Articoli del giornalino n.2/2023 - marzo / aprile
LA MISSION SEGRATE 2023 PRENDE INIZIO
Chi di noi non ha sentito, almeno una volta, parlare di “OPEN MISSION SEGRATE”? Bene! Ormai siamo molto prossimi a questo evento. Quando si cominciò a parlarne, qualche anno fa, molti dicevano: “c’è molto tempo fino ad arrivare a marzo 2023”. Ebbene, oggi ci siamo! Open Mission Segrate si svolgerà dal 17 al 26 marzo, cioè in Quaresima, in tutte e sette le parrocchie della città di Segrate. Così, noi Missionari, veniamo a voi tutti, piccoli, giovani, adulti e anziani, ammalati e gente comune a chiedervi di aiutarci e farvi con noi strumento di comunicazione affinché tutti, ma proprio tutti, nel nostro quartiere e parrocchia vengano a conoscenza dell’evento. Sono stati due anni intensi di preghiera, incontri di studio e formazione ma soprattutto di amicizia ed ora è arrivato il momento di entrare nel vortice di Amore che lo Spirito Santo genererà in questi giorni. Saranno dieci giorni in cui siamo invitati a lasciarci abbracciare totalmente dalla Grazia di Dio e, attraverso gli eventi che insieme abbiamo pensato e deciso, abbracciare a quanti incontreremo lungo il cammino. L’invito è rivolto in primis a quanti già hanno la gioia di avere ricevuto il dono della fede: i catechisti con i loro bambini e genitori, i ministri dell’Eucaristia, gli adolescenti, gli allenatori, gli operatori della Caritas e tutti coloro che già servono la comunità attraverso i servizi che per la Chiesa offre al “popolo di Dio”. Abbiamo compreso che, come ci ricorda papa Francesco, ogni battezzato “è in missione”. Ciascuno di noi è missionario lì dove abita, dove lavora, dove studia e dove fa la spesa! Insieme con i missionari presenti tra noi volgeremo il nostro sguardo e attenzione a tutti: i nostri figli e genitori, i giovani e gli adulti, amici e persone sconosciute e soprattutto agli ammalati e a quanti sono segnati dalla povertà e dalla solitudine. In questi dieci giorni pieni di eventi, iniziative, manifestazioni per tutti ci muove l’intento che questi siano semplicemente e autenticamente “semi” di qualcosa che lo Spirito Santo farà crescere tra la nostra gente e tra quanti sono da poco tra noi come anche gli stranieri che vivono nei nostri quartieri. Affidiamo a tutti il programma che abbiamo scritto e invitiamo ciascuno a ritrovarsi con noi il 18 di febbraio, alle 16:00 presso la Comunità di Redecesio per un momento di preghiera e lode per il cammino percorso e per quello che faremo. “Ecco il tempo favorevole” ci dice San Paolo. Ecco il tempo per coinvolgerci insieme ai missionari in questa bella avventura. “Radicati in Cristo” chiediamo allo Spirito Santo di renderci “coraggiosi nella missione”! Con amicizia vi aspettiamo per annunciare insieme la Pasqua del Signore. Gli amici Missionari Il programma della Open Mission Segrate è molto articolato e quotidianamente sono previsti incontri, conferenze e iniziative di ogni genere come potrete vedere dal programma dettagliato disponibile, in ogni parrocchia e sul nostro sito. Noi ci limitiamo a citare e a ricordarvi per venerdì 17 marzo l’apertura della Mostra Missionaria al Centro Civico di Segrate e la Via Crucis per le strade delle varie parrocchie; per domenica 19 il Pranzo delle Sette Chiese al padiglione della Fiera di Novegro e per domenica 26 la marcia della pace Camminiamo con il mondo. |
“Preferisco essere vittima che carnefice”
Stando ai dati dell’Auditel, i telespettatori che venerdì 27 gennaio hanno guardato la trasmissione “Binario 21” sul canale Rai1 sono stati più di quattro milioni e mezzo. La trasmissione, messa in onda in occasione della “Giornata della Memoria” per ricordare le vittime del razzismo nazista, era imperniata sulla visita al memoriale “Binario 21” della stazione Centrale di Milano. A spiegare cos’era avvenuto su quel binario negli anni tra il 1943 e il 1945 è stata la Senatrice a vita Liliana Segre che, quattordicenne, nel gennaio del 1944 partì da quel binario su in treno, composto da soli carri bestiame, con destinazione il campo di con-centramento/sterminio di Auschwitz, in Polonia. Con Lei, oltre al padre, c’erano altre seicento persone delle quali solo 22 uscirono vive da Aschwitz. La Senatrice Segre ha