Articoli del giornalino novembre / dicembre 2022
Natale, un giorno
di Hirokazu Ogura
Perché
dappertutto ci sono cosi tanti recinti?
In fondo tutto il mondo è un grande recinto.
Perché
la gente parla lingue diverse?
In fondo tutti diciamo le stesse cose.
Perché
il colore della pelle non è indifferente?
In fondo siamo tutti diversi.
Perché
gli adulti fanno la guerra?
Dio certamente non lo vuole.
Perché
avvelenano la terra?
Abbiamo solo quella.
A Natale - un giorno - gli uomini andranno
d'accordo in tutto il mondo.
Allora ci sarà un enorme albero di Natale
con milioni di candele.
Ognuno ne terrà una in mano,
e nessuno riuscirà a vedere l'enorme
albero fino alla punta.
Allora tutti si diranno "Buon Natale!"
a Natale, un giorno.
© Pianetabambini.it
di Hirokazu Ogura
Perché
dappertutto ci sono cosi tanti recinti?
In fondo tutto il mondo è un grande recinto.
Perché
la gente parla lingue diverse?
In fondo tutti diciamo le stesse cose.
Perché
il colore della pelle non è indifferente?
In fondo siamo tutti diversi.
Perché
gli adulti fanno la guerra?
Dio certamente non lo vuole.
Perché
avvelenano la terra?
Abbiamo solo quella.
A Natale - un giorno - gli uomini andranno
d'accordo in tutto il mondo.
Allora ci sarà un enorme albero di Natale
con milioni di candele.
Ognuno ne terrà una in mano,
e nessuno riuscirà a vedere l'enorme
albero fino alla punta.
Allora tutti si diranno "Buon Natale!"
a Natale, un giorno.
© Pianetabambini.it
Nessuno vi potrà togliere la vostra gioia
Nelle diverse circostanze della vita, quando mi trovo dinanzi a una scelta, sempre più spesso mi viene in mente una parola del vangelo. Così, durante un incontro, quando si è parlato della felicità, mi sono domandato: ma cosa dice Gesù? E, dal cuore, è affiorata un'altra parola: gioia. Alla felicità hanno dedicato importanti opere poeti e filosofi; penso a Seneca, Sant’Agostino, Leopardi. Ma la parola “felicità” non si trova nei vangeli. Compare invece la parola “gioia”, ben 26 volte, in particolare nei vangeli di Luca e Giovanni. In Luca è più legata a fatti ed esperienze della vita a partire dalla nascita di Gesù mentre, in Giovanni, si presenta in modo più teologico, come meditazione sulla vita dello Spirito che viene ad abitare nel cuore dell’uomo. Siamo felici quando viene appagato un nostro desiderio, quando si raggiunge un obiettivo, quando riceviamo un dono, quando siamo vicini a una persona che amiamo ma, appena appagato un desiderio, ecco ne sorge un altro e appena raggiunto un obiettivo, ci rimettiamo in cammino. Potremmo dire che la felicità è connessa a ciò che accade, al divenire della vita. È una meta a cui tendiamo e, per questo, non viene mai raggiunta: si dice che della felicità si assaporano solo brevi istanti e che la felicità non è di questo mondo. Diversa è invece la gioia. E’ un moto dell’anima che dall’interno si riversa sull’esterno e illumina ciò che viviamo. La gioia scaturisce dalla vita dello Spirito. Sta alla felicità, come la radice alle foglie dell’albero: le foglie nascono a primavera e muoiono in autunno ma la radice rimane e nutre sempre e silenziosamente l’albero, anche durante l’inverno, quando i rami sono spogli. La gioia è promessa di vita: può germogliare anche nel dolore. “Nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”: queste parole risuonano in modo vero e profondo e ci conducono alla verità di noi stessi. La gioia è un dono prezioso, fragile, da custodire con amore. E’ la scoperta che il regno di Dio è già in mezzo a noi, qui nel nostro cuore. In questi giorni, in cui la guerra devasta l’umanità e si addensano nubi sul nostro futuro, possiamo donare la nostra gioia al mondo. E’ il cammino che ha fatto Maria che custodiva tutte queste cose nel suo cuore. Dal cuore fluisce la vita, dal cuore scaturisce la gioia. Pietro Pinacci |
Poros: sentirsi dieci anni in meno
