inglese), dove la meta è essenzialmente il sentiero stesso. Diverso è camminare verso una cima dove il fascino dell'arrivo è spettacolare perché la cima ti coinvolge, ti aspetta: quasi quasi dimentichi il sentiero. Quando feci il Cammino di Santiago da solo, in quel particolare e decisivo anno del 2005, scoprii che il punto non era la reliquia di San Giacomo de Compostela ma gli 800 chilometri che mettevo sotto gli scarponi. La Pasqua cristiana sta nei giorni, nel sentiero di vita quotidiana: quello che inizia con la levata al mattino, quello che ha l'incontro con la luce, gli imprevisti delle ore, le gioie del momento, la sofferenza del tempo, la pesantezza del corpo, la memoria degli anni, la delusione delle persone, la stanchezza del lavoro, il vuoto della solitudine ma anche il silenzio di una presenza. La Pasqua cristiana (forse dovremo sempre precisarla!) che riporta il Figlio di Dio nella vita terrena ma in un modo completamente diverso, entra così nei luoghi dove si sta e nelle lancette dell'orologio che girano, quel sentiero su cui ci muoviamo di giorno in giorno. Certamente ci muoviamo verso una domenica di aprile con in mano il calendario, ma siamo già nella Pasqua se intendiamo questo in modo cristiano: la Sua presenza c'è nel sentiero quotidiano che stiamo percorrendo. Leggi tutto... |
Ricominciamo
Cari amici, bentrovati! A nome di tutto il Direttivo del CMTE, desidero incominciare questa mia comunicazione ringraziando di vero cuore tutti voi che avete aderito con entusiasmo e bravura alle iniziative che vi abbiamo fin qui proposto sia con la ricca documentazione fotografica trasmessaci sui vostri presepi e alberi di Natale, sia con le ricette di piatti natalizi con cui avete stimolato il nostro appetito e sia con i numerosi racconti che avete voluto scriverci rammentando episodi, sentimenti e modi di vivere di un tempo che fu. Per quest’ultima iniziativa abbiamo ricevuto anche i complimenti del Comune che si è detto pronto ad offrirci il suo patrocinio nell’ipotesi che volessimo raccogliere in un volumetto questi nostri ricordi. All’uopo, non potendolo fare singolarmente, chiedo quindi anche il vostro benestare per questa pubblicazione pregando chi, per qualsivoglia ragione, eventualmente non desiderasse che il suo racconto possa esser letto anche da persone non soci del CMTE, di volercelo celermente comunicare. Contestualmente (con medesima celerità e derogando dalle tempistiche originariamente previste) invito chi ancora non ha scritto nulla a vincere la pigrizia e a trasmetterci un suo ricordo in modo da poter ulteriormente arricchire il materiale a disposizione. Unitamente all’uscita del nuovo numero del nostro giornalino (e come potrete apprendere dallo stesso), abbiamo finalmente potuto anche ricominciare la programmazione di alcuni eventi proponendo varie conferenze, un mini corso di giardinaggio (è quasi primavera!) e un secondo sull’uso (per molti di noi colpevolmente ancora lacunoso) del cellulare e dei portatili. Per i pranzi in parrocchia del mercoledì serve invece ancora un po’ di tempo ma già abbiamo avviato le … consultazioni. Avremo anche la possibilità di ricominciare (pur con alcuni limiti, ovviamente) ad andare un po’ in giro insieme con visite a monumenti e musei! Devo però, purtroppo, all’uopo farvi un’anticipazione: inizialmente (cioè fino all’abolizione di ogni restrizione derivante dal rispetto delle necessarie misure di sicurezza) i prezzi di partecipazione risulteranno più alti rispetto a quelli del periodo ante covid. Ciò, ovviamente, non accade perché vogliamo guadagnare di più (ci mancherebbe) ma solo perché, giusto per fare degli esempi, il noleggio di un pullman con autista costa un tot indipendentemente dal fatto di poter essere a pieno carico (cosa attualmente non praticabile) o di non avere occupati oltre il 50% dei posti disponibili; una guida pretende un compenso che è indipendente dal numero degli uditori; gli sconti comitiva per ingressi, noleggio audio cuffie, ristorazione, etc… diminuiscono percentualmente al decrescere dei fruitori e, insomma, per ogni uscita esisterà una certa quantità di voci che avranno un costo che dovrà essere sopportato da un numero di persone inferiore a quello di un tempo. Infine, per garantirci come sempre la massima sicurezza, all’inizio delle attività dovrà corrispondere anche la riapertura della nostra polizza assicurativa. Sono peraltro sicuro che, essendo stati così tanto a lungo relegati in casa e stretti dintorni, ognuno di voi avrà il desiderio di ritrovarsi, di uscire, di rincontrarsi e dunque … a presto! Antonio |
Questo è stato il titolo che ha campeggiato per molto tempo nel nostro sito e che abbiamo cercato di pubblicizzare tramite il gruppo di Whatsup, la newsletter, le e-mail, insomma tramite tutti i nostri media. L’iniziativa consisteva nel raccogliere racconti o storie del nostro passato e condividerle con tutti gli amici del CMTE.
