Articoli del giornalino n.4/2023 - Settembre / Ottobre
UNA GIORNATA DI RIFLESSIONE
A conclusione dell’anno sociale, giovedì 8 giugno abbiamo dedicato l’intera giornata alla riflessione e alla spiritualità. Siamo partiti in pullman e ci siamo recati alla Casa sul Pozzo, a Lecco, dove ci attendeva Padre Angelo, missionario clarettiano che abita questa casa con Padre Elia. Insieme a Padre Angelo, che ci ha accompagnato per l’intera giornata, ci siamo poi traferiti all’Abbazia di Piona che è un tipico edificio dell’arte comacina in pietra squadrata a vista e che costituisce un raro gioiello dell’architettura romanica lombarda. Consacrata nel 1138 e intitolata alla Vergine, la prima menzione del monastero cluniacense risale al 1169 con l’intitolazione a San Nicolò. Posta sulla penisola di Olgiasca, di fronte a Gravedona sulla punta estrema del ramo di Lecco del lago, offre una splendida vista panoramica sulla costa occidentale del Lario oltre alla possibilità di assaporare la tranquillità e la pace di cui godono i dodici monaci cistercensi che ancora oggi vi abitano. Dopo la visita al chiostro e alla chiesa, abbiamo dedicato un breve tempo alla riflessione personale. Mente passeggiavamo tra ulivi, magnolie e cipressi, affioravano improvvisi frammenti di ricordi e pensieri, abbozzi di domande e barlumi di risposte. Qua e là si aprivano squarci di azzurro come carezze di luce sulle acque del lago increspate da una brezza leggera. Tutto questo abbiamo portato all’altare durante Messa celebrata da Padre Angelo a conclusione della mattinata. Siamo poi ritornati alla Casa sul Pozzo dove abbiamo condiviso il pranzo preparato da volontari che collaborano con Padre Angelo. Con noi hanno pranzato due ragazzi ospiti della casa, provenienti dall’Egitto e dal Sud America. Abbiamo così potuto conoscere qualcosa delle loro vite, dei loro progetti, delle speranze e trepidazioni: l’esame di terza media è ormai per loro alle porte e, per chi è in Italia da meno di un anno, non è certo facile … Padre Angelo ci ha poi resi partecipi delle attività che si svolgono nella casa. Attraverso l’accoglienza dei giovani, lo studio e il lavoro, le attività culturali e artistiche, la condivisione dei beni mediante il baratto e le cene sulla strada, la Casa sul Pozzo è diventata un punto di riferimento per l’intero quartiere. La casa è uno spazio in cui ognuno può crescere come persona, valorizzare i propri talenti mettendoli al servizio degli altri, indipendentemente da età, condizione sociale e fede religiosa: la porta della casa è sempre aperta ... anche di notte; si può prendere dagli scaffali un po’ di cibo o magari andare a pregare nella cappellina al secondo piano dove si trova la croce o in quella dove, per entrare, ci si deve togliere le scarpe e che, su un leggio, ha posto il Corano … Infine, prima di tornare a Segrate, abbiamo fatto tappa a Montevecchia, da cui si gode una splendida vista sulla pianura lombarda. Mentre lo sguardo spaziava in lontananza, oltre l’orizzonte avvolto dalla nebbia, ritornavano nel cuore le parole di padre Angelo e gli sguardi dei ragazzi che abbiamo incontrato: persone che fanno del dono di sé il significato della vita e questa è l’umanità che ci fa sperare. Pietro |
TOUR DEL CASENTINO - parte I