Poros letteralmente indica una pietra calcarea locale utilizzata nell'architettura e nella scultura arcaica dell'antica Grecia ma è anche un’isola e una località facente parte delle Isole Saroniche. E’ un posto incantevole, con acque cristalline e l’isola ha mantenuto sotto controllo lo sviluppo turistico “a misura d’uomo” sino ad oggi. Io e Paola, neo arrivati nel Gruppo degli Anziani d’Egitto, ci siamo integrati rapidamente. Il clima “meteorologico” era caldo ma asciutto e ventilato e quello del “Gruppo” simpatico e costruttivo rispetto ai programmi quotidiani intensi e coinvolgenti grazie ai nostri tour operators Eleonora e Costanzo e alla nostra capogruppo Ornella. L’hotel, decisamente panoramico con una vista incantevole, era posto sul mare al centro del golfo. Le giornate si sono alternate fra gite in barca al porto di Poros, la visita al monastero Ortodosso, quella alle varie spiagge e cale quali Russian Bay, Love Bay e a un’isola deserta al centro del golfo che ci ha offerto la possibilità di nuotare in acque dai colori cangianti. Il top a nostro giudizio lo si è raggiunto con il giro dell’isola in quad dove ben sette equipaggi hanno percorso il perimetro di circa 30 km alternando la pianura e il mare alla collina e alle vedute mozzafiato sul Peloponneso. In serata, commentando l’escursione fra i partecipanti, ci siamo dati dieci anni in meno sentendoci tutti più giovani dopo quell’insolita quanto appagante avventura. Il giorno successivo visita alle isole di Hydra e di Spetses: due perle del Peloponneso note ai vip specialmente ai tempi di Onassis … C’è stata poi la serata danzante ove Jolanda e altri membri del gruppo si sono distinti per aver ballato il Syrtachi insieme ai ballerini locali. L’ultima sera è stata trascorsa guardando il tramonto dalla terrazza di un hotel posto in una zona rialzata di Poros: luci, colori e un’atmosfera ideale per festeggiare una splendida vacanza, ben organizzata e vissuta da tutti con entusiasmo. Claudio & Paola Gazzola |
Concettualmente derivati dagli ATV (all-terrain vehicle , traducibile dall'inglese come "veicoli per tutti i terreni"), prodotti negli anni sessanta e settanta, i quad furono pensati per il trasporto di persone e cose su percorsi di fuoristrada, particolarmente difficili e accidentati, quali mulattiere o greti di torrenti. Rispetto agli ATV, i quad hanno in seguito perduto le caratteristiche più estreme, come le anfibie, guadagnando però in leggerezza e maneggevolezza sul terreno. In campo motociclistico, i quad possono essere ricondotti ai sidecar militari con due ruote motrici, già prodotti negli anni trenta da case europee come BMW, Gilera e Zündapp, oppure al Mulo Meccanico, prodotto nel secondo dopoguerra dalla Moto Guzzi. Il primo quad, propriamente detto, è stato il Suzuki Quadrunner LT 125, presentato nel 1983 e principalmente destinato al mercato statunitense
BUCA DELLE LETTERE?
Una volta si chiamava così, ma ora sono cambiati i tempi ed è meglio la nuova versione: “Casella della Posta” anche perché di lettere oramai ne arrivano poche. Credo che non succeda solo a me di trovare la casella della posta piena di pubblicità di ogni tipologia. Abbondano quelle dei supermercati che offrono acquisti scontati consigliando ai compratori di sbrigarsi a fare acquisti per non perdere occasioni “irripetibili”. Poiché non sono attratta da queste sirene commerciali, questi fascicoli vengono subito convogliati nel bidone della carta. C’è poi anche la pubblicità degli immobiliaristi con proposte di vendita di case, negozi, capannoni, etc… Non sono interessata neanche a fare contratti inconcludenti e quindi anche queste pubblicità fanno la stessa fine delle altre. Poi c’è un altro tipo di posta che arriva da parte di enti benefici che invitano a fare le nostre offerte non sempre voluttuarie ma perentorie (tipo 9/10 euro al mese). Accluso al bollettino postale ci sono commoventi motivazioni: bambini che soffrono la fame, altri che rischiano la cecità, altri ancora che hanno malattie rare, etc…, etc… Ormai i benefattori sono catalogati con un numero di repertorio e se non mandi nulla in quell’anno te lo segnalano (che precisione!). Allora cominciano i problemi di coscienza: variare le scelte, cestinare, rimandare le buste al mittente, etc… Anche quando si decide di fare l’offerta, bisogna compilare il bollettino, andare alla posta e aspettare con pazienza il proprio turno. Intanto