Ebbene, cari amici, avete gettato alle ortiche le esitazioni e i dubbi e ci avete mandato moltissimi racconti. Alcuni hanno avuto bisogno di una aggiustatina, altri erano scritti da scrittori provetti, altri ce li avete addirittura dettati per telefono. Noi li abbiamo pubblicati tutti sul sito e pensiamo sia stata una vera soddisfazione per tutti, scrittori e lettori.
Ma c’è di più: in tutti i racconti emerge una umanità che siamo felici di avere rivisto e amato, in un periodo in cui - sembra quasi inutile dirlo - è indipensabile come non mai.
L’articolo che segue ci ricorda brevemente i racconti pubblicati. Speriamo che invogli chi non li ha ancora letti a leggerli e chi li ha letti ad apprezzarli appieno.
Ebbene, cari amici, avete gettato alle ortiche le esitazioni e i dubbi e ci avete mandato moltissimi racconti. Alcuni hanno avuto bisogno di una aggiustatina, altri erano scritti da scrittori provetti, altri ce li avete addirittura dettati per telefono. Noi li abbiamo pubblicati tutti sul sito e pensiamo sia stata una vera soddisfazione per tutti, scrittori e lettori.
Ma c’è di più: in tutti i racconti emerge una umanità che siamo felici di avere rivisto e amato, in un periodo in cui - sembra quasi inutile dirlo - è indipensabile come non mai.
L’articolo che segue ci ricorda brevemente i racconti pubblicati. Speriamo che invogli chi non li ha ancora letti a leggerli e chi li ha letti ad apprezzarli appieno.
Le nostre storie
Che dire? Noi del CMTE abbiamo delle belle storie alle spalle. Alcuni di noi, come Marisa, hanno vissuto ai tempi della guerra, con gli aerei che abbassandosi nelle picchiate che precedevano lo sganciamento delle bombe, arrivavano proprio fin poco sopra i tetti delle nostre case; o come Valeria che vide un treno mitragliato: in quel momento tutti scesero dal convoglio e si nascosero tra gli alberi. Lo spavento fu grande; o ancora Lidia che ricorda la tragica vicenda della scuola bombardata a Gorla. Alcuni racconti ci hanno fatto ‘vedere’ immagini di un tempo come il grembiule ‘magico’ della nonna di Paola o il lavandaio che veniva tutti i lunedì con il carretto a prendere le lenzuola da lavare e le riportava il giovedì, come ce lo descrive Cristina. Ma anche tante belle storie di famiglia e di lavoro: Milena che ricevette un dono molto speciale per la Cresima per insegnarmi a ricordare e a rispettare sempre chi ci ha preceduto; Antonio che ricorda i suoi bellissimi Natali con tanto di panettone Alemagna; Ivonne che ricorda per il nostro divertimento uno schiaffo memorabile; Elide o Antonia con le loro giovani vacanze spensierate e piene di bei ricordi; Giuseppe e la famiglia lontana; Lucrezia con una bella storia di accoglienza; Bruno in una affascinante Bruxelles degli anni ’60; Silvana e il suo mondo di gioie, malanni e motori. E poi tanti piccoli episodi più o meno divertenti: Paolo che ricorda ancora (come avrà fatto?) una sua ‘ciucca’ tra commilitoni; Elena e il suo cagnolino dolcissimo oppure Gianna e il suo barboncino tragicamente scambiato con un cane di gomma che, premuto sulla pancia, mandava un verso simile a quello di un cane e ancora Fernanda in una vicenda mozzafiato alle prese con un cavallo imbizzarrito. Abbiamo poi letto episodi di adolescenti nella giocosa realtà dell’oratorio: con le parole di Ornella siamo stati davvero dei privilegiati a vivere in quel luogo in quegli anni ’70 o con quelle di Paola che ricorda Domeniche pomeriggio spensierate, arricchite da contatti umani solidi. Niente di che, ma così speciali per noi! O ancora ci ha stupito Angelo e le sue marachelle in Santo Stefano. Non sono mancati poi racconti di vita cittadina come quelli raccontati intensamente da Bruno per la sua Segrate negli anni ’60 o da Livio, incantato dalla nevicata dell’85; o ancora da Gemma immersa nel quartiere del Lazzaretto. E ancora vividi ricordi di vacanze come quelle così accuratamente descritte da Armando e Anna o da Mario ‘l’Africano’ o ancora, raccontate quasi con stupore, da Lydia e con nostalgia da Laura. Insomma ci avete raccontato della nostra vita con tutti i suoi aspetti gioiosi e tristi, divertenti e drammatici. E noi li abbiamo ascoltati come fossimo amici da sempre. Cosa c’è di più bello? Grazie a tutti! Livio |