detto parecchie cose sulle quali ci sarebbe molto da riflettere; ne cito una che mi ha particolarmente colpito: “Non so perdonare e non so odiare.” Poi ha anche aggiunto: “Preferisco essere vittima che carnefice”. Se interpreto bene le sue parole, questo significa che nei confronti di un carnefice la sola forza che si può usare è quella della ragione e non quella delle armi. La senatrice non ha specificato se il concetto possa valere anche nei confronti di un aggressore. In tal caso, vorrebbe dire che, se la forza della ragione fosse stata usata lo scorso 24 febbraio 2022, quando la Russia ha aggredito l’Ucraina, oggi non ci troveremmo con i morti, le distruzioni e le conseguenze sociali che annoveriamo. Vorrei tanto che i capi di governo usassero la forza della ragione più di quella delle armi ma è un desiderio vano! Vorrei anche che la trasmissione, proposta ora sulla rete internet, venisse guardata da quaranta milioni di italiani ma, anche questo, è un altro vano desiderio. Enrico Sciarini |
IL PRIMO SCIOPERO DELLA STORIA
Ogni tanto attraverso la televisione e i giornali quotidiani ci viene co-municato che il giorno tale, all’ora tale e in una località precisata, ci sarà uno sciopero dei vari sindacati per parlare di argomenti che interessano i lavoratori e che suscitano diverse proble-matiche per i loro diritti. Noi sappiamo che gli scioperi sono un mezzo di comunicazione moderno e democratico approvato dalla legge. Sì, è un mezzo democratico ma non moderno perché esisteva già al tempo degli Egiziani. Nel Museo Egizio di Torino esiste un papiro detto “il papiro dello sciopero”. Proprio così! Si tratta di un papiro di 40,5 cm per 95 cm che risale a un periodo compreso tra il 1187 e il 1157 a.C. in cui si parla degli operai che stavano costruendo le necropoli nella Valle dei Re e delle Regine. Sotto il regno di Ramset III, si trattava della zona di Deir el Medina (nei pressi dell’attuale Luxor). L’autore del papiro è lo scriba Amunnakht che vi narra ciò che era successo in quel periodo sotto il regno di quel faraone, usando la scrittura geroglifica egiziana detta “ieratica” (abitualmente usata dai sacerdoti). Perché era avvenuto quello sciopero? Cerchiamo di immaginarci una squadra di falegnami, di pittori, di orafi, etc… che, nell’arco di 200 giorni all’anno, per otto ore di lavoro al giorno non furono mai pagati per due mesi. Niente salario, cibo insufficiente, niente abiti né unguenti, niente pesci né verdure e sempre più fame e sete. Dettagli molto signi-ficativi! Lo scriba Amunnakht si limitò a descrivere lo sciopero ma, per prudenza, non vi partecipò perché era un “caposquadra” e, quindi, aveva un salario e poteva decidere mansioni e scatti di carriera con opportunità variabili e personali. Come finì lo sciopero del papiro? Finì che, per le istanze dei lavoratori, fu coinvolto il “visir” (importante consigliere politico e religioso) che decretò che bisognava accelerare i pagamenti richiesti dai lavoratori. Si era però all’inizio della fine. Oramai quella società si stava disgregando e poco tempo dopo quel “cantiere” fu abbandonato. Quindi possiamo ancora riferirci a ciò che diceva Qoelet nell’Antico Testamento: “Non c’è niente di nuovo sotto il sole. Tutto ciò che è avvenuto accadrà ancora e tutto ciò che è successo nel passato, succederà ancora nel futuro”. Purtroppo! Fernanda |
CAPODANNO A VALENCIA
“Ciao ragazzi, vado al caldo!” Questo ho detto ai miei figli prima di partire per Valencia. In effetti la temperatura si aggirava sui 20/22 gradi ma c'era un venticello fresco che arrivava dal mare che, per chi è freddoloso, obbligava a portare sempre il piumino salvo poi rimanere in maniche di camicia nelle ore centrali della giornata quando usciva caldo il sole. Appena arrivati abbiamo fatto un giro panoramico della città seguiti da una guida molto simpatica che è rimasta con noi altri due giorni. Abbiamo visitato il Mercato Centrale ricco di prodotti quasi tutti alimentari (frutta bellissima, verdura e anche salumi carne e pesce). Di fronte si trova la Lonja de la Seda (Loggia della Seta) che è il luogo dove un tempo i mercanti venivano a contrattare il prezzo delle materie prime e, in particolare, quello della seta. Il secondo giorno abbiamo