Arte, spiritualità, storia, natura e gastronomia sono i leit motiv del tour nel Casentino. Il primo giorno siamo partiti alla volta del Santuario di Chiusi della Verna che è posto su un aspro monte tagliato a picco fra boschi di faggi e abeti. Il Santuario si è presentato dentro la massicciata con un’articolata architettura. Qui San Francesco nel 1224 si ritirò per i consueti periodi di silenzio e preghiera e ricevette le stimmate. Questo monte fu donato dal conte Orlando Catalani a San Francesco nel Castello di San Leo in occasione di un incontro per un’investitura. Il Santuario custodisce diversi tesori di arte Robbiana e infatti al suo interno si trovano varie opere di Andrea della Robbia, rappresentazioni di Madonne con il Bambino in terracotta e invetriate (un sistema veramente innovativo per l’epoca che consentiva la conservazione nel tempo del manufatto). Abbiamo percorso un lungo corridoio che porta alla cappella delle stimmate con 21 affreschi del ‘900 a opera di Baccio Maria Bacci che raffigurano i momenti salienti della vita del Santo. Siamo giunti poi nella piccola cappella dove si trova il punto esatto in cui San Fracesco ricevette le stimmate. All’esterno, in un anfratto della roccia in un luogo umido e vischioso, abbiamo visitato la piccola grotta dove San Francesco dormiva e riposava. In una lastra di marmo si trova la citazione di Dante che ricorda questo episodio “nel crudo sasso intra Tevero e Arno da Cristo prese l’ultimo sigillo che le sue membra due anni portarno” (Paradiso XI 106-108). L’impegnativa eredità di San Francesco diventa il principale messaggio che la comunità desidera trasmettere a tutti coloro che visitano la Verna. Soddisfatti, ma stanchi e infreddoliti, siamo tornati all’hotel Park per la sistemazione. Il secondo giorno abbiamo visitato Sansepolcro, città che ha dato i natali a Piero della Francesca e, dopo l’incontro con la piacevole guida, abbiamo visitato il Borgo (situato al confine con le regioni Umbria e Marche). Lo stesso viene fatto risalire al X secolo e, secondo la tradizione locale, fu opera di Arcano e di Egidio: due pellegrini di ritorno dalla Terra Santa che vi fondarono una comunità monastica attorno alla quale si sviluppò poi il borgo. Il centro presenta la bellissima piazza della Torre dove si affacciano due fra gli edifici più antichi: Palazzo Pichi (XVI sec.) e palazzo Giovagnoli (XII sec.) nonché la trecentesca Cattedrale di San Giovanni Evangelista nella cui sacrestia si trova un tabernacolo di terracotta invetriata di Andrea della Robbia, una pala raffigurante l’ascensione di Cristo di Pietro Vannucci detto il Perugino e un crocefisso di Bartolomeo La Gatta. Siamo passati per il Palazzo, in stile rinascimentale, dove visse Piero della Francesca e dove fu rinvenuto un dipinto raffigurante Ercole, unico soggetto pagano della sua produzione, ora esposto a Boston. A Sansepolcro il museo è stato il pezzo forte della città: ospitato presso il Palazzo trecentesco dei Conservatori, è ricco di opere d’arte. Nella prima sala si trova il ritratto di Piero della Francesca di Santi di Tito e un dipinto che ritrae il pittore in età avanzata intento all’insegnamento della geometria di Angelo Tricca. Nelle altre sale abbiamo ammirato un polittico con Maria protettrice al centro, il viso di San Giuliano e l’ascensione di Cristo di Piero della Francesca. Dello stesso Palazzo abbiamo trovate esposte antiche chiavi, chiavistelli e meccanismi ferrei di chiusura delle porte. Siamo partiti in seguito per Anghiari, divenuta famosa per la battaglia combattuta fra fiorentini e milanesi nel 1440 e poi riprodotta da Leonardo da Vinci per il salone del Palazzo Vecchio di Firenze. Il borgo è situato a soli 5 km dall’Umbria dalla parte della Val Tiberina. Ci siamo incamminati lungo le antiche mura fino ad arrivare alla chiesa di Santa Maria delle Grazie o della “Propositura” dove abbiamo potuto apprezzare un dipinto raffigurante l’ultima cena e la lavanda dei piedi del pittore fiorentino Antonino Sogliani e un altro dipinto “La deposizione dalla Croce” di Bartolomeo Ubaldini. Nel pomeriggio ci siamo trasferiti a