NON I SOLITI DISCORSI
Quando si ritrovano amici e conoscenti non frequentati spesso, la conversazione è un susseguirsi di domande e risposte ad ampio raggio. Poi il discorso scivola su argomenti di attualità, di politica e anche sulle notizie riportate dai giornali. Al fondo di un articolo pubblicato da un quotidiano in cui aveva trattato in maniera moderna i vizi capitali, il giornalista stava commentando l’ultimo, l’accidia, quando subito è sorto un dubbio: ignavi e accidiosi sono sinonimi? Bella domanda! Ciascuno diceva la sua e qualcuno si è sentito in dovere di scomodare Dante con la sua Divina Commedia. Il poeta incontra gli ignavi nell’antinferno e si trova davanti una scena raccapricciante: una moltitudine di uomini e donne, nudi e molestati da vespe, corrono dietro a un’insegna senza significato. La loro colpa è l’ignavia (coloro che “visser sanza infamia e sanza lodo”). Esistono tuttora gli ignavi? Potrebbero essere quelli che nella loro vita non hanno avuto un’idea propria e che si sono adeguati alla legge del più forte. Sugli ignavi moderni potrebbe essere un’idea condivisibile? E che dire dell’accidia? Parola di derivazione greca che indicava negligenza, indifferenza, disinteresse verso ogni forma di azione. Per la morale cattolica, cioè, la negligenza nell’operare il bene e nell’esercitare le virtù. Sono comportamenti negativi: non fare, non vedere, non dire. Dante colloca gli accidiosi nella IV Cornice del Purgatorio e la loro pena è quella di correre a perdifiato senza fermarsi mai. Lo scultore Luciano Gaspari sull’accidia si esprime così: “A differenza degli altri vizi capitali, non conosce soddisfazione e l’unica sua possibile situazione è l’insoddisfazione”. Per cercare di capirci meglio ho cercato di indagare per conto mio se fosse giusto associare l’accidia al nichilismo di cui si sente parlare in ambiti di conversazioni ad alto livello. Per il filosofo Nietzsche il nichilismo è una posizione filosofica che promuove e accelera il processo di distruzione degli ideali tradizionali per rendere possibile l’affermazione di nuovi valori. Mi fermo qui perché non sono in grado di rispondere al quesito che mi ero posta ossia quello di capire se il nichilismo si potesse apparentare con l’accidia dei tempi in cui viviamo anche perché il giornalista definiva questo vizio “la signora del secolo digitale”. Posso solo dire che distrarsi con argomenti che fanno lavorare il cervello è utile per lasciare da parte, per un momento, la descrizione degli acciacchi di noi anziani che, molto spesso, sono invece l’argomento principe dei nostri discorsi! Fernanda |
Qualcuno si sta dando da fare
Una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite. Un’Agenda per il Cambiamento, Diritti universali e beni Pubblici Globali Gentile Segretario Generale, Stiamo scrivendo per conto di “Agorà”, una rete mondiale di cittadini impegnati a promuovere le questioni globali di salute, acqua e cibo. Con questo testo abbiamo l’onore di portare alla Sua cortese attenzione alcune riflessioni specifiche e una proposta aggiuntiva all’appello di Agorà alla comunità internazionale a riunirsi attorno al concetto di beni pubblici globali, nell’affrontare la crisi globale senza precedenti e le sfide provocate dalla pandemia di covid19. La pandemia ha messo in luce nel modo più netto possibile le disuguaglianze e le ingiustizie che caratterizzano le relazioni umane e politiche nel mondo di oggi. Condividiamo pienamente la Sua opinione secondo cui affrontare di petto queste condizioni, queste violazioni dei diritti umani profondamente radicate, dovrebbe essere al centro della ripresa. Le realtà che stiamo fronteggiando oggi rendono tempestivo e urgente ciò che può essere apparso fino ad ora irrealistico o addirittura un’utopia. In