visitato la Cattedrale, dedicata all'Assunzione di Maria, dove si trova la Cappella del Sacro Graal e la torre del Miguelete (il Campanile) e che ospita dipinti di Goya. Mi ha incuriosito il fatto che vi si trovano tre porte di entrata che ci raccontano secoli di storia dell'arte in un solo edificio: Puerta de los Apostoles che è gotica, Puerta de los Hierros barocca e Puerta de la Almoina (elemosina) romanica. Abbiamo visitato anche la chiesa di S. Nicola di Bari e di S. Pietro Martire, conosciuta come “la Cappella Sistina di Valencia” per gli affreschi che ricoprono interamente tutte le pareti e che furono dipinti dall'artista dell'epoca Antonio Palomino. Si unì alla struttura gotica la decorazione barocca. Lungo il percorso a piedi abbiamo visto il Palazzo dei Borgia che hanno abitato nella città, la Torres de Serranos, porta d'uscita della città, che rappresenta il maggior esempio dell'architettura militare costruita in stile gotico valenzano e il museo archeologico dell'Almoina, accanto alla Cattedrale, dove si trovano resti della fondazione romana della città e del periodo musulmano. Il terzo giorno abbiamo visitato la Città delle Arti e delle Scienze composta da tre padiglioni che, alla sera illuminati, erano una cosa spettacolare. Veramente eccezionale il Museo Oceanografico con tantissimi tipi di pesci (abbiamo anche assistito a uno spettacolo all'aperto con i delfini). Piacevole il percorso lungo il letto del fiume Turia diventato un bellissimo parco con più di 10 km di piste ciclabili e pedonali e con una bella zona giochi per bimbi chiamata “Gulliver”. A causa delle continue esondazioni il letto del fiume fu deviato con un enorme lavoro e fu costruito questo bellissimo parco. Il primo giorno dell'anno, giorno libero, l’abbiano passato sulla bella spiaggia verso il porto, dopo esserci spostati con i mezzi pubblici. Durante i pranzi abbiamo avuto occasione di assaggiare tutte le specialità del posto, dalle tapas alle tortillas, ma soprattutto paella di vari tipi, il tutto innaffiato da una fresca sangria. Senza dimenticare i churros con la cioccolata calda, dolce tipico. Il quinto giorno è stato dedicato a una gita in barca al parco naturale de l'Albufera con all'interno risaie, paludi e bosco mediterraneo. Pranzo a base di paella (siamo entrati nella cucina e abbiamo visto le grandi pentole in cottura). L’ultimo giorno abbiamo infine visitato Alicante, con la bellissima Esplanada de Espana. Sei milioni di tessere di marmo sono servite per costruire il mosaico che decora la pavimentazione del viale con un motivo ondulato bianco, rosso e nero che ricorda le onde del mare. Il viale è fiancheggiato da quattro file di palme. Abbiamo visto il castello di Santa Barbara, la Basilica di Santa Maria e il palazzo del Municipio dove si trova una scultura di Salvador Dalì. ln ultimo abbiamo visitato il Museo delle Strutture di Cartapesta. Ogni anno ne viene scelta una che verrà poi ospitata nel museo, mentre le altre verranno bruciate. Sono state giornate intense e piacevoli al sole della Spagna. Non è detto che non si possa organizzare in futuro un piacevole ritorno. Tilla Conti |
La casa dei 2 fratelli
Visita alla casa Museo Bagatti Valsecchi In una bella ma fredda giornata di gennaio ci siamo ritrovati davanti al Museo Bagatti Valsecchi per una visita che si sarebbe rivelata interessante ma anche sorprendente. Per raggiungerlo abbiamo attraver-sato il Quadrilatero della Moda giungendo, nel cuore della “Milano bene”, in via Santo Spirito, a due passi da via Montenapoleone e da via Manzoni. La nostra guida Chiara ci conduce con competenza e gentilezza in questa casa Museo. Si tratta infatti di una grande casa appartenente alla famiglia Bagatti Valsecchi, una ricchissima famiglia con radici storiche ed economiche profondissime a Milano. Chi si godeva la casa verso la fine dell’Ottocento erano i due fratelli Fausto e Giuseppe che la trasformarono completamente arredandola in stile soprattutto rinascimentale come era in gran voga presso la borghesia milanese a quei tempi. La arricchirono di opere d’arte notevoli e di oggettistica raffinata e rara. Entrambi erano infatti collezionisti colti e ricercati e, soprattutto, non avevano problemi di spesa. Nelle stanze