sorge spontanea una domanda: quanto della somma inviata arriverà a destinazione? Una parte “in primis” la prenderanno gli spedizionieri che vorranno un compenso per il materiale cartaceo e la spedizione tramite posta ai possibili benefattori, poi potrebbe esserci il cambio di valuta per l’estero, etc…, etc… Ma purtroppo ci sono anche quelle lettere che non vorremmo mai ricevere: quelle da parte del fisco, le multe, le richieste di documenti da esibire, etc…, etc… Qualche rara volta nella casella della posta si possono trovare bigliettini di ringraziamento per l’invio di condoglianze o per regalie fatte a parenti, a sposi o ad amici cui si è dato un aiuto significativo. Concludo questo “excursus postale” con il racconto di una busta arrivata in famiglia nell’anno 1930. L’8 gennaio del 1930 nella cappella Paolina del Quirinale (sede dei re sabaudi) si sposarono Umberto di Savoia con Maria Josè, principessa del Belgio. La mia nonna paterna (che, guarda caso, si chiamava Regina) era una convinta monarchica e, poiché sapeva leggere e scrivere, prese carta e penna e inviò agli sposi “reali” una lettera di felicitazioni augurando loro un lungo regno! Ma la cosa non finì lì. Dopo un po’ di tempo, bussarono alla porta di casa due “reali” carabinieri e, visto l’atteggiamento preoccupato dei familiari, spiegarono che avrebbero dovuto consegnare una lettera proveniente dal Quirinale. Dopo aver accertato l’identità della persona che aveva inviato la lettera agli sposi, la consegnarono alla nonna e si congedarono. La nonna aprì i sigilli della lettera e lesse ciò che vi era scritto. Tutti si strinsero intorno alla nonna commossa fino alle lacrime. La nonna Regina morì nel 1944 e, quando il 2 giugno 1946 vi fu il referendum in cui si doveva scegliere fra monarchia e repubblica e si registrò la sconfitta della monarchia con l’Italia che diventò Repubblica con un nuovo Statuto, la nonna Regina era morta da due anni e perciò le fu risparmiata una cocente delusione. Cara nonna, per te è stato meglio così! Fernanda |
A proposito di posta…
La posta elettronica, in inglese e-mail o email (abbreviazione di electronic mail), è un servizio Internet grazie al quale ogni utente abilitato può inviare e ricevere dei messaggi utilizzando un computer o altro dispositivo elettronico.
È uno dei servizi Internet più conosciuti e utilizzati assieme alla navigazione web e la sua nascita risale al 1971, quando Ray Tomlinson installò su ARPANET un sistema in grado di scambiare messaggi fra le varie università, ma chi ne ha realmente definito il funzionamento fu Jon Postel.
Rappresenta la controparte digitale ed elettronica della posta ordinaria e cartacea. A differenza di quest'ultima, il ritardo con cui arriva dal mittente al destinatario è normalmente di pochi secondi/minuti, anche se vi sono delle eccezioni che ritardano il servizio fino a qualche ora. Per questo in generale di fatto ha rappresentato una rivoluzione nel modo di inviare e ricevere posta con la possibilità di allegare qualsiasi tipo di documento e immagini digitali entro certi limiti di dimensioni.
La posta elettronica, in inglese e-mail o email (abbreviazione di electronic mail), è un servizio Internet grazie al quale ogni utente abilitato può inviare e ricevere dei messaggi utilizzando un computer o altro dispositivo elettronico.
È uno dei servizi Internet più conosciuti e utilizzati assieme alla navigazione web e la sua nascita risale al 1971, quando Ray Tomlinson installò su ARPANET un sistema in grado di scambiare messaggi fra le varie università, ma chi ne ha realmente definito il funzionamento fu Jon Postel.
Rappresenta la controparte digitale ed elettronica della posta ordinaria e cartacea. A differenza di quest'ultima, il ritardo con cui arriva dal mittente al destinatario è normalmente di pochi secondi/minuti, anche se vi sono delle eccezioni che ritardano il servizio fino a qualche ora. Per questo in generale di fatto ha rappresentato una rivoluzione nel modo di inviare e ricevere posta con la possibilità di allegare qualsiasi tipo di documento e immagini digitali entro certi limiti di dimensioni.