effetti la pandemia sta dimostrando che, finché continueranno a esistere forti disuguaglianze nell’accesso ai beni di salute pubblica, nessuno – ricco o povero – sarà al sicuro e nessuno può essere sicuro di essere risparmiato. Nessun paese può sperare di avere successo da solo, motivo per cui i governi, ovunque, devono agire insieme senza indugio in uno spirito di stretta collaborazione nell’interesse di tutti gli abitanti della Terra. Dobbiamo entrare nell’era del “mondo dei beni pubblici globali”. Il principio dell’accesso universale, anzi del libero accesso, come diritto, a un vaccino COViD-19 sta unendo sempre più persone in tutto il mondo. Dovrebbe essere lo strumento di base per rendere operativi i diritti umani attraverso le attuali divisioni e ripristinare la fiducia, il contratto sociale tra i cittadini e lo Stato e una vera democrazia basata sulla partecipazione di tutti. Oggi, più di 50.000 brevetti su organismi viventi, e numeri ancora più elevati nel campo dell’intelligenza artificiale, hanno trasferito poteri decisionali chiave sul futuro dallo spazio pubblico a quello privato. Ciò ha portato all’emergere di nuove divisioni sociali globali: divisioni nelle informazioni, divisioni digitali, divisioni nella sanità, divisioni nelle conoscenze, divisioni nell’istruzione, per citarne solo alcune. La salute e la conoscenza devono oggi essere riconosciute come beni pubblici globali al fine di fermare i processi che aggravano le fratture globali e le lacune tra chi ha e chi non ha, e che sono stati così nettamente evidenziati nella crisi COVID-19 in corso. Per essere fedeli allo spirito della loro missione, le Nazioni Unite devono anche fare la loro parte per contribuire alla democratizzazione dello sviluppo delle politiche e promuovere i meccanismi di decisione politica e le istituzioni appropriate a livello globale. Stiamo inviando copia di questo documento ai Presidenti dell’As-semblea Generale e dell’ECOSOC, al Direttore Esecutivo dell’OMS, al Segretario Generale dell’UNCTAD, nonché ai presidenti del Gruppo dei 77 e del Movimento dei Non Allineati a New York. Siamo fermamente convinti che le iniziative che proponiamo possano dare un contributo a sostegno di un’Agenda 2030 per il recupero mondiale guidato dalla giustizia e dai diritti universali. Hanno firmato questa lettera personalità di 12 Nazioni. Per l’Italia hanno firmato Riccardo Petrella (79enne professore di scienze politiche e sociali) e Roberto Savio (85enne economista e giornalista, fondatore di “Other news” e “IPS Inter Press Service”). Quanto sopra riportato è una parte della lettera inviata all’ONU da “Agorà” Il testo completo lo si trova sul sito “pressenza.com”, sezione “Politica”. La proposta formulata all’ONU è quella di promuovere un “seminario” su internet (Webinar) che possa essere seguito in tutto il mondo i cui temi, da sottoporre ai Governi, siano quelli di facilitare e diffondere il libero accesso ai beni primari in tutte le Nazioni. Tra i firmatari della lettera ci sono solo due donne. L’età media è molto alta all’incirca oltre i 75 anni. Questo significa che, purtroppo, i quarantenni ben difficilmente ne verranno a conoscenza, sarebbero invece loro ad essere maggiormente interessati. Senza il contributo delle donne e dei giovani, la lodevole iniziativa di “Agorà” penso che nell’immediato abbia poche probabilità di sviluppo; va comunque annoverata tra le iniziative che contribuiscono al miglioramento della società civile. Enrico Sciarini |
EDUCHI–AMO IL PERINEO