della casa si trova di tutto: splendidi ritratti rinascimentali, soffitti in rilievo, preziosi mappamondi antichi, vetrate d’autore, portalampade in stile medioevale, vasi arabi e cinesi, etc... Ma badate bene che l’impressione che se ne riceve non è di un pasticcio, perché il tutto è sempre gestito in modo raffinato ed è curato nei minimi particolari, in tono con lo stile generale della casa. Si incontrano bellissimi affreschi quattrocenteschi, mobili originali d’epoca rinascimentale e polittici di notevole valore artistico. In ogni stanza ci sono bellissimi camini con scritte e motti di ogni tipo. Si visitano stanze rinnovate nell’Ottocento ma sembra di vivere invece tre o quattro secoli prima. Uno allora si chiede: ma siamo nell’Ottocento o nel Rinascimento? Ci sono belle e ampie scalinate e poi ancora trovate architettoniche come la cupola in stile mantegnano costruita ad hoc per migliorare la luminosità di una stanza. Divertente la doccia, una delle prime per l’epoca, inserita in un ambiente rinascimentale quasi botticelliano. Emoziona la grande sala centrale che ospitava i salotti settimanali della borghesia milanese con il suo enorme camino. Infine visitiamo la sala delle armi con armature ed elmi d’epoca che danno un ulteriore brivido alla visita. Una piccola stanza piena di bacheche di foto ci riporta alla realtà degli abitanti della casa e si vedono allora i due fratelli, uno sposato e l’altro no, che posano divertiti con la tecnologia dell’epoca. Oltre al collezionismo antico, erano infatti appassionati l’uno dei primi velocipedi dell’epoca e l’altro di ascensioni in mongolfiera. Bellissime foto antiche mostrano riunioni famigliari ma anche le loro imprese sportive. La nostra impareggiabile guida ci ha regalato infine un’ultima chicca con la visita a un luogo privato in cui sono presenti due stupendi velocipedi, anzi proprio due velocipedi appartenenti ai fratelli Bagatti Valsecchi. In conclusione possiamo dire che è stata una visita interessante piena di curiosità e di sorprese in una Milano inaspettata. Grazie ancora a Chiara per la professionalità e la comunicativa e... alla prossima! Livio Penzo |
La scuola del futuro
Mi sono spesso domandato se nel gruppo della Terza Età ci fosse qualcuno che segue alla televisione i programmi di Rai scuola sul canale 57. E’ un canale televisivo dove non viene fatta alcuna pubblicità e vengono trasmessi solo programmi culturali. Sono in genere programmi scientifici condotti da giornalisti italiani e stranieri specializzati nel settore. I programmi vengono replicati più volte e coprono l’arco temporale delle 24 ore. Recentemente una di queste trasmissioni ha trattato “la Scuola del futuro”, soprattutto la scuola pubblica primaria e secondaria di primo grado. In modo sorprendente, ha fatto conoscere come si evolverà l’educazione scolastica in Italia e nel mondo. E’ stato innanzi tutto affermato che gli strumenti didattici del ventesimo secolo non vanno più bene per quelli del ventunesimo e anche la figura del docente dovrà essere ripensata come già si sta facendo in alcune scuole della Gran Bretagna, della Francia e della Scandinavia. In tali scuole l’insegnamento “frontale” ha lasciato il posto a classi più libere nelle quali l’insegnante assume il ruolo di “facilitatore dell’apprendimento”. Anche in Italia qualche cosa si sta facendo: Silvia Bencivelli, conduttrice del programma, ha intervistato la professoressa Maria Ranieri, docente di Didattica generale, la quale ha detto che la strada per l’innovazione è lunga ma che dovrà essere seguita. La professoressa Beatrice Aimi, dirigente scolastica a Parma, ha affermato che la scuola del futuro avrà il compito di “valorizzare le differenze” e per far questo sarà necessario “digitalizzare” la scuola. D’altra parte è evidente che non si vive più in un mondo “analogico” bensì in un mondo digitalizzato. Perciò una cosa mi sembra certa: se la scuola pubblica italiana non si adeguerà alle esigenze del XXI secolo e se non adotterà sistemi informatici d’avanguardia a scopo didattico con insegnanti preparati a utilizzarli, non sarà in grado di rimanere ai livelli europei. Enrico Sciarini |
LA TERZA ETA’
El temp l’è passaa
E se poo no inrabiss
Se vecc sem diventaa.