ELEZIONI IN ITALIA: VINCITORI E VINTI
Il risultato delle recenti elezioni politiche in Italia del 25 settembre 2022 può essere sintetizzato in una frase: ci sono due vincitori (Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle), due perdenti (Lega e PD) e un’alta percentuale di astensioni (ha votato solo il 63,8% degli aventi diritto). Ha vinto la coalizione di Centrodestra con il 44% circa dei voti eleggendo propri rappresentanti che costituiscono la maggioranza assoluta dei seggi sia alla Camera che al Senato. Rilevante è soprattutto il successo di Fratelli d’Italia passato dal 2% circa del 2013 (anno di rifondazione sulle ceneri di Alleanza Nazionale) al 26% circa conquistato a settembre. Forza Italia si è ridotta all’8,1% mentre la Lega è crollata dal circa 18% dei suffragi raccolti nel 2018 a un ben più modesto 8,8%. E così, per la prima volta nella storia d’Italia, una donna andrà a Palazzo Chigi a presiedere il Consiglio dei Ministri. La Meloni, peraltro, non è una donna qualunque piovuta dal cielo ma ha alle spalle una lunga militanza politica e una buona esperienza amministrativa sia come parlamentare che come ministro nell’ultimo governo di Berlusconi. Quanto ai 5 Stelle li considero vincenti anche se il risultato di settembre (15,4%) è ben inferiore a quello conseguito nel 2018 (34% circa). Infatti da un lato il nuovo leader Conte è riuscito ad annullare elettorialmente la dissidenza prima e l’esodo poi operati dal suo predecessore Luigi Di Maio già ministro degli Affari Esteri e, dall’altro, esaltando il “reddito di cittadinanza”, ha creato le premesse per un forte radicamento del Movimento nel sud del Paese. Quanto all’alta percentuale di astensioni registrata in questo turno elettorale, si può rilevare come il fenomeno non sia esclusivo del nostro Paese perché ritorna, più o meno intenso, in quasi tutte le democrazie occidentali (USA compresa) dove il voto è libero e non coatto. A mio parere il distacco parziale dal voto dipende da due fattori il primo dei quali si individua nella carenza, da qualche tempo in essere in Europa, di leaders carismatici e popolari quali Tony Blair e la Thatcher in Gran Bretagna, Metterrand in Francia e la Merkel in Germania. Anche in Italia la seconda repubblica non ha prodotto figure politiche comparabili a quelle di Moro, Berlinguer, Craxi, Andreotti, etc… Un secondo fattore di distacco dal voto è costituito dalla crescita del malessere economico e dalle disuguaglianze sociali che hanno allontanato dalla politica giovani, poveri ed emarginati. Non si può poi dimenticare il carattere confuso e poco coinvolgente dei nostri sistemi elettorali che, non a caso, si chiamano Porcellum o Rosatellum. Qui mi piace citare un’esternazione, riportata su Facebook, di un noto e stimato segratese, Edoardo Leto di Priolo, già Presidente della Società Comunale delle Farmacie e dei Servizi Sociali, che recita: “Domani andrò a votare ma non ne posso più di partecipare a un gioco di cui non condivido le regole. In Italia le leggi elettorali durano come un paio di pedalini ma perseguono tutte lo stesso duplice scopo: quello di impedire agli elettori di scegliere i propri rappresentanti e ai vincitori di governare”. Per la verità Segrate non si è unita al coro delle astensioni in queste elezioni perché vi ha votato il 74% circa degli aventi diritto con il primato dei voti che è andato a Fratelli d’Italia (25,73%) e al Centrodestra (41,5%). Buona tenuta del PD (20,76%), crollo della Lega (6,9%) e percentuale modesta del Movimento 5 Stelle (7,8%). La vera novità è il successo della “new entry” di Calenda e di Renzi (Terzo Polo) che ha conquistato quasi il 17% dei voti espressi con una forte presenza nelle fasce di età più giovani. Bruno Colle |
Saluto a Don Gabriele
Ciao caro don Gabriele, noi, diversamente giovani della Parrocchia, ti vogliamo ringraziare ufficialmente come CMTE perché abbiamo apprezzato, in questi anni trascorsi, le tue doti umane, la disponibilità e l'attenzione nei momenti di leggerezza dei pranzi del mercoledì, ma anche il tuo interessamento affinché momenti più impegnativi di incontri e conferenze funzionassero egregiamente, in un ambiente gradevole e accogliente. Per qualcuno di noi poi, avevi quella giusta parola in più tanto desiderata o quella visita gradita che erano frutto di quella Parola di cui ti nutri tutti i giorni. Ti auguriamo che le persone della nuova parrocchia cui sei destinato ti accolgano con gioia e ti facciano sentire a casa. Che la tua missione sacerdotale maturi sempre più nella donazione della tua vita! Elisa Vigevano |