Veramente interessante è stato l’incontro di dicembre con la dottoressa Gibelli che ci ha parlato del pavimento pelvico (o perineo) di cui spesso sappiamo poco o non conosciamo abbastanza il funzionamento e l’importanza. Mentre in altri paesi c’è infatti maggior consapevolezza e attitudine a prendersene cura, da noi è solo da poco che se ne è cominciato a parlare e proprio questo ha fatto la dottoressa. Ha premesso di essere ostetrica e che il suo compito non è solo quello di occuparsi del momento del parto (come forse si è portati a pensare) ma anche quello di seguire la salute e il funzionamento dell’apparato uro-genitale della donna ad ogni età e fin dall’adolescenza. Attraverso disegni e diapositive ce ne ha spiegato la natura e le funzioni: il perineo è l’insieme dei muscoli e dei legamenti che chiudono inferiormente il bacino. Il suo compito è quello di sostenere l’utero, la vescica e il retto, permettendo a questi organi di svolgere correttamente le loro funzioni. Avere un pavimento pelvico in salute significa, oltre che evitare vari tipi di disturbi, avere anche un’attività sessuale sod-disfacente. I segni di un funziona-mento non corretto possono essere: perdite involontarie di urina, gas e feci, necessità di urinare spesso e di dover correre in bagno, senso di peso vaginale o dolori. Tante di noi accettano questi disturbi come inevitabilmente legati all’età ma ci sono invece degli accorgimenti per prevenirli e per mantenere in salute questa parte del corpo come: utilizzare bene la respirazione addominale; assumere una corretta posizione in bagno; imparare ad alzarsi dal letto o da terra nel modo giusto; saper attivare il pavimento pelvico quando si tossisce, si sollevano pesi o si eseguono certi esercizi di ginnastica. Alcuni suggerimenti valgono anche per il sesso maschile. Ne ha fatto un originale decalogo intitolato appunto: educhi – amo il perineo. In conclusione la dottoressa Gibelli ha suggerito che ogni donna, di qualsiasi fascia di età, dovrebbe sottoporsi ad una valutazione del proprio pavimento pelvico per prevenire, rieducare o riabilitarne i disturbi. Laura |
Per la rubrica Te se ricordet i temp indre …
LA FATAL VERONA Ieri è venuta a mancare la Signora Marisa, proprietaria con il marito del mitico Bar Remo del Villaggio che frequentavo nella mia giovinezza e che per me, come per molti altri, ha rappresentato una parentesi di vita indimenticabile che ricordo sempre con grande piacere e nostalgia. A causa della sua fede milanista, noi juventini, ci divertivamo a provocarla per farla arrabbiare: erano provocazioni alle quali anche la signora Marisa si prestava volentieri sapendo che, in fondo, eravamo bravi ragazzi e mai le saremmo mancati di rispetto. Vorrei ricordarla raccontando di uno scherzo che la fece molto arrabbiare ma che, come al solito, finì in niente. Il 20 maggio 1973 quando, già pronti tutti i preparativi per la festa dello scudetto rossonero e con i tifosi che avevano addobbato le macchine con le bandiere per andare in giro strombazzando a festeggiare il titolo di Campioni d’Italia, il Milan fu sconfitto a Verona cinque a tre e perse lo scudetto che andò alla Juventus vittoriosa a Roma con un gol di Cuccureddu. In quello stesso giorno, più o meno alla stessa ora, successe un’altra tragedia molto più seria e grave. A Monza, durante il Gran Premio delle Nazioni di motociclismo classe 350, poche centinaia di metri dopo la partenza, alla curva grande, in un pauroso incidente causato (sembra) da una macchia d’olio sulla pista, persero la vita sette piloti tra i quali il campione finlandese Jarno Saarinen e gli italiani Renzo Pasolini e Walter Villa. Per la signora Marisa, profana di motociclismo, quello che era successo a Monza passava quasi in secondo piano perché, da sfegatata tifosa milanista qual era, la disgrazia più grave fu la perdita dello scudetto tanto più che lo stesso era finito nelle mani degli “odiati ladri” juventini. Tra milanisti e “motociclisti”, l’atmosfera nel bar quella sera era, è il caso di dirlo, da vero funerale. Entrai nel bar, mi appoggiai al bancone e rimasi per qualche istante in silenzio come in raccoglimento; poi ordinai un caffè e, mentre la signora Marisa lo stava preparando, dissi: “Certo che il destino è davvero beffardo, guarda che scherzi che ti va a fare. Penso a quei ragazzi, a tutti i sacrifici che hanno fatto, ai loro sogni e alle loro speranze infrante, proprio quando non te l’aspetteresti mai, da una sorte crudele e spietata. Tutti