Adess se poo no dì la parolla vecc,
hann cercaa de trovà di alter paroll:
“anzian” o “in là cun i ann”!
Ma disem la verità,
semm vecc e piantemela là.
Certament la nostra vita l’è propri cambiada.
A se cumincia a la mattima
a trà foera da un cassett
tanti scatolett con denter tuscoss:
pastili per la pressiun, per el coeur,
per digerì, per ben durmì
e bisogna stà attent a minga sbaglià
se de no te passi mal tutta la giornada.
Se te devet andà foeura de cà
te devet stà attenta a la too borsetta
perché a ghe ancamò, semper in gir, on quai baloss
che te dà on colpett e el te sbat giò in terra
e te se furtunada se el te spacca minga on quai oss.
Poo a ghe quaidun ch’el me dis:
“Te se propri furtunada
Che te se arrivada a la too età”.
Alura mi capissi no se el me fa on cumpliment
O se me disen quaicoss cunt un po’ d’ironia.
Alura tirem innanz: stem alegher e così sia.
Fernanda
El temp l’è passaa
E se poo no inrabiss
Se vecc sem diventaa.
Adess se poo no dì la parolla vecc,
hann cercaa de trovà di alter paroll:
“anzian” o “in là cun i ann”!
Ma disem la verità,
semm vecc e piantemela là.
Certament la nostra vita l’è propri cambiada.
A se cumincia a la mattima
a trà foera da un cassett
tanti scatolett con denter tuscoss:
pastili per la pressiun, per el coeur,
per digerì, per ben durmì
e bisogna stà attent a minga sbaglià
se de no te passi mal tutta la giornada.
Se te devet andà foeura de cà
te devet stà attenta a la too borsetta
perché a ghe ancamò, semper in gir, on quai baloss
che te dà on colpett e el te sbat giò in terra
e te se furtunada se el te spacca minga on quai oss.
Poo a ghe quaidun ch’el me dis:
“Te se propri furtunada
Che te se arrivada a la too età”.
Alura mi capissi no se el me fa on cumpliment
O se me disen quaicoss cunt un po’ d’ironia.
Alura tirem innanz: stem alegher e così sia.
Fernanda
IL CERVELLO DEGLI ANZIANI
Il direttore della George Washington Universiti School of Medicine sostiene che il cervello di una persona anziana sia molto piu’ pratico di quanto si creda comunemente. A questa età l’interazione degli emisferi destro e sinistro del cervello diventa infatti armoniosa espandendo le nostre capacità creative. Ecco perché fra le persone di più di 60 anni si trovano molte personalità che hanno appena iniziato le loro attività creative. Naturalmente il nostro cervello non è più veloce come in gioventù e tuttavia ha guadagnato in flessibilità e pertanto, con l’avanzare dell’età, è più probabile prendere le decisioni giuste ed essere meno esposti alle emozioni negative. Il picco delle attività intellettuali si verifica attorno ai 70 anni quando il cervello inizia a funzionare a pieno regime. Nel tempo aumenta anche la quantità di melina nel cervello e questa sostanza facilita il rapido passaggio di segnali fra i neuroni e per questo motivo la capacità intellettuale aumenta del 300% rispetto alla media. Interessante è anche il fatto che dopo i 60 anni una persona può utilizzare due emisferi contemporaneamente con-sentendo di risolvere problemi anche molto complessi. Il professor Munch Uri dell’Università di Montreal ritiene che il cervello delle persone anziane scelga la strada che consuma meno energia eliminando il superfluo e lasciando solo le giuste opzioni per risolvere i problemi. E’ stato condotto uno studio che ha coinvolto diverse fasce d’età che ha mostrato come i giovani fossero molto confusi nel superamento dei vari test mentre i soggetti di oltre 60 anni prendevano con semplicità le decisioni più giuste. Dando un’occhiata alle caratteristiche del cervello dei soggetti fra i 60 e gli 80 anni si individuano vari elementi “rosa”: -I neuroni del cervello non muoiono come molti credono ma scompaiono semplicemente le connessioni fra di loro se non ci si impegna nel lavoro mentale; -la distrazione e l’oblio sorgono a causa di una sovrabbondanza di informazioni e pertanto se ne deduce che non è utile né necessario