Monterchi principalmente per ammirare la Madonna del parto di Piero della Francesca: si tratta di un affresco originariamente posto nella cappella del locale cimitero e poi, per ragioni conservative, trasferito in un ampio salone delle ex scuole. Si tratta di un affresco unico nel suo genere perché non era mai stata rappresentata la Madonna gravida. Sempre a Monterchi siamo stati al Museo delle Bilance e dei Pesi che occupa palazzo Massi e che espone strumenti di pesi, misure e capacità che ripercorrono la storia dal 1400 al 1948. Nacque grazie alla passione e alla disponibilità di Velio Ortolani, straordinario collezionista che mise a disposizione parte della sua raccolta, una delle più importanti del mondo. Il pezzo più antico è del ‘400, il più recente (una bilancia a braccia uguali) del 1948. (continua…) Grazia Maria |
UNA SCUOLA EUROPEA
Quanto propongo è la sintesi di un libretto del professor Guido Crainz dal titolo “Ombre d’Europa” editore Donzelli 2022. Nel suo breve saggio il professor Crainz dimostra quanto le deformazioni della Storia (soprattutto se insegnate nelle scuole), possano avere effetti deleteri per l’umanità. Descrive poi come nella Russia del secondo dopoguerra fosse stata fatta una revisione storica da parte di Michail Gorbaciov che volle “rendere giustizia alle vittime dello stalinismo” (p. 81). Ma dopo il crollo di Boris Elsin vi fu un’inversione di tendenza voluta da Vladimir Putin che, nel 2001 “impone una storia nazionale basata su orgoglio e onore … e invita gli storici ad agire in questa direzione nello scrivere i manuali scolastici”. Di più: nel 2003 Putin afferma che i libri di testo devono far crescere nei giovani “il sentimento di orgoglio per la propria storia nazionale … liberandoli da tutte le scorze e da tutta la schiuma che si erano accumulate negli ultimi anni” (p. 82). A questa campagna di esaltazione della Russia ha dato il suo contributo anche Dmitrij Medvedev, (3° Presidente della Federazione Russa dal 2008 al 2012) che, nel 2009, istituì “la Commissione per opporsi ai tentativi di falsificazione della storia a detrimento degli interessi della Russia” (p. 85). Crainz continua per altre cinque pagine a descrivere quanto si stia facendo in Russia da vent’anni per indottrinare la generazione nata all’inizio del ventunesimo secolo e per instillare in essa uno spirito nazionalista che glorifica la guerra. Chi, come me, ha frequentato la scuola primaria sotto il regime fascista ricorda bene cosa vuol dire essere indottrinati: essere “figli della lupa”, “balilla”, “avanguardisti” per (ri)creare l’impero romano. E sa anche a cosa ha portato tale indottrinamento. A distanza di ottant’anni Putin sta usando lo stesso sistema per (ri)costruire l’impero russo. Giustamente Crainz non si ferma alla Russia nel descrivere le deformazioni storiche insegnate nelle scuole ma scrive anche di quelle nei Paesi Baltici, nella ex Jugoslavia, in Polonia e in Ungheria tirando poi le conclusioni nell’ultimo capitolo dal titolo: “Insegnare in Europa”. E’ qui che amaramente, citando lo storico tedesco Falk Pingel, scrive: “E’ urgente predisporre nuovi testi, sia all’est che all’ovest” perché “su quelli in uso non troviamo quelle nozioni fondamentali sulle analogie e sulle differenze fra le Nazioni Europee; differenze che dobbiamo invece accettare se vogliamo vivere in pace” (p. 171). Poi, con un’altra citazione: “Non si tratta di rendere a forza «europee» le differenti memorie ma di adottare critici europei…” (p. 175), nel constatare che in nessuna nazione europea si insegna la storia europea, formula infine l’auspicio che si inizi dalla scuola dell’obbligo. Enrico Sciarini |
SAPPIAMO UTILIZZARE BENE IL TEMPO?