convinti di vivere una giornata di festa e invece, li dietro l’angolo che ti aspetta, c’è in agguato la fine dei tuoi sogni e, in un attimo, tutto è finito.” La signora Marisa si girò e dimenticando per un attimo le disgrazie milaniste, replicò: “Eh si, è proprio un destino crudele, morire così giovani non è proprio possibile.” “Morti? Perché qualcuno è arrivato al punto di suicidarsi?”, domandai. “Cosa suicidarsi? E’ stato un incidente che li ha coinvolti tutti” incalzò lei. “Tutti chi?” chiesi io. “Quei poveretti con le moto a Monza. Ma lei di cosa sta parlando? Dove vive? Non ha sentito di tutti quei piloti che sono morti?” mi domandò. “Ah no, questo non lo sapevo, poveretti: io parlavo di quelli del Milan che hanno perso lo scudetto all’ultimo minuto.” La signora Marisa mi tolse allora la tazzina dalle mani e versò il caffè nel lavandino; poi uscì dal bancone, mi prese per un braccio e mi accompagnò alla porta dicendomi: “Voi juventini non avete un briciolo di sensibilità e venite qui per prendere in giro la gente. Andate a bere il caffè in un bar di gente simile a voi. Qui siete indesiderati. Sciò, via! Noi siamo milanisti, gente per bene.” Si girò e rientrò nel bar e io la seguii a ruota e le dissi: “Non faccia così. Scherzavo. Mi faccia un caffè per favore.” Ma lei replicò: “Sulle cose serie, con me non si scherza” e poi, mentre armeggiava di nuovo alla macchina, aggiunse: “Certo che a pensarci bene è stata proprio una grossa disgrazia, una vera tragedia: chi se l’aspettava un epilogo simile. Immagino le migliaia, milioni di persone che questa sera piangeranno”. Si girò, mi porse la tazzina e disse: “Vedo che anche voi juventini a volte avete un cuore e non pensate solo a rubare.” “Signora – replicai -, come si fa a non provare pietà per i poveri milanisti che si sono visti lo scudetto volare via quando avevano già preparato bandiere e trombette per festeggiare: fa girare le madonne, roba da suicidarsi veramente.” Fu così che anche il secondo caffè finì nel lavandino e che la signora Marisa, abbastanza alterata, uscì dal banco e a spintoni mi buttò fuori da suo locale un’altra volta urlandomi: “Le ho già detto che i gobbi qui sono indesiderati. Dopo metterò fuori un cartello con la scritta che l’ingresso è vietato a cani e juventini. Il caffè se lo vada a bere in qualche locale malfamato dove voi juventini potete stare con i farabutti come voi.” Ma non fece in tempo a rientrare dietro al bancone che io ero di nuovo di fronte a lei: “Per favore mi faccia il caffè! Forse ho un po’ esagerato e le chiedo di scusarmi.” “Meno male che mi ha chiesto scusa, altrimenti non avrebbe più messo piede in questo locale” fu la sua replica. Ma, mentre metteva il caffè nel contenitore e tirava la leva per farlo scendere, le precisai: “Mi raccomando signora, il caffè lo voglio bianconero in tazzina tricolore.” Per mia fortuna ero ben allenato e avevo i riflessi pronti perché nello spazio aereo del bar volarono tazzine, cucchiaini e tutto quello che era a portata di mano della donna accompagnati dalla colonna sonora di epiteti che non ci si aspetterebbero poter uscire dalla bocca di una signora per bene. Ci vollero i buoni uffici del marito perché potessi rientrare nel bar naturalmente con il divieto di parlare di scudetti persi o di altri argomenti che li potessero dolorosamente evocare. Paolo Ardrizzi |
Per la rubrica L'angolo della poesia
A Dio Pader Quel dì che t’e vorsu che el mond el nasess, a dat de faa de bon t’e principià dai pess. Dopo milion de ann salten foeura i mamifer, un quej vun pussee bon, un quej alter un poo pestifer. Ma un bel dì, ti t’e dii: “Gh’ emm de faa un capolavor” e t’e creaà l’omm che de tucc l’è el signor. Ma te l’avevet apèna finì de pensà, che te se s’e acort che l’era el pussee disgrazià. Ross de la vergogna o smort de la paura, negher de la rabia o giald de l’iterizia, ma in ogni part del mond furb e pièn de malissia. Alora ti t’e dii: “T’ho vorsu el pussee bel e ti te m’e tradì per andà a dree a un serpentell