concentrarsi tutta la vita su inutili sciocchezze; -a partire dai 60 anni le persone, per prendere una decisione, non usano un solo emisfero come succede ai giovani ma contemporaneamente entrambi. In conclusione, se una persona conduce uno stile di vita sano, se si muove, se svolge un’attività fisica e se è pienamente attiva mentalmente, le sue capacità intellettive non diminuiscono con l’età ma, anzi, crescono raggiungendo il loro picco anche fra gli 80 e i 90 anni. Quindi non si deve aver paura della vecchiata ma occorre sforzarsi di svilupparsi intellettualmente imparando a svolgere nuove attività, interessandosi alla vita, incontrando gli amici, pianificando il futuro, viaggiando, frequentando negozi, caffè e spettacoli. Lo stare zitti e da soli è distruttivo per chiunque: occorre vivere col pensiero che tutte le cose belle sono davanti a te! Informazioni tratte dal ‘New England Journal of Medicine’ |
CERVELLO E ISOLAMENTO SOCIALE
Uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Neurology, il giornale dell’American Academy of Neurology, mette in evidenza quanto l’isolamento sociale possa impattare su alcune aree del cervello nelle persone anziane, predisponendole così a un rischio maggiore di andare incontro a decadimento cognitivo e demenza, oltre che aumentare la possibilità di cadere in depressione. «Questo studio è particolarmente significativo perché su larga scala, ma non solo» spiega Federica Agosta, professore associato di Neurologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e Group Leader Unità di Neuroimaging delle Malattie Neurodegenerative, Istituto di Neurologia Sperimentale del San Raffaele. «Anche perché tiene conto della eventuale comparsa di manifestazioni cliniche nel corso di un arco temporale molto lungo. La ricerca è stata infatti eseguita su 462.619 persone nel Regno Unito con un’età media, all’inizio dello studio, di 57 anni. Queste persone sono state seguite per quasi dodici anni, fino all’inizio della pandemia. All’interno di questo folto gruppo è emerso che 41.886 persone, ossia il 9 per cento dei partecipanti alla ricerca, si è ritrovato in una condizione di isolamento sociale. Il 6 per cento, invece, ha dichiarato di percepire una significativa sensazione di solitudine. È emerso inoltre che 4.998 persone hanno sviluppato una forma di demenza».
Tratto da magazine della Fondazione Umberto Veronesi, a cura di Paola Scaccabarozzi, luglio 2022.
Uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Neurology, il giornale dell’American Academy of Neurology, mette in evidenza quanto l’isolamento sociale possa impattare su alcune aree del cervello nelle persone anziane, predisponendole così a un rischio maggiore di andare incontro a decadimento cognitivo e demenza, oltre che aumentare la possibilità di cadere in depressione. «Questo studio è particolarmente significativo perché su larga scala, ma non solo» spiega Federica Agosta, professore associato di Neurologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e Group Leader Unità di Neuroimaging delle Malattie Neurodegenerative, Istituto di Neurologia Sperimentale del San Raffaele. «Anche perché tiene conto della eventuale comparsa di manifestazioni cliniche nel corso di un arco temporale molto lungo. La ricerca è stata infatti eseguita su 462.619 persone nel Regno Unito con un’età media, all’inizio dello studio, di 57 anni. Queste persone sono state seguite per quasi dodici anni, fino all’inizio della pandemia. All’interno di questo folto gruppo è emerso che 41.886 persone, ossia il 9 per cento dei partecipanti alla ricerca, si è ritrovato in una condizione di isolamento sociale. Il 6 per cento, invece, ha dichiarato di percepire una significativa sensazione di solitudine. È emerso inoltre che 4.998 persone hanno sviluppato una forma di demenza».
Tratto da magazine della Fondazione Umberto Veronesi, a cura di Paola Scaccabarozzi, luglio 2022.