Lucio Anneo Seneca, filosofo e uomo politico (morto nel 65 dopo Cristo) scrisse un libro, che parlava della brevità della vita e che aveva per titolo “De brevitate vitae”, in cui affermava che noi mortali non è che abbiamo poco tempo ma, piuttosto, che ne sprechiamo moltissimo. Infatti diceva che le nostre attività dobbiamo organizzarle al meglio durante la giornata e questa non è una capacità di poco conto. Come si può ottimizzare il tempo che abbiamo a nostra disposizione? Bella domanda! C’è stato un generale degli Stati Uniti (D. Eisenhower) che divenne poi il 34° presidente e governò tra il 1953 e il 1961, che scrisse: “Matrice di Eisenhower”. In questo libro ci insegnò a catalogare le nostre attività quotidiane dividendole in quattro categorie. La prima categoria, “Importante e Urgente”, include quelle cose che si devono fare il più presto possibile perché, se non vengono eseguite subito, potremmo avere dei problemi del tipo pagare imposte in scadenza relative al fisco, assicurazioni, bolli auto, scadenze per la partecipazione a concorsi, etc… La seconda categoria, “Importante ma non urgente”, racchiude tutto ciò che va coltivato a lungo tempo e su cui serve calma e riflessione come, ad esempio, pensare a come migliorare le proprie attività, partecipare o meno a corsi di studi di settore per vedere se si possono fare scelte diverse al fine di migliorare carriera e stipendio, etc… La terza categoria “Non importante ma urgente”, comprende tutto ciò che ha un carattere d’urgenza come organizzare un evento che ha una data prefissata o partecipare a riunioni che hanno una scadenza fissa nel giorno tale, all’ora tale, etc… Infine la quarta categoria, “Non importante e non urgente” include tutto ciò che ci fa sprecare più tempo senza una vera motivazione come, a esempio, usare il cellulare in modo eccessivo, attingere notizie curiose, interessarsi degli affari altrui, esprimere giudizi e critiche senza avere particolari competenze, etc… In pratica, però, è proprio ciò che non è importante né urgente che ci piace fare e che occupa gran parte del nostro tempo! Tra le attività inutili vi è il preoccuparsi di situazioni che non ci riguardano direttamente; il trascorrere ore sui social network per capire quel che gli altri dovrebbero fare; cosa faremmo noi al posto loro o, addirittura, quanto saremmo noi più bravi di loro. E’ colpa nostra se abbiamo sprecato il tempo in attività inutili! Un vecchio proverbio diceva “Il tempo ce lo dà il buon Dio per niente”. Cerchiamo di utilizzare questo dono nel miglior modo possibile e acquisteremo più equilibrio e serenità personale. Certo non è sempre facile ma almeno proviamoci! Spesso tempestosi eventi disperdono i ricordi di un tempo che abbiamo vissuto, ma dobbiamo ritrovare un nuovo cammino in silenzio oltre l’orizzonte, nell’infinito. Fernanda |
Villa Litta a Lainate: ARTE E INGEGNO
Sabato 6 giugno nelle prime ore del pomeriggio ci siamo recati a visitare il complesso monumentale denominato “Villa Visconti, Borromeo, Arese, Litta di Lainate” costituito da una villa (porzione cinquecentesca e settecentesca) con un grande ninfeo, giardino, fontane e serre liberty. La villa é ammirata soprattutto nel periodo che corre tra la fine del ‘500 e la seconda metà dell’800 per le sale riccamente decorate e per i suoi beni artistici con affreschi ai soffitti e alle pareti a opera di artisti lombardi dell’epoca. Fra questi beni una cupola raffigurante Mercurio attribuita a Camillo Procaccini. Infine si susseguono sale finemente decorate come la “Sala della Caccia e