e de tutt el mè Creato ti t’e rott l’Armonia: vada via i ciapp, laora, dolora e così sia!” Ma doppo t’e pensaa: “Prouvemm a faj riflett!” E t’e inviaa fra i omen tanti Sant e Profet. Ma giaché continuavom a vess pièn de pecaa, nervos t’e dii: “Alora se gh’oo amòo de faa?” “Ghe mandaroo perfina Gesù, el mè unic fioeu, pussee d’ inscì se podi faa, per salvaj anca incoeu? E Gesù l’è vegnu e cont la soa bontà, l’ha parlaa al noster coeur liberà dei pecaa. O Pader de la Vita e Gesù Salvador, tegnemm in coo la man, vialter che sì Signor! Ritornaremm indree, denter la Vostra caa, come el fioeu prodigh a liberass dei pecaa e cont la vostra Grazia, forse, in ‘sto pover mond prouvaremm a vourè ben a tucc, in fond in fond! Elisa Pirovano |
La Fede
Mai come oggi la fede (la prima delle tre virtù teologali) non è ritenuta più essenziale per la vita spirituale di questa nostra umanità. Viviamo una crisi profonda e credere in qualcosa di trascen-dentale non desta molto interesse. Se ci guardiamo intorno vediamo molte persone che hanno abbandonato ogni pratica religiosa; altri che hanno dei dubbi sulle verità fondamentali della fede; altri che si dichiarano agnostici e altri ancora che accettano alcuni insegnamenti della fede e della morale ma ne rigettano altri secondo i propri gusti e le proprie esigenze. Ci troviamo di fronte a un processo avanzato di secolarizzazione sfociato nell’indifferenza religiosa anche perché è in atto un decadimento della storia della chiesa la cui unità è oggi seriamente posta in questione. L’attuale clima culturale favorisce il dubbio, l’incertezza e forme più o meno larvate di scetticismo portando ad affermare che la verità è sempre relativa e mutevole. Questa reazione è abbastanza diffusa tra i giovani che dubitano dei contenuti essenziali della fede. Infatti la ragione non può dimostrare il mistero della fede perché questa supera infinitamente le ragioni umane. In conclusione vivere e annunciare la fede è sempre stato difficile ma oggi lo è più ancora che in altri tempi e ciò deve essere un motivo in più per studiare la valenza della fede stessa. Il vuoto creato dal materialismo e dal consumismo sono le occasioni per richiamare gli uomini di oggi, amareggiati e delusi da tante triste evenienze incombenti, a riflettere sulla fede che ci apre alla speranza di un mondo migliore. Fernanda |
I TELEFONINI
Sono rimasta inorridita nell’ap-prendere la notizia di quella signora che si è data fuoco in un luogo dove tutti potevano vederla ma, molto più ancora, dal fatto che solo una persona sia accorsa in suo aiuto mentre altre addirittura filmavano il tutto coi loro telefonini. Chi mi conosce sa l’avversione che ho nei confronti di chi ha sempre occhi e dita sul telefonino. Provate a star male e vedrete che neanche se ne accorgeranno! Io mi rendo conto che il telefonino, se usato per giusti motivi, è utile e intelligente ma è noto che anche le cose giuste e utili, se usate nel modo o nel momento sbagliato, smettono di essere intelligenti e non sono più nemmeno utili. In tutte le cose, infatti, bisogna usare il buon senso e questa isteria porta alla dipendenza e l’entusiasmo eccessivo conduce all’abuso. Oggi il telefonino si usa così: “Buona notte” alla sera e “Buon giorno” al mattino, poi con un clic pensi di accontentare tutte le persone che hai nel tuo personale elenco e non ti interessa il fatto che, magari o per caso, qualcuna di loro avrebbe bisogno di te o, anche solo, che sarebbe contenta di vederti. Io credo che, se veramente teniamo ai nostri amici, possiamo offrire loro un’unica cosa preziosa: un po’ del nostro tempo! Il tempo per scrivere un biglietto a mano, quello per una visita, per uno sguardo più lungo e attento del solito o, perché no, anche quello per una telefonata. A spedire il solito messaggio a 100 conoscenti ci vuole meno di un minuto! “Meglio che niente” direte voi ma io non ne sono tanto sicura. Anzi, per me, forse sarebbe meglio niente! Marisa |
Cartelli divertenti trovati in giro per l’Italia...