LE MASCHERE DELLA LUCANIA
Il 4 marzo 2022, organizzato dal Movimento della Terza Età, si è svolto lincontro con Mimmo Cecere, ex docente lucano appassionato di cultura pastorale e arte visiva (dipinge), che ha intrapreso un viaggio fra le maschere della Lucania cercandone il collegamento con il mondo greco e latino e girando l’Europa dalla penisola Iberica ai Carpazi sempre alla ricerca dell’origine del Carnevale e delle maschere. Un tempo il carnevale era più importante della Pasqua e del Natale: si aspettava il carnevale poiché coincideva con la rinascita della natura. Essendo in prossimità della quaresima, si pensa che il nome derivi da “carnem levare” ma potrebbe invece derivare da carnem arvali (custodi dei campi). Un tempo iniziava il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio abate solitamente rappresentato con il maiale. I frati Antoniani ricavavano dal grasso dei maiali unguenti per curare l’herpes zoster. Più di recente padre Pio ha un po' oscurato la figura di Sant’Antonio. La chiesa non è stata in grado di cambiare questa festa pagana. Un dipinto di Brugel il vecchio del 1559 ben illustra cos’era il carnevale: c’era la macilenta quaresima tirata da frate e suora e una pala con due arringhe a indicare il tempo di contrizione. Le radici storiche partono dai Saturnali (Saturno rappresentava l’età dell’oro) che si tenevano a Roma dal 17 al 23 dicembre. In quel periodo Roma era in mano al popolo che festeggiava con orge e baldorie. Il nuovo re sostituiva per un mese l’imperatore e si prendeva il lusso di esprimere desideri che venivano esauditi. Peccato che alla fine del mese il re reietto venisse ucciso. A Roma anche i lupercali dal 13 al 15 febbraio con giovani mascherati da fauni che giravano semi-nudi, con indosso solo pelli di capra, dotati di uno scudiscio, colpivano il fondo schiena delle ragazze per buon auspicio di fertilità. C’era la possibilità di mangiare molto, c’era eversione rispetto allo status della società e inversione dei ruoli: un povero poteva prendere in giro il padrone. Insomma un mondo alla rovescia. In Italia e in Europa ci sono piccoli comuni, formati da poche persone, che cercano di tenere viva la tradizione e sono ancora molto legati alle mac-chine del carnevale e ai carri allegorici. Cecere ha viag-giato dalla Spagna e dal Portogallo fino ai Carpazi per cogliere le analogie. Spagna e Portogallo hanno 300 maschere mentre l’Italia ne ha 100 come le presenze fra sud Germania e Austria. La Bulgaria ne ha un grande numero. Nelle maschere non c’è mai il montone ma sempre il caprone, figura considerata demoniaca per le corna e le pupille orizzontali. Spesso fra le maschere compare l’orso, figura dell’irrazionale, che si risveglia dal letargo. A Satriano di Lucania gli uomini si travestono da alberi, formano una foresta e si apprestano a entrare in città. Molte anche le maschere formate da spighe di grano a richiamo del mito della semina. Paesi molto distanti fra loro conservano usanze similari: a Boes i Mamutones, a Sappada i Rollate entrambi vestiti di pelli, con campanacci e maschere di legno. Nella Sardegna prenuragica i Sos Corriolos hanno in testa corna di cervo e sulla schiena ossa di animali. I Kurenti che fanno la questua a nome di un Santo (un tempo solo ai monaci era permessa la questua che non doveva essere in denaro ma in alimenti). In Italia, ancora oggi, sono presenti i falò di Sant’Antonio, i “brusa la vecia”, le Giubiane lombarde, fuoco e campanacci per scacciare gli spiriti. E’ stato fatto un invito a visitare il museo di Rietberg di Zurigo con grande collezione di maschere provenienti da tutto il mondo Alla recente sfilata di carnevale ecco comparire Mimmo Cecere con la maschera di cartapesta da lui realizzata: scudiscetto in mano e le gambe coperte di peli di capra. Gemma Fiabane |
UN GIORNO IN RIVIERA