della Pesca”, “la Sala degli Specchi”, la “Sala dei Medoni” con la caratteristica pavimentazione lombarda e la “Sala del Camino” con decorazioni grottesche. Con l’inizio del settecento la villa viene ampliata aprendo così altre sale come la “Sala delle Virtu’” che presenta un ampio camino con piastra tagliafuoco del 1722 e, a seguire, la “Sala del Sole”. Spiccano tra tutte la “Sala da Pranzo” decorata da Giuseppe Levati e, infine, la “Sala dei Baci” e la “Sala delle Assi”. Il piano nobile è caratterizzato dall’ampio “Salone delle Feste e della Musica”. Il Conte Piro Borromeo, ispirandosi alle ville toscane medicee, diede funzione prevalentemente ludica al suo possedimento sino ad allora destinato all’agricoltura. Figura di mecenate milanese, egli si avvalse della collaborazione dei migliori artisti tra cui l’architetto Martino Bassi. Particolare e piacevole interesse ha suscitato la visita al Ninfeo che costituisce la parte più spettacolare della Villa e che è composto da una successione di ambienti decorati a mosaico con sassi bianchi (calcarei) e neri disposti a comporre intrecci geometrici e floreali e con grotte artificiali. Il Ninfeo ha destato grande stupore per i giochi d’acqua, manovrati da esperti fontanieri che azionavano un impianto idraulico, con recupero dell’acqua, veramente unico per l’epoca e rimasto intatto fino al 1700. Nelle nicchie delle grotte si trovano bellissime statue. Alcune sale, decorate con ciottoli dipinti, portano elementi antropomorfi e zoomorfi e costituiscono un elaborato prontuario di figure legate alla tradizione iconografica classica dei bestiari medievali. Alcune sale del ninfeo hanno fontane che presentano al centro particolari meccanismi azionati con il movimento dell’acqua. La villa ha ospitato molti artisti, scrittori, poeti e personaggi di grande cultura e rilievo fra cui Stendhal e Foscolo. Al centro del giardino si trova un’imponente fontana in marmo di Carrara con la statua di Galatea, opera di Carlo Beretta e Stefano Sanpietro, circondata da una balaustra in marmo rosa di Candoglia. Al bacino centrale, in cui campeggiano sorrette da coppe di puttini gli stemmi nobiliari delle famiglie Borromeo, Visconti, Arese e Litta, si accede a dei gradoni che sfociano in un percorso anulare. Alla fine dell’800 la parte nord-ovest del giardino si trasformò in giardino all’inglese e si costruirono serre per la coltivazione di orchidee e per piante esotiche fino a quando, con il declino della famiglia Litta, la villa venne ceduta al Demanio. Questa visita ci ha lasciato una grande meraviglia e stupore per la ricchezza artistica e, soprattutto, per l’ingegnosità dell’impianto idraulico dei giochi d’acqua che lasciano sbalorditi i visitatori di tutti i tempi. Grazia Maria Albertini |
PERCHE’ AMO SEGRATE
Sono un vagabondo: ho 85 anni, sono nato a Milano e risiedo a Segrate dall'estate del 76. Dopo la laurea (1960) ho vissuto per incarichi di lavoro e consulenze in varie città europee passando 10 anni a Bruxelles, 5 a Torino, 2 a Ginevra e altrettanti a Roma negli anni 80. Mi sono anche divertito, specie a Bruxelles con i giovanissimi della neonata CEE, dove ho anche trovato moglie. L'esperienza nel mondo politico di Roma si è conclusa con Tangentopoli (senza conseguenze a parte la perdita di un buono stipendio) e con il richiamo a Milano. Qui, dopo una breve esperienza bancaria, alcuni amici socialisti mi hanno presentato a Berlusconi che, dopo un breve e simpatico colloquio nella sua villa di Arcore, mi ha indicato come candidato sindaco di Segrate e … il resto