E CI RISIAMO…
La guerra, il demone peggiore che la razza umana porta da sempre dentro di sé, si è di nuovo risvegliato portando con sé (e come non avrebbe potuto) tutti i peggiori mali che ancora potessero continuare a vivere nell’animo umano. L’istinto del ricorso alla sopraffazione, alla prepotenza, alla legge del più forte cioè a quella della Giungla. Erano passati quasi 80 anni dalla fine dell’ultima guerra mondiale mentre quelle locali sono sempre continuate con abbondante protervia in ogni dove tra l’indifferenza delle grandi potenze troppo occupate a costruire armi sempre pronte ad ammazzare e a distruggere i poveracci senza peso politico nel mondo. La belva-uomo, di tanto in tanto, risveglia gli istinti peggiori che covano dentro di lei e che hanno come scusante della loro ferocia il rivestimento in carta dorata di ideologie di finto umanesimo atte a ingannare e di-vorare con più facilità gli ingenui creduloni che le fanno da reg-gicoda prima di divenirne a loro volta vittime. Chissà mai se un giorno queste belve travestite da uomini troveranno la forza di guardare il cielo non solo per riempirlo di rottami scientifici e altri macchinari fuori uso tanto da farne una discarica spaziale. I lavori per riuscire a rovinare anche l’universo, secondo me, sono in avanzato stato di costruzione e quando tutto sarà terminato…, una bombetta atomica qui e una bombetta all’idrogeno là, voilà ci sarà servito il piatto! A noi poveri terrestri non resteranno nemmeno le lacrime per piangere e la nostra amata terra diventerà un bel cimitero globalizzato e atomizzato che, forse, esploderà nell’universo mettendo così fine a quel meraviglioso gioiello che la vita e la natura avevano donato agli uomini. Gianfranco Beltrame |
Con qualche barzelletta scovata in rete…
IN SALA OPERATORIA
Un uomo portato in sala operatoria per un intervento chirurgico scappa e raggiunge la moglie nella sala d’attesa dell’ospedale. La donna vedendolo gli chiede: “Ma che hai fatto, sei scappato?”. E il marito: “Sì, ero sul tavolo operatorio e l’infermiera non faceva che ripetere: Non si preoccupi, è un operazione facile facile!”. E la moglie: “Ma caro, dovresti essere contento, no?”. “Sì” replica il marito “ma non lo diceva a me, lo diceva al chirurgo…”
IL CEMENTO
“Attento a quel cemento!”
“Perchè?”
“Perchè è armato…”
LE ICONE
Pierino chiede: “Papà cosa sono le icone?”
“Sono immagini sacre”
“E perchè Windows ne ha tante?”
“Perchè ci vogliono miracoli per farlo funzionare!”
MEDIOEVO
Un drago viene sfidato da un cavaliere completamente ricoperto dalla sua armatura. Il drago lo guarda e sbuffa: “Uffa! ancora carne in scatola!”
PREISTORIA
Un bambino preistorico torna a casa con la pagella. Il padre la vede e commenta: “Ok il 4 in italiano, ok il 4 in matematica, ma il 4 in storia, era solo una paginetta!”
IN SALA OPERATORIA
Un uomo portato in sala operatoria per un intervento chirurgico scappa e raggiunge la moglie nella sala d’attesa dell’ospedale. La donna vedendolo gli chiede: “Ma che hai fatto, sei scappato?”. E il marito: “Sì, ero sul tavolo operatorio e l’infermiera non faceva che ripetere: Non si preoccupi, è un operazione facile facile!”. E la moglie: “Ma caro, dovresti essere contento, no?”. “Sì” replica il marito “ma non lo diceva a me, lo diceva al chirurgo…”
IL CEMENTO
“Attento a quel cemento!”
“Perchè?”
“Perchè è armato…”
LE ICONE
Pierino chiede: “Papà cosa sono le icone?”
“Sono immagini sacre”
“E perchè Windows ne ha tante?”
“Perchè ci vogliono miracoli per farlo funzionare!”
MEDIOEVO
Un drago viene sfidato da un cavaliere completamente ricoperto dalla sua armatura. Il drago lo guarda e sbuffa: “Uffa! ancora carne in scatola!”
PREISTORIA
Un bambino preistorico torna a casa con la pagella. Il padre la vede e commenta: “Ok il 4 in italiano, ok il 4 in matematica, ma il 4 in storia, era solo una paginetta!”
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