“Se Tant me dà Tant” (se tanto mi dà tanto, per i non milanesi) il nuovo Anno Sociale è iniziato con i fuochi artificiali e chissà cosa ci riserverà il futuro! Abbiamo aderito con entusiasmo al programma propostoci dalla mitica coppia Ornella e Giorgio e in 50 siamo partiti, un po' addormentati, in direzione Camogli. Ci hanno svegliato e risollevato gli squisiti muffin della nostra pasticcera personale Vittoria: evviva! Camogli è un tipico borgo marinaro ligure con casette color pastello ma noi, appena scesi dal pullman e raggiunto il porto, ci siamo sguinzagliati a cercare focacce e tortelli alla borragine trascurando, invece, le acciughe che sono la vera specialità del posto. Rifocillati anche dai previdenti Ornella e Giorgio, che ci hanno fatto trovare tranci di focaccia calda, ci siamo imbarcati con sole estivo e mare calmo: che goduria! Ecco stagliarsi la Torre e l’Abbazia di San Fruttuoso. ’L’Abbazia è dedicata a San Fruttuoso da Tarragona, vescovo e santo catalano del III secolo, le cui ceneri sono lì conservate e vi sarebbero state traslate dal vescovo Prospero a seguito dell’invasione araba della penisola iberica nel VIII secolo. Un primo edificio religioso fu costruito a mezza costa mentre l’attuale Abbazia è sorta intorno alla metà del IX secolo per volere di Adelaide di Borgogna, vedova di Ottone I. Nello stesso secolo l’Abbazia passò ai monaci benedettini. Fu ingrandita dalla famiglia Doria, proprietaria di tutti i terreni circostanti, che ottenne di seppellirvi i propri parenti. In seguito l’Abbazia fu abbandonata per mancanza di monaci e utilizzata come abitazione. Fu restaurata nel 1933 dallo Stato italiano e nel 1983 i Doria Pamphili donarono gli edifici e i terreni al Fondo Ambientale Italiano. Non si può non menzionare che due agili fanciulle, già habitué del posto, si sono godute un bel bagno e il sole caldo. Pronti a risalire in traghetto e puntare verso Portofino: con mare splendido e trasparente scivoliamo sull’acqua e attracchiamo. Sommersi dai croceristi che sbarcano di fianco a noi, riusciamo comunque a visitare i negozi tipici, sia con prodotti di grandi firme che artistici e quasi eccentrici. Qualcuno si è goduto l’aperitivo nella piazzetta, molto ben servito e curato e qualcun altro si è arrampicato fino alla cattedrale godendo di un panorama mozzafiato. Relax, noblesse, originalità: tutto il mondo pare sia qui. Si riparte per Santa Margherita, o meglio Santa, come la chiamano i frequentatori abituali. Cittadina ridente e vivace con un castello cinquecentesco a ridosso del mare. La passeggiata lungomare è gradevole e i bar hanno doppio ingresso: lato mare e lato carrugio. La basilica di Santa Margherita, nel centro cittadino e con doppio campanile, è spettacolare. Irrinunciabile la passeggiata sotto i portici con negozi e merce di qualità. A questo punto il pullman ci aspetta e proprio sul pullman il nostro Presidente dà un senso superiore al nostro viaggio leggendo la lettera di Papa Francesco agli anziani “Nella vecchiaia daranno ancora frutto”. L’analisi della psicologia degli anziani è precisa e le esortazioni a superare le difficoltà che presenta il nostro intimo e quelle che ci circondano, sono in chiave spirituale e religiosa: una ricchezza a cui dobbiamo sforzarci di attingere. Concludiamo con la preghiera della “Terza Età”, invocazione al Signore affinché ci conduca per mano in questa fase della vita: affidiamoci a Lui che è Via, Verità e Vita. Elide Rattellini |
APPUNTI DI UN VIAGGIO IN TOSCANA
E’ stato un tour in varie località della Toscana ma avente come base la fattoria “La Principina” in provincia di Grosseto: un vasto albergo immerso nel verde dove ci si sveglia al canto degli uccellini. Eravamo una cinquantina di amici dell’MTE (fra cui diverse coppie). La prima tappa del viaggio è Massa Marittima, a 80 m/s/m, dove incontriamo la guida Fabiola e dove un’imponente cattedrale dedicata a S. Cerbone, vescovo tunisino, domina la piazza. I palazzi risalgono al tardo 1200 ma gli ambienti sono sempre stati usati e quindi rimasti agibili. Vetulonia era una delle più grandi metropoli etrusche grazie alle riserve naturali: colline metallifere ricche di argento e rame, cave di travertino e boschi importanti oltre che fiumi per i mantici che permettevano la lavorazione dei metalli. Nel periodo romano la popolazione inizia a diminuire, ci sono le invasioni dei barbari e si registra la presenza di paludi nelle quali si riproducono le zanzare anophele che sono le vere cause della malaria anche se si pensava che fossero invece i miasmi delle paludi la causa della malattia. L’avvento di vescovi principi con mandato imperiale porta nuovi abitanti e ricchezza: vengono