lo sapete. A me resta l'impressione positiva che questa città mi ha dato e mi ha lasciato. Una città di quasi 60 mila abitanti con un reddito pro-capite fra i più elevati d'Italia ma senza lo snob di molti quartieri o " isole " da grandi metropoli. Qui non ci sono grandi sale e fastosi ristoranti ma, in compenso, abbondano luoghi di ritrovo graziosi e accoglienti; soprattutto bar con ampi spazi dove i cittadini si ritrovano a discutere e non solo di calcio! Mi ha colpito, fra l'altro, la cordialità dei gestori quali: Fabio al Bar Centrale e Tiziano alla Piazzetta, senza dimenticare Manuela, graziosa "sigaraia" di via Manzoni. Di Segrate mi colpiscono poi la tenuta del verde, la pulizia delle strade e l’efficienza dei collegamenti pubblici con Milano e con i comuni limitrofi. Anche l'architettura non mi dispiace fatta eccezione per qualche casermone post bellico ancora influente. Già Pericle affermava che una comunità non può sussistere senza una buona amministrazione e, infatti, Segrate difficilmente avrebbe potuto essere come è senza un gruppo di funzionari attenti e preparati quali raramente ho trovato in altre esperienze amministrative. Almeno nel mio mandato decennale anche il Consiglio Comunale ha contribuito alla qualità della crescita cittadina con la presenza attenta e combattiva di personaggi quali Antona e Latino, Pieri e la Zonta, Cristofori e Zanoli, Zardus e Rosa. Il sottoscritto, nei primi 9 mesi di mandato, si è trovato ad affrontare casi difficili (vedi aeroporto, inceneritore, via Cassanese e lo scempio del terminale ferroviario): problemi non tutti ancora risolti. Ma per un’opera che ho promosso con successo vorrei essere ricordato. La Cascina Commenda, ieri rudere e oggi apprezzato luogo d’aggregazione sociale per teatro, concerti, attività culturali e feste famigliari. Ancora più il mio successore Adriano Alessandrini ha contribuito alla crescita e al compattamento della città con la realizzazione di Piazza San Francesco, il restauro della sede comunale, la nuova sede della Vigilanza Urbana e con un bel numero di sovrappassi e di piste ciclabili. Si dice che Alessandrini abbia un cattivo carattere ma sicuramente molto ha fatto per la città! Il Sindaco attuale, Paolo Micheli, ha accentuato il carattere verde e le opportunità culturali per i cittadini di Segrate. Con liste portate a suo sostegno, ha ottenuto anche un bel ringiovanimento del Consiglio Comunale e ha ancora 2 anni di mandato per alcuni importanti obbiettivi da raggiungere, Innanzitutto il completamento del "Centro Parco", polmone verde attrezzato della città e, poi, il rifacimento della stazione ferroviaria e il completamento della "circonvallazione segratese" fra Rombon e Pioltello senza dimenticare il recupero dell’aria ex dogana. Ci auguriamo anche che il Comune non rinunci all'acquisizione dei terreni denominati "Golfo Agricolo" le cui condizioni di degrado sono sempre più evidenti per l'inerzia dell'attuale proprietà! Tante cose da fare ma … se son rose fioriranno! Bruno Colle |
PINZOLO: una cornice perfetta