>>> IL DOTTORE E' TEMPORANEAMENTE ASSENTE, PER I CASI URGENTI RIVOLGERSI AL BAR (Cartello in un ambulatorio)
>>> I CLIENTI CHE RITENGONO I CAMERIERI SGARBATI, DOVREBBERO VEDERE IL DIRETTORE (Cartello in un ristorante)
>>> SI RIPARANO BICI ANCHE SE ROTTE (Insegna in un negozio di biciclette)
>>> E' LUOGO DI PREGHIERA. SIETE PREGATI DI PREGARE (Cartello in una chiesa)
>>> GLI APPUNTAMENTI SI PRENDONO SOLO CON L'INFERMIERA (Cartello in un ospedale)
>>> SI SOSPENDE L'ALUNNA CORSINI ILARIA PERCHE' HA OSSESSIVAMENTE OFFESA LA COMPAGNA SABATINO DOMENICA CHIAMANDOLA WEEK-END (Nota in un registro di classe)
>>> Un tizio di Roma ha scritto un cartello:
VENDESI AUTO, TELEFONARE ORE PASTI, FRANCO. L'AUTO IN QUESTIONE E' URTATA, STRISCIATA E UN PO' AMMACCATA.
Sul cartello qualcuno ha aggiunto: A FRA'.... MAGNA TRANQUILLO.
>>> QUESTA MACELLERIA RIMANE APERTA LA DOMENICA SOLO PER I POLLI (Insegna in un negozio di Roma)
>>> SI AVVERTE IL PUBBLICO CHE I GIORNI FISSATI PER LE MORTI SONO IL MARTEDÌ E IL GIOVEDÌ (Ufficio anagrafe a Reggio Calabria)
>>> IL DOTTORE E' TEMPORANEAMENTE ASSENTE, PER I CASI URGENTI RIVOLGERSI AL BAR (Cartello in un ambulatorio)
>>> I CLIENTI CHE RITENGONO I CAMERIERI SGARBATI, DOVREBBERO VEDERE IL DIRETTORE (Cartello in un ristorante)
>>> SI RIPARANO BICI ANCHE SE ROTTE (Insegna in un negozio di biciclette)
>>> E' LUOGO DI PREGHIERA. SIETE PREGATI DI PREGARE (Cartello in una chiesa)
>>> GLI APPUNTAMENTI SI PRENDONO SOLO CON L'INFERMIERA (Cartello in un ospedale)
>>> SI SOSPENDE L'ALUNNA CORSINI ILARIA PERCHE' HA OSSESSIVAMENTE OFFESA LA COMPAGNA SABATINO DOMENICA CHIAMANDOLA WEEK-END (Nota in un registro di classe)
>>> Un tizio di Roma ha scritto un cartello:
VENDESI AUTO, TELEFONARE ORE PASTI, FRANCO. L'AUTO IN QUESTIONE E' URTATA, STRISCIATA E UN PO' AMMACCATA.
Sul cartello qualcuno ha aggiunto: A FRA'.... MAGNA TRANQUILLO.
>>> QUESTA MACELLERIA RIMANE APERTA LA DOMENICA SOLO PER I POLLI (Insegna in un negozio di Roma)
>>> SI AVVERTE IL PUBBLICO CHE I GIORNI FISSATI PER LE MORTI SONO IL MARTEDÌ E IL GIOVEDÌ (Ufficio anagrafe a Reggio Calabria)
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