realizzati edifici pubblici e chiese. Situazione ancor più migliorata quando, nel VI secolo, la sede vescovile da Populonia viene stabilita nella cattedrale di S. Cerbone. Massa Marittima, con l’avvento di ricche famiglie, arrivò a battere moneta propria. La città era Guelfa come Siena. Siena è considerata figlia della via Francigena che portava in Puglia e poi in Terra Santa ma la città si sentiva anche figlia di Roma e si creò così una storia con due neonati Aschio e Asciano e una lupa che li allattava. La lupa senese però guarda diritto avanti a sé mentre quella romana ha il capo leggermente spostato per guardare i gemelli. L’interno della cattedrale ha un fonte battesimale del 1267, il sarcofago di S. Cerbone, un altare barocco che poggia su tartarughe, il seggio vescovile in cristallo di rocca e una Madonna con bambino del 1316 in stile bizantino. L’8 aprile c’è stata la traversata verso l’isola del Giglio per raggiungere un ristorante stellato Michelin che si trova arroccato sulla collina. Dopo il pranzo, passeggiata lungo le mura e rientro con il traghetto. Il panorama della verde maremma è a perdita d’occhio. E’ una zona di caccia e di uccelli di passo ricca di varietà e, dal 1975, parco della Maremma e dell’Uccellina. Ci viene spiegata la “difesa piombante”, ovvero il gettare dall’alto delle mura qualsiasi cosa potesse impedire l’arrivo dei nemici come stracci imbevuti di petrolio (che arrivava dall’Iran), mattoni, cocci, ecc… ma non olio, troppo prezioso al tempo. Ci fanno notare la “scarpatura” ovvero l’aggiunta di un triangolo fortificato alla base delle torri per deviare le palle di cannone. Anche l’oro bianco, ovvero il sale, era un elemento importante per l’economia locale. Con la fine dell’impero romano e l’arrivo dei barbari anche dal mare, il luogo si spopola, la salinità diminuisce e le zanzare incrementano facendo ritornare la malaria. L’arrivo dei Pisani, intorno all’anno 1000, migliora la situazione e si costruisce una cinta muraria e le prime case in muratura. Persisteva però la pirateria e la trovata fu di farsi consegnare parte del bottino, dare titoli militari ai pirati e concedere loro la patente di “corsari”. Metà del bottino andava allo stato. Adulti e bambini venivano impiegati nelle galere. Il riscatto degli schiavi fu opera dei francescani dell’ordine di S. Stefano. Nasce però la guerra con Siena che voleva uno sbocco al mare. A Carlo V e Filippo II di Spagna viene regalato il feudo di Grosseto per l’aiuto ricevuto nella guerra contro Siena. Nel 1861 Grosseto entra a far parte del regno d’Italia con plebiscito. La Laguna di Orbetello rimane una laguna ricca di pesce con uno sbocco a mare; fino al 1815, considerata terra straniera, era un presidio militare per gli spagnoli.Tre tomboli (cioè lingue di terra), la uniscono alla terra ferma. Lo scambio delle acque, del pesce e della fauna è regolamentato e sotto tutela dello stato e del WWF. Italo Balbo partì da Orbetello per la storica trasvolata atlantica. Nel 1610 un morente Michelangelo Merisi fu ritrovato a Porto Ercole e, pur soccorso, non si poté che constatarne la morte: è sepolto nella chiesa di S. Erasmo. A Porto Ercole si possono ammirare due fortezze che sembrano appoggiate su altrettante diverse colline ma, in realtà, le colline sono state scavate e le fortezze hanno più piani non visibili: uno stratagemma per ingannare i nemici. Attualmente le fortezze sono diventate dei condomini privati con ancora presenti solai in legno con mattonelle inchiodate che potevano essere divelte e tirate come proiettili. Capalbio è centro fortificato con due cinte murarie ed è diventato famoso poiché frequentato da politici che si riunivano in piazza Magenta in agosto: una dependance della politica romana. Occhetto ha un podere nei dintorni. Abbiamo visto Palazzo Collacchioni con la torre Aldobrandesca, dove soggiornava sovente Giacomo Puccini che, oltre a essere un grande compositore, è stato il primo italiano multato per eccesso di velocità. Il Giardino dei Tarocchi è costellato di grandi figure realizzate con strutture in ferro ricoperte di calcestruzzo, specchi e ceramiche. Un lavoro incredibile realizzato fra il 1978 e il 2002 da Niki de Saint Phalle e dal di lei marito che faceva figure cinetiche motorizzate con oggetti di recupero. Qualcosa di affascinante, fra sogno e realtà. Aveva preso spunto dal