La cornice delle Dolomiti è sempre perfetta da qualunque prospettiva la si guardi e perciò anche la vacanza trascorsa a Pinzolo non poteva essere da meno. E chi lo dice che solo i giovani sanno divertirsi? L'allegra brigata di noi Ultras (nel senso di ultrasessantenni) ha dimostrato di saperlo fare pienamente e anche meglio. Innanzitutto la capacità di godere dell'ottimo cibo non è stata seconda a nessuno: lo dimostravano le file interminabili al ricchissimo buffet di verdure che costituiva l'antipasto. Solo un problema assillava i più all'arrivo dei primi e dei secondi: “Cos'ho mai ordinato ieri sera per oggi?” E all'insistenza perentoria della cameriera: “Di chi sono questi quattro canederli?”, fingevano di raccogliere da terra il tovagliolo. Al nostro tavolo, l’efficienza di Armando e di Anna Ruotolo, che prendevano intelligentemente appunti nel notes del cellulare, fugavano ogni dubbio. Per contrastare l'eccessiva ingestione di calorie di primi ricchi, secondi robusti, dolci e dolcetti vari, un gruppetto di cinque irriducibili (Walter, Giusy, Paolo, Elisa e Pierangela) macinava chilometri e chilometri di sentieri scoscesi attraversando monti e vallate. Molti altri facevano bellissime e comode gite in pullman, una su tutte la visita alla stupenda val di Genova con la spettacolare cascata del Nardis, compensando però la sedentarietà con agguerrite sfide al bel bocciodromo del paese. Diciamo che non tutti erano attentissimi al gioco e, dopo il secondo richiamo dell'arbitro Ivonne al grido di: “Punto verde, tocca ai rosa”, scoprimmo che si trattava di un gruppo di daltonici permalosi. La zona Welness dell'albergo offriva diverse possibilità, piscina e solarium compresi, fra cui, sperimentati personalmente, due letti con materassi ad acqua; culle ideali per riposantissimi pisolini pomeridiani. Su consiglio di Antonio, il nostro presidente, abbiamo potuto deliziarci anche artisticamente con la visita alla chiesa di San Vigilio, raggiungibile a piedi dall'hotel, che presenta interessanti affreschi del XV-XVI secolo, fra i quali la famosa “Danza Macabra" di Simone Baschenis. La maggior parte degli ospiti ha visitato la vicina e famosa località turistica di Madonna di Campiglio facendovi anche un po' di shopping. Sotto le cime del Brenta non poteva mancare un personaggio chiave: Heidi! Alcuni di noi l'hanno incontrata in una malga e, come da copione, era a piedi nudi, vestitino fiorito e treccine bionde. Giuriamo di aver visto anche le caprette farle ciao. Naturalmente, come ogni protagonista, esisteva anche la sua antagonista: la Rottermeier. Cameriera ai tavoli dalla personalità bipolare: un giorno ti sfoderava sorrisi stupendi, il giorno dopo o si concedeva una familiarità inopportuna o ti faceva una cazziata da levarti il pelo! Così ti sentivi ancora giovanissimo quando, inchiodato davanti al televisore, non ti perdevi una puntata della tv dei ragazzi, guardando il famoso cartoon. Che bella compagnia! Che matte risate e allora … arrivederci alle prossime vacanze! Elisa Vigevano |
PRUVERBI D’ONA VOLTA Chi fa del ben e ai quater vent le vusa, el fa sultant la carità pelusa. Se sa che cui danee e cunt l’amicisia se poeu rumpegg el col a la giustisia. Chi se troeva a vivv in d’un mund cumplicaa, nun de rare l fa el boia e l’impiccàa. Quand el pan l’è guadagnàa cunt el sudur te riesset a sentì el savur. Chi nei pastiss se infogna el gratta la sua rogna. Chi g’ha debitt el dorma tranquill, chi g’ha creditt el toe su i camumill. La pasiensa l’è cume la pissa: per un poeu la se tegn ma poeu la scappa. Quand un impustur el diss la verità sta sicur che l’è metà della metà. A rubà pocc se va in galera, a rubà tant se và in carrossa. Quei che se creden pussèe scalter in pussèe ciulla di alter. La religiun l’è questiun de fedd, chè quei che ghe creden e quei che creden no: quand la diventa un’impusisiun se turna indrèe a l’inquisisiun. Da un calendario milanese |
Ecco alcune freddure trovate in rete… stavolta tocca alle nonne…
I numeri precedenti
Ecco i numeri precedenti: clicca sopra per vederli!