parco Guel di Gaudì e continuò a lavorarci malgrado fosse affetta da artrite reumatoide. Un masso di tufo divenne la sua casa con all’interno bagno, cucina e camera da letto; il tutto ricoperto di specchi: roba da uscire di testa… Pitigliano è un incredibile borgo arroccato su speroni di tufo con il duomo e la sinagoga del ghetto ebraico all’interno del quale c’era il forno per il pane azzimo, le vasche per tingere i tessuti (rigeneravano tessuti usati), il bagno per la purificazione delle donne dopo il parto e le mestruazioni e la macelleria kasher. Riuscivano a produrre anche il vino ma solo il rabbino poteva attestare che fosse stato fatto secondo la tradizione. Nel 1500 l’ebreo Davide Pomis fu un medico famoso al servizio di Nicola II Orsini: alla morte della moglie gli fu donato un terreno, dove poterla seppellire, che ancora oggi è un cimitero ebraico in uso. Ghetti ebraici ce n’erano a Firenze e Siena. Le donne dovevano portare il velo, gli uomini la kippah. Durante la settimana santa non potevano uscire dal ghetto e questo valeva anche per la notte. Circa 400 persone vivevano all’interno dei ghetti. Sovana: altro delizioso borgo sempre su speroni di tufo dove ancora le donne stanno sulle porte di casa a lavorare all’uncinetto circondate da vasi di fiori. 11 aprile. Acquapendente: cittadina vivace e trafficata. All’interno dell’imponente Duomo, nella cripta, la ricostruzione di come era al tempo il Santo Sepolcro e la colonna dove Gesù fu flagellato con macchie di sangue. Domina la piazza la statua di Girolamo Fabrizio medico chirurgo all’avanguardia. Orvieto: splendida chiesa con la sua facciata gotica opera dell’architetto senese Lorenzo Maitano, piena di sculture e richiami biblici, custodisce la reliquia della transustanziazione proveniente da Bolsena. Diverse statue ornano l’interno della chiesa, alcune con marmi recuperati da statue antiche. Abbiamo visitato la Cappella di S. Brizio o Nova con dipinti del beato Angelico, terminati poi da Luca Signorelli. Sull’altare una pietà di Ippolito Scalza del 1579. Una splendida pietà dove oltre a Maria e Gesù c’è la figura di Nicodemo e della Maddalena. In definitiva un viaggio oltre che piacevole estremamente interessante! Gemma Fiabane |
IL NUOVO UMANESIMO
Nelle testate giornalistiche, nei discorsi ufficiali dei politici e anche nei messaggi del Papa ricorre spesso la parola “Umanesimo”. Il termine deriva dal latino “humane litterae”. L’umanesimo, dal punto di vista storico, nasce in occidente nel XV/XVI secolo e sta a indicare l’insieme delle discipline volte alla riscoperta dei classici latini e greci nella loro storicità. Già al tempo di Sant’Agostino, nel IV secolo, la cultura soffriva per la continuità e la discontinuità della cultura latina e greca rispetto a quella giudaico cristiana. Si affermava così il principio della cultura, come a dire che si diventa veri uomini solo mediante lo studio e l’emulazione degli antichi. Questo, per quanto riguarda l’umanesimo rinascimentale, ma l’umanesimo del terzo millennio ha un’altra valenza. La rivoluzione tecnologica ha messo in crisi il fatto che la cultura non si acquisisce più solo attraverso i libri ma con i nuovi dispositivi della tecnologia che hanno cambiato la vita degli uomini. Quindi la cultura ha subito tre passaggi epocali. Prima veniva trasmessa a voce. Socrate (470 a.C.) non ha lasciato libri scritti e tutto ciò che sappiamo di lui e della sua cultura deriva da quanto ci ha trasmesso Platone, suo allievo. La seconda fase utile alla diffusione della cultura avviene con la scoperta della scrittura e la terza, ai nostri tempi, con la tecnologia. Quindi fino ad alcuni decenni fa la cultura era un valore assoluto mentre oggi la sua mancanza non è più vista come elemento di disagio o di vergogna. Oggi il nuovo umanesimo mette al centro l’uomo come entità universale perché la sua vita è connessa con quella di tutta l’umanità. Quindi, sotto questo profilo, è meno aulico e più pratico, cioè è un umanesimo basato sulla concretezza senza essere assillato dall’efficienza o appannato da sole urgenze, ma è in grado di dare vita a processi evolutivi e a mobilizzare risorse combattendo l’indifferenza generale. Avverrà totalmente questa trasformazione? “Ai posteri l’ardua sentenza!” Fernanda |
Ecco